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Tutto Berlusconi: vs Tremonti, vs Vaticano, caso Ruby, varie ed eventuali

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2011 23:41
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17/01/2011 19:06
 
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Se la magistratura volesse intercettare il presidente del Consiglio dovrebbe chiederne l'autorizzazione al Parlamento; che (probabilmente) non la concederebbe. Così, gli inquirenti del «caso Ruby» - non potendo intercettare il presidente del Consiglio - hanno monitorato in vari modi le persone che ne frequentavano le abitazioni private e che perciò stesso sono finite sui giornali. Uomini che, nell'immaginario collettivo, sono, ora, l'archetipo del vecchio porcaccione; ragazze che una certa opinione pubblica immagina - diciamo così - disposte a concedersi a chiunque in cambio di una raccomandazione.

Qui, le (supposte) «distrazioni» di Berlusconi - delle quali, se passibili di sanzione giudiziaria, risponderà eventualmente in Tribunale - non c'entrano; qui sono in gioco persone le cui libertà individuali, fra le quali quella alla privatezza e alla dignità, sono state violate due volte: innanzi tutto, per essere state monitorate solo perché avevano frequentato le abitazioni private del presidente del Consiglio; in secondo luogo, per essere, adesso, segnate con un marchio morale di infamia agli occhi dell'opinione pubblica. Diciamola tutta: da che mondo è mondo, se si dovessero pubblicare le generalità di uomini e di donne dediti a certi esercizi non basterebbero le pagine degli elenchi telefonici, altro che le pruriginose cronache dei giornali! E, poi, a che pro? Mettiamola, allora, per un momento, sul paradosso. Personalmente, non ho alcuna familiarità con Silvio Berlusconi, non sono mai stato invitato in una della sue abitazioni; tanto meno in compagnia di ragazze di bella presenza. Ma, dopo quanto ho letto sui media, dico subito che se, per una qualsiasi ragione, il presidente del Consiglio mi volesse vedere, lo pregherei di incontrarci a Palazzo Chigi, magari in presenza del mio vecchio collega e amico Gianni Letta, o lo inviterei io stesso in qualche ristorante milanese dove vado con mia moglie e i miei nipotini. La prospettiva di finire sui giornali, dopo un incontro ad Arcore, come partecipe di un rito «bunga bunga» - che, a dire la verità, non ho neppure ancora capito che diavolo voglia dire; i lettori mi perdoneranno, sono un uomo all'antica - la trovo francamente surreale e inaccettabile.

Per essere ancora più chiaro. Di fronte a un'ipotesi di reato - e soprattutto un'ipotesi di reato che riguardi la prostituzione di una minorenne - è legittimo che la magistratura chiami Berlusconi a risponderne ed è, altresì, sperabile che lui vada a difendersi in un'aula di tribunale (invece di farne una questione politica) come ogni altro cittadino, fatte salve le prerogative proprie del suo ruolo, come ha riconosciuto la stessa Corte costituzionale. Non mi pare, invece, né consono a uno Stato di diritto né, tanto meno, a un Paese di democrazia liberale, diciamo pure, civile, che - per suffragare le accuse nei suoi confronti - si siano monitorate centinaia di altre persone, finendo con infangarne la reputazione, quale essa sia o si presuma che sia. L'idea che, d'ora in poi, sul bavero delle giacche di un certo numero di cittadini sia stato applicato, ancorché metaforicamente, un marchio quasi razzistico - ai maschi, il distintivo delle proprie senili debolezze; alle donne, quello della propria (supposta) disponibilità a soddisfarle - per il solo fatto di aver frequentato certe abitazioni, dovrebbe essere, per la coscienza di ciascun italiano, una mostruosità non solo giuridica, ma morale. Il Paese dovrebbe rifletterci se non vuole precipitare definitivamente nella barbarie.

L'agenzia inglese Reuters - si badi, inglese, un Paese dove la presunzione di innocenza è scritta nella tradizione, nel costume, nella storia, prima che nella legge - nel dare la notizia delle accuse a Berlusconi, ha rivelato anche la fonte dalla quale le aveva apprese: ambienti vicini agli stessi inquirenti. Anche qui non voglio entrare nel merito delle accuse. Mi limito a segnalare che, per ora, in attesa che la magistratura ne precisi la natura attraverso una serie di prove fattuali in sede di giudizio, tutto ciò che appare dai media è che anche al bavero della giacca dell'«inquisito» Silvio Berlusconi è stato applicato un marchio di infamia morale e che ciò, quale sia poi l'esito di un eventuale processo, è già sufficiente ad averne infangato l'immagine e la reputazione.

Questa non è una difesa del capo del governo, cui già provvedono lui stesso e i suoi avvocati, ma di alcuni principi che dovrebbero presiedere a ogni inchiesta giudiziaria e al giudizio di ciascuno di noi. Berlusconi ne risponda in un'aula di tribunale, dove, i suoi legali - che, finora, non hanno di certo goduto degli stessi mezzi di indagine, per non dire della complicità di certi media, di cui ha goduto la magistratura inquirente - sarebbero finalmente su un piano di parità con l'accusa.
Contemporaneamente, però, la domanda alla quale forze politiche, media, opinione pubblica, perché no, la stessa magistratura, mi piacerebbe volessero rispondere è se lo spettacolo cui stiamo assistendo sia quello di cui andare fieri come cittadini di un Paese appena normale. Tanto dovevo, non a Berlusconi, ma a quello straccio di verità cui dovrebbe sempre tendere ogni spirito libero.


Piero Ostellino

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17/01/2011 20:48
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
giusperito, 17/01/2011 16.13:



Hai ragione in toto..
Juan non puoi dire proprio a me che difendo B. e che dovrei prendere la tessera..
Inoltre vorrei unirmi al coro dei lapidatori, ma proprio non me la sento. Le mie convinzioni vengono prima di B. e vivono indipendentemente da lui.
La sentenza Messiano è un abominio ed è la tipica mentalità della magistratura italiana che miete vittime innocenti senza troppi scrupoli. Facile guardare solo B., ma a me interessa come certa forma mentis si applichi a Tortora e a tutte le innocenti vittime della magistratura.
Inoltre nessuna ha detto che B. non debba essere indagato, ma semplicimente si è notato come ci sia un particolare intento persecutorio che, come Bossi ha fatto notare, produce più danni alla sx che a B.
Poi se vogliamo parlare dei fatti giuridici dobbiamo anche renderci conto SE queste accuse possano essere provate. Stiamo parlando di questo. I pm devono indagare, ma ho dubbi che riescano a dimostrare qualche cosa. Il fatto che si dia per scontato che lui abbia concusso credo sia un vizio di metodo e di ragionamento (anche perché mi domando quale politico non l'abbia fatto e qua torna il vecchio discorso liberale sui limiti della politica).

@pisicchio: dopo il tuo contributo sulla sentenza mondadori, ho iniziato a valutare l'opportunità di affrontare questi temi in modo più tecnico. Ho aperto un topic sulla sentenza Dorigo, ma se sei disponibile potremmo riprendere il link da te postato e sminuzzare nel dettaglio il commento di Gazzoni. Intanto possiamo lavorare anche sulla Dorigo.
p.s. non abbasseremo il livello delle discussioni, perché ho intenzione di aprire topic che estrapolino le questioni cruciali dai casi di attualità. Apro presto sull'obbligatorietà dell'azione penale.





La presunta persecuzione giudiziaria che sta subendo Berlusconi va dimostrata. Oppure il metodo di derivazione Popperiana che ami usare vale solo per Vendola?
Il grosso dei processi che subisce B. attiene a fatti di reato antecedenti al suo impegno politico, elemento che elimina uno dei pilastri della teoria persecutoria.
La sentenza penale Mondadori dimostra inequivocabilmente del passaggio di denaro da conti degli avvocati Fininvest al giudice Metta. I soldi purtroppo lasciano traccia, e questa traccia è stata seguita dai PM nel ricostruire tutta la vicenda. Se poi vi pare normale che un bonifico di 2 milioni e rotti di dollari faccia il giro dei paesi black list, i cui conti erano tutti intestati agli avvocati Fininvest, non venite a farmi sermoni sul principio di legalità.
Per quanto riguarda la sentenza civile, non ho letto il commento di Gazzoni, ma ti invito a non seguire solo la strada tracciata da chi è più vicino a te come idee politiche, ragion per cui credo non esista solo il commento da voi postato. Quindi se vorrai aprire un confronto sulla sentenza del Giudice Mesiano, spero tu possa coinvolgere il maggior numero di opinioni possibile, oppure devo pensare che ami discutere solamente nel club dei liberalini.

@Pisicchio non credo tu sia Berlusconiano e capisco perfettamente la tua indole garantista derivante dalla vicinanza alle idee del partito radicale, ma attualmente il vero scempio dello stato di diritto lo vedo attuato da B. e dalla sua ciurma.
Non posso fare a meno di indignarmi per una persona che ha usato il parlamento esclusivamente per i suoi interessi personali, che ha stuprato il codice di procedura penale, che ha brandito il processo breve come ricatto in cambio della sua immunità.
Sinceramente questi accorati tentativi di difendere un indifendibile corruttore nonché evasore mi destano non poca rabbia.
Credo che persone come te o Giusperito meritino un esponente della destra liberista migliore del nanetto.



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18/01/2011 10:15
 
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si tratta di Roberta Bonasia, EX MISS TORINO

Caccia alla donna misteriosa,
spunta l'infermiera 26enne

Ma Lele Mosina smentisce: La consigliera Minetti: «Non sono io la fidanzata del Premier, ma la conosco».


Roberta Bonasia (dal web)
Roberta Bonasia (dal web)
MILANO - È stato Silvio Berlusconi domenica in un video messaggio ad annunciare che «da quando mi sono separato ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona». Lunedì i quotidiani si sono sbizzarriti nella ricerca dell'identikit. Tra i nomi che sono stati fatti quello di Francesca Pascale, Cristina Ravot e Nicole Minetti. Negli atti arrivati alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera dalla procura di Milano riguardanti il 'caso Ruby', riferisce chi li ha potuti leggere, compare in maniera ricorrente il nome di Roberta Bonasia.

L'INTERCETTAZIONE -In una intercettazione telefonica, trascritta negli atti depositati alla Camera, Lele Mora parla così della miss torinese ad Emilio Fede: «Roberta Bonasia ha preso possesso di tutto. Pretende tutto. Lui è preso...». Secondo quanto riferisce chi ha letto la documentazione trasmessa dai magistrati milanesi, Mora e Fede parlerebbero di Roberta Bonasia, «del 1984» come di chi avrebbe conquistato il cuore del Cavaliere.






Tra le fidanzatine del Premier spunta anche il nome di Roberta Bonasia:

Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia

LA SMENTITA DI MORA- «Credo che stiate prendendo un abbaglio. Immagino che il premier nei prossimi giorni rilascerà un'intervista esclusiva in cui chiarirà chi è la sua fidanzata, che non è la persona su cui i giornalisti si stanno orientando», cioè Roberta Bonasia, ex miss Torino. Lo ha detto Lele Mora, agente dello spettacolo, iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sul caso Ruby. «Sono sereno», ha aggiunto, riferendosi alla sua posizione nell'indagine.

ASSALTO ALLA VILLETTA - Intanto una dozzina di cronisti e fotografi di diverse testate ha preso d'assalto la villetta, in una zona popolare di Nichelino (Torino) in cui risiede con la famiglia Roberta Bonasia. La famiglia si è chiusa in casa e ha deciso di non parlare, minacciando di chiamare i carabinieri. «Mia sorella è a Milano - ha detto il fratello al citofono - e comunque non è vero niente». Alcuni giovani vicini di casa sono stupiti dalla notizia. «Roberta - dice uno di loro - è una ragazza molto preparata oltre che bella. Ha frequentato diversi corsi di danza ed è diventata maestra. Dopo aver vinto miss Torino si è trasferita a Milano per tentare la carriera nel mondo dello spettacolo. Una sua ispirazione era di partecipare a un musical. La storia col premier? Noi non ci crediamo».

CHI È - Nata a Torino il 4 dicembre 1984 ma residente con la famiglia a Nichelino, alta un metro e 74 centimetri, fisico mozzafiato, taglia 42, lunghi capelli ricci e scuri, occhi castani, infermiera e poi rappresentante insieme al fratello ma con il pallino dello spettacolo: ecco chi è Roberta Bonasia, accreditata come la possibile fidanzata di Silvio Berlusconi, almeno stando alla trascrizione, diffusa lunedì, di una telefonata tra Emilio Fede e Lele Mora. Per conseguire un posto al sole come modella o showgirl, Roberta ha tentato le carte di miss Italia su Raiuno e di miss Padania su Retequattro. In entrambi i casi ha superato svariate selezioni ma non ha vinto. Alle prefinali di miss Italia è arrivata con il titolo di miss Torino, prima di entrare nella rosa delle 60 finaliste a Salsomaggiore con la fascia di miss cinema Piemonte e il numero di gara 31. Da quando il nome di Roberta Bonasia è entrato, piazzandosi direttamente sul podio, nel gioco del toto-fidanzata partito domenica dopo il videomessaggio del premier, il telefono della ragazza, sempre accesso, squilla a vuoto.

IL PADRE - Mia figlia fidanzata del presidente del Consiglio? Magari ...»: è la battuta di Gino Bonasia, il papà di Roberta. La famiglia Bonasia vive a Nichelino, un popoloso comune della cintura sud di Torino. «Quando è circolata la voce - dice Gino, interpellato dall'Ansa - l'abbiamo presa tutti sul ridere. Secondo noi si tratta di un'omonimia. In ogni caso - conclude - Roberta non mi ha mai parlato di niente del genere».

IL SINDACO - «Nella vita tutto è possibile, ma sono molto scettico. La conosco bene, non ho mai avuto la sensazione che potesse avere come fidanzato l'uomo più potente d'Italia. E poi, secondo voi, se fosse davvero la compagna di Berlusconi avrebbe lavorato come infermiera all'Asl?». Il primo cittadino di Nichelino, Giuseppe Catizone, commenta così la notizia. «Roberta - ha detto il sindaco - lavorava come infermiera a Nichelino, all'Asl To5 e il 24 novembre ha chiesto un'aspettativa di un anno, poco dopo la sua partecipazione a Miss Italia. Prima di quella decisione l'ho incontrata alcune volte e l'ho aiutata a seguire il percorso più opportuno per utilizzare questa forma di lungo permesso». «Quando ha partecipato a Miss Italia - continua Catizone - la città si era mobilitata per lei. Purtroppo non vinse, ma le siamo stati tutti vicini». «Mi sembra molto strano - conclude il sindaco di Nichelino - e non so se Roberta abbia frequentato le feste del premier. Ma, lo ripeto, nella vita tutto è possibile».

«NON FACCIO NOMI» - La consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, ex igienista dentale, più volte presente alle feste di Arcore e coinvolta in prima persona nel caso Ruby (era stata lei a presentarsi in Questura per ottenerne l'affidamento), ha invece smentito di essere lei la «dama bianca» del Premier. Ai microfoni di Sky Tg 24 la giovane esponente del PdL ha aggiunto: «Io sapevo di questa persona, ma non intendo rivelarne il nome, la privacy del premier è già stata abbondantemente violata». Anche la sottosegretaria Daniela Santanché aveva detto di conoscere l'idendità della compagna del premier, ma di non volerla rivelare.

Berlusconi, scatta il toto-fidanzata:

Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata    Berlusconi, scatta il toto-fidanzata

«SOLO FINZIONE» - Chi nutre dei dubbi sull'esistenza della fantomatica fidanzata è però l'Idv: il presidente dei senatori dipietristi, Felice Belisario, parla esplicitamente di finzione e considera l'annuncio «una bella trovata» messa in atto «per difendersi dalle gravi accuse mosse contro di lui; peccato, però, che Berlusconi continui ad aggiungere squallore a squallore: il suo videomessaggio è patetico, farcito com'è dei soliti vergognosi attacchi alla magistratura e dell'immancabile vittimismo». «Come al solito - ha aggiunto -, approfitta del suo devastante conflitto di interessi per ingannare i cittadini con l'ennesimo spot. Se, come dice, le imputazioni nei suoi confronti sono infondate e risibili, allora si presenti ai giudici e risponda alle loro domande, invece di fuggire dai tribunali per difendersi comodamente in tv».

FEDE - Emilio Fede non ha idea di chi possa essere la fidanzata di Silvio Berlusconi, ma ricorda di quando, tempo fa, il premier, dopo la rottura con Veronica Lario, gli disse che a quel punto era single e che avrebbe voluto trovare una compagna stabile. «Io - ha affermato il direttore del Tg4 - non ho la benchè minima idea di chi sia la sua fidanzata. Non lo so e su questo do la mia parola d'onore». «Tempo addietro - ha però aggiunto - Berlusconi mi disse: ora sono single e non mi dispiacerebbe trovare una fidanzata. Di più non chiedetemi perché, vi assicuro, non so».

«ROBA DA CHI L'HA VISTO» - «Il videomessaggio di Berlusconi che annuncia agli italiani di avere una fidanzata stabile fa arrossire, e vergognare, l'Italia agli occhi del mondo [SM=x44465] - ha invece detto Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci -. Tutti a chiedersi chi è la nuova fidanzata del premier. Roba da "Chi l'ha visto" di Federica Sciarelli... Siamo alla politica prestata al gossip. Si è raggiunto un tale livello di bassezza che non ha eguali nella storia della nostra Repubblica. Siamo lo zimbello del mondo». [SM=x44465] [SM=x44493]

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
17 gennaio 2011
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18/01/2011 10:35
 
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Francesca Pascale è indicata come possibile compagna del premier

«Io la fidanzata? Parli prima Silvio»

«Un milanese fa in fretta ad accorgersi di una napoletana»

Francesca Pascale è indicata come possibile compagna del premier

«Io la fidanzata? Parli prima Silvio»

«Un milanese fa in fretta ad accorgersi di una napoletana»

Francesca Pascale con Berlusconi
Francesca Pascale con Berlusconi
ROMA - «Oh, nooo... Ancora? Ma non sono stata già abbastanza chiara domenica sera?».

Ma non sarà che domenica sera mi ha raccontato una piccola bugia?
«Allora, per sua buona regola: la sottoscritta, Francesca Pascale, non racconta bugie. Mai. A nessuno».

È sicura?
«Sicurissima».

Eppure continua a girare con insistenza la voce che sia proprio lei la fidanzata di Silvio Berlusconi.
«Uff...».

Non sbuffi, la prego: l'altra sera lei ha negato di...
«No no, guardi: io, l'altra sera, non ho negato niente. Mica ho detto no, non sono io la fidanzata...».

Ha detto: «Magari fossi io».
«Magari, ecco... Ho detto magari... Eh...».

Francesca Pascale:

Francesca Pascale    Francesca Pascale    Francesca Pascale    Francesca Pascale    Francesca Pascale    Francesca Pascale    Francesca Pascale

È lei o non è lei?
«Allora, mi ascolti bene: io non è che posso dirle come stanno, realmente, le cose».

E perché?
«Perché sì. Mi dia retta: sentiamo prima lui».

Lui chi?
«Berlusconi, e chi se no? Vede, se il Presidente avesse voluto svelare il nome della sua fidanzata, lo avrebbe già fatto, non trova?».

Lei sta facendo un giochino strano.
«No, scusi. Io dico una cosa semplice: se Silvio avesse voluto raccontarsi totalmente, beh...».

Insomma, è lei o non è lei?
«Su... Forza... Non posso...».
Non può cosa?
«Non mi va di dirle no, non sono io».

Va bene, signorina: grazie, e mi scusi se l'ho disturbata.
«No no... Ma che fa? Guardi che io non voglio essere sgarbata, e tantomeno mi piace stare nella parte di quella che fa la misteriosa. Solo che...».

Tra le fidanzatine del Premier spunta anche il nome di Roberta Bonasia:

Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia    Fidanzata del premier, spunta il nome di Roberta Bonasia

Cosa prova per Berlusconi?
«È un uomo adorabile...».

Prosegua.
«E lo adoro non per l'incarico politico che ha, né per l'essere il fenomenale imprenditore che conosciamo...».

E allora cos'è che l'affascina?
«Mi affascina da impazzire l'uomo, quello che dice, ciò che pensa».

Sono parole di amore.
«Le giuro... Sono imbarazzata. Che le devo dire? No, davvero, non c'è nulla da dire».

Quando vi siete conosciuti?
«Fu ai tempi del gruppo "Silvio ci manchi". Avevamo stampato questa scritta sulle maglie. Ovunque arrivasse lui, noi eravamo lì, ad aspettarlo».

Il Cavaliere la notò subito.
«Quasi subito. Un milanese ci mette poco ad accorgersi di una napoletana, no? Io, intanto, avevo comunque affittato anche un aereo, per far sventolare alto nei cieli il nostro grido di battaglia, "Silvio ci manchi"».

Poi, dicono, lui la invitò su un altro aereo, quello suo, privato: per una cena intima sulla pista dell'aeroporto di Capodichino.
«Lo vede? Lei vuole mettermi in imbarazzo».

Francesca, a proposito di imbarazzo: cosa prova quando legge tutte queste storie di « bunga bunga », di feste e festicciole ad Arcore...
«Cosa penso? Non ci credo. È solo fango. Punto e basta. Sono stata abbastanza chiara?».

Sulla storia del fidanzamento, un po' vaga.
«Vaga?».

Ammiccante.
«Facciamo così. Lei conosce la favola di Cenerentola? Beh, se dovessi davvero essere io ad avere la scarpetta di cristallo, le prometto che la prima intervista esclusiva da fidanzata di Berlusconi la rilascio a lei. Contento?».

Alla fine dell'intervista, a taccuino chiuso. «E poi senta una cosa: lei, sul «Corriere», l'altro giorno, ha scritto che ho un gran viso. E la ringrazio, per questo. Solo che a Napoli si dice "hai un bel viso" a quelle che poi sono un po' cesse... Mentre, scusi, mi ha visto bene di spalle?».

Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Roncone
18 gennaio 2011
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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18/01/2011 11:56
 
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Le intercettazioni telefoniche delle ragazze nelle carte alla Camera

Ruby: «Ho chiesto a Silvio 5 milioni»
«Lo frequento da quando ho 16 anni»

Ma l'avvocato smentisce. La marocchina: «Silvio mi ha detto:"cerca di passare per pazza"».

Un'altra: «O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai»

Ruby (LaPresse)
Ruby (LaPresse)
MILANO - «Frequento casa sua da quando ho 16 anni, ma ho sempre negato tutto» per «salvaguardarlo». È quanto si legge in un'intercettazione pubblicata nelle carte delle Procura di Milano arrivate in Giunta per le autorizzazioni della Camera, secondo quanto riferisce chi ha avuto modo di leggerle.

5 MILIONI - Ruby si vanta di conoscere molto bene «Silvio», che in una telefonata con il padre chiama anche «Gesù» e spiega di aver voluto trarre profitto dalla vicenda giudiziaria che ora vede il premier imputato dalla Procura di Milano per il reato di concussione e di prostituzione minorile. «Il mio caso è quello che spaventa tutti e sta superando il caso della D'Addario e della Letizia. Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: 5 milioni. Cinque milioni a confronto del macchiamento del mio nome...». Secondo quanto riferisce chi ha letto gli atti, è quanto avrebbe detto Ruby alla madre di Sergio Corsaro in una telefonata intercettata e pubblicata nella richiesta dei Pm. Secondo le cronache mondane, Sergio Corsaro sarebbe un parrucchiere, ex fidanzato della giovane marocchina.

«Non siamo preoccupati per niente perché Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto "cerca di passare per pazza, racconta cazzate"» direbbe ancora Ruby al telefono a Sergio Corsaro. «Lui mi ha chiamato - racconta ancora Ruby a Sergio Corsaro - dicendomi "Ruby, ti do quanti soldi vuoi, ti pago, ti metto tutto in oro, ma l'importante è che nascondi tutto. Non dire niente a nessuno"». La telefonata, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, sarebbe avvenuta tra il 26 e il 28 ottobre. «Il mio avvocato mi ha detto: Ruby, dobbiamo trovare una soluzione. È un caso che supera quello della D'Addario e quello della Letizia».

«DA QUANDO HO 16 ANNI» - Lei, in queste telefonate intercettate tra il 26 e il 28 ottobre scorso, fa capire, tra le altre cose, di non essere proprio un'ingenua presa alla sprovvista. Come riferisce anche al padre. «Mi ha chiamato lui, Gesù - racconta ancora Ruby parlando sempre del Premier - e mi ha detto» che «ha saputo che ho scritto delle cose». «Io però - lo rassicura - ne ho nascoste tantissime...». E prosegue: «Silvio ha detto al suo avvocato: 'Dille che le pagherò il prezzo che vuole. L'importante è che lei chiuda la bocca, che neghi il tutto... che io non ho mai visto una ragazza di 17 anni». Lei però continua a parlare. Almeno per telefono. Mentre la Procura di Milano intercetta. E andando avanti nella lettura delle sue intercettazioni esce fuori una confessione «hard» al padre e un tentativo di «salvare» il Cavaliere. «Noemi è la pupilla - confessa al genitore probabilmente riferendosi alla napoletana Noemi Letizia - e io sono il culo...». [SM=x44454] 

 Poi, per quanto riguarda il «salvataggio» del premier, ammette con l'amica Poiana di frequentare le residenze del Presidente del Consiglio da quando lei ha «16 anni». Ma di aver sempre negato tutto per «salvaguardarlo». Infatti, sempre a Poiana, spiega di aver mentito sostenendo che Berlusconi sapesse che lei aveva 24 anni e che poi dopo aver scoperto che lei era in realtà minorenne lui l'avesse «buttata fuori di casa». «Io sto cercando di salvaguardare lui - conclude - così a me torna in tasca qualcosa...».

L'AVVOCATO SMENTISCE - Ma in un'intervista al Giornale, Luca Giuliante, avvocato che ha seguito le pratiche di affidamento di Ruby, smentisce quanto emerso dalle intercettazioni dell'inchiesta di Milano, nelle quali Ruby si era vantata di aver chiesto - insieme al suo avvocato - 5 milioni di euro a Silvio Berlusconi in cambio del silenzio: «Dev'essere la proiezione di un desiderio elaborato dalla sua fantasia. Anch'io, quando gioco al Superenalotto, mi immagino come sarebbe vincere certe cifre. Ruby, e lo dico in modo benevolo, è una ragazza giovane, senza punti di riferimento, incluso il valore delle parole». Ma dalle intercettazioni emergerebbe che la giovane marocchina si prostituisse abitualmente e che avrebbe già ricattato un ex fidanzato per 1.500 euro, minacciando di denunciare il fatto che avevano avuto dei rapporti quando lei era minorenne.

«LELE MORA SAPEVA»- E in un'intervista a «Vanity Fair», Ruby ha spiegato che solo fino alla presunta prima visita ad Arcore, quella del 14 febbraio 2010, Mora era all'oscuro che fosse minorenne. «Gli avevo detto che avevo 18 anni - ha sostenuto -. La verità l'ha scoperta dopo il 14 febbraio. Al presidente avevo detto di avere 24 anni, Lele lo ha saputo, mi ha chiamato per capire com'era davvero la storia e io ho confessato di avergli detto una bugia sulla mia età. Lui mi ha detto che lo avevo deluso. Si è arrabbiato e mi ha mandato via». Poche settimane dopo, però, durante un incontro chiarificatore in Corso Como, l'agente e la ragazza si sono riconciliati. «Lele mi ha spiegato che ci aveva pensato e che l'idea che una ragazzina di 17 anni stesse in mezzo a tutti quei porci lo faceva star male - ha ricordato -. Lo disse indicando col braccio la gente lì attorno, intendeva quell'ambiente. Poi ha aggiunto che mi avrebbe preso in affidamento, cosa che ha davvero cercato di fare proponendolo a sua figlia. Mi si presentava davanti un futuro migliore, potevo entrare in una famiglia. Ho detto va bene».

FEDE - Rapporti orali «a 300 euro. La notte a 300 euro. Maristelle l'ha dovuta allontanare. Lavorava con uomini che vomitavano in macchina. L'hanno trovata in macchina con droga e un coltello». Questo è il racconto di un'altra conversazione telefonica, questa volta intercorsa tra Emilio Fede e Nicole Minetti, secondo quanto riferisce chi ha letto gli atti. Emilio Fede, poi, avrebbe detto alla consigliera regionale Minetti di aver pagato di tasca sua «10mila euro» ad una ragazza perché «aveva delle fotografie scattate con il telefonino» e «aveva bisogno di soldi».

«ALLUCINANTE» - Nelle carte ci sarebbero anche stralci di altre telefonate tra le ragazze tra 'T.M. e B.V.': «È allucinante. Non sai. Lo chiamano tutte "amore", 'tesorino". Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì... Nei giornali dicono molto meno della verità anche quando lo massacrano». Tra le carte si leggerebbe anche: «O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai».

«SIAMO ENTRATE SENZA CONTROLLI» - «Siamo entrate senza alcun tipo di controllo. È molto semplice. Dai il tuo nome al citofono ed entri». Un'altra ragazza, sempre descrivendo i festini nella casa del Cavaliere, parla di «desolazione». «Sì, sì - prosegue - l'ho proprio conosciuto per bene. Mi ha presentato a tutti e mi ha dedicato anche una canzone...».

LE GEMELLINE - Tra le intercettazioni inviate dalla procura di Milano alla giunta per le Autorizzazioni della Camera ce n'è anche una tra Imma ed Eleonora De Vivo in cui le gemelle parlano di Silvio Berlusconi. «L'ho visto un po' ingrassato, imbruttito», dice Imma alla sorella in una telefonata del 25 settembre 2010 dopo un invito dal premier, a quanto riferito da chi ha letto le trascrizioni. «L'ho visto un po' ingrassato, imbruttito, l'anno scorso era più in forma», dice ancora, «adesso sta più di là che di qua. È diventato pure brutto. Deve solo sganciare. Speriamo che sia più generoso. Io non gli regalo un c...».

Maria Rosaria Rossi  in Parlamento (Emmevi)
Maria Rosaria Rossi in Parlamento (Emmevi)
MARIA ROSARIA ROSSI E IL BUNGA BUNGA - Nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione degli uffici del contabile di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, c'è anche l'intercettazione di una telefonata tra la parlamentare del PdL Maria Rosaria Rossi con Emilio Fede nella quale si parla anche della pratica del bunga bunga. È quanto riferisce chi ha avuto modo di leggere la documentazione. «Ma tu stai venendo qui?», chiede Maria Rosaria Rossi a Emilio Fede. Il direttore del tg4 risponde che sarà nel luogo dell'appuntamento non prima delle 21-21.15. Poi aggiunge: «Ho anche due amiche mie...». «Che palle che sei - risponde la Rossi - quindi bunga bunga, 2 di mattina, ti saluto...».

FERRIGNO - «C'erano orge lì dentro non con droga, non mi risulta. Ma bevevano tutte mezze discinte. Berlusconi si è messo a cantare e a raccontare barzellette. Loro 3 (Berlusconi, Mora e Fede) e 28 ragazze. Tutte ragazze che poi alla fine erano senza reggipetto solo le mutandine strette...». Questa la ricostruzione che Carlo Ferrigno fa (in una telefonata intercettata il 29 settembre con un altro uomo e trascritta nella richiesta della Procura di Milano sul caso Ruby) nel raccontare quanto avveniva alle feste nella residenza del Cavaliere. Il contenuto del documento, trasmesso alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, è stato riferito da chi ha avuto modo di leggerlo. «Capito? - aggiunge Ferrigno sempre secondo quanto riferisce chi ha letto le carte depositate in Giunta per le Autorizzazioni della Camera - Bella roba, tutta la sera...». Poi sempre Ferrigno parla di una tale Maria «mezzo araba» alla quale avevano fatto fare «la danza del ventre» mentre gli altri stavano «a guardarla». Alla fine, sempre secondo quanto si legge nell'intercettazione, Berlusconi le avrebbe regalato «un anello e un bracciale».

Carlo Ferrigno è l'ex prefetto di Napoli (in carica dal 2000 al 2003) ed ex commissario antiracket nominato dal consiglio dei ministri nel 2003, rimasto in carica fino al 2006. Ferrigno - che in passato è stato anche direttore centrale della prolizia di prevenzione (Ucigos) - non è indagato nell'inchiesta sul caso Ruby, ma è stato intercettato nel corso delle indagini.

Le ragazze dell'inchiesta:

Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta    Le ragazze dell'inchiesta

ALTRI 3 INDAGATI - Intanto si apprende che sarebbero tre gli «altri soggetti» indagati - insieme al consigliere regionale Nicole Minetti, a Lele Mora e Emilio Fede - nell'ambito dell'inchiesta sul caso Ruby. Anche gli altri 3 indagati, come si evince dalla richiesta di autorizzazione a procedere alle perquisizioni inviata dalla Procura di Milano a Fede, avrebbero «continuativamente svolto un'attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione» di ragazze maggiorenni e della minorenne Karina el Mahroug.

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
17 gennaio 2011
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18/01/2011 12:58
 
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Tra Arcore e Palazzo Chigi il sospetto di un complotto

Berlusconi telefona a Napolitano
«Cercano di eliminarmi con violenz

L'ira del Premier: "un ordine ha deciso di fare la guerra
a un potere dello Stato"

Il premier Berlusconi
Il premier Berlusconi
ROMA - Ha sentito il bisogno di chiamare al telefono un preoccupato Napolitano. Prima di pranzo il centralino di Arcore ha smistato una telefonata diretta al Quirinale. Non si hanno altri dettagli se non che il capo del governo ha ribadito alla prima carica dello Stato le sue tesi, la sua totale estraneità alla cornice che sta emergendo dagli atti della Procura di Milano, la convinzione di essere ancora una volta al centro di un guerra politica che nulla ha a che fare con il codice penale e che ha lui nel mirino.

Una cosa i due presidenti la condividono, al di là del giudizio sulla vicenda: chi ne esce con le ossa rotte è innanzitutto il Paese, l'immagine dell'Italia all'estero, un punto che anche per il Cavaliere è al centro delle preoccupazioni delle ultime ore; affacciarsi a un G8 o un G20 con la storia della D'Addario alle spalle può essere imbarazzante, farlo con un'inchiesta per prostituzione minorile aperta lo sarebbe ancora di più.

Della guerra politica contro di lui affiorano nelle ultime ore sfumature diverse. Non c'è solo la magistratura nelle invettive private dei suoi uomini; emerge il sospetto, ne parlano apertamente nel governo, indirettamente anche ad Arcore, che l'indagine della Boccassini abbia e stia ricevendo alcuni «incoraggiamenti». Si parla di «manine», di coincidenze sospette, di troppi punti che non tornano. La tesi del complotto, con la complicità di Servizi deviati, apparati dello Stato poco fedeli, non è nuova. «Mai avuto un notizia utile dai Servizi», disse lo scorso anno il presidente del Consiglio, commentando il caso D'Addario, le migliaia di foto scattate agli interni della sua villa in Sardegna. L'atmosfera di allora si ripete oggi, mentre nel governo qualcuno sente il bisogno di rinvenire paralleli con gli scandali più famosi del Paese, Sifar, Montesi, De Lorenzo, e mentre lo fa rileva almeno una differenza, che sembra introdurre una promessa: «Hanno lasciato troppe tracce, che emergeranno».
«Un ordine dello Stato ha deciso di fare una guerra a un potere dello Stato», è la sintesi di un Cavaliere che indubbiamente si sente in trincea, ma che non ha dubbi sul fatto che quella che gli viene scatenata contro sia un'operazione illegale, con tratti «militari»
, come la definisce Fabrizio Cicchitto, che meriterebbe una denuncia del Pdl, aggiunge il ministro Gianfranco Rotondi, contro i magistrati, per «attività eversiva».

Ieri sera, dopo aver trascorso buona parte della giornata con gli avvocati e con il ministro Michela Brambilla, il premier ha aperto le porte di villa Gernetto a un gruppo di imprenditori per una delle tradizionali cene a sfondo economico. Non ha cambiato l'agenda di qualche giorno fa: oggi sarà a Roma, a pranzo vedrà il presidente della Repubblica di Slovenia, Danilo Turk, a Villa Madama. Si è portato dietro ovviamente il dispiacere per le cose emerse durante la giornata. Non riesce a capacitarsi di come possano i magistrati, nella richiesta di perquisizione dei suoi uffici inviata a Montecitorio, aver definito «prostitute», con tanta certezza, senza alcuna sfumatura, le ragazze che frequentavano le sue feste: «È un'indecenza, una roba fuori dal mondo, ci sono ragazze che sono madri di famiglia, che hanno dei figli, sono soltanto brave ragazze, chiamarle in quel modo dimostra che siamo allo scontro finale».

«Stanno cercando di eliminarmi con una violenza inaudita, che non ha precedenti, che non appartiene a uno Stato di diritto», è la convinzione ulteriore che il presidente del Consiglio ha girato ad alcuni interlocutori nel corso della giornata. Di certo, ha aggiunto, chi sta tirando le fila non ha fatto i conti con il sottoscritto, con l'intenzione di non fare passi indietro, di alcun tipo. Ieri Gianni Letta ha presieduto una riunione a Palazzo Chigi con i capigruppo del Pdl: se c'è preoccupazione viene dissimulata, le elezioni non si avvicinano ma si allontanano, dal portavoce del premier, Paolo Bonaiuti («è vero che in questa tempesta mediatica il governo continua a lavorare e anche bene, come sta facendo sul federalismo») arrivano parole che hanno l'obiettivo di rassicurare. Ovviamente c'è chi fa i conti con le conseguenze.

C'è chi teme una parola del Vaticano, la sconfessione di una sintonia politica da parte dei vescovi. E c'è anche chi teme il silenzio, ieri eloquente, della Lega, che al momento sta alla finestra a guardare, preoccupata per il destino dei suoi decreti sul federalismo; anche se il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, pubblicamente, si premura di dire che Bossi e Berlusconi «governano insieme, se non è possibile governare vanno insieme alle elezioni». Un modo per far sapere che l'asse fra i due partiti non si rompe, non è a rischio, e che non sono nemmeno da prendere in considerazione le chiacchiere che si raccolgono anche dentro la maggioranza, i timori di chi non vede altra soluzione che un passo indietro del Cavaliere a favore di un altro esponente del Pdl (da Gianni Letta ad Angelino Alfano).

Chiacchiere che non sembrano in linea con il carattere dell'uomo, intenzionato oggi a resistere nonostante tutto, convinto che i magistrati non riusciranno a dimostrare nulla di quanto inserito nei capi di imputazione, che se anche il livello del fango supererà ogni limite sempre di fango si tratterà e che dunque gli italiani capiranno e perdoneranno, se c'è da perdonare.
Ieri sera l'ha ripetuto agli imprenditori, trovando la forza di scherzare, mostrarsi sereno, rassicurando sul fatto che il governo non è a rischio. Ma come scriveva ieri sera l'Ansa, «il caso Ruby potrebbe trasformarsi in uno tsunami politico tale da obbligarlo alle dimissioni e senza urne anticipate». Scenario che ovviamente Fini e Casini prendono in considerazione per condividerlo, mentre si dicono pronti a sostenere un governo con la stessa maggioranza, ma senza il Cavaliere.

Fonte: Corriere della Sera - Marco Galluzzo
18 gennaio 2011
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18/01/2011 14:35
 
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SILENZIO DISSENSO:

 - OLTRETEVERE TUTTO TACE, MA NELLE STANZE DELLE ALTE GERARCHIE ECCLESIASTICHE L’IMBARAZZO SI TAGLIA COL COLTELLO

- LE RIVELAZIONI SUL BUNGA-BUNGA DI HARDCORE INCRINANO L’ASSE VATICANO-PALAZZO CHIGI

- IL CARDINALE BAGNASCO LUNEDÌ PROSSIMO AL CONSIGLIO PERMANENTE DEI VESCOVI POTREBBE METTERE NERO SU BIANCO IL DISAGIO DELLA CHIESA “SUL CALO DELLA MORALITÀ E DELL´ETICA A LIVELLO POLITICO E SOCIALE”. E PER IL CAVALIERE libertino SAREBBERO... guai!

Orazio La Rocca per "la Repubblica"

BAGNASCO E BERLUSCONI

Dal Vangelo:«A questo punto è meglio che si mettesse una macina di pietra al collo e si buttasse in mare...».

In Vaticano ormai si fa sempre più fatica - tra Prelati, Vescovi e Cardinali - a frenare «lo sconcerto, la delusione e la rabbia» per quanto sta emergendo sui festini di Arcore. E c´è persino chi si spinge a ricordare - come pena massima per il Premier - una delle pagine più severe del Vangelo, là dove Gesù evoca la tremenda penadell´affogamento attraverso una macina appesa al collo per quanti fanno del male a bambini e a minorenni in genere.

Reazioni ufficiali della Segreteria di Stato finora non ce ne sono state, ma l´imbarazzo e le perplessità continuano a crescere e il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inizia a valutare la possibilità di una presa di distanza.

In ambienti vicini alle istituzioni pontificie impegnate a promuovere i Valori della Famiglia e della vita c´è chi si sente «tradito da tutto quanto sta emergendo dall´inchiesta dei giudici di Milano».

Ratzinger-Berlusconi, incontro strappato al volo all'areoporto

In tanti si lamentano dietro l´anonimato. Ma qualcuno non teme di uscire allo scoperto. Come l´Arcivescovo Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzeria Apostolica - il dicastero vaticano competente sui grandi peccati commessi dal clero - che invita ad «attendere che la giustizia faccia il suo corso in merito alle accuse rivolte al premier prima di esprimere giudizi definitivi» anche se non riesce proprio a nascondere anche lui «sconcerto ed imbarazzo».

Berlusconi, Ratzinger e Letta 

«Pronunciarsi sui capi d´accusa del Premier è ancora difficile, ma se fosse vero - puntualizza l´arcivescovo - sarebbe veramente inquietante».

Girotti è un "tecnico" di etica e di morale, essendo su queste tematiche uno dei più stretti collaboratori di Joseph Ratzinger, prima alla Congregazione della Dottrina della fede ed ora alla Penitenzeria Apostolica, dove è stato promosso dallo stesso Benedetto XVI.

Silvio Berlusconi, Papa Ratzinger

«Ognuno deve sforzarsi di osservare comportamenti morali di alto profilo, ma - sottolinea l´Arcivescovo - un Capo del Governo deve essere ancora più attento.

A questo punto, pur senza dare giudizi definitivi, è bene aspettare che i giudici facciano il loro lavoro. Ma se fosse tutto vero, la situazione sarebbe grave ed insostenibile. E qualcuno per il bene del Paese dovrebbe fare un passo indietro».

La Curia vaticana, dunque, ufficialmente tace ma «tacere è come parlare di fronte a quanto di imbarazzante e di sporco sta venendo a galla», si mormora a denti stretti tra i prelati più esposti nella pastorale familiare.

Nessuno è più pronto a giurare sull´asse tra Berlusconi e il cardinale Bertone: «Ma quale intesa! Chi adombra scenari del genere confonde il dovuto rispetto che c´è tra le istituzioni con presunti rapporti privilegiati con determinati politici e la Segreteria di Stato».

Ruby

Stesse riserve arrivano dalla CEI.

Ma si tratta solo di un silenzio momentaneo in vista della prolusione che il Presidente Angelo Bagnasco terrà lunedì prossimo all´apertura del Consiglio Permanente dei vescovi. Il parlamentino episcopale non potrà far finta di niente.

E sarà proprio lo stesso Bagnasco a sottolineare il disagio della Chiesa «sul calo della moralità e dell´etica che sempre più sta emergendo a livello politico e sociale».


 Fonte: Orazio La Rocca per "la Repubblica" - photo

[Modificato da Etrusco 18/01/2011 14:37]
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  dagospia

19:46 lun 17

Don GALLO ATTACK!

- IL PRETE 82ENNE SI SCAGLIA CONTRO I VERTICI DELLA CHIESA, MUTI DI FRONTE AL BUNGA-BUNGA:

“COM’È POSSIBILE CHE DAL CARDINAL RUINI A BAGNASCO, da Mons.FISICHELLA FINO AL SANTO PADRE NESSUNO SI INDIGNI PER IL COMPORTAMENTO AMORALE DI SILVIO BERLUSCONI?

 LO SO IO COM’È POSSIBILE: NON GL’IMPORTA PIÙ NULLA DEI POVERI E DEI DEBOLI, MA SOLO DI 8 PER MILLE, SCUOLE CATTOLICHE (CHE DI CATTOLICO NON HANNO NULLA), ICI, EDUCAZIONE SESSUALE”…

Beatrice Borromeo per "il Fatto Quotidiano"

"Com'è possibile che dal Cardinal Ruini a Bagnasco, da Fisichella fino al Santo Padre nessuno si indigni per il comportamento di Silvio Berlusconi?". Don Andrea Gallo, animatore della comunità genovese di San Benedetto del Porto, è famoso per essere ostile alle caste vaticane. E il Cavaliere non gli è mai piaciuto. Ma nel giorno in cui rimbalza per il mondo la notizia che il Presidente del Consiglio è sotto inchiesta per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile, il prete genovese è molto più arrabbiato con il Papa che col Premier.

Don Andrea Gallo

Don Gallo, si stupisce ancora del fatto che la Chiesa non abbia niente da dire?
Sono ripugnato. A 82 anni e mezzo mi sento autorizzato a dire che è insopportabile che non ci sia una presa di posizione contro queste sconcezze. Anzi: le gerarchie ecclesiastiche continuano a sostenere Berlusconi.

C'è una soglia oltre la quale anche il Vaticano dirà "adesso basta davvero"?
Non c'è, perché alla Chiesa non importa più nulla dei poveri e dei deboli. Vive di privilegi, vuole difenderli e ne vuole conquistare di nuovi.
Le pare normale che il Papa vada a trovare il sindaco di Roma in Campidoglio il giorno dopo che ha azzerato la giunta?

Quali sono le contropartite concrete, per la Chiesa, di questa benevolenza?
Basti pensare all'"8 per Mille" o ai contributi alle scuole cattoliche, che poi di cattolico non hanno proprio nulla.

Tutto qui?
C'è anche l'esenzione fiscale sugli immobili della Chiesa, che non pagano l'ICI. O le politiche bioetiche. Il Santo Padre è tornato a parlare contro l'educazione sessuale, senza capire che togliere la consapevolezza ai ragazzi è proprio ciò che li spinge a svendersi, drogarsi, autodistruggersi.

Papa Ratzinger, Benedetto XVI

Che opinione si è fatto delle ragazzine che, come disse Veronica Lario, "si offrono al drago "?
Il problema è che da almeno un decennio i giovani crescono senza un'idea di futuro, sapendo che non avranno lavoro né aiuti.

Forse però Ruby era soddisfatta di mettere un piede nel mondo di Arcore.
Certe ragazze capiscono che vendersi è una possibilità per ottenere quello che vogliono, ma è anche un processo di autodistruzione con sofferenze indicibili. Nella mia comunità lavoro da anni con le prostitute: sono rovinate, vuote dentro.

Cardinal Angelo Bagnasco

Non sviluppano una corazza per evitare di soffrire del loro lavoro ?
No. Penso che Ruby e le altre vedano Berlusconi come una porta d'accesso, che sfruttino i suoi vizi. Ma si vergognano, sono schifate da chi hanno davanti. E si fanno anche schifo da sole.

Se i racconti di queste ragazze sono veri, il Presidente del Consiglio cerca proprio questo tipo di donna.
Questo perché
è un amorale. Un uomo che agisce fuori dalla Costituzione, dalla giustizia, dalla legalità. E dalla civiltà. Dice che lavora tanto e che si toglie qualche sfizio, ma nella sua vita vedo solo sfacelo e tristezza.

Cardinal CAMILLO RUINI

I suoi colleghi la pensano diversamente:continuano anche a dargli il Sacramento della Comunione.

Sostengono che è single, pur sapendo benissimo che è doppiamente divorziato. Monsignor Rino Fisichella ha detto che bisogna contestualizzare persino le sue bestemmie! Che effetto ha questa indulgenza ad personam sui fedeli? Ovviamente si allontanano dalla Chiesa, così come dalla politica.

Le gerarchie non capiscono che questa incoerenza farà scomparire la Chiesa, e morire la religione.

 

Mons.RINO FISICHELLA

Quindi?
Sia i cittadini sia la Chiesa devono riscoprire la capacità di indignarsi e di reagire. Perché siamo tutti responsabili.

 

Fonti: Beatrice Borromeo per "il Fatto Quotidiano" 17/1/2011 - photo


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18/01/2011 15:20
 
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"Stavolta è troppo anche per Silvio"
la stampa estera non molla il caso Ruby

Articoli e corrispondenze su tutti i principali giornali del mondo, tra i più attenti i quotidiani britannici. E la compassata Bbc scrive: "Si ha la sensazione che i magistrati milanesi abbiano morso il freno"

ROMA - Il caso Ruby continua a conquistare spazio sulle pagine dei quotidiani e i siti web di mezzo mondo. A seguire le vicende del premier con maggiore attenzione è in particolare la stampa britannica. Aggiornamenti sulle novità emerse dal deposito degli atti giudiziari alla Camera dei deputati, corredate da gallerie di immagini delle donne che sono solite accompagnare Silvio Berlusconi, sono presenti stamani sulle edizioni online di Finacial TImes, Guardian e Daily Mail, con tanto di dettagli sulle più scabrose conversazioni intercettate dagli inquirenti. The Independent interviene invece anche con un commento di Peter Popham nel quale l'editorialista sostiene che "stavolta neppure Silvio se la può cavare".

Altro editoriale sul sito della Bbc. "Un premier miliardario di una grande nazione europea nasconde prostitute e fornisce loro appartamenti gratis o elargisce denaro? In un mondo socialmente collegato, iper-controllato e senza segreti potrebbe sembrare bizzarro che si scherzi con queste cose, come Berlusconi suggerisce. Eppure - scrive Duncan Kennedy - si ha la sensazione che i magistrati milanesi abbiano morso il freno sulla questione".

Restano accesi i riflettori sul presidente del Consiglio anche negli Stati Uniti. Se il Washington Post si limita a pubblicare un breve articolo ripreso dall'agenzia Ap, va invece in profondità il Wall Street Journal che arricchisce la sua [URL=http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704029704576088131674878702.html?mod=WSJEurope_hpp_MIDDLETopStories con una mappa interattiva della carriera politica di Berlusconi, delle sue disgrazie giudiziarie e dei ripetuti tentativi di sottrarsi alle inchieste attraverso leggi ad personam. Spazio alla difesa del premier anche sul sito della Cnn.

Molto seguito lo scandalo Ruby pure In Germania, nazione abituata a dimissioni di politici e uomini delle istituzioni per molto meno. La Sudduetsche Zeitung titola: "Prove contro Berlusconi", mentre la versione web del settimanale Spiegel sottolinea che ieri "nuovi dettagli hanno messo in imbarazzo" il Cavaliere. Il tabloid popolare Bild nel titolo di un breve articolo, si chiede: "Berlusconi e Putin si sono incontrati nell'affare sexy?".

In Francia l'edizione online di Le Monde parla di una situazione che "si fa più e più imbarazzante per Berlusconi". In Spagna articolo sia sull'edizione cartacea che su quella telematica per El Pais. Secondo il corrispondente da Roma Miguel Mora "la vicenda ha assunto dimensioni enormi", e quelle attuali sono "ore decisive per la sopravvivenza politica di Berlusconi". Il catalano La Vanguardia si concentra invece sulla possibile "fidanzata" del Cavaliere e sostiene - indicando Nicole Minetti - che "potrebbe essere la sua igienista dentale e consigliera regionale lombarda".

Ma il caso Ruby balza alle cronache anche in Sud America, ed è riportato dall'argentino El Clarin e dal messicano El Milenio, mentre il foglio brasiliano La Folha de Sao Paulo titola in prima pagina: "Secondo la procura, Berlusconi ha indotto alla prostituzione diverse giovani ragazze".

Fonte: Repubblica
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18/01/2011 16:54
 
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La Storia  

Bisogna capire ora cosa può ancora dare all'Italia un uomo così

Il berlusconismo che divora se stesso

di Alessandro Campi

L’operazione è vecchia come il cucco e consiste nel costruire a tavolino una relazione sentimentale stabile all’uomo di successo del quale si vogliano coprire, a beneficio del pubblico, le dissolutezze private e le turbolenze dell’animo. I vecchi marpioni del marketing hollywoodiano, quando il divo era troppo chiacchierato o a rischio di popolarità, vuoi per le sue tendenze sessuali giudicate contrarie alla pubblica morale vuoi perché gli spettatori amano sempre le belle storie d’amore e molto meno le esistenze sofferenti e solitarie, provvedevano a inventargli una fidanzata procace e giuliva e se necessario, se il problema era accontentare i benpensanti, persino una moglie affettuosa e servizievole. Al carrozzone mediatico, ben oliato dagli uffici stampa delle majors, il compito poi di diffondere le foto meglio riuscite della nuova coppia e i particolari più edificanti della loro relazione.
 
E dunque non meraviglia che anche per Silvio Berlusconi – uomo arrivato alla politica dallo spettacolo imponendole le regole dell’intrattenimento di massa – si sia ricorso, nell’ora per lui più buia e difficile, al trucco di costruirgli una fidanzata, o come lui ha detto – col suo parlare un po’ anni Cinquanta, elegante e pudico – «un rapporto d'affetto con una persona». Già il solo annuncio l’altro ieri di questa «stabile relazione» ha scatenato una spasmodica caccia alla dama misteriosa, che ha coinvolto dal Corriere della Sera a Dagospia e che per un istante ha fatto dimenticare le brutte storie di prostituzione. Chi mai sarà costei? Una delle giovanissime cortigiane salite agli onori della cronaca per i festini ad Arcore o, come logica di marketing vorrebbe, una solida e matura signora, ovviamente ancora piacente, che possa dare agli italiani l’impressione che il Silvio, già incontenibile tombeur des femmes, sia finalmente rinsavito a causa dell’età? Sarà insomma una squinzia scosciata, di quelle che attizzano i berlusconiani maschi, o una signora con qualche ruga, un giro collo di perle e un filo di trucco, di quelle che rassicurano l’elettorato berlusconiano femminile? Vedremo nelle prossime ore.

Nel frattempo, l’entourage e i fedelissimi si sono mossi all’unisono: da Carlo Rossella a Daniela Santanché, tutti pronti a giurare che loro certo sapevano di questa bella storia d’amore, sapevano che il Cavaliere aveva ritrovato la felicità dopo la brutta separazione da Veronica, ma non avevano sinora parlato per spirito di amicizia, per rispetto alla persona e perché, si sa, lo sanno tutti tranne i giudici, la vita privata e affettiva è sacra.

Di sicuro verrà nei prossimi giorni, dopo le prime confessioni degli amici, il rinforzo dei giornali di famiglia e di tutta la galassia mediatica che gira intorno a Berlusconi. Vedremo dunque servizi fotografici a colori e qualche tenero bacio segretamente ripreso dalle telecamere, leggeremo interviste a cuore aperto e  confessioni languide. Si tratta solo di capire – quando la nuova first lady si sarà materializzata e intorno a lei si saranno aperti tutti i riflettori del circo politico-mediatico nazionale – se gli italiani si berranno anche questa bufala, se faranno finta di crederci giusto per educazione o se, giunto ormai il bicchiere della manipolazione al colmo, accenneranno ad una qualche reazione infastidita.

E comunque non è lo svelamento di un’identità segreta il problema vero che abbiamo dinnanzi. Il problema è ciò che ha spinto Berlusconi e i suoi consiglieri ad un simile espediente grossolano, che da solo spiega la gravità della situazione nella quale lo hanno cacciato le accuse, invero degradanti e gravissime, rivoltegli dalla procura milanese.

Rispetto ad altre inchieste, che riguardavamo reati di corruzione e maneggi finanziari, la novità di quest’ultima – ciò che la rende particolarmente insidiosa – è che punta al cuore simbolico e per così dire culturale del berlusconismo. In un duplice senso.
Da un lato ne coglie e ne svela, nel momento terminale della sua parabola, lo spirito essenziale che a suo tempo ne ha favorito la nascita e l’affermazione sul piano dell’immaginario sociale prima ancora che sul terreno politico-elettorale. Ci si riferisce alla dimensione ludico-erotica e licenziosa che è fondante della visione del mondo berlusconiana, tutta giocata sulla mercificazione dei corpi e sul potere del denaro, su un maschilismo sboccato e sulla complicità da “camaraderie”, sull’evasione degli adulti dalla realtà e dalle responsabilità, sulla cosmesi di massa.

Quello che oggi si scopre, dopo vent’anni trascorsi in politica e che avrebbero dovuto farne qualcosa di simile ad uno statista, è che Berlusconi è rimasto quello del Drive In: un goliarda che ama le donne pettorute e che se la gode dopocena con gli amici del cuore, un miliardario munifico che si commuove se una ventenne non può permettersi la Kelly o un appartamento in centro, un capobranco eccentrico ed egotico alle cui barzellette da caserma la compagnia raccolta intorno al tavolo deve ridere per forza. Con tali stimmate è nato questo curioso fenomeno, in virtù di esse rischia oggi di finire. Il che significa che il berlusconismo sta per divorare se stesso.

Dall’altro quest’inchiesta ne distrugge alla radice la doppiezza e l’ipocrisia, mostrando – di là da ogni rilevanza penale degli addebiti – cosa si nasconda davvero dietro l’immagine edificante ed esemplare, da genitore premuroso e da nonno amorevole, pazientemente costruita da Berlusconi nel corso degli anni e sulla quale ha sempre lucrato consensi e appoggi. Un buon padre di famiglia, che sia anche un imprenditore di successo, può ben incappare in un incidente giudiziario legato ai suoi affari: tasse non pagate, una mazzetta di troppo, qualche scorta all’estero di fondi neri. Tutte colpe che fanno parte dei rischi del mestiere e che non incidono, stando almeno al giudizio della maggioranza degli italiani, sulla moralità o credibilità del diretto interessato.

Ma farsela con una minorenne, anche solo pagarla per goderne a cena le forme procaci o i sorrisi languidi, insomma predicare i valori sacri della famiglia in pubblico per poi circondarsi in privato di sventole d’ogni tipo, ragazze senza freni inibitori e interessate solo ai soldi e al successo, foss’anche solo per rifarsi gli occhi dopo una giornata di lavoro, è una contraddizione talmente palese da mettere in difficoltà persino la cinica e secolare realpolitik vaticana.
 
Ancora qualche settimana fa, sulla copertina di Chi, Berlusconi era stato immortalato nei panni di un patriarca che onora le feste comandate con i suoi cari. Ciò che emerge dalle carte milanesi è invece il ritratto di un gaudente a capo di un’allegra e disinibita combriccola, che se non fosse per la scocciatura di dover governare ogni tanto un Paese tirerebbe l’alba, suonando il piano e raccontando storielle spinte, tutti i giorni dell’anno.

In tutto ciò – nel godersi i soldi con gli amici, nell’amare le donne belle e giovani, nel darsi ai bagordi serali a casa propria – non c’è reato dicono i suoi uomini. E dunque i giudici milanesi con quest’inchiesta rischiano l’ennesimo fallimento. Può darsi. Ma una cosa è ormai assodata: un uomo fatto così può restare al potere anche altri dieci anni, dal momento che molti italiani ancora lo apprezzano e lo votano, dal momento che è ricco e può permettersi di tutto, ma cosa possa venirne di buono e utile per l’Italia bisogna che qualcuno per favore ce lo spieghi.

18 gennaio 2011 LINK

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
JuanManuelFangio, 17/01/2011 20.48:




La presunta persecuzione giudiziaria che sta subendo Berlusconi va dimostrata. Oppure il metodo di derivazione Popperiana che ami usare vale solo per Vendola?
Il grosso dei processi che subisce B. attiene a fatti di reato antecedenti al suo impegno politico, elemento che elimina uno dei pilastri della teoria persecutoria.
La sentenza penale Mondadori dimostra inequivocabilmente del passaggio di denaro da conti degli avvocati Fininvest al giudice Metta. I soldi purtroppo lasciano traccia, e questa traccia è stata seguita dai PM nel ricostruire tutta la vicenda. Se poi vi pare normale che un bonifico di 2 milioni e rotti di dollari faccia il giro dei paesi black list, i cui conti erano tutti intestati agli avvocati Fininvest, non venite a farmi sermoni sul principio di legalità.
Per quanto riguarda la sentenza civile, non ho letto il commento di Gazzoni, ma ti invito a non seguire solo la strada tracciata da chi è più vicino a te come idee politiche, ragion per cui credo non esista solo il commento da voi postato. Quindi se vorrai aprire un confronto sulla sentenza del Giudice Mesiano, spero tu possa coinvolgere il maggior numero di opinioni possibile, oppure devo pensare che ami discutere solamente nel club dei liberalini.

@Pisicchio non credo tu sia Berlusconiano e capisco perfettamente la tua indole garantista derivante dalla vicinanza alle idee del partito radicale, ma attualmente il vero scempio dello stato di diritto lo vedo attuato da B. e dalla sua ciurma.
Non posso fare a meno di indignarmi per una persona che ha usato il parlamento esclusivamente per i suoi interessi personali, che ha stuprato il codice di procedura penale, che ha brandito il processo breve come ricatto in cambio della sua immunità.
Sinceramente questi accorati tentativi di difendere un indifendibile corruttore nonché evasore mi destano non poca rabbia.
Credo che persone come te o Giusperito meritino un esponente della destra liberista migliore del nanetto.




Giusto per onestà intellettuale dobbiamo dire che questa è una sciocchezza. Magari la procura fosse riuscita a provarlo, B sarebbe in gattabuia. I bonifici sono tra società finivest e i conti dei suoi avvocati. Alla fine della filiera l'avvocato Pacifico preleva 400 milioni in contanti e li manda in Italia.
La prova che Metta li abbia incassati non esiste, ragion per cui la cassazione annullò una priva volta il processo di appello, confermando solo la parte Imi Sir.
Esistono solo due prove contro metta: la prima è una disponibilità di denaro di cui peraltro il giudice diede una spiegazione alternativa che non è stata ritenuta valida, la seconda è che scrisse la sentenza troppo velocemente. Il fatto di aver scritto una sentenza in una settimana fece presumere alla corte che la sentenza fosse già scritta.
Questo giusto tralasciando i piccoli dettagli, tipo che tutto il processo si fondò inizialmente su prove rubate e acquisite illegalmente che anche queste furono motivo del primo annullamento della cassazione, su queste cose in Italia non ci facciamo caso, anche perché c'è Previti come imputato e che cazzo ce ne frega.
Alla fine dopo 12 anni di processi sono riusciti a far condannare poreviti ad un anno e sei mesi con 5 giorni di carcere scontato e Metta ad un 2 anni e otto mesi per corruzione semplice.
In tutto questo il giudice Verde, che per l'accusa avrebbe aiutato Metta, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Stranezze della giustizia italiana.
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18/01/2011 20:21
 
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Aggiungerei che il bonifico era di circa 3 miliardi di lire e per presunzioni, sottolineo presunzioni, sarebbe la prova che B. sapesse dei 400 milioni andati a Metta (3 mld contro 400ml, cxxxo presumi..)
Inoltre il giudice Metta non era monocratico, ma avrebbe convinto altri due giudici solo in quanto relatore.
Tecnicamente poi la corruzione l'ha fatta Previti e il discorso di Travaglio sull'interesse di B. cade nel momento in cui un avvocato può corrompere di sua iniziativa per vincere una causa ed ottenere un compenso più elevato e maggiori incarichi dalla società che difende.
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19/01/2011 01:25
 
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BERLUSCONI E LE ACCUSE SUL CASO RUBY
L'immagine imbarazzata di un Paese

La sinistra italiana non hai mai voluto spiegare Silvio Berlusconi: le è bastato condannarlo. La destra, nemmeno: era troppo occupata ad applaudirlo e a difenderlo. Le notizie recenti richiedono tuttavia uno sforzo d'onestà intellettuale da parte di tutti. Nel giorno in cui il Financial Times - il più influente quotidiano economico-finanziario d'Europa - parla di «una profonda vergogna per l'Italia» non possiamo far finta di niente.

Le accuse sono gravi, lo scenario che dipingono inquietante.
Prostituzione minorile. Provate a pensare a Zapatero, a Sarkozy o a Cameron sospettati di qualcosa del genere. Correrebbero a difendersi. Non con videomessaggi, giuramenti e annunci di nuovi amori. In tribunale, invece. Dove tutti potrebbero capire - finalmente - chi sono gli incoscienti: gli accusatori o l'accusato?

Non si tratta più dell'incoerenza pirotecnica tra la vita e i programmi di un leader: questo riguarda le coscienze (e la Chiesa, sempre che le interessino). Non si tratta ancora di un giudizio politico: se ne parlerà al momento del voto. Si tratta invece di accuse pesanti e precise: un'organizzazione finalizzata alla prostituzione, che utilizza il personale, gli immobili, le televisioni e gli apparati di protezione del capo del governo. È un'ipotesi sconvolgente, che va provata o smentita.

Se fosse falsa, i magistrati ne risponderanno: Silvio Berlusconi potrà affermare di essere un perseguitato, e noi gli crederemo. Se fosse vera, invece, ne risponderanno gli imputati e la loro reputazione. Ma qualcuno deve risponderne. L'incertezza, stavolta, è un prezzo che non possiamo permetterci di pagare. Se lo aspettano gli allibiti osservatori stranieri e quelli - altrettanto severi - dentro le nostre case. Ai ragazzi italiani dobbiamo una risposta: cosa ci sta succedendo?

«La settima economia mondiale ha bisogno di riforme» scrive il Financial Times: «Un giovane su quattro è disoccupato, la crescita economica è debole, gli investimenti stranieri declinano, il debito ha raggiunto i 1.800 miliardi di euro, il cancro della criminalità organizzata andrebbe rimosso e la lista potrebbe continuare», osserva il quotidiano britannico. «Ma invece di soluzioni a questi problemi, gli italiani rischiano di assistere a un'altra puntata di Berlusconi-contro-giudici».

Ecco: questo è lo spettacolo da evitare. Lo abbiamo già visto e non ne possiamo più. C'è, in queste ore, un'aria di stanchezza stupefatta che supera le ideologie e gli steccati di partito. Conosciamo i sospetti di parte della destra sui magistrati e le speranze giudiziarie di una certa sinistra impotente. Ma non si può contestare l'arbitro all'infinito; a quel punto, tanto vale rinunciare alla partita. La nostra partita, però, si chiama democrazia: dobbiamo giocarla e vincerla, soprattutto nel 150° anniversario dell'unità nazionale. L'alternativa è trasformare un compleanno in un funerale, ma non sarebbe una buona idea.
Silvio Berlusconi dovrà avere un coraggio gigantesco, perché le accuse lo sono. Ma stavolta non è possibile nascondersi: né per lui né per noi. Per tanti anni è stato il nostro complice: ci ha perdonati e incoraggiati, assolti e giustificati, illusi e rincuorati. Ma tra complicità e imbarazzo corre un confine. E ce n'è un altro, drammatico, tra imbarazzo e disgusto. Il primo è stato superato. Il secondo, in una democrazia, non andrebbe attraversato mai. Perché è umiliante, perché è pericoloso e perché ha ragione il Financial Times: l'Italia merita di meglio.

Beppe Severgnini
18 gennaio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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19/01/2011 08:26
 
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www.tvblog.it/post/23541/matrix-beppe-severgnini-lascia-lo-studio-in...

Beppe Severgnini lascia lo studio di Matrix. Senza spiegare perché, dice Alessio Vinci. Al suo posto, resta la seduta vuota che vedete nell’immagine.

In realtà, possiamo immaginarlo, il perché. Mentre va in onda la puntata su Berlusconi e il Rubygate, cui il giornalista aveva accettato di partecipare in collegamento in diretta, viene mandato un RVM con il commento di Alessandro Banfi. Non è un RVM riassuntivo, né un racconto di fatti. E’, evidentemente, un RVM in cui si avalla una sola parte.

Banfi parla di vouyerismo. Cita Stellino sul Corriere della Sera - non certo il pezzo dello stesso Severgnini, dal titolo L’immagine imbarazzata del Paese -, dice che “non ci è piaciuto l’accanimento di certi mass media” contro Gianfranco Fini (ah no?). “Non ci piace lo spionaggio preventivo e continuato sulla residenza di Arcore”.
Dice che: “Lo sfregio della figura del capo di governo sui mass media di tutto il mondo non dovrebbe rallegare nessuno”.
Parla di “circostanza obiettiva di un accanimento” contro Berlusconi (sottolineando la parola “obiettiva”).

E chiude: “La verità è che la leale collaborazione fra politica e magistratura è una chimera. La verità è che se questo Governo cadrà e si andrà a elezioni non sarà per un fatto politico o per una sfiducia del parlamento, ma per un’inchiesta penale. Com’è accaduto ormai troppe volte negli ultimi 15 anni”.

Ora. Possiamo ipotizzare che l’uso delle parole obiettiva e verità abbiano in qualche modo irritato Severgnini. Che oggi ha scritto un pezzo molto duro sulla questione Berlusconi e sul Rubygate e sul fatto che sarebbe necessario concentrarsi sui problemi grossi dell’Italia, e invece ci dobbiamo occupare di queste questioni.

Infine. Possiamo ipotizzare che la frase di chiusura - non risulta, al momento, che negli ultimi 15 anni sia caduto un governo per inchieste penali -, palesemente distorta nella sua veridicità abbia completato il quadro.

Magari, perché se ne sia andato, lo spiegherà lui.
Ma ci permettiamo di ipotizzare che sia per questi motivi.









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19/01/2011 09:58
 
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.... ma voi l'avete letto il pdf messo online da dagospia con l'inchiesta integrale? Io l'ho scaricato ma non l'ho nemmeno aperto, confesso che sono a metà tra la vocina dell'etica che mi dice di cestinarlo e amen senza fare la morbosa e quella della curiosità :-D




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19/01/2011 10:24
 
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ma chi te lo fa fare... tanto i particolari più interessanti li mettono su internet (vedi su giornalettismo). Ti risparmi una bella quanto inutile perdita di tempo..
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19/01/2011 10:35
 
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19/01/2011 10:44
 
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Doveva dargli l'ennesima possibilità di monologo offensivo?!
Soprattutto alla luce del fatto che l'aveva invitato in trasmissione: ma si vede che non è ragionare, discutere e dialogare il suo scopo......
Bravo Floris! E abbasso l'arroganza di Berlusconi.
[Modificato da nekonika 19/01/2011 10:45]
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19/01/2011 10:47
 
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Re:
giusperito, 19/01/2011 10:35:

Mitico Floris




[SM=x43799] [SM=x43799] [SM=x43799]

grande Floris!




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19/01/2011 11:23
 
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L'INCHIESTA/2

Anche a Roma le «case» per le ragazze

Dalle intercettazioni nuovi «buchi» nella sicurezza. Una giovane: noi ad Arcore senza controllo

ROMA — È un «giro» di ragazze che si passano la voce e spesso vengono esortate a coinvolgere le amiche. Un «giro » che appare ormai fuori controllo. Anche perché il metodo di cessione degli appartamenti alle giovani che partecipano alle feste organizzate dal presidente del Consiglio già sperimentato alla «Dimora Olgettina » di Milano Due, viene utilizzato anche a Roma. L’elenco cambia, uguali appaiono i modi scelti per ripagarle, con case messe a disposizione nella capitale. E si scopre che spesso vengono accettate donne, molte straniere, delle quali non si conosce neanche il cognome. Gli atti della Procura di Milano confermano la vulnerabilità del sistema di sicurezza che deve proteggere il presidente Silvio Berlusconi. Ripropongono in maniera ancor più evidente il problema già emerso dopo la pubblicazione delle foto di Villa Certosa scattate da Antonello Zappadu e delle registrazioni di Patrizia D’Addario. E soprattutto fanno emergere le pressioni e talvolta il possibile ricatto esercitato da queste giovani — quasi tutte aspiranti starlette— per ottenere soldi, alloggi, ma pure borse, scarpe, vestiti griffati. C’è quella che lascia il telefono sul letto mentre è a Miss Italia «e tutti hanno potuto leggere gli sms di Lui!». Quella che ha preso 10.000 euro da Emilio Fede «perché aveva le foto scattate col telefonino e aveva bisogno di soldi». Quella che ipotizza di «rubare qualcosa dalla casa». La questione sarà affrontata domani dal Comitato di controllo parlamentare che ascolterà il sottosegretario Gianni Letta dopo il rifiuto di Berlusconi a presentarsi.

«Avevo il cellulare, nessun controllo» Il 20 settembre 2010, dopo la serata ad Arcore, una delle ragazze portate da Nicole Minetti si sfoga al telefono con un’amica. Si dice «nauseata» per quanto ha visto e aggiunge: «Noi siamo entrate proprio senza nessun tipo di controllo nel senso che tu arrivi, fuori di casa, dici il tuo nome e passi con la macchina tranquillamente. Io avevo la mia borsa, il mio cellulare, nessuno me l’ha guardata, nessuno mi ha chiesto niente. Quindi, varchi la soglia ed entri». Il 16 novembre scorso davanti ai pubblici ministeri ribadisce la totale assenza di controlli sulle persone: «Giungemmo ad Arcore a bordo delle due autovetture, fuori dal cancello della residenza c’erano due carabinieri con un’autovettura di servizio e noi ci fermammo. Credo che la Minetti desse il proprio nome, non ricordo con sicurezza se furono forniti anche i nostri nominativi, i carabinieri comunicarono con l’interno tramite radio e ricevettero l’assenso a farci entrare. Ricordo che ebbi modo di sentire l’indicazione proveniente dall’interlocutore all’interno della residenza, che disse "principale", in presumibile riferimento all’accesso di cui dovevamo fruire per entrare all’interno della residenza ». E ancora: «Durante la cena non è successo niente di particolarmente strano, anche se potetti rilevare la libertà con cui tutti potevano circolare e per esempio andarsi a fumare una sigaretta, utilizzare i cellulari, eccetera». Eppure sono le stesse persone dell’entourage di Berlusconi a mostrarsi preoccupate per quanto accade.

Le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo (Italy Photo Press )
Le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo (Italy Photo Press )

«Che brutto gruppo è quello» Il 6 settembre 2010 Emilio Fede parla con l’amica Iman e discutono sull’opportunità di avvisare il premier.

Emilio: quello lì quel cubano che ha portato Marysthelle Iman: ma sai che non lo so, io sono andata via che li ho lasciati fuori che parlavano tra di loro, boh, non lo so Emilio: che brutto gruppo quello però, eh?!
Iman: sì io non so, non so cosa dire, giuro, non so cosa dire quello è un altro gruppo pericoloso
Emilio: pericoloso quello
Iman: ah sì, per i miei gusti sì poi...
Emilio: ha portato uno lì che ...
Iman: ma io non ho capito perché lei deve sempre portare qualcuno, chi l’ha detto scusa? Cioè nel senso, c’è sempre, cioè si deve sempre portar dietro una squadra, per che cosa scusami?
Emilio: per far guadagnare soldi
Iman: eh ho capito però voglio dire... cioè lui non ci arriva che non è il massimo?
Emilio: io posso intervenire e dire: "Chi è quello lì, devi informarti prima"?
Iman: eh ma scusami eh, gente che è... non sai... non si sa, non si sa niente, pensa se viene fuori, cioè, non so che cosa perché noi non, perché siamo stati insomma... molto fiduciosi e alla fine magari abbiamo fatto male
Emilio: amore non capisco, cioè, non parlare non ti capisco perché parli in fretta e butti via le parole e mi diventa difficile capirti...
Iman: no ho detto, come si fa a stare con delle persone che non sai chi sono...
Emilio: infatti quello lì poi m’ha detto Roberta che l’ha trovato in bagno che stava al telefono e stava raccontando dov’era quello lì
Iman: eh no vedi? eh no, ma io è per quello che ti dico, anche la Marysthelle ma cosa sta facendo?

 


Le case di Roma per «il giro»: A gestire gli appartamenti milanesi all’Olgettina è la consigliera regionale Nicole Minetti che ne ha tre intestati. Chiarisce subito le modalità: «Si versa la caparra e poi lui te la dovrebbe ridare in forma di assegno». Tiene i contatti con il ragioniere Giuseppe Spinelli, lo chiama per assicurare che «c’è l’ok del presidente». E talvolta propone spostamenti da una casa all’altra, oppure una convivenza. Di questo discute il 17 settembre 2010 con Imma De Vivo, una delle gemelle napoletane, che appare ben informata sul meccanismo.

 

Imma: No, se no possiamo fare così: vedere questo trilocale e poi al limite, se lui decide di mettere anche un’altra persona più avanti qualcuno che chiede, capisci, come ha fatto lì... ha fatto anche a Roma di solito così. Ha messo una o due poi è andata la terza perché era grande la casa, hai capito?
Nicole: Okay, okay. Quali siano le ragazze che frequentano le feste a Roma, dove negli ultimi mesi è apparsa molto attiva la deputata pdL Maria Rosaria Rossi, lo racconta Barbara Faggioli alla stessa Minetti quando si lamenta che le feste sono diminuite e si guadagnano meno soldi: «Nei giri di Roma fanno cene anche 3 volte alla settimana, nel giro di Roma ci sono Valeria, Rafia, Cinzia».

Fiorenza Sarzanini
per il Corriere della Sera - 19 gennaio 2011 © RIPRODUZIONE RISERVATA



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