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Il gioco stanco delle retromarce (G.Sartori, la politica degli "annunci")

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2011 10:45
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29/06/2011 13:13
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 29/06/2011 10.35:




Un'altra precisazione. Chi fattura 100k non è ricco (forse manco benestante) e una SLK non è un bene di lusso. Trattasi di ceto medio. non siamo in Cile. Ancora no.




Rapporto Annuale Istat: Un italiano su 4 a rischio povertà

Un quarto degli italiani “sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale”.
L’istituto rileva che il 24,7% della popolazione corre rischi altissimi. Il nostro Paese è al di sopra della media europea che si attesta al 23,1%
Un quarto degli italiani “sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale”. E’ uno dei passaggi più preoccupanti del ‘Rapporto Annuale’ dell’Istat.
Entrando nel dettaglio il rapporto svela che il rischio povertà riguarda 7,5 milioni di persone, pari al 12,5% della popolazione. 1,7 milioni si trovano in condizione di “grave deprivazione” e 1,8 milioni hanno un’intensità lavorativa molto bassa.

Un quadro decisamente allarmante se a questi dati aggiungiamo che “in Italia la crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni – si legge sempre nel rapporto - e l'attuale moderata ripresa ne ha fatti recuperare 13. Nel decennio 2001-2010 l'Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i Paesi dell'Unione europea, con un tasso medio annuo di appena lo 0,2% contro l'1,3% registrato dall'Ue e l'1,1% dell'Uem".

Il rapporto rileva poi che la crisi del lavoro non colpisce più solamente il Sud del nostro Paese ma si sta spostando anche nel “ricco” Nord. ” Nel biennio di crisi economica 2009-2010 più della metà delle persone che hanno perso il lavoro erano residenti nel Mezzogiorno, dove l'occupazione si é ridotta di 280 mila unità. Ma anche le regioni del Nord sono state fortemente colpite e si contano 228 mila occupati in meno. "Le Regioni centrali sono rimaste invece sostanzialmente indenni dalle ricadute della crisi"
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Ultima notizia: i più tassati, perchè nella realtà non possono evadere nemmeno un centesimo , sono i dipendenti.....siano essi quadri, operai o braccianti.....non si distingue più tra ceto medio, medio basso e proletariato( se mi concedi il termine)...altro che mercedes: quella è da ricchi veri....

Ad ogni modo non credo che abbassando le tasse ai più ricchi questi, spontaneamente, ritornerebbero nella legalità:basti pensare alla beffa dell'ultimo condono fiscale.

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Da Il Sole 24 ore:
Condoni fiscali, mancano 4,2 miliardi

di Roberto Turno
Possono sperare di farla franca almeno per altri 12 anni i furbetti del condono a rate e dei «ruoli rottamati». A otto anni di distanza dai maxi condoni della Finanziaria 2003, lo Stato deve ancora incassare 4,2 miliardi da quanti hanno rateizzato l'importo spesso fermandosi alla prima rata. Una perdita secca (al momento) per l'erario e una beffa doppia per i contribuenti onesti, quelli che non avevano niente da condonare e che hanno pagato per intero le tasse, ma che adesso non possono neppure contare su risorse pubbliche magari utili a ridurre i tagli in arrivo. Quei 4,2 miliardi, infatti, valgono potenzialmente il 10% della maxi manovra di contenimento dei conti pubblici imposta dalla Ue.
Arrivano dalla Corte dei conti gli ultimissimi dati del parziale flop del recupero delle rate del condono ex legge 289 del 2002. Un rapporto puntiglioso, inviato a buona memoria al Parlamento e finito in bella vista sui tavoli governativi.


Naturalmente la Corte dei conti cerca di esplorare le cause di un risultato al di sotto delle aspettative. La vetustà e dunque l'inesigibilità dei ruoli della riscossione di quel condono, le procedure lunghe e complesse. Ma la vera nota dolente è stata la possibilità di rateizzare le somme da condonare e di concedere che, versando la prima rata insieme alla presentazione della dichiarazione integrativa, la controversia risultasse estinta e il condono diventasse efficace anche sotto il profilo penale, dei reati tributari e non tributari connessi dei quali il contribuente non avesse avuto ancora formale conoscenza dell'esercizio dell'azione penale, anche in caso di mancato pagamento delle rate successive alla prima. Un meccanismo che ha portato alla sospensione e ad un lungo rinvio delle procedure di riscossione coattiva delle somme non pagate, nel quale si sono infilati «contribuenti debitori» che hanno potuto organizzare «il proprio assetto patrimoniale in modo da rendersi incapienti rispetto alla futura azione esecutiva dell'erario». Morale della favola, intanto, sono quei 4,2 miliardi che mancano all'appello.


[Modificato da nekonika 29/06/2011 13:15]
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