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Si è formato il nuovo Governo!

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2011 16:57
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18/11/2011 19:49
 
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Hanno preso Petruzzella all'AGCM...

quello del manuale ((:
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18/11/2011 20:25
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Interessante discussione, quella tra Giusperito e Trixam. Personalmente non vedo vulnera alla Costituzione, intesa nel senso dell'unica che conosco come vincolante (quella formale, non essendo mai stato sedotto dalla "denocrazia di investitura" e dalla presunta "supremazia della Costituzione materiale"; sono invece vecchio, proporzionalista e mi sono formato ai tempi della democrazia dei partiti, in cui era del tutto normale avere un governo di coalizione dopo il voto) e che impone al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere (o una), ma solo se non riesce a formarsi una chiara maggioranza parlamentare. Il Capo dello Stato regge il timone nelle crisi sistemiche (Carlo Esposito) e questa lo era, altroché. La mossa di investire Monti della carica di senatore a vita è stata semplicemente geniale, da parte del Presidente della Repubblica: come hanno poi dimostrato i contrapposti diktat su Amato e Letta (Gianni), nessuno avrebbe riscosso il consenso pressocché di tutti, come oggi capita invece all'ex commissario europeo. Mi ha piuttosto colpito che Monti abbia incominciato i suoi contatti prima dell'incarico formale, ma d'altra parte era anche anomalo che Berlusconi (altro che "senso dello Stato": non aveva più maggioranza e ne ha preso atto; se io ho una fidanzata e la lascio un attimo prima che lei lasci me, avendo capito che sicuramente non riuscirò a metterci una pezza, questo vuol dire forse che io sono l'abbandonato? Nella sostanza, non è invece vero il contrario?) avesse dato dimissioni a effetto temporale differito... In sostanza, sì, la crisi è stata anomala per più versi, ma è stata parlamentarizzata; è stata eccezionale, ma non senza precedenti (Governo Dini, governo Ciampi...), Quale golpe! Il Parlamento, coi partiti, ha pur sempre in mano la manopola dell'ossigeno (ma mi auguro che tenga la bombola aperta...)
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18/11/2011 20:29
 
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Re:
.pisicchio., 18/11/2011 19.49:

Hanno preso Petruzzella all'AGCM...

quello del manuale ((:





Forse mi sbaglio. Corriere dice "Petruzzelli"...Dago "Pitruzzelli"...

mah...
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18/11/2011 22:50
 
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Il cognome esatto è Pitruzzella. Il Petruzzelli è un teatro di Bari
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18/11/2011 23:03
 
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Re: Re:
.pisicchio., 18/11/2011 20.29:





Forse mi sbaglio. Corriere dice "Petruzzelli"...Dago "Pitruzzelli"...

mah...




è quello del manuale... giovanni pitruzzella titolare a Palermo della cattedra di costituzionale... sentito per radio
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18/11/2011 23:26
 
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I presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini hanno nominato presidente dell'Autorita' per la Concorrenza e del Mercato, il Prof. Avv. Giovanni Pitruzzella.

Nato a Palermo il 15 luglio 1959, è Professore ordinario di Diritto Costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo.

Avvocato cassazionista, esperto nel Diritto dei pubblici appalti, in Giustizia Costituzionale e nel Diritto Pubblico dell’Economia, svolge la professione forense davanti alle giurisdizioni superiori (Corte Suprema di Cassazione, Corte Costituzionale, Consiglio di Stato, Corte dei Conti).

Presidente della Commissione paritetica per la Regione siciliana.

E’ stato consulente della Commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana per la riforma dello Statuto speciale della Regione.

E’ stato consulente della Commissione bicamerale per le questioni regionali del Parlamento italiano.

Ha partecipato a diverse commissioni di studio per la elaborazione di disegni di legge, di Statuti e regolamenti di enti locali.

E’ autore, fra gli altri, di numerosi saggi, quattro monografie e (insieme a R. Bin) del manuale di Diritto Costituzionale e del manuale di Diritto Pubblico.
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18/11/2011 23:34
 
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Re:
giusperito, 17/11/2011 21.27:

Trix partiamo da un dato non si tratta di consuetudine, ma di prassi. Fa un'importante differenza visto che la gestione delle crisi è davvero personalissima.
B. non è stato sfiduciato in aula? Il voto al bilancio consuntivo è, mi scuserà il prof. Prisco per la semplificazione, una fiducia. è andato sotto due volte. La crisi è extraparlamentare solo perché le dimissioni non sono seguite alla prima bocciatura, come sarebbe stato istituzionalmente corretto.
Napolitano avrebbe dovuto dare l'incarico ad un uomo del cd? Era credibile ed utile incaricare Dini o Alfano su cui già c'erano i niet del 3°polo e del pd?
Il problema sta nel momento stesso in cui tu parli di maggioranza. Se fosse puro maggioritario, il problema sarebbe come lo imposti tu. In questo caso non c'è una maggioranza che ha sfiduciato un PDC, ma non c'è più proprio la maggioranza. Non vorrei che la partitocrazia dominante legittimata da questa legge elettorale abbia trasferito la sovranità ai partiti e non agli eletti dal popolo. Doveva rivolgersi al PDL solo perché quel NOME aveva vinto le elezioni? Pdl stat pristine nomine...
Inoltre il nome di Monti è stato condiviso da tutti, anzi il PDL ci ha riflettuto a lungo perché voleva vedere se c'erano altri nomi... dove sta questa coercizione? I nomi che volevano proporre non andavano bene alla maggioranza parlamentare, diversamente potevano proporre Alfano\Dini e vedere se li votavano...




(Vale anche come replica al professor Prisco)


Ci sto sulla prassi, un po'meno sul fatto che la gestione della crisi sia personale. Lo è, ma anche no.
Per 40 da Einaudi a Cossiga quando cadeva il governo, fenomeno frequente, il presidente incaricava un altro esponente della maggioranza di formarne un altro, se non ci riusciva scioglieva. Parlo del sistema in cui c'era la proporzionale pura e il sistema dei partiti.
Anche napolitano ha seguito questa prassi nel 2008 quando caduto il governo prodi(questo si sfiduciato) incaricò il presidente del senato marini, espressione della maggioranza di centrosinistra, di provare a formare il governo. Fallito il tentativo, si andò a votare.

Questa prassi è stata interrotta nel 1993, quando scalfaro di sua iniziativa nominò il governatore della banca d'Italia presidente del consiglio e poi gli costruì una maggioranza attorno. Lo stesso fece nel 1995.
Qualche anno dopo però quando cadde il governo prodi nel 1998(sfiduciato) Scalfaro seguì la prassi dei predecessori affidando il compito di formare il governo ad un altro esponente della maggioranza, D'alema, che sulla carta non aveva i voti perché la maggioranza di centosinistra era deflagrata, ma poi consultandosi, diciamo così, convinse una pattuglia di parlamentari di centodestra a sostenere il suo governo. In altri tempi l'avrebbero chiamata
compravendita.

Da questi dati credo empirici, mi sembra chiaro che il governo tecnico è una eccezione e di non poco conto.
Si parla di governo del presidente, perché il presidente lo impone(vogliamo dire lo sceglie?) al parlamento. D'altronde l'essenza del governo tecnico è quella di supplenza della politica.

Riprendendo la tua obiezione sul consuntivo, ho detto io stesso che quel voto era di fatto una sfiducia. Ma i nostri costituenti, non si accontentarono di una sfiducia di fatto per buttar giù il governo. Previdero un procedimento ben specifico, la mozione di sfiducia firmata da 1/10 dei componeti della camera votata per appello nominale, per far si che i parlamentari si assumessero in pieno la loro responsabilità.
La sfiducia ex art 94 B non l'ha avuta. Le sue dimissioni sono state date perché ha ritenuto di non poter andare avanti.

Dimesso il pdc senza che fosse sfiduciato come vuole l'art 94, io non capisco quale fosse il motivo per cui si è imboccata da subito la strada del governo tecnico. Mi si dirà, facilmente, l'emergenza economica. Ok, ma il governo Monti per sua stessa ammissione non è un governo d'emergenza, monti ha rifiutato di porre un termine alla sua azione. Lunedi ho letto su tutti i siti italiani che Monti diceva ai partiti, in sintesi: "o si fa come dico io, o rinuncio". Un modo molto rispettoso per il presidente incaricato di rivolgersi al Parlamento. Per non dire che addirittura si parla di fare le riforme costituzionali.

Che dini o alfano non sarebbero riusciti è una tua opinione, che rispetto. Potrei anche essere d'accordo, ma non ha nessuna rilevanza visto che non sono stati messi in condizione di provare. Chi ci assicura che nelle consultazioni dini non sarebbe riuscito a convincere casini, come fece d'alema nel 1998 con Mastella?

Non è stato possibile perché era già stato deciso deciso tutto prima ancora che Berlusconi si dimettesse.
Il parlamento è stato schiaffeggiato, facendo leva anche sul sentimento di ostilità che larghissima parte della popolazione nutre per questa istituzione, in parte pienamente giustificata, in parte no. Addirittura Napolitano aveva esagerato proponendo che il suo consigliere militare diventasse ministro della difesa, cosa che, secondo alcuni rumors che ho sentito, avrebbe provocato una levata di scudi nello stato maggiore dell'esercito, tanto che poi si è dovuto ripiegare sull'ammiraglio Di palma che nelle forze armate è l'equivalente del grande centro.
Che ora il pdl dica di essere contento, mi sembra banale tattica politica. Troverei davvero curioso che dopo aver subito una sconfitta, si andasse pure in giro a vantarsene.

Mi sembra anche ininfluente il tentativo di buttarla sempre sulla partitocrazia. La sovranità popolare è limitata dalle regole della stessa costituzione, che prevede i partiti come forma di organizzazione politica. Quindi non è affatto solo un nome.
Ma qui non c'entrano niente, qui parliamo del Parlamento, dove il gruppo parlamentare del Pdl è quello di maggioranza relativa.

Ripeto che a me sembra che tutto sia avvenuto talmente alla luce del sole, con una trasparenza a cui non siamo abituati, che i fatti non mi sembrano contestabili. Se poi andiamo sul giudizio di valori, è un'altra cosa. Certo non siamo in sud america o nella grecia dei colonnelli, non succederà niente, abbiamo un governo di persone serie ecc, ma non venitemi a dire che è tutta ordinaria amministrazione.

Mi fa piacere che Antonio Martino, allievo di Milton Friedman, abbia votato no alla fiducia, difendendo la dignità del parlamento. Friedman, che aveva un rispetto sacrale della democrazia, sarebbe stato orripilato da un governo Monti.

Se poi usciamo un attimo dall'ambito angusto dei nostri confini, io vedo che tutti i giornali del mondo, anche l'"antiberlusconiano" economist, pur esprimendo grandissimo apprezzamento per la persona di Mont, si interrogano e sono inquieti per quello che è successo in Italia. Si vai dai giornali della sinistra inglese al wall street journal che da tre giorni esprime perplessità sui tecnici al governo. Vero che il Ft elogia, ma a questi dubbi non credo che si possa rispondere facendo spallucce. Il fatto è che questi giornali si ricordano del discorso fatto da Bernanke nell'ottobre del 2010 nel quale il governatore della fed con i suoi modi gentili e felpati disse grosso modo che per affrontare questa crisi la democrazia non funziona perché non permette di prendere rapidamente le decisioni necessarie. Bernanke si riferiva a persone come il senatore frank che se ne va in giro a fare discorsi contro la dittatura bancaria e ha chiesto chiarimenti sul bilancio della fed che gli sembra poco trasparente.
Ecco io credo che molti osservatori abbiano visto in quello che è successo in Italia, ed in misura minore in Grecia, l'avveramento della profezia di bernanke. E siccome l'Italia è sempre il laboratorio da cui vengono le idee peggiori, cominciano ad avere paura per loro.


@ Pisicchio, ha scelto Passera per due ragioni, la prima è che non poteva avere Profumo(quello più famoso) data la tegola che gli è caduta addosso un paio di settimane fa, cioè l'accusa di aver evaso 250 milioni di euro.
La seconda è che Passera era comunque a fine corsa come banchiere, massimo uno o due anni e sarebbe stato sostituito lo stesso. Già è un mezzo miracolo che sia riuscito a sopravvivere alla terza guerra mondiale combattutta nella primavera dell'anno scorso intorno ad IS, tutto merito del professor Bazoli, l'uomo più potente d'Italia che pure comincia a mostrare segni di cedimento. In più passera è uno che viene dalla politica, non si diventa Ad di poste italiane per
concorso.
Infine ha avuto l'appoggio di quelli che contano davvero in Italia, in particolare Giuseppe Guzzetti, meglio noto come l'eterno. Le nostre banche si preparano a vivere un momento duro, la regolamentazione dell'EBA sui criteri di patrimonializzazione tutta a favore delle banche tedesche e francesi è stata una mazzata micidiale. Volevano uno dei loro direttamente dentro e Passera era quello giusto.

Sul sostituto sono molto scettico su Micciché, molto dipenderà dal conflitto interno alla compagnia di san paolo dove il mitico Benassia pare sia in uscita pure lui.
Non dimenticarti che lì c'è sempre la forte conflittualità Milano-Torino. Secondo me i torinesi provano il golpe.
Forse potrebbe essere il momento di Pietro Modiano.
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18/11/2011 23:35
 
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Finalmente si è verificato quello che credevo da anni ovvero che tra PD e PDL non c'è differenza...mi rammarico di non esser vissuto all'epoca in cui la politica si viveva come credo e non come moda o impiego,mi dispiace poter solamente spulciare nelle immagini di repertorio per scovare qualcosa di sensato e che colpiva profondamente chi ascoltava(vedi i comizi di Almirante o Berlinguer)...detto ciò credo che Monti sia persona equa e competente cosi come i suoi austeri ministri che cercheranno(almeno con la presenza e il curriculum)di ridare un pò di smalto ad un paese di eccellenze oramai governato da puttanelle(passatemi il termine).

P.S. Monti,a prescindere da come andrà tale governo,ha cominciato la sua carriera politica e non ritornerà a cariche tecniche(opinione personale e confutabile [SM=g2719694] )
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19/11/2011 00:05
 
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Re: Re:
trixam, 11/18/2011 11:34 PM:




(Vale anche come replica al professor Prisco)


Ci sto sulla prassi, un po'meno sul fatto che la gestione della crisi sia personale. Lo è, ma anche no.
Per 40 da Einaudi a Cossiga quando cadeva il governo, fenomeno frequente, il presidente incaricava un altro esponente della maggioranza di formarne un altro, se non ci riusciva scioglieva. Parlo del sistema in cui c'era la proporzionale pura e il sistema dei partiti.
Anche napolitano ha seguito questa prassi nel 2008 quando caduto il governo prodi(questo si sfiduciato) incaricò il presidente del senato marini, espressione della maggioranza di centrosinistra, di provare a formare il governo. Fallito il tentativo, si andò a votare.

Questa prassi è stata interrotta nel 1993, quando scalfaro di sua iniziativa nominò il governatore della banca d'Italia presidente del consiglio e poi gli costruì una maggioranza attorno. Lo stesso fece nel 1995.
Qualche anno dopo però quando cadde il governo prodi nel 1998(sfiduciato) Scalfaro seguì la prassi dei predecessori affidando il compito di formare il governo ad un altro esponente della maggioranza, D'alema, che sulla carta non aveva i voti perché la maggioranza di centosinistra era deflagrata, ma poi consultandosi, diciamo così, convinse una pattuglia di parlamentari di centodestra a sostenere il suo governo. In altri tempi l'avrebbero chiamata
compravendita.

Da questi dati credo empirici, mi sembra chiaro che il governo tecnico è una eccezione e di non poco conto.
Si parla di governo del presidente, perché il presidente lo impone(vogliamo dire lo sceglie?) al parlamento. D'altronde l'essenza del governo tecnico è quella di supplenza della politica.

Riprendendo la tua obiezione sul consuntivo, ho detto io stesso che quel voto era di fatto una sfiducia. Ma i nostri costituenti, non si accontentarono di una sfiducia di fatto per buttar giù il governo. Previdero un procedimento ben specifico, la mozione di sfiducia firmata da 1/10 dei componeti della camera votata per appello nominale, per far si che i parlamentari si assumessero in pieno la loro responsabilità.
La sfiducia ex art 94 B non l'ha avuta. Le sue dimissioni sono state date perché ha ritenuto di non poter andare avanti.

Dimesso il pdc senza che fosse sfiduciato come vuole l'art 94, io non capisco quale fosse il motivo per cui si è imboccata da subito la strada del governo tecnico. Mi si dirà, facilmente, l'emergenza economica. Ok, ma il governo Monti per sua stessa ammissione non è un governo d'emergenza, monti ha rifiutato di porre un termine alla sua azione. Lunedi ho letto su tutti i siti italiani che Monti diceva ai partiti, in sintesi: "o si fa come dico io, o rinuncio". Un modo molto rispettoso per il presidente incaricato di rivolgersi al Parlamento. Per non dire che addirittura si parla di fare le riforme costituzionali.

Che dini o alfano non sarebbero riusciti è una tua opinione, che rispetto. Potrei anche essere d'accordo, ma non ha nessuna rilevanza visto che non sono stati messi in condizione di provare. Chi ci assicura che nelle consultazioni dini non sarebbe riuscito a convincere casini, come fece d'alema nel 1998 con Mastella?

Non è stato possibile perché era già stato deciso deciso tutto prima ancora che Berlusconi si dimettesse.
Il parlamento è stato schiaffeggiato, facendo leva anche sul sentimento di ostilità che larghissima parte della popolazione nutre per questa istituzione, in parte pienamente giustificata, in parte no. Addirittura Napolitano aveva esagerato proponendo che il suo consigliere militare diventasse ministro della difesa, cosa che, secondo alcuni rumors che ho sentito, avrebbe provocato una levata di scudi nello stato maggiore dell'esercito, tanto che poi si è dovuto ripiegare sull'ammiraglio Di palma che nelle forze armate è l'equivalente del grande centro.
Che ora il pdl dica di essere contento, mi sembra banale tattica politica. Troverei davvero curioso che dopo aver subito una sconfitta, si andasse pure in giro a vantarsene.

Mi sembra anche ininfluente il tentativo di buttarla sempre sulla partitocrazia. La sovranità popolare è limitata dalle regole della stessa costituzione, che prevede i partiti come forma di organizzazione politica. Quindi non è affatto solo un nome.
Ma qui non c'entrano niente, qui parliamo del Parlamento, dove il gruppo parlamentare del Pdl è quello di maggioranza relativa.

Ripeto che a me sembra che tutto sia avvenuto talmente alla luce del sole, con una trasparenza a cui non siamo abituati, che i fatti non mi sembrano contestabili. Se poi andiamo sul giudizio di valori, è un'altra cosa. Certo non siamo in sud america o nella grecia dei colonnelli, non succederà niente, abbiamo un governo di persone serie ecc, ma non venitemi a dire che è tutta ordinaria amministrazione.

Mi fa piacere che Antonio Martino, allievo di Milton Friedman, abbia votato no alla fiducia, difendendo la dignità del parlamento. Friedman, che aveva un rispetto sacrale della democrazia, sarebbe stato orripilato da un governo Monti.

Se poi usciamo un attimo dall'ambito angusto dei nostri confini, io vedo che tutti i giornali del mondo, anche l'"antiberlusconiano" economist, pur esprimendo grandissimo apprezzamento per la persona di Mont, si interrogano e sono inquieti per quello che è successo in Italia. Si vai dai giornali della sinistra inglese al wall street journal che da tre giorni esprime perplessità sui tecnici al governo. Vero che il Ft elogia, ma a questi dubbi non credo che si possa rispondere facendo spallucce. Il fatto è che questi giornali si ricordano del discorso fatto da Bernanke nell'ottobre del 2010 nel quale il governatore della fed con i suoi modi gentili e felpati disse grosso modo che per affrontare questa crisi la democrazia non funziona perché non permette di prendere rapidamente le decisioni necessarie. Bernanke si riferiva a persone come il senatore frank che se ne va in giro a fare discorsi contro la dittatura bancaria e ha chiesto chiarimenti sul bilancio della fed che gli sembra poco trasparente.
Ecco io credo che molti osservatori abbiano visto in quello che è successo in Italia, ed in misura minore in Grecia, l'avveramento della profezia di bernanke. E siccome l'Italia è sempre il laboratorio da cui vengono le idee peggiori, cominciano ad avere paura per loro.


@ Pisicchio, ha scelto Passera per due ragioni, la prima è che non poteva avere Profumo(quello più famoso) data la tegola che gli è caduta addosso un paio di settimane fa, cioè l'accusa di aver evaso 250 milioni di euro.
La seconda è che Passera era comunque a fine corsa come banchiere, massimo uno o due anni e sarebbe stato sostituito lo stesso. Già è un mezzo miracolo che sia riuscito a sopravvivere alla terza guerra mondiale combattutta nella primavera dell'anno scorso intorno ad IS, tutto merito del professor Bazoli, l'uomo più potente d'Italia che pure comincia a mostrare segni di cedimento. In più passera è uno che viene dalla politica, non si diventa Ad di poste italiane per
concorso.
Infine ha avuto l'appoggio di quelli che contano davvero in Italia, in particolare Giuseppe Guzzetti, meglio noto come l'eterno. Le nostre banche si preparano a vivere un momento duro, la regolamentazione dell'EBA sui criteri di patrimonializzazione tutta a favore delle banche tedesche e francesi è stata una mazzata micidiale. Volevano uno dei loro direttamente dentro e Passera era quello giusto.

Sul sostituto sono molto scettico su Micciché, molto dipenderà dal conflitto interno alla compagnia di san paolo dove il mitico Benassia pare sia in uscita pure lui.
Non dimenticarti che lì c'è sempre la forte conflittualità Milano-Torino. Secondo me i torinesi provano il golpe.
Forse potrebbe essere il momento di Pietro Modiano.



Io cerco di seguire le vicende di Intesa ma davvero e' piu' semplice ricordare l'epopea di Beautiful. Chi sia Bazoli lo so. Quanto sia potente pure (vedi irresistibile ascesa di Gregory). Ma per Benessia intendi l'avvocato Angelo di Torino? Se non ho capito male rappresenta la parte torinese dell'azienda. O no?
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19/11/2011 00:42
 
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Proprio lui. Cerco di farti un riassunto. IS è la fusione della vecchia banca Intesa in cui c'era la gloriosa comit di cui era vicepresidente mario monti, con la San paolo Imi. Fusione fatta nel 2006 sotto il governo prodi, che scatenò grandi battaglie, perché d'alema era contrario e voleva che Intesa si fondesse con Montepaschi. Si dice, nella leggenda, che l'operazione sia stata fatta mentre massimone era in vacanza sull'Icarus. Geronzi all'epoca presidente di capitalia interessato ad aggiungersi al matrimonio intesa-mps avvertì Max il quale si precipitò a roma, ma non abbastanza in tempo per evitare che la fusione fosse annunciata.
La partita fu tutta interna al nascente partito democratico con i nordisti, chiamparino, fassino, la bresso ecc che fecero asse con bazoli il quale è ovviamente portatore del consenso della finanzia bianca.
Diciamo che l'accordo che in politica non si trova tra pd e democristi, nella finanza invece va alla grande.

Dunque nella nuova compagnia i milanesi ebbero il timone e Passera diventò ad, mentre i torinesi ebbero la direzione generale.
Poi IS si è doatata di una governance duale.
L'azionariato è ovviamente frazionato, ma quelli che contano sono le tre grazie: la cariplo, la compagnia di san paolo e in misura minore la fondazione di padova e rovigo.
L'anno scorso dopo la vittoria leghista in piemonte e veneto, i leghisti tremontiani entrarono nella compagnia di san paolo e in quella di padova e rovigo e siccome si rinnovavano le cariche mirarono, con il placet di B, a conquistare la presidenza del consiglio di gestione con Domenico Siniscalco.
Benessia, pensado di perdere il posto, era favorevole, ma Bazoli orchestrando insieme a Guzzetti, il presidente della cariplo e dell'associazione delle fondazioni bancarie, vecchio democristo antitremontiano; organizzarono una resistenza ad oltranza che alla fine la ebbe vinta.
Ora con Passera out e la minaccia tremontiana che non esiste più, si riapre la conflittualità tra la parte torinese e quella milanese.
I torinesi vorrebbero che Modiano, che era il dg, diventasse Ad.
Ma bazoli è scettico, non ha mai visto Modiano di buon occhio, pur ritenendolo un ottimo Manager. Ho sentito che il professore sarebbe pronto a tirare fuori un jolly, Giampiero Maioli di Cariparma, uno dei migliori banchieri della nuova generazione.

Questo è un riassunto ovviamente grezzo, perché davvero le vicende delle banche italiane sono peggio di beautiful.
Pensa solo che quando si parlò di abolire le province con meno di 300.000 abitanti scoppiò il panico proprio perchè sarebbe stata colpita quella di rovigo, con conseguenze non da poco su IS.
Chissà se il governo Monti-Passera le abolirà subito.
[Modificato da trixam 19/11/2011 00:44]
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20/11/2011 16:57
 
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L'articolo di oggi di Scalfari su repubblica.
Mi sembra che dica tutto con una certa chiarezza.


LA DOMANDA ancora in parte inevasa riguarda Mario Monti: chi è veramente? Qual è la sua formazione culturale e la sua concezione politica? E che cosa rappresenta il suo governo di tecnici nella storia italiana?

Le risposte finora fornite da chi lo conosce e da chi ne ha seguito il percorso di studioso, di rettore della Bocconi, di commissario alla Commissione dell'Unione europea e infine di neo-premier, lo definiscono un liberale cattolico; forse - azzardano alcuni - un liberale radical-moderato, dove la parola radicale sta a significare che la sua moderazione non inclina tanto al compromesso ma piuttosto all'intransigenza. Un moderato intransigente, coi tempi che corrono, rappresenta una felice anomalia quanto mai necessaria per raddrizzare l'Italia del post-berlusconismo.

Raddrizzare mi sembra un termine più adatto di ricucire perché non c'è molto da ricucire, non ci sono due lembi di stoffa da mettere insieme: ne verrebbe fuori un mantello da Arlecchino. Da raddrizzare invece c'è un Paese intero, da rimettere in piedi, da ricollocare nel rango che gli spetta, da ridargli fiducia nelle istituzioni ripulendole dalle brutture che ne hanno deformato il funzionamento.
Queste risposte sono appropriate al personaggio, ma non ci dicono ancora come si collochino, lui e il suo governo, nella storia d'Italia, chi siano i punti di riferimento e i personaggi che possono esser considerati i predecessori ed è su questo aspetto che desidero ora soffermarmi.

Credo che il primo riferimento risalga a quella
che fu chiamata la Destra storica, che guidò la costruzione dello Stato unitario dopo Cavour governandolo dal 1861 al 1876 e avendo come primi obiettivi il sistema fiscale, il pareggio del bilancio e l'unità monetaria di cinque diversi Stati.

I personaggi che illustrarono quei primi quindici anni della nostra storia nazionale furono Marco Minghetti, Quintino Sella, Silvio Spaventa, Francesco De Sanctis.

Alcuni di loro erano cattolici, altri no, ma tutti erano laici perché costruivano uno Stato laico, orgogliosi difensori della sua autonomia di fronte ad una Chiesa che ne contestava la legalità e durò per mezzo secolo in quell'atteggiamento.

Quest'aspetto sembra ormai superato e noi ci auguriamo che lo sia, ma è anche vero che la Chiesa è tuttora tentata da un temporalismo non più territoriale ma politico, non meno pericoloso del precedente.
Su questa questione dovremo tornare. Per ora limitiamoci a constatare che i temi della costruzione fiscale, del pareggio del bilancio e della moneta sono attuali oggi quanto allora e sono in parte nazionali, in parte europei.
Monti lo sa perfettamente e, proprio per questo, ha rivendicato che il direttorio franco-tedesco sull'Europa abbia come terzo partecipante anche l'Italia con l'obiettivo d'un governo federale europeo, una Banca centrale a pieno titolo, un fisco comune e un debito sovrano europeo.

Da questo punto di vista - a distanza di 150 anni - la Destra di Minghetti, Sella e Spaventa rappresenta un perfetto riferimento all'opera che si propongono Mario Monti e il suo governo. De Sanctis no: fu di fatto l'artefice della cultura italiana ed ho qualche dubbio che gli ottimi professori Ornaghi e Profumo possono fare altrettanto. Anche se è vero che De Sanctis fu per breve tempo ministro dell'Istruzione, la cultura italiana la formò scrivendone la Storia della letteratura, i Saggi critici e le monografie su Manzoni, Leopardi, Mazzini, Machiavelli. Erano altri tempi. Allora non c'erano i giornali a grande tiratura, la radio, la televisione e Internet; l'80 per cento della popolazione era analfabeta e il popolo sovrano, selezionato per grado di istruzione, si limitava agli uomini e rappresentava il 2 per cento della popolazione.


* * *


Un altro precedente storico, assai più recente e di minore rilievo ma anch'esso molto appropriato alla situazione politica attuale, è quello del terzo governo Fanfani che si formò nel 1960 sulle ceneri del governo Tambroni, sconfitto dalla piazza dopo la repressione sanguinosa dei moti di Genova e di Reggio Emilia. La Dc, di cui Tambroni era uno degli esponenti di origine gronchiana, dopo la sua virata repressiva ne chiese le dimissioni. Il segretario della Dc era allora Aldo Moro, che promosse un governo monocolore democristiano, con dentro i maggiori esponenti del partito: Andreotti, Taviani, Scelba, Colombo, Piccioni, Segni, Sullo. E negoziò con i socialisti e con i cosiddetti partiti minori (socialdemocratici, repubblicani, liberali) l'appoggio parlamentare al monocolore dc.

Era la prima volta, dopo la rottura degasperiana con la sinistra nel 1947, che i socialisti entravano a far parte della maggioranza. Avevano rotto il patto d'unità d'azione con il Pci ma i legami d'amicizia politica erano ancora in piedi. "Non ci saranno nemici a sinistra" aveva detto Nenni, ma la novità del suo ingresso aprendo la strada al centrosinistra e a riforme organiche che gran parte della Dc e dei partitini non volevano affatto, avevano aperto un acceso dibattito. Moro si era speso come non mai per tranquillizzare il suo partito ed aprire ai socialisti, ma anche Nenni aveva molto faticato per tenere insieme i suoi.

Il risultato fu il governo delle "convergenze parallele", come Moro stesso lo definì con una felice innovazione lessicale oltreché geometrica. Un governo di tregua e di decantazione, cui seguì dopo due anni un governo da lui stesso presieduto che inaugurò con la nazionalizzazione dell'industria elettrica la lunga (e non sempre proficua) stagione del centrosinistra.

Mario Monti ha definito il suo come il governo dell'impegno nazionale. Ben detto per indicare la natura dell'esecutivo, ma per descrivere l'attuale situazione parlamentare mi sembra che il modo più appropriato sia quello che usò Moro per il monocolore fanfaniano: convergenze parallele. Le parallele non si incontrano per definizione, ma possono otticamente convergere e questo è quanto per ora, con buona pace di Bossi, Scilipoti, Santanché e Alessandra Mussolini.

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Ma esiste un terzo precedente, ancor più recente (1980) e ancora più appropriato rispetto al governo attuale. Porta il nome di Bruno Visentini e merita un'attenta analisi.

Penso sia inutile illustrare qui la figura culturale e politica di Visentini. Ricordo soltanto che militò nel Partito d'Azione e poi nel Partito repubblicano del quale fu uno dei principali esponenti accanto a Ugo La Malfa.
Allievo di Ezio Vanoni, fu per due volte al ministero delle Finanze rinnovandone la struttura amministrativa e riformando profondamente il sistema fiscale.

Contemporaneamente si batteva per la riforma delle società per azioni e per una legge antitrust che allora in Italia non esisteva.

Nel 1980 - e questo è il punto - sollevò il problema del governo istituzionale, non già come un'ipotesi da attuare in tempi di emergenza, ma come la soluzione permanente in linea con la Costituzione. Un governo nominato dal presidente della Repubblica e non negoziato con le segreterie dei partiti, come la cosiddetta Costituzione materiale della Prima Repubblica praticava, ma nominato dal capo dello Stato e ovviamente fiduciato dal Parlamento.

I partiti, nell'idea di Visentini, dovevano essere lo strumento di raccolta del consenso popolare sulla base delle loro rispettive concezioni del bene comune. Il governo istituzionale doveva trasformare la concezione del bene comune della maggioranza parlamentare in provvedimenti legislativi e amministrativi sotto il controllo del Parlamento. Questa fu la proposta di Visentini, che sosteneva anche lo Stato di diritto come la premessa necessaria della democrazia parlamentare.

Il nostro giornale appoggiò pienamente la proposta di Visentini e aprì un ampio dibattito che naturalmente vide quasi tutti i partiti - compreso quello repubblicano - contrari a quel ritorno alla Costituzione auspicato da Visentini. Il solo "sì" - con alcuni "ma" - venne dal Partito comunista allora guidato da Longo e da Berlinguer.
Quello che desidero segnalare è che il governo Monti, voluto e seguito passo passo da Giorgio Napolitano, realizza a distanza di trent'anni l'idea-guida di Bruno Visentini che - lo ripeto - lo vedeva non come una situazione emergenziale ma come l'organizzazione ottimale dello Stato di diritto e della democrazia parlamentare.

Dedico queste riflessioni a quanti continuano a piangere sulla sospensione anzi sulla confisca della democrazia effettuata dal governo dei tecnici.

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Riprendo la questione dei cattolici impegnati, che fu già ampiamente discussa dopo il convegno di Todi promosso dal cardinal Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani. Ricordo in proposito che almeno tre degli attuali ministri (Passera, Ornaghi e Riccardi) furono relatori di quel convegno.
Noi laici vediamo con molto favore l'impegno civile e politico dei cattolici, così come siamo favorevoli - proprio perché laici - allo spazio pubblico a disposizione della Chiesa come di qualsiasi altra associazione o individuo per diffondere le proprie idee.

La Chiesa predichi la sua fede. Offra la sua visione etica, censuri quanti a suo giudizio si rendano colpevoli di riprovevoli comportamenti. I cattolici impegnati tengano conto degli indirizzi dottrinali e dei valori predicati dalla Chiesa e cerchino di trasfonderli in politica nella misura giudicata opportuna ma senza mai dimenticare che le leggi hanno valore erga omnes e non possono dunque obbligare i non cattolici di obbedire a norme che riposano su dogmi non vincolanti per chi non li condivide.

Tutto questo è chiaro e accettato sia dalla Chiesa, sia dai cattolici "adulti", sia dai laici non credenti o di altre religioni. Esiste però un punto di scontro e lo pone la Chiesa quando parla di valori non negoziabili.
Anche i laici hanno valori non negoziabili e sono per l'appunto quelli che ho qui indicato come la concezione della laicità dello Stato. Spetta dunque alla Chiesa spiegare che cosa intenda quando parla di valori non negoziabili.

I suoi valori sono noti e nessuno di noi li discute. Il punto da chiarire dunque non è quello ma è la loro negoziabilità.

Personalmente penso che la discussione non possa vertere sui singoli valori ma sul loro complesso, cioè sull'esistenza d'una coscienza nazionale.

Esiste la coscienza individuale e anche quella collettiva, un valore egemone che rispetta tutti gli altri purché si esprimano senza mettere a rischio la laicità dello Stato e quindi senza imporre a nessuno valori agganciati al dogma, monopolio interpretativo della gerarchia cattolica.

La gerarchia è un potere esterno rispetto allo Stato laico e democratico.

Non può dettare norme erga omnes. Ma in realtà non può dettare norme neppure nei confronti dei credenti.
Ho sottolineato, commentando alcuni discorsi del Papa nel suo recente viaggio in Germania, una sua affermazione che mi è apparsa rivoluzionaria, quando ha detto che "Lutero aveva più fede in Dio di quanta ne abbiamo noi".

Affermazione che richiama quella fatta più volte dal cardinale Carlo Maria Martini: "Lutero è stato il più grande riformatore della Chiesa cristiana".

Vedo qui un'apertura verso il contatto diretto tra il credente e la divinità trascendente, senza l'intermediazione della Chiesa che la gerarchia ritiene invece indispensabile. Vedo il riconoscimento implicito del relativismo sulle pretese di assolutezza della gerarchia.

Da questo punto di vista il cattolico adulto è una figura della modernità che recupera il ruolo fondante del laicato cattolico e il ruolo importante ma sussidiario dell'ordine sacerdotale.

Mi direte che tutto questo ha poco da vedere con il governo di Monti ed è vero. Ma ha da vedere con i ministri cattolici presenti in quel governo in posizioni di grande responsabilità. Mi piacerebbe sapere da loro se sono cattolici adulti, come si definì Romano Prodi, che non accettano deleghe da parte della gerarchia. Anche questo è un conflitto di interessi, ideali e per questo ancor più importanti. Quanto ai conflitti materiali, che pure ci sono, il Parlamento e la pubblica opinione vigileranno affinché siano risolti al più presto, cosa della quale non vogliamo dubitare.
[Modificato da trixam 20/11/2011 17:00]
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