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Servizio del Corriere della Sera sul mercato delle tesi.

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2011 20:56
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Utente Junior
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05/03/2011 15:45
 
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Dal professor Prisco, che mi prega di postare

Rispondo. Colgo l'occasione per tornare innanzitutto sulla questione sollevata a suo tempo a proposito del testo del professor Villone, in cui io difesi il suo buon diritto di farsi pagare gli aggiornamenti del libro dispensati via e-mail. Su questo confermo la mia posizione di allora. Sul merito del testo stesso (che allora difesi in linea astratta, cioè non conoscendolo, giacché appunto distribuito solo ai richiedenti, a domicilio, per posta e con nome impresso sulla singola copia), devo dire - avendolo poi visto - che personalmente non indicherei a studenti del primo anno un manuale su una materia di base così evidentemente "soggettivo", ma questo è il mio pensiero personale. E' vero che anche il mio "Laicità" è personale (lo sono in realtà tutti i libri), ma non è un manuale per un esame di base. Per esami fondamentali (dal primo al quinto anno, ma soprattutto se destinati a matricole) preferisco i manuali di tipo "classico", come - sbagliando - pensavo all'epoca che fosse quello del professor Villone. Per questa parte, dunque, devo dunque dire di avere cambiato opinione e scusarmi io con tutti voi.
Quanto al resto, se preparare la tesi è servito a imparare come si cercano e si mettono in ordine libri, argomenti, archivi, direi che ha raggunto lo scopo. La tesi - e gli esami - servono appunto ad imparare un metodo di studio e di presentazione delle idee, non nozioni: queste ultime (salvo quelle molto basilari e nemmeno pure, se è vero che oggi si dubita addirittura su che cosa sia la famiglia, quando nasca e quando finisca la vita, ecc...) cambieranno, il metodo ben padroneggiato - a mio parere appunto quello "laico", cioè razionale - servirà sempre. Tanto è vero che anche qui qualcuno si ribella all'idea di eliminare del tutto la tesi: evidentemente, molti pensano che farla serva e che sia bello scriverla più di quanto altri vogliano ammettere. Leggete però bene, per piacere: la mia proposta è di eliminare la tesi in quanto obbligatoria, sostituendola con un compito in aula. Chi volesse potrebbe cioè continuare a farla. Se però c'è chi non avverte il fascino (per me da studente fu proprio così, chiamami pure fesso) di potere essere finalmente creativo dopo tanti anni passati a ripetere a pappardella (è sbagliato, ma con molti docenti è così, lo so), amen: non lo si convincerà. Per chi vuole, però, la tesi dovrebbe restare; in quel caso sarebbe come un matrimonio d'amore, non come un'unione di convenienza, qualcosa da fare con voglia e non per forza.
Quanto al mio rizelarmi, è vero, lo ammetto: se ricevo scorrettezze deliberate (che cerco invece di non fare a mia volta; altra cosa sono gli errori in buona fede, che commettiamo tutti, in quanto esseri umani imperfetti) resto amareggiato. Al limite preferirei che una/un tesista mi dicessero esplicitamente di aver copiato, invece che provare a farmi fesso. Parlando per paradosso, meglio essere complice che vittima. Preciso solo una cosa: ho approntato un file su come scrivere una tesi di laurea (una sua prima versione, più ridotta, è stata pubblicata anche su questo sito e dopo l'ho perfezionata e allungata), con precisazioni anche minuziose e pignole su ogni fase e passo. Ebbene: nonostante che lo distribuisca a tutti i tesisti, raccomandando di leggerlo, quando mi consegnano il loro lavoro mi accorgo spesso che nemmeno questo hanno fatto! Credo di avere detto tutto...
Infine, circa la sciatteria dei professori, le lacune della didattica, le disorganizzazioni e gli abusi... Denunciate con nomi e circostanze, chiedete ad esempio l'istituzione di uno sportello reclami a cui far pervenire anche in forma anonima segnalazioni (ovviamente i rimedi e le sanzioni andrebbero adottati solo dopo verifica). Vi appoggerò in prima persona. Ho sempre amato (e insegnato a) mantenere la schiena diritta...
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