border="0"

È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
       
CHI SIAMO
            
PROBLEMI D'ACCESSO?
            
SALVASTUDENTI
            
MATRICOLE
     
GALLERIA
      
INFO UTILI UNIVERSITà
        
FACEBOOK
 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Servizio del Corriere della Sera sul mercato delle tesi.

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2011 20:56
Email Scheda Utente
Post: 266
Post: 266
Utente Junior
OFFLINE
04/03/2011 13:25
 
Quota

Email Scheda Utente
Post: 29.909
Post: 10.604
Utente Gold
OFFLINE
04/03/2011 13:32
 
Quota

la sagra dell'ipocrisia...


I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...
Email Scheda Utente
Post: 278
Post: 278
Utente Junior
OFFLINE
05/03/2011 12:03
 
Quota

Posto, su richiesta del professor Prisco (che è stato molto colpito dall'inchiesta. Conosceva il fenomeno, ma non aveva idea delle sue dimensioni) una comunicazione già inviata al link laureandi, tesi di laurea, ecc.. Il professore Prisco mi incarica di farvi sapere che è dispioaciuto di dovere adottare misure di controllo ancora più rigide di quelle attuali, ma lo fa a tutela del proprio lavoro e degli studenti onesti.

Dalla presidenza mi è stato giustamente posto lo stop a nuove tesi, finché il numero di quelle pendenti non tornerà al limite fisiologico. Oggi sfiora il centinaio. E' chiaro che - se uno studente se la fa assegnare e poi non la fa effettivamente (come è accaduto) - il sistema si blocca e d'altra parte solo se il professore può seguire al massimo quattro tesi a sessione può farlo bene, cioè dedicare la giusta attenzione individuale ad ogni tesista. In questa sessione, invece - per fare un esempio concreto - arrivo a quindici laureandi, compresi quelli già assegnati al professor Amirante. Ne rimarranno comunque un'ottantina. Realisticamente, perciò, penso che per un paio d'anni non potrò assegnarne di nuove, Niente paura, però. Mi permetto un suggerimento: chiedere al professore al quale ci si rivolgerà per la tesi di svolgerla in chiave comparata; così, ad esempio, si farà la tesi in diritto amministrativo, ma comparato, in diritto civile, ma comparato, ecc.... Inoltre, sui temi dei diritti a base religiosa, in facoltà esistono gli insegnamenti di Diritto musulmano e dei Paesi islamici (professor Piccinelli) e di Diritti religiosi (professoressa D'Arienzo) e di Diritto ecclesiastico (da svolgere in chiave comparata, oltre - ovviamente - al Diritto privato comparato. Non aver dato l'esame in una materia non impedisce di chiedere la tesi in essa, anche se alcuni docenti (tra i quali sono appunto io stesso) chiedono almeno che vi sia stata la frequenza del relativo corso. Per quanto riguarda Istituzioni di diritto pubblico, invece, l'alternativa è Diritto costituzionale o una materia di settore ad esso collegata.
Nessun rimpianto, infine, per chi non potrà avere la tesi con me. Dopo avere preso atto che moltissimi la copiano o se la fanno fare (lo sapevo, ma l'inchiesta pubblicata ieri su www.corriere.it mi ha davvero colpito molto negativamente; non avevo idea di una diffusione del malcostume e dell'illegalità così ampia..., tra l'altro, gli intervistati resi irriconoscibili sono proprio studenti e "faccendieri" della nostra facoltà!) e non volendo legittimare per quanto mi riguarda tale pratica ILLEGALE - anche se l'illegittimità non è più socialmente avvertita da noi come grave (ma vedete invece quello che accade in Germania...) - introdurrò a carico dei tesisti in corso controlli ancora più stringenti di quelli praticati finora, pretendendo relazioni scritte su libri specifici, obbligo di seguire convegni e seminari sul tema della tesi, portandomene la prova (attestato di frequenza), interrogazioni orali periodiche, in nancanza delle quali attività da parte dei tesisti la revocherò. Mi dispiace, ma "a mali estremi, estremi rimedi". E vediamo se riesco così a costringere alla correttezza e alla legalità studenti scorretti (è chiaro che ci sono piacevoli eccezioni, sto parlando per la massa....). Avevo avvertito anche su questo sito di non esagerare, ma ora la mia pazienza è colma. Sono una persona in buona fede e aperto agli studenti, che talora (anche ultimamente) si è imbattuta tuttavia in persone poco perbene. Imparate che quando una persona disponibile viene delusa diventa diffidente e si comporta di conseguenza.
Email Scheda Utente
Post: 799
Post: 799
Utente Senior
OFFLINE
05/03/2011 12:17
 
Quota

un servizio girato a napoli come se questa fosse una pratica diffusa solo dalle nostre parti...
Anche il titolo è sbagliato: "comprare una laurea", come se laurea o tesi fosse la stessa cosa. E' uscito anche lo scandalo degli esami truccati però mi sembra eccessivo parlare di "comprare una laurea"..

In ogni caso non ci vedo l'illegalità, come dice il ragazzo nel servizio alla fine si tratta di scrivere un testo, poi che sia una tesi o un riassunto non significa niente.
Farsi scrivere la tesi è una scelta che spetta alla coscienza dello studente..

Email Scheda Utente
Post: 6.697
Post: 6.697
Utente Master
OFFLINE
05/03/2011 12:26
 
Quota

che gente di merda, chi le fa e chi le compra...






"Perchè un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte"

05/03/2011 12:27
 
Quota

ma la tesi non dovrebbe essere una specie di esame,una prova finale?quindi non credo sia legale usare questi mezzi,sarebbe come copiare!!
Email Scheda Utente
Post: 14.412
Post: 13.402
Utente Gold
OFFLINE
05/03/2011 12:32
 
Quota

Re:
Lady_21, 05/03/2011 12.26:

che gente di merda, chi le fa e chi le compra...




non esageriamo! ;)





Email Scheda Utente
Post: 801
Post: 801
Utente Senior
OFFLINE
05/03/2011 12:32
 
Quota

--letizia22--, 05/03/2011 12.27:

ma la tesi non dovrebbe essere una specie di esame,una prova finale?quindi non credo sia legale usare questi mezzi,sarebbe come copiare!!




la prova finale penso sia la discussione in sè.
Email Scheda Utente
Post: 279
Post: 279
Utente Junior
OFFLINE
05/03/2011 12:38
 
Quota

dal professor Prisco

Caro Nandito, la tua è un'argomentazione da avvocato penalista (complimenti, senza ironia). Tu in sostanza dici, come quell' autore di tesi del servizio video, "Io scrivo a pagamento un testo, poi che ne so che cosa ci fa quello che me l'ha ordinato"? Vabbé, in dubio pro reo e forse in un processo penale quello sarebbe assolto (dico forse; perché chi vende pistole mica può pensare che è come vendere fiori e biglietti di auguri di compleanno...la mammoletta un'idea di come si usa quello che vende ce l'avrà, no? E poi chi ordina testi solo per il piacere di farsi scrivere, che ne so, un papiello su "La responsabilità per danno da vacanza rovinata"?). E' chiaro comunque che questo andazzo è come comprarsi un esame: mortifica me, come professore perbene e gli studenti onesti (per fortuna ce ne sono) e fa venire per un momento ad entrambe le categorie la voglia di mandare tutti a quel paese. Io ad esempio potrei andare in pensione; resisto perché il lavoro mi piace e mi fa anche piacere conoscere ragazze e ragazzi perbene, ai quali credo ancora di potere trasmettere qualcosa. Ho tuttavia chiesto formalmente al preside di nominare una commissione per vedere che cosa si potrebbe fare. Se si potesse abolire la tesi obbligatoria, personalmente propongo di sostituirla - come prova finale di laurea - con un compito scritto in aula, con una traccia sorteggiata al momento, scelta sulla materia indicata da ogni laureanda o laureando come da lei/ lui preferita
05/03/2011 14:01
 
Quota

Re:
(pollastro), 05/03/2011 12.38:

dal professor Prisco

Caro Nandito, la tua è un'argomentazione da avvocato penalista (complimenti, senza ironia). Tu in sostanza dici, come quell' autore di tesi del servizio video, "Io scrivo a pagamento un testo, poi che ne so che cosa ci fa quello che me l'ha ordinato"? Vabbé, in dubio pro reo e forse in un processo penale quello sarebbe assolto (dico forse; perché chi vende pistole mica può pensare che è come vendere fiori e biglietti di auguri di compleanno...la mammoletta un'idea di come si usa quello che vende ce l'avrà, no? E poi chi ordina testi solo per il piacere di farsi scrivere, che ne so, un papiello su "La responsabilità per danno da vacanza rovinata"?). E' chiaro comunque che questo andazzo è come comprarsi un esame: mortifica me, come professore perbene e gli studenti onesti (per fortuna ce ne sono) e fa venire per un momento ad entrambe le categorie la voglia di mandare tutti a quel paese. Io ad esempio potrei andare in pensione; resisto perché il lavoro mi piace e mi fa anche piacere conoscere ragazze e ragazzi perbene, ai quali credo ancora di potere trasmettere qualcosa. Ho tuttavia chiesto formalmente al preside di nominare una commissione per vedere che cosa si potrebbe fare. Se si potesse abolire la tesi obbligatoria, personalmente propongo di sostituirla - come prova finale di laurea - con un compito scritto in aula, con una traccia sorteggiata al momento, scelta sulla materia indicata da ogni laureanda o laureando come da lei/ lui preferita



va bè professore, e come se la prende facilmente. La vedo sempre particolarmente offeso del modo con cui gli studenti tentano le scappatoie. E posso capirlo. Ma quanto Vorrei che ci mettesse la stessa enfasi quando si parla di uguali meccanismi in sistemi "diversi": eppure ricordo una sua difesa accanita sul sistema di lucro sui testi del professore villone( se non è cosi me ne scuso), ma mai ho letto su questo forum un intervento teso a solidarizzare con gli studenti sulle lacune della didattica, sulla proliferazione assurda di cattedre dalla più insulsa inutilità ai fini della propria formazione ecc., dei professori che non si sa che fine fanno all'orario di ricevimento, o che sfruttano i ricercatori per l'attività di insegnamento, per non parlare della estrema burocrazia che regge l'apparato amministrativo delle facoltà(ricordo che la documentazione per essere ammesso alla discussione è pressochè assurda, domande in carta bollata da far venire la nausea, controllo facoltativo, obbligatorio ecc con dati che l'Università dovrebbe già di per se poter reperire, come il numero di esami fatti, la data il voto ecc.).Questi sono solo alcuni punti che mi vengono in mente.

Infine mi permetto di contestare anche la soluzione che ha suggerito per aggirare il problema della tesi: chiediamoci, che utilità ha la tesi per lo studente?cosa impara lo studente grazie al sistema della tesi?Rispondo sulla base della mia esperienza personale: fare la tesi ha contribuito semplicemente a rendermi capace di districarmi nei meandri delle biblioteche, degli archivi, insomma, mi ha insegnato l'arte dell' attività di spulcio e di ricerca.Il mio argomento di tesi sarà superato dalle riforme successive, pertanto ai fini didattici è quasi nullo l'apporto che in futuro mi darà.
Il sistema che lei propone, dell'elaborato scelto sulla materia, potrebbe essere il sistema per svolgere un esame, piuttosto che la tesi di laurea.Si eviterebbero così problemi "logistici"(che io definierei di educazione) come aspettare 8 ore in un'aula il professore che torna in aula con la tensione addosso, o meglio ancora che l'esame preveda di per se le discriminazioni che comporta un esame orale(ma anche qui basterebbe preparare una brocca con le domande dentro da sorteggiare, senza lasciarle alla discrezione dell'assistente o del prof la scelta di quale domanda.)
La tesi di laurea, senza attività di ricerca, andrebbe a mio avviso del tutto eliminata.

Quanto agli studenti che ricorrono a questi mezzucci per facilitarsi la conclusione del persorso di studio, se da un lato posso comprenderli perchè esasperati dalle lungagini del percorso didattico(ancora oggi mi sto chiedendo che diavolo ho perso a fare il tempo con esami come Storia del diritto romano, istituzioni del diritto romano, storia del diritto italiano, filosofia del diritto, scienze delle finanze per dirne alcuni di OBBLIGATORI), da un lato la loro "condanna" è in re ipsa: quando dovranno effettuare l'attività di ricerca, in uno studio o da qualunque altra parte, saranno dei novelli rispetto ad uno studente che ha già compreso alcuni meccanismi.


05/03/2011 14:09
 
Quota

Re: Re:
Mojo Pin, 05/03/2011 14.01:



va bè professore, e come se la prende facilmente. La vedo sempre particolarmente offeso del modo con cui gli studenti tentano le scappatoie. E posso capirlo. Ma quanto Vorrei che ci mettesse la stessa enfasi quando si parla di uguali meccanismi in sistemi "diversi": eppure ricordo una sua difesa accanita sul sistema di lucro sui testi del professore villone( se non è cosi me ne scuso), ma mai ho letto su questo forum un intervento teso a solidarizzare con gli studenti sulle lacune della didattica, sulla proliferazione assurda di cattedre dalla più insulsa inutilità ai fini della propria formazione ecc., dei professori che non si sa che fine fanno all'orario di ricevimento, o che sfruttano i ricercatori per l'attività di insegnamento, per non parlare della estrema burocrazia che regge l'apparato amministrativo delle facoltà(ricordo che la documentazione per essere ammesso alla discussione è pressochè assurda, domande in carta bollata da far venire la nausea, controllo facoltativo, obbligatorio ecc con dati che l'Università dovrebbe già di per se poter reperire, come il numero di esami fatti, la data il voto ecc.).Questi sono solo alcuni punti che mi vengono in mente.

Infine mi permetto di contestare anche la soluzione che ha suggerito per aggirare il problema della tesi: chiediamoci, che utilità ha la tesi per lo studente?cosa impara lo studente grazie al sistema della tesi?Rispondo sulla base della mia esperienza personale: fare la tesi ha contribuito semplicemente a rendermi capace di districarmi nei meandri delle biblioteche, degli archivi, insomma, mi ha insegnato l'arte dell' attività di spulcio e di ricerca.Il mio argomento di tesi sarà superato dalle riforme successive, pertanto ai fini didattici è quasi nullo l'apporto che in futuro mi darà.
Il sistema che lei propone, dell'elaborato scelto sulla materia, potrebbe essere il sistema per svolgere un esame, piuttosto che la tesi di laurea.Si eviterebbero così problemi "logistici"(che io definierei di educazione) come aspettare 8 ore in un'aula il professore che torna in aula con la tensione addosso, o meglio ancora che l'esame preveda di per se le discriminazioni che comporta un esame orale(ma anche qui basterebbe preparare una brocca con le domande dentro da sorteggiare, senza lasciarle alla discrezione dell'assistente o del prof la scelta di quale domanda.)
La tesi di laurea, senza attività di ricerca, andrebbe a mio avviso del tutto eliminata.

Quanto agli studenti che ricorrono a questi mezzucci per facilitarsi la conclusione del persorso di studio, se da un lato posso comprenderli perchè esasperati dalle lungagini del percorso didattico(ancora oggi mi sto chiedendo che diavolo ho perso a fare il tempo con esami come Storia del diritto romano, istituzioni del diritto romano, storia del diritto italiano, filosofia del diritto, scienze delle finanze per dirne alcuni di OBBLIGATORI), da un lato la loro "condanna" è in re ipsa: quando dovranno effettuare l'attività di ricerca, in uno studio o da qualunque altra parte, saranno dei novelli rispetto ad uno studente che ha già compreso alcuni meccanismi.






Ritiro le scuse. topic villone

Email Scheda Utente
Post: 19.389
Post: 18.168
Utente Gold
moderatore
OFFLINE
05/03/2011 14:38
 
Quota

Re:
(pollastro), 05/03/2011 12.38:

dal professor Prisco

Caro Nandito, la tua è un'argomentazione da avvocato penalista (complimenti, senza ironia). Tu in sostanza dici, come quell' autore di tesi del servizio video, "Io scrivo a pagamento un testo, poi che ne so che cosa ci fa quello che me l'ha ordinato"? Vabbé, in dubio pro reo e forse in un processo penale quello sarebbe assolto (dico forse; perché chi vende pistole mica può pensare che è come vendere fiori e biglietti di auguri di compleanno...la mammoletta un'idea di come si usa quello che vende ce l'avrà, no? E poi chi ordina testi solo per il piacere di farsi scrivere, che ne so, un papiello su "La responsabilità per danno da vacanza rovinata"?). E' chiaro comunque che questo andazzo è come comprarsi un esame: mortifica me, come professore perbene e gli studenti onesti (per fortuna ce ne sono) e fa venire per un momento ad entrambe le categorie la voglia di mandare tutti a quel paese. Io ad esempio potrei andare in pensione; resisto perché il lavoro mi piace e mi fa anche piacere conoscere ragazze e ragazzi perbene, ai quali credo ancora di potere trasmettere qualcosa. Ho tuttavia chiesto formalmente al preside di nominare una commissione per vedere che cosa si potrebbe fare. Se si potesse abolire la tesi obbligatoria, personalmente propongo di sostituirla - come prova finale di laurea - con un compito scritto in aula, con una traccia sorteggiata al momento, scelta sulla materia indicata da ogni laureanda o laureando come da lei/ lui preferita




E negare in questo modo anche il piacere a chi, quella tesi, la vede FINALMENTE come un lavoro proprio e non un semplice imparare mnemonicamente nozioni che FORSE ti serviranno durante gli anni avvenire?
No, non sono d'accordo.
Chi forma qualcosa di proprio con la tesi è seguito da un tutor (che si presume essere) esperto, e che ti indica i passi base per la stesura di un testo giuridico( quale è la tesi).Per chi muove l'obiezione che tale lavoro è possibile farlo anche fuori le sedi universitarie, vorrei ricordare che, "fuori dalle sedi universitarie" tale opportunità graverebbe sulle spalle dello studente che si ritroverà a dover pagare quel tutor del quale si "sfruttano" le conoscenze e che invece avrebbe dovuto seguirlo (gratis) durante il percorso universitario(è un diritto al quale accede col pagamento delle tasse). La tesi io la vivo come un percorso creativo e di crescita personale e pertanto è ineliminabile.
A mio avviso bisognerebbe percorrere altre vie per giungere ad una soluzione del problema. Ad esempio eliminare questa "presunzione di innocenza" obbligando chi scrive a sapere a quale scopo è diretto lo scritto, e a chi commissiona a fornire indicazioni sull'uso che dello scritto si farà.

Non mi piace il "tutti devono pagare per lo sbaglio di qualcuno".
Insomma, non puoi migliorare il sistema ELIMINANDO il sistema.


Email Scheda Utente
Post: 3.745
Post: 3.265
Utente Master
OFFLINE
05/03/2011 15:16
 
Quota


Quoto tutto quanto detto da Mojo Pin, sono d'accordissimo con lui.

Personalmente aggiungo che per me la tesi di laurea è una cosa inutile.
Il voto di laurea dovrebbe essere determinato solo in base alla media-voto.

Essere in balia dell'umore e delle teorie dei vari prof. ed assistenti per l'assegnazione di un punteggio più o meno alto alla tesi di laurea, la trovo una cosa degradante per un futuro dottore.

E ciò è tanto più vero, quanta meno fortuna si hanno nello scegliere relatore e co-relatore, visto che è noto che non tutti facciano al meglio il loro dovere.

Con ciò non dico che dovrebbe essere abolita la discussione della tesi, ma soltanto che sarebbe più giusto aggiungere un punteggio "standard" alle varie tesi e lasciare la più ampia autonomia allo studente nella scelta e nella preparazione di una discussione che sia il culmine dei suoi studi e la dimostrazione delle sue capacità dialettiche e del suo grado di preparazione.

Premesso ciò, non ci vedo nulla di male in chi vende le tesi per soldi. Nella mia carriera universitaria ho conosciuto sia ragazzi estremamente capaci che con questo sistema si sono finanziati gli studi, sia altri che dopo laureati, dovendo partire da ZERO ed avendo bisogno di soldi nell'attesa di costruirsi qualcosa di importante, hanno iniziato ad offrire collaborazioni nella stesura delle tesi.

Nulla di male in quel che fanno.
Troppo facile attaccarli e parlare a "pancia piena".

Dovrebbero essere piuttosto coloro che acquistano la tesi a domandarsi cosa cavolo hanno studiato in 5 o più anni, se non sono nemmeno in grado di scrivere un elaborato giuridico alla fine della propria carriera universitaria...


Email Scheda Utente
Post: 280
Post: 280
Utente Junior
OFFLINE
05/03/2011 15:45
 
Quota

Dal professor Prisco, che mi prega di postare

Rispondo. Colgo l'occasione per tornare innanzitutto sulla questione sollevata a suo tempo a proposito del testo del professor Villone, in cui io difesi il suo buon diritto di farsi pagare gli aggiornamenti del libro dispensati via e-mail. Su questo confermo la mia posizione di allora. Sul merito del testo stesso (che allora difesi in linea astratta, cioè non conoscendolo, giacché appunto distribuito solo ai richiedenti, a domicilio, per posta e con nome impresso sulla singola copia), devo dire - avendolo poi visto - che personalmente non indicherei a studenti del primo anno un manuale su una materia di base così evidentemente "soggettivo", ma questo è il mio pensiero personale. E' vero che anche il mio "Laicità" è personale (lo sono in realtà tutti i libri), ma non è un manuale per un esame di base. Per esami fondamentali (dal primo al quinto anno, ma soprattutto se destinati a matricole) preferisco i manuali di tipo "classico", come - sbagliando - pensavo all'epoca che fosse quello del professor Villone. Per questa parte, dunque, devo dunque dire di avere cambiato opinione e scusarmi io con tutti voi.
Quanto al resto, se preparare la tesi è servito a imparare come si cercano e si mettono in ordine libri, argomenti, archivi, direi che ha raggunto lo scopo. La tesi - e gli esami - servono appunto ad imparare un metodo di studio e di presentazione delle idee, non nozioni: queste ultime (salvo quelle molto basilari e nemmeno pure, se è vero che oggi si dubita addirittura su che cosa sia la famiglia, quando nasca e quando finisca la vita, ecc...) cambieranno, il metodo ben padroneggiato - a mio parere appunto quello "laico", cioè razionale - servirà sempre. Tanto è vero che anche qui qualcuno si ribella all'idea di eliminare del tutto la tesi: evidentemente, molti pensano che farla serva e che sia bello scriverla più di quanto altri vogliano ammettere. Leggete però bene, per piacere: la mia proposta è di eliminare la tesi in quanto obbligatoria, sostituendola con un compito in aula. Chi volesse potrebbe cioè continuare a farla. Se però c'è chi non avverte il fascino (per me da studente fu proprio così, chiamami pure fesso) di potere essere finalmente creativo dopo tanti anni passati a ripetere a pappardella (è sbagliato, ma con molti docenti è così, lo so), amen: non lo si convincerà. Per chi vuole, però, la tesi dovrebbe restare; in quel caso sarebbe come un matrimonio d'amore, non come un'unione di convenienza, qualcosa da fare con voglia e non per forza.
Quanto al mio rizelarmi, è vero, lo ammetto: se ricevo scorrettezze deliberate (che cerco invece di non fare a mia volta; altra cosa sono gli errori in buona fede, che commettiamo tutti, in quanto esseri umani imperfetti) resto amareggiato. Al limite preferirei che una/un tesista mi dicessero esplicitamente di aver copiato, invece che provare a farmi fesso. Parlando per paradosso, meglio essere complice che vittima. Preciso solo una cosa: ho approntato un file su come scrivere una tesi di laurea (una sua prima versione, più ridotta, è stata pubblicata anche su questo sito e dopo l'ho perfezionata e allungata), con precisazioni anche minuziose e pignole su ogni fase e passo. Ebbene: nonostante che lo distribuisca a tutti i tesisti, raccomandando di leggerlo, quando mi consegnano il loro lavoro mi accorgo spesso che nemmeno questo hanno fatto! Credo di avere detto tutto...
Infine, circa la sciatteria dei professori, le lacune della didattica, le disorganizzazioni e gli abusi... Denunciate con nomi e circostanze, chiedete ad esempio l'istituzione di uno sportello reclami a cui far pervenire anche in forma anonima segnalazioni (ovviamente i rimedi e le sanzioni andrebbero adottati solo dopo verifica). Vi appoggerò in prima persona. Ho sempre amato (e insegnato a) mantenere la schiena diritta...
Email Scheda Utente
Post: 3.359
Post: 3.355
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
05/03/2011 16:25
 
Quota

Egr. prof. Prisco,
condivido gran parte delle cose dette, benché non ritenga vergognoso l'attività di scrivere la tesi per altri.
Purtroppo non ci sono molti professori interessati a seguire le tesi e soprattutto a fare didattica. Le chiede nomi e cognomi a degli studenti, ma non sarebbe forse il caso che persone perbene come lei inizino dall'interno a denunciare cose che sanno? Non vorrei che lei non si sia mai accorto di come i suoi colleghi rubano lo stipendio. Ho troppa stima nella sua persona per pensare che non si è mai accorto dell'assenza totale di alcuni titolari di cattedra. Potrei farle il nome di alcuni suoi colleghi della cattedra di Filosofia del diritto, ma in questa bella Italia non vorrei trovarmi ad avere in commissione esaminatrice di un futuro concorso un simpatico esponente della nullafacenza federiciana. Non oso immaginare con quanto vigore uno studente, io non lo sono più, possa denunciare un professore ad un professore. Davvero potrebbe fidarsi lo studente di questo sistema che è già sotto gli occhi di tutti i professori?
Ben poche sono le persone che ho visto tenere lezioni ed essere presenti in dipartimento. Devo dire che il professor Amirante era un grande esempio di dedizione all'insegnamento e gli sono grato per tutti quei suoi libri che, benché opinabilissimi, mi davano il senso di essere finalmente all'università. Dopo poco mi sono reso conto che era una rarità.
Ora doverle elencare i nomi di chi ha una nomea negativa credo sarebbe un po' come pretendere di spiegarle come si comparino due ordinamenti.
Inoltre voglio sottolinearle che la nomea negativa non si lega al sadismo a volte gratuito dei suoi colleghi, ma alla totale incapacità umana e professionale di fare il proprio dovere. La saluto con simpatia.
Come sempre mi firmo
Raffaele Minieri
Email Scheda Utente
Post: 1.152
Post: 1.152
Utente Veteran
OFFLINE
05/03/2011 19:45
 
Quota

Quoto giusperito . Il problema del professor Prisco è che vorrebbe essere un riformista, ma in realtà è un conservatore, magari illuminato, ma pur sempre un conservatore. Mi ricorda per usare un riferimento comparativo, l'ex presidente iraniano Khatami che diceva di essere riformista, voleva fare tante cose belle, ma alla fine non fece niente bloccato dal regime conservatore contro il quale non volle mai schierarsi davvero.
Ecco professore, lei chiede giustamente che gli studenti si impegnino di più per trasformare l'università in qualcosa di diverso da una esamificio. L'incapacità di assumere una vera iniziativa politica ricade e ricadrà su di noi. Ma gli studenti passano, i professori restano e sono la classe dirigente all'università.
Nei paesi civili professore le classi dirigenti cercano di risolvere i problemi, di dare una visione, altrimenti non sono classi dirigenti e non hanno ragione di esistere. Mi rendo conto che siamo in Italia, dove tutti denunciano sempre le magagne degli altri con profonda indignazione, ma se anche lei professore, che è una persona di grande valore, si schiera, sulle questioni di fondo, sempre con gli ayatollah che questa situazione hanno creato, quando ne usciremo?
Onestamente professore o lei propone delle iniziative serie per migliorare la situazione, sulle quali non ho dubbio che gli studenti convergebbero, oppure il suo atteggiamento in stile "legge ed ordine" sulle tesi e i suoi messaggi al forum per costuire dibattiti artificiali mi sembrano una offesa alla intelligenza degli studenti, che non meritano.
[Modificato da trixam 05/03/2011 19:47]
05/03/2011 20:00
 
Quota

Re:
trixam, 05/03/2011 19.45:

Quoto giusperito . Il problema del professor Prisco è che vorrebbe essere un riformista, ma in realtà è un conservatore, magari illuminato, ma pur sempre un conservatore. Mi ricorda per usare un riferimento comparativo, l'ex presidente iraniano Khatami che diceva di essere riformista, voleva fare tante cose belle, ma alla fine non fece niente bloccato dal regime conservatore contro il quale non volle mai schierarsi davvero.
Ecco professore, lei chiede giustamente che gli studenti si impegnino di più per trasformare l'università in qualcosa di diverso da una esamificio. L'incapacità di assumere una vera iniziativa politica ricade e ricadrà su di noi. Ma gli studenti passano, i professori restano e sono la classe dirigente all'università.
Nei paesi civili professore le classi dirigenti cercano di risolvere i problemi, di dare una visione, altrimenti non sono classi dirigenti e non hanno ragione di esistere. Mi rendo conto che siamo in Italia, dove tutti denunciano sempre le magagne degli altri con profonda indignazione, ma se anche lei professore, che è una persona di grande valore, si schiera, sulle questioni di fondo, sempre con gli ayatollah che questa situazione hanno creato, quando ne usciremo?
Onestamente professore o lei propone delle iniziative serie per migliorare la situazione, sulle quali non ho dubbio che gli studenti convergebbero, oppure il suo atteggiamento in stile "legge ed ordine" sulle tesi e i suoi messaggi al forum per costuire dibattiti artificiali mi sembrano una offesa alla intelligenza degli studenti, che non meritano.




condivido!!
Email Scheda Utente
Post: 282
Post: 282
Utente Junior
OFFLINE
06/03/2011 10:49
 
Quota

dal professor Prisco, che mi prega di postare

Vi ringrazio della costante attenzione a quello che scrivo. Credo che dialogare sia essenziale e non mi pare che i nostri dibattiti (non solo provocati da me, ma anche da voi stessi) siano "artificiali". Trixam ha ragione, forse sono un conservatore (grazie dell'"illuminato"). Vorrei - almeno questa è l'intenzione - conservare però solo il meglio di una tradizione, che nel tempo ha fatto grande l'università italiana (non credete a chi ne parla così male, quelle straniere tanto magnificate sono spesso mediocri), ma anche introdurre innovazioni. Non so postare qui il link e ve ne chiedo scusa, ma cercate - su www.costutuzionalismo.it - una mia relazione sull'insegnamento del diritto, alla luce dell'esperienza comparata, tenuta in un apposito convegno alla Sapienza due o tre anni fa: in appendice riporta una mia lettera al preside De Giovanni, scritta quando lui fu eletto e lì sono contenute molte proposte. Pregherei chi è interessato di leggerle e poi, se volete, le discutiamo. Intanto, ho contribuito ad organizzare le giornate introduttive allo studio del diritto a settembre (utilissimo seguirle, ma molti di voi si informano solo su quanti crediti danno e cercano di ottenere la firma di presenza per poi scappare via subito), il cineforum, i seminari su diritto e letteratura (questi ultimi sono proprio "roba mia"). Ho chiesto anche che, come è normale all'estero, l'università resti aperta fino a tardi, compresi un bar interno e le biblioteche, nonché aule per riunioni. Sono però tempi economicamente grami e com'era prevedibile mi hanno riso in faccia: senza denari non si cantano messe e per tenere le sedi aperte fino alle undici o mezzanotte (a Londra, in Spagna, ecc., lo si fa, chi di voi che è stato in Erasmus lo può testimoniare) bisogna pagare custodi, consumi di luce, servizi di pulizia, ecc... Il mio, insomma, provo a farlo...Mi permetto solo un'osservazione, visto che (giustamente) voi mi criticate. Anche gli studenti dovrebbero capire che certe prassi sono poco dignitose. Farsi raccomandare agli esami, farsi scrivere la tesi, arrangiarsi (non nell'emergenza e una volta tanto, ma sempre) con le dispense, ecc... non serve davvero, per progredire individualmente. Può forse dare vantaggi apparenti e ingannevoli a breve, ma poi si paga sempre. So bene che l'intera società, le famiglie, le necessità pratiche, ecc..., spingono a certi atteggiamenti, ma se vi interrogate in coscienza e con onestà intellettuale credo che possiate concludere che, almeno su questo, non ho poi torto. E' giusto protestare per abusi sugli studenti, noncuranze, disorganizzazioni e via dicendo. Quando lo fate, dimostrate senso della giustizia, che è fondamentale coltivare per fare poi del buon diritto concreto, quando vi toccherà e vi prego di credere che battaglie coi miei colleghi (e contro le mie stesse manchevolezze personali) ne faccio quotidianamente, ma incominciate anche voi a non dare sempre la colpa di tutto quello che non va agli altri e al "sistema". Sono ormai un vecchio professore e vi prego di credermi: ho conosciuto in tutte le categorie gente perbene, ma anche no. Nemmeno gli studenti, dunque, sono per definizione tutte verginelle, a ciascuno il suo... [SM=x43642]
Email Scheda Utente
Post: 283
Post: 282
Utente Junior
OFFLINE
06/03/2011 10:54
 
Quota

Errata corrige nella trascrizione del messaggio del prof.
ops...chiedo scusa..."chi di voi è stato in Erasmus" (c'era un "che" di troppo)
06/03/2011 13:16
 
Quota

Appendice. ― Note per una riorganizzazione didattica della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II (estratto ― dicembre 2008)

Le note che seguono sono un documento di lavoro, che contiene osservazioni e proposte di riorganizzazione della facoltà nate dall’esperienza professionale e didattica del loro autore.
Esse devono intendersi come contributo ad uno sperabile, urgente dibattito in argomento, offerto al Preside in occasione della sua assunzione dell’ufficio e sono da lui liberamente divulgabili, se creda (o naturalmente archiviabili e cestinabili, se giudicate assurde).
Si pongono come aperte al contraddittorio e all’integrazione, non vogliono in alcun modo suonare come critica preconcetta allo stato di cose esistente e ai colleghi che con molta dedizione lavorano in facoltà, ma certo identificano profili del funzionamento della struttura che ad avviso del loro estensore sono problematici e perciò degni di una riflessione innovativa.

A) Il primo punto da mettere a fuoco è l’istituzione di un momento di iniziale “accoglienza” in facoltà delle matricole, a cura del preside e dei docenti. Questo beninteso già si fa con gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, nell’imminenza della maturità, però è evidente che così non si intercettano tutti gli effettivi iscritti successivi. Penso invece ad una “settimana dell’accoglienza”, propedeutica ai corsi specifici ed a frequenza obbligatoria (bisognerebbe perciò organizzare controlli, ad esempio prendere le firme di presenza sotto la vigilanza dei docenti, affinché non vi siano imbrogli), durante la quale illustrare il senso del passaggio dalla scuola all’università, anche con l’intervento di psicologi; segnalo al riguardo la disponibilità dell’équipe diretta dal collega Paolo Valerio presso il nuovo Policlinico, che ha già compiuto un’esperienza in termini nella facoltà di Agraria.
Nel corso di essa andrebbe richiamata l’attenzione sul fatto che quella dello studente universitario è una stagione della vita in cui si dovrebbe svolgere la costruzione responsabile e critica, via via sempre più autonoma ed adulta, della propria personalità, quindi proporsi obiettivi razionali, studiare non “a pappardella”, imparare a scegliere se del caso fra più opzioni di esami e di programmi, a seconda delle diverse esigenze, abituarsi a parlare in pubblico senza eccessiva timidezza, ecc… Nell’occasione si presenterebbero anche il servizio di counseling psicologico dell’università, le possibilità per lo studio a distanza (e-lerning), nonché i servizi per gli studenti portatori di disabilità.

B) Durante la medesima prima settimana introduttiva, o anche - se necessario - per un’ulteriore seconda settimana (questa fase potrebbe essere anticipata rispetto al calendario ufficiale e comunque dovrebbe poi trovare una divulgazione sintetica sul sito della facoltà), i docenti dovrebbero illustrare - a largo spettro e molto didascalicamente - i contenuti delle diverse aree disciplinari e impostare i primi problemi di nomenclatura, spiegare cioè all’ingrosso (la problematizzazione verrà dopo) i contenuti di concetti come diritto soggettivo, interesse legittimo, diritto sostanziale, processo, costituzione, legge, ecc…, di cui: i nostri studenti sono totalmente ignari [anche quelli che ritengono di sapere, per via del diritto (mal) studiato a scuola (in genere, anzi, questi sono i peggiori, proprio perché presumono di essere già informati)]. Si tratterebbe insomma dell’equivalente di un’introduzione - da leggere preventivamente - di una guida turistica per un viaggio che si intraprenda.
Non ho l’età per aver frequentato il corso propedeutico di Introduzione alle Scienze giuridiche, che mi dicono venisse impartito egualmente a frequenza obbligatoria e prevedesse un colloquio finale - senza voto, ma con direttive personalizzate di orientamento allo studente - riuscendo così molto utile. Ho però letto all’epoca le pagine iniziali del manuale di Diritto Privato Romano del Guarino, che fungevano da strumento surrogatorio di tale corso. Rilette oggi, mi sembrano in realtà molto difficili; servono piuttosto ad adulti (anche per la ricca bibliografia), non a ragazzi. L’esigenza tuttavia persiste analoga, anzi è oggi più intensa, perché i nostri studenti provengono da esperienze scolastiche che affluiscono all’università da mille rivoli e sono per lo più scadenti.

C) Qualche osservazione sulla nostra didattica. Sulla qualità di essa e sul modo in cui i colleghi la effettuano non mi permetto giudizi. Riferisco peraltro un’impressione che ricevo nei miei corsi. Se mi avviene di parlare della nozione di contratto, di sentenza, ecc… (e dando per scontato che gli studenti le ricordino: è ahimé frequente che, interrogati, mi rispondano che l’esame di diritto privato o quello di diritto costituzionale li hanno dati troppo tempo prima per averne un’idea fresca e ancora particolareggiata…), chiedo sempre quanti abbiano appunto visto realmente un contratto, una sentenza, un regolamento di condominio, una cambiale, ecc… La risposta è scontata e sconfortante e ai miei tempi l’avrei data anch’io: nessuno di loro ha “toccato fisicamente” animali del genere. A me solo un padre avvocato civilista toglieva, a domanda, certe curiosità.
Non intendo qui perorare in poche e apodittiche righe la causa di un mutamento della nostra plurisecolare dogmatica e della conseguente metodologia didattica. Spero di avere appreso dal mio corso di diritto pubblico comparato almeno un minimo della consapevolezza che cerco di instillare ai miei studenti, quando li invito a confrontare le diverse tradizioni di studio e di costruzione del diritto senza confonderne i presupposti storici e i contesti culturali, senza dunque facili innamoramenti intellettuali esterofili, né nascondendosi le difficoltà dei trapianti istituzionali, esposti ad ovvie crisi di rigetto (anche se per la verità faccio loro leggere Scott Turow, Harvard, facoltà di Legge, per mostrare appunto somiglianze - poche - e differenze - molte - nell’educazione di un giurista di common law e di civil law).
Questo però non c’entra nulla con la necessità di un maggiore pragmatismo e con l’esigenza di invitare gli studenti a chiedersi costantemente (ma dobbiamo al riguardo aiutarli): A che cosa serve in concreto quello che sto studiando? Com’è veramente articolato e strutturato un certo atto giuridico di cui mi si parla al corso?
Oltre ad una didattica che mi sforzo di accompagnare ad esemplificazioni pratiche (anche con documenti ufficiali e schemi di atti privati e pubblici, appunto, o portando con me Gazzette Ufficiali, il Bollettino della Regione Campania, ecc…; non sarei tenuto a farlo, ma se è necessario…) e di integrare sempre con l’analisi della giurisprudenza (a volte, su temi controversi, faccio sostenere per le istituzioni di diritto pubblico - il cui programma è sui diritti fondamentali, per specificarlo nei confronti di quello di diritto costituzionale - un simulacro di contraddittorio processuale, dividendo gli studenti in due squadre e invitando ogni gruppo a trovare argomenti pro o contro una certa tesi), è molto fruttuoso in proposito il rapporto che intrattengo via e-mail con gli studenti.

D) All’inizio del corso rendo infatti pubblico il mio indirizzo elettronico privato, pregando i presenti di usarlo peró solo per chiarimenti indispensabili, per i quali è proprio necessario contattarmi infungibilmente (non quindi, ad esempio, in sostituzione dei bidelli, per conoscere le date di esame). Dialogo poi con un paio di blog studenteschi. Una volta rodata, l’esperienza è positiva: praticamente, oggi nessuno più mi cerca per mere informazioni logistiche o di segreteria, gli studenti hanno smesso di usare lo stile dei messaggini per comunicare con me, imparano a scrivere e-mails col “Lei” (non sono sempre rose e fiori, in realtà, con i pronomi di cortesia, ma occorre pazienza: noi scontiamo spesso, come scrivevo prima, pessime scuole…) e nel merito mi fanno domande insidiose.

E) Andrebbe inoltre potenziato al massimo il segmento delle lezioni a distanza. Massimo Villone ad esempio lo ha fatto, mettendo inoltre in rete anche un suo manuale di diritto costituzionale molto innovativo, da leggere previa inserzione di password, che si ottiene versando il prezzo all’editore/gestore del sito. Mi sono fatto illustrare la cosa e dalla prossima volta proverò a far videoregistrare le lezioni di diritto pubblico comparato, che quindi ognuno potrà vedere e ascoltare anche dal computer di casa, a qualunque ora.

F) Una nota dolentissima è quella della tesi. Gli studenti oggi: a) non fanno per lo più da noi prove scritte intercorso, quindi non imparano durante i corsi stessi a redigere una relazione, una scheda di un testo, un banale riassunto chiaro, un test a risposta guidata, una ricerca dottrinale e giurisprudenziale; b) scrivono perciò solo - alla fine degli studi - appunto la tesi); c) in genere, la maggior parte di loro a questo punto la copia o la compra (nel corso di istituzioni di diritto pubblico, calendarizzato al IV anno, assegno ai frequentatori ricerche individuali o di gruppo, da presentare alla fine con relazione scritta; è incredibile, a questo livello dei loro studi, come all’inizio la cosa li trovi in realtà molto spaesati). Le tesi originali - salvo poche e per fortuna esistenti eccezioni - si riconoscono paradossalmente non per una (del resto sospettabile, perché incongrua) eccellenza, ma - al contrario - perché sgrammaticate e/o internamente contraddittorie e/o ingenue. Come sappiamo, esistono fiorenti agenzie o artigiani della tesi in grado di riciclare materiali in pochissimo tempo; personalmente, poi, m’imbatto ormai in manifestini pubblicitarî che nemmeno si nascondono più dietro l’ipocrisia delle “ricerche bibliografiche”, ma promettono direttamente la “redazione della tesi” e, come noto, vi sono siti Internet che con pochi euro le fanno scaricare.
Controllare la genuinità di quanto leggiamo, per la moltiplicazione esponenziale delle fonti, è praticamente impossibile, di fronte ad uno studente furbo.
(…) Mi chiedo se ci si renda sufficientemente conto che allo stato alimentiamo - nemmeno troppo inconsapevolmente, ammettiamolo - anche un mercato clandestino e illegale di falsi, cioè appunto di tesi non originali, come se fossero CD musicali taroccati, che prendiamo per buoni.
Di fronte a tale fenomeno e alle sue dimensioni, la mia proposta radicale è di mantenere la tesi classica solo per pochi studenti eccellenti che la scelgano, così preparandosi un percorso post-laurea elitario e di farla seguire da una commissione interdisciplinare di tre relatori, pubblicandone poi i risultati sulla rivista elettronica alla quale accenno in seguito.
Per gli altri - ma a questo punto sempre con gli attuali pochi punti di “guadagno” delle discussioni “a modello differenziato”- si manterrebbe un mero elaborato compilativo, del quale si è tutti consapevoli che è un semplice riassunto da uno, due, tre (quando va bene) libri e/o articoli. Strada innovativa sarebbe infine quella di introdurre in via sperimentale la discussione interdisciplinare di un caso giurisprudenziale, assegnato quindici giorni prima della seduta di laurea tra quelli più recenti (questo impedirebbe o ridurrebbe il rischio di “copie” e “riciclaggi”).

G) Per evitare di sorprendere gli studenti, una tale ultima “riforma” dovrebbe iniziare in realtà dagli esami di profitto: alla fine di ogni anno, chi crede potrebbe appunto sottoporsi, su base volontaria, alla discussione di un caso interdisciplinare, davanti ad una commissione composta dai colleghi che hanno tenuto i corsi dell’anno stesso. Essa dovrebbe assegnare il compito adeguandolo ovviamente ai diversi livelli di maturazione e valutarlo rispetto a tale parametro e alla difficoltà della questione.
È chiaro che questa modalità di esame e di tesi, a regime, sarebbe funzionale all’individuazione di (pochi, nell’ipotesi che immagino si realizzerebbe) percorsi studenteschi di eccellenza.

H) Per tutti gli studenti dovremmo comunque incentivare l’obiettivo che essi diano gli esami di profitto al più nella sessione di esami successiva a quella in cui hanno seguito il corso (o avrebbero potuto farlo).
Occorre infatti sradicare decisamente - sia detto tra parentesi - il fenomeno degli studenti fuori corso pressoché “a vita”, o comunque “lungodegenti”. Ci si potrebbe proporre al riguardo di individuare un percorso-tipo, pari agli anni di frequenza statutariamente previsti + n (due o tre, al più). Chi lo sforasse potrebbe vedersi penalizzato nel voto finale di laurea o nell’inasprimento delle tasse, a meno di non provare lui che impedimenti legittimi (personali o familiari) gli hanno impedito di tenere il passo. Per gli studenti lavoratori, o comunque per chi sceglie deliberatamente un percorso più rilassato, anche in conseguenza di eventi successivi all’iscrizione, dovrebbero comunque essere previsti corsi di recupero - magari nella fascia oraria più tarda della giornata - e una disciplina particolare di interventi di sostegno, oggetto di una sorta di contratto caso per caso, ma in base a ipotesi predeterminate, tra l’interessato e l’istituzione
Tornando al filo principale del discorso, avrei un’idea per favorire frequenza ed esami. Nulla in realtà di rivoluzionario; ricordo ad esempio che, già quando ero studente, quelli più bravi tra noi davano appunto nella prima sessione utile - quasi paradigmaticamente quella “romanistica” - un esame “importante” ed istituzionale e due “complementari” collegati.
Proporrei dunque “pacchetti” di esami, da sostenere in una sessione romanistica; una privatistica; una pubblicistica…ecc. In ciascuna di esse gli studenti darebbero tre o quattro esami tra loro collegati (coordinando i programmi tra i colleghi, che non dovrebbero rendere lo sforzo impossibile) e avrebbero un numero corrispondente o - se si vuol “spingere” la cosa - più che corrispondente di voti e crediti (insomma, avrebbero un bonus). Studiando bene accorpamenti di materie e programmi ed incentivi, si potrebbe provare. Per gli studenti, il guadagno sarebbe quello tipico di ogni full immersion - studiare più profili collegati che si sfaccettano in esami contigui implica uno sforzo che produce però alla fine maggiore chiarezza e un valore aggiunto rispetto alla pura somma delle singole unità didattiche - da sottolineare e premiare perciò con un guadagno più che proporzionale in crediti, rispetto a chi desse i singoli esami “spacchettati” e cioè uti singuli. Si avrebbe in sostanza, per gli studenti che scelgono il pacchetto, una somma di unità didattiche diverse, ma culturalmente omogenee, che recherebbe in se stessa un surplus. Vi sarebbe forse un po’ più di fatica, per loro, ma guadagnerebbero in ordine mentale e, ad ogni “colpo”, in numero di esami superati (tre/ quattro alla volta!). Alla fine risparmierebbero tempo. Ribadisco che occorrerebbe, alla riuscita del progetto, l’essenziale adesione non formale ad esso da parte dei colleghi, spirito di cooperazione tra loro, duttilità nel comporre il “treno” degli esami con “vagoni di programmi” omogenei: i ragazzi e le ragazze non possono certo stramazzare sotto troppi libri!.
I) Negli Stati Uniti, com’è noto, riviste di facoltà giuridiche prestigiose sono curate dai migliori studenti, che hanno al riguardo loro comitati di redazione. La competizione per divenirne (sulla base dei curricula) redattori o addirittura capi della redazione è elevata e non è raro che l’élite tecnica e politica del Paese sortisca da simili esperienze giovanili. Gli studi legali più prestigiosi o agenzie governative e imprese o ancora strutture no profit “pescano” infatti da tali riviste.
Potremmo pensare ad una rivista analoga diffusa attraverso Internet, il che fa risparmiare costi (anche se non li azzera del tutto, ma si potrebbe farsi sponsorizzare in questo da case editrici o librerie giuridiche, i cui testi noi adottiamo: in fin dei conti, ci devono qualcosa!) e amplia moltissimo la circolazione, così identificando e premiando i nostri migliori studenti in età di tesi o di dottorato, guidati da un comitato di docenti, ed offrendo loro una vetrina.

L) Un potente fattore di identificazione e di promozione dell’immagine della facoltà sarebbe la creazione di un’associazione di ex allievi, con una sede, riunioni periodiche, un bollettino telematico costantemente aggiornato.

M) Sono consapevole del rapporto di non perfetta identificazione e sovrapposizione tra facoltà e Scuola delle Professioni Legali, che peraltro non è oggi tale, nei fatti, davanti all’opinione pubblica cittadina.
Per quanto sta peraltro alla facoltà proporre, suggerirei che la didattica della seconda sia ancora meno tradizionale e teorica rispetto a quella impartita dalla facoltà stessa (e che, come ho scritto sopra, andrebbe essa stessa superata, quanto ad eccessi di dogmatismo), collocandovi molte più esercitazioni pratiche in aula e in tribunale, stages, ma anche corsi innovativi, del tipo Diritto e Letteratura (diffusissimo in U.S.A.: gli studenti sono perlopiù poco colti e scrivono male; per scrivere meglio ed essere più critici dovrebbero in primo luogo leggere di più), o Retorica e Processi argomentativi (formiamo magistrati e avvocati senza metterli a confronto con le grandi tradizioni oratorie e argomentative, il che mi sembra una sciocchezza), o Analisi delle procedure di bilancio (dobbiamo formare anche amministratori pubblici e privati migliori? Allora è necessario farlo. Nei concorsi a pubblico impiego, anche con una base di competenze giuridiche, è ormai peraltro diffusa la prova, scritta o solo orale, di scienza dell’amministrazione, o di gestione del personale). (…).
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:14. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com