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Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2013 23:53
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12/05/2013 23:24
 
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Questo Convegno centra, a mio avviso, il problema dei problemi. Avere una Costituzione come la nostra fu, nel 1948, una piattaforma su cui costruire un nuovo modo di stare insieme. La Costituzione inventò per noi la democrazia di diritto. Nessuno storico serio potrebbe affermare che prima del fascismo in Italia ci fosse democrazia. Anzi, paradossalmente, fu proprio il fascismo ad appellarsi al popolo, a dare al popolo (dopo la prima esperienza della Grande Guerra) le prime forme di partecipazione collettiva alla vita politica.
La Costituzione creò, a mio avviso, i diritti. Ma, sinceramente, non ho mai visto in essa il coraggio di un vero mutamento di regime rispetto al periodo prefascista. Non fu creato un vero premierato, o un cancellierato. Nè tanto meno si pensò ad una forma di presidenzialismo. Ancora oggi, a farci caso, il nostro Presidente della Repubblica, quando si "allarga", come ha fatto Napolitano (ma anche Scalfaro), somiglia un po' ai vecchi monarchi. Lessi, su un libro scritto da Cossiga, di una sua polemica contro il metodo Scalfaro (è noto che per anni i due presidenti neppure si salutavano...). Cossiga (verso le cui picconate Scalfaro era stato severissimo) accusava Scalfaro (per come aveva gestito non solo il governo Dini, ma anche per l'eutanasia della legislatura del 1992/94) di aver esercitato il suo potere come la monarchia orleanista. Era vero? La storia potrebbe portare a sostenere la validità del paragone. Peccato: Cossiga non ha visto l'ultimo Napolitano. Mi sarebbe davvero piaciuto sentire i suoi giudizi. Il problema è se possiamo permetterci un semipresidenzialismo di fatto. Se non sia, alla fine della fiera, (anche se utile per superare i problemi di crisi delle istituzioni come negli ultimi anni...), decisamente non democratico questa sorta di semipresidenzialismo "elastico". Non sarà contro la Costituzione. Ma forse va oltre la Costituzione. Anche il rispetto "formale" del metodo democratico che ha portato all'elezione del Napolitano II (cui, per pietà di patria, ho decisamente aderito) non ha un sapore forse amaro per la democrazia, piegata da una sorta di stato di necessità? In che termini giudicare il discorso di Napolitano al Parlamento riunito? Non possiamo considerarlo, in definitiva, come un diktat? Se volessimo utilizzare categorie civilistiche potremmo arrivare a dire che le forze politiche agiscono come sotto l''effetto di una sorta di vis compulsiva. Ma le forze politiche fanno la storia. E la storia non si può annullare.
Da quando sono nato ho sempre sentito parlare di riforme costituzionali. Evidentemente se c'è questa esigenza, qualcosa, nella "Costituzione più bella del mondo", di non buono c'è. Pur non amando il sistema francese, credo che oggi sia l'unica soluzione possibile per l'Italia. Innanzitutto perchè esso si coniuga con un sistema elettorale a doppio turno. Oggi che sembra finito il bipolarismo potrebbe essere una soluzione che consenta di governare. Ma sulla possibilità che ci si riesca sono poco ottimista. L'Italia è un paese che difficilmente si pacificherà. E le difficoltà economiche (che credo irrecuperabili senza uno shock, di non so che tipo, anche se mi viene da fare, contemporaneamente, gesti apotropaici... e tuttavia la logica e la storia mi portano a pensarla in maniera diversa...) renderanno tutto più difficile.
E qui veniamo al secondo problema. Che poi è il primo. Se ci siamo vincolati ad un sistema, come quello europeo, che ci impone vincoli gravosi per rispettare i quali saremo costretti a forme di tassazione sempre più forti, se non potremo più praticare politiche espansionistiche, se non potremo far più leva sulle politiche monetarie, dove finisce la nostra libertà? Il vincolo del pareggio di bilancio, paradossalmente, scardina, a mio avviso, l'intero impianto costituzionale: il suo impianto propulsivo e programmatico permanente (a prescindere delle maggioranze politiche). Su questo non sto esprimendo un giudizio su quei contenuti programmatici. Dico solo che risulteranno completamente svuotati della loro forza propulsiva. Evidentemente questi problemi che oggi ci assillano sempre di più, pongono che il tutto vada discusso nell'ambito dell'ampia ridiscussione dell'Unione europea che da sogno si sta trasformando in un incubo. Ho risentito giorni fa alcune parole profetiche di Craxi di tantissimi anni fa. Si trovano su youtube: www.youtube.com/watch?v=lW-HKXaEfl8
Sono da brividi!
Evidentemente il tentativo di riformare la Repubblica attraverso le sole riforme elettorali ha mostrato tutti i suoi limiti. E' bastata la fine (temporanea?) del bipolarismo per portare alla crisi che stiamo vivendo e all'allargamento dei poteri presidenziali. E la crisi non è solo dovuta ai nostri problemi "domestici", come già accennato.
Quindi questa Costutuzione del tutto bella, per me, non è. Non è bella perchè quasi tace sul fisco, ad esempio. Perchè sarò banale, ma non si può stare a sottolineare solo le "altezze" in termini di diritti, ma senza fare cenni ad un problema fondamentale della vita di tutti noi: le tasse. E' possibile che siamo garantiti solo dalla progressività? Forse la responsabilità degli amministratori non si commisura anche secondo criteri di valutazione e di giudizio incentrati su principi di commutatività? E' mai possibile, poi, che il nostro fisco abbia caratteristiche borboniche? Perchè non ci sono reali garanzie verso il fisco? Perchè è tutto lasciato ad una legge ordinaria solo programmatica e poco rispettata? Taccio sul grave problema dell'evasione fiscale. Perchè se lo Stato non riesce a combatterla è solo per sua incapacità. Non solo perchè non riesce a colpirla. Ma anche perchè non crea un sistema fiscale efficiente.
E mi piace recuperare anche un argomento di cui ebbi già modo di parlare. L'art. 41 comma terzo della Costituzione va abrogato. Quando lo propose Tremonti fu solo dileggiato. Credo che la sua abrogazione, invece, trascinerebbe con sè tutta una serie di leggi che comprimono la libertà economica. L'art. 41 terzo comma è da vero socialismo reale (ma anche corporativo-fascista). Per tutelare tutti noi basta il solo secondo comma.
Il mio auspicio è che si crei un sistema efficiente ed efficace. Ma, ripeto, non ho più fiducia. Sono giovane, ancora, ma non più giovanissimo. E dei giovanissimi non ho più, di certo, la capacità di illudermi. Il Paese ha perso. Non è più giovane. Invecchia. Non crea più famiglia (ultimo baluardo di questi decenni). Non so se la mia generazione avrà pensioni dignitose. Molti di noi non avranno figli sui quali trovare appoggio perchè il sistema precario è contro la famiglia. Le pensioni da fame non ci consentiranno "badanti". Nè possiamo illuderci (come diceva la sinistra qualche anno fa) che il calo demografico sarà compensato dagli immigrati. Si immigra in paesi ricchi. Basta vedere cosa accade già ora in Grecia dove gli immigrati vanno via non solo per l'odio di alba dorata, ma anche perchè non ci sono più soldi.
La generazione dei nostri genitori ha avuto tutto. A noi sono rimaste le briciole. Credo che la democrazia stia attraversando la sua crisi più grave. E forse, fra qualche anno, non sarà il nostro problema principale. Spero proprio di essere clamorosamente smentito dai fatti.






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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