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Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2013 23:53
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10/05/2013 12:23
 
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<b> Le foto dell'incontro a pagina 2!!!
Evento organizzato da GIURISTI FEDERICIANI.

Il giorno 14 maggio alle ore 16.00 presso l'aula De Sanctis si terrà l'incontro:
Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?
Intervengono:
avv. De Falco, prof. Guzzetta, dott. Minieri (giusperito), prof. Prisco, prof. Villone.
Moderatore: dott. Crimaldi (Il Mattino)

LA PARTECIPAZIONE ALL'EVENTO PERMETTERA' DI CONSEGUIRE UN CFU.
[Modificato da Niña de Luna 24/05/2013 21:48]
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10/05/2013 12:24
 
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In questo topic possiamo iniziare a confrontarci sull'argomento.
Questa è la presentazione:

Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?


Il titolo dell'incontro è volutamente provocatorio ed ha come finalità l'analisi del rispetto dell'assetto dei poteri immaginato dai costituenti.
È compatibile con la Costituzione l'idea che il Parlamento possa operare senza Governo? Analogamente l'idea di c.d. Governi del Presidente, che di fatto introducono una sorta di semipresidenzialismo, rispetta la Costituzione?
Si tratta di punti problematici molto attuali, ma non bisogna tralasciare quanto siano ancora discusse le problematiche inerenti all'introduzione nel nostro ordinamento del sistema maggioritario o del nome del candidato premier nel simbolo dei partiti. A tal proposito l'incontro indagherà, quindi, anche quanto la legge elettorale sia in grado di plasmare una forma di governo del tutto diversa da quella ideata dai Padri costituenti.
A fronte di questi esempi cosa residua della rigidità della Costituzione? Esistono degli argini alla contingenza? Quanto riescono ad incidere leggi ordinarie, in particolare quelle elettorali, sul concreto assetto dei poteri ? Le varie proposte di riforma della forma di governo sono tutte compatibili con la struttura di fondo della nostra Costituzione?
Questi dubbi saranno alla base dell'incontro in programma ed offriranno lo spunto per una riflessione ampia sul bilanciamento dei poteri e sui reali limiti che la Costituzione pone. Si tratta di interrogativi fondamentali per la tenuta democratica del nostro Paese e soprattutto pongono l'attenzione sulle riforme istituzionali e sulla loro portata. È fondamentale, quindi, capire fin dove e come è possibile agire senza tradire lo spirito della Costituzione ed i suoi principi.
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10/05/2013 13:37
 
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Re:
giusperito, 10/05/2013 12:23:

Evento organizzato da GIURISTI FEDERICIANI.

Il giorno 14 maggio alle ore 16.00 presso l'aula De Sanctis si terrà l'incontro:
Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?
Intervengono:
avv. De Falco, prof. Guzzetta, dott. Minieri (giusperito), prof. Prisco, prof. Villone.
Moderatore: dott. Crimaldi (Il Mattino)

LA PARTECIPAZIONE ALL'EVENTO PERMETTERA' DI CONSEGUIRE UN CFU.




Gius, complimenti!






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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10/05/2013 13:48
 
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farò di tutto per esserci l'argomento mi piace tantissimo e i relatori sono una garanzia :)
Bravo, Raffaele!
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10/05/2013 16:28
 
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10/05/2013 18:16
 
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Complimenti gius. Se per caso registrate l'evento mettetelo poi on line così anche chi non può venire come me se lo può vedere.

Poi vuoi un suggerimento parti in quarta con il tuo intervento, una roba tip: "Cominciamo col dire che la nostra non è affatto la costituzione più bella del mondo. Togliamoci questa stupidaggine creata dalla retorica servile dalla testa". L'apertura cazzuta cattura subito l'attenzione.
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10/05/2013 18:19
 
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Re:
trixam, 10/05/2013 18:16:

Complimenti gius. Se per caso registrate l'evento mettetelo poi on line così anche chi non può venire come me se lo può vedere.

Poi vuoi un suggerimento parti in quarta con il tuo intervento, una roba tip: "Cominciamo col dire che la nostra non è affatto la costituzione più bella del mondo. Togliamoci questa stupidaggine creata dalla retorica servile dalla testa". L'apertura cazzuta cattura subito l'attenzione.




Penso che dopo che l'ha letta Benigni nessuno se lo toglierà più dalla testa [SM=x43819]
Tra parentesi dopo aver ascoltato Gassman leggere la Divina Commedia ho sempre trovato quasi noioso Benigni, quindi figuriamoci in tema di Costituzione...
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10/05/2013 18:47
 
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Re:
Se si parla di Costituzione, prima di giungere a criticarla, a giudicarla perfettibile com'è, come lo sono tutte le imprese umane, allora sarebbe preferibile partire dalle origini. Specie da chi nel progetto della Carta Fondamentale ci ha creduto davvero.
Questo perché la nostra costituzione non sarà la più bella del mondo, ma è comunque nostra e siamo sempre noi ad attribuire un valore a quel che ci appartiene. Spero che Giusperito vorrà tenerne conto.



Al 26 gennaio 1955 ad iniziativa di un gruppo di studenti universitari e medi fu organizzato a Milano nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana, invitando insigni cultori del diritto a illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associata.
La parola del maestro indimenticabile "Piero Calamandrei" suona oggi ancora come un altissimo richiamo all’impegno scientifico e morale di tutti i giovani che si apprestano a una sempre rinnovata battaglia di civiltà, di progresso e di libertà.
Ecco la parte sostanziale di ciò che egli disse, introducendo il corso e precisando i fondamenti storici della costituzione.


L’art. 34 dice: «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Eh! E se non hanno mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: «E compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo – «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto un’uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.
E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!
È stato detto giustamente che le costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito, è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana» riconosce con questo che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.
Ma non è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.
Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è – non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani – una malattia dei giovani.
«La politica è una brutta cosa», «che me ne importa della politica»: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: «Ma siamo in pericolo?», e questo dice: «Se continua questo mare, il bastimento tra mezz’ora affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda!». Quello dice: «Che me ne importa, non è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica (applausi).
È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi di politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai (vivissimi applausi), e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo.
Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946: questo popolo che da 25 anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori – il caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi. Ricordo – io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui – queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto – questa è una delle gioie della vita – rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo.
Ora, vedete – io ho poco altro da dirvi –, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane.
Quando io leggo, nell’art. 2, «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale», o quando leggo, nell’art. 11, «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie, dico: ma questo è Mazzini, questa è la voce di Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, «tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour; o quando io leggo, nell’art. 5, «la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, «non è ammessa la pena di morte», ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani.
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
[Modificato da fridafrida 10/05/2013 18:53]



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Verweile doch! Du bist so schön!
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10/05/2013 19:17
 
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Bellissime queste parole di Calamandrei, credo che solo chi conosce davvero la Costituzione può esprimersi in questo modo. Conoscere la Costituzione non tanto per ciò che è scritto all' interno o per com' è scritto, conoscerla per ciò che vuole esprimere nel profondo, conoscerla storicamente, conoscerla come si conosce una persona cara, un fratello, un figlio.
La nostra Costituzione è il sogno dei nostri avi, i loro desideri sono questi articoli. Non è perfetta ma per com' è nata, per com' è stata pensata e per quello che vuole comunicare è degna di rispetto. RISPETTO.
[Modificato da George.Stobbart 10/05/2013 19:20]
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10/05/2013 19:44
 
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Bella iniziativa,
vento in poppa [SM=x43799]
[Modificato da connormaclaud 10/05/2013 19:44]
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11/05/2013 09:17
 
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Re:
George.Stobbart, 10/05/2013 19:17:

Bellissime queste parole di Calamandrei, credo che solo chi conosce davvero la Costituzione può esprimersi in questo modo. Conoscere la Costituzione non tanto per ciò che è scritto all' interno o per com' è scritto, conoscerla per ciò che vuole esprimere nel profondo, conoscerla storicamente, conoscerla come si conosce una persona cara, un fratello, un figlio.
La nostra Costituzione è il sogno dei nostri avi, i loro desideri sono questi articoli. Non è perfetta ma per com' è nata, per com' è stata pensata e per quello che vuole comunicare è degna di rispetto. RISPETTO.




Bravo George, condivido in pieno!
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11/05/2013 17:11
 
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voglio rinnovare i complimenti a Giusperito che è stato mente e braccio di questa splendida iniziativa e invitare tutti gli utenti a partecipare e a suggerire nuovi temi per altre iniziative di questo genere ;-)






([SM=x43808])

Usa la funzione "Cerca"! [SM=x43666] La Funzione "Cerca" è il miglior amico del forumista! Non abbandoniamola...[SM=g2725338]
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12/05/2013 18:15
 
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Grazie a tutti per i complimenti. Registreremo l'incontro per permettere a tutti di vederla.
Intanto spero che tra stasera e domani possiate sviluppare gli argomenti in oggetto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Benché ci sono tante differenze d'opinione, credo che questa cartella riesca ad esprimere il meglio della nostra università. I nuovi utenti e gli storici sono sempre un'utile occasione di crescita, di confronto e di scoperta.
I vostri suggerimenti sono davvero graditi.
Sono debitore a tanti su questo forum per la mia crescita culturale.
Questo evento voglio che sia l'espressione del nostro forum ed in particolare di questa cartella. Il coronamento dei nostri scontri e delle nostre lunghissime diatribe.
Ringrazio tutti gli utenti che in questi anni mi hanno insegnato tantissimo.
Ringrazio chi negli anni passati ed ancora oggi è stato sempre un grande protagonista dei nostri dibattiti e mi ha aiutato a formare la mia cultura liberale.


@trixam:
credo che inizierò con:
Partiamo subito col dire che la Costituzione, anzi le Costituzioni non esistono.
[Modificato da giusperito 12/05/2013 18:16]
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12/05/2013 23:24
 
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Questo Convegno centra, a mio avviso, il problema dei problemi. Avere una Costituzione come la nostra fu, nel 1948, una piattaforma su cui costruire un nuovo modo di stare insieme. La Costituzione inventò per noi la democrazia di diritto. Nessuno storico serio potrebbe affermare che prima del fascismo in Italia ci fosse democrazia. Anzi, paradossalmente, fu proprio il fascismo ad appellarsi al popolo, a dare al popolo (dopo la prima esperienza della Grande Guerra) le prime forme di partecipazione collettiva alla vita politica.
La Costituzione creò, a mio avviso, i diritti. Ma, sinceramente, non ho mai visto in essa il coraggio di un vero mutamento di regime rispetto al periodo prefascista. Non fu creato un vero premierato, o un cancellierato. Nè tanto meno si pensò ad una forma di presidenzialismo. Ancora oggi, a farci caso, il nostro Presidente della Repubblica, quando si "allarga", come ha fatto Napolitano (ma anche Scalfaro), somiglia un po' ai vecchi monarchi. Lessi, su un libro scritto da Cossiga, di una sua polemica contro il metodo Scalfaro (è noto che per anni i due presidenti neppure si salutavano...). Cossiga (verso le cui picconate Scalfaro era stato severissimo) accusava Scalfaro (per come aveva gestito non solo il governo Dini, ma anche per l'eutanasia della legislatura del 1992/94) di aver esercitato il suo potere come la monarchia orleanista. Era vero? La storia potrebbe portare a sostenere la validità del paragone. Peccato: Cossiga non ha visto l'ultimo Napolitano. Mi sarebbe davvero piaciuto sentire i suoi giudizi. Il problema è se possiamo permetterci un semipresidenzialismo di fatto. Se non sia, alla fine della fiera, (anche se utile per superare i problemi di crisi delle istituzioni come negli ultimi anni...), decisamente non democratico questa sorta di semipresidenzialismo "elastico". Non sarà contro la Costituzione. Ma forse va oltre la Costituzione. Anche il rispetto "formale" del metodo democratico che ha portato all'elezione del Napolitano II (cui, per pietà di patria, ho decisamente aderito) non ha un sapore forse amaro per la democrazia, piegata da una sorta di stato di necessità? In che termini giudicare il discorso di Napolitano al Parlamento riunito? Non possiamo considerarlo, in definitiva, come un diktat? Se volessimo utilizzare categorie civilistiche potremmo arrivare a dire che le forze politiche agiscono come sotto l''effetto di una sorta di vis compulsiva. Ma le forze politiche fanno la storia. E la storia non si può annullare.
Da quando sono nato ho sempre sentito parlare di riforme costituzionali. Evidentemente se c'è questa esigenza, qualcosa, nella "Costituzione più bella del mondo", di non buono c'è. Pur non amando il sistema francese, credo che oggi sia l'unica soluzione possibile per l'Italia. Innanzitutto perchè esso si coniuga con un sistema elettorale a doppio turno. Oggi che sembra finito il bipolarismo potrebbe essere una soluzione che consenta di governare. Ma sulla possibilità che ci si riesca sono poco ottimista. L'Italia è un paese che difficilmente si pacificherà. E le difficoltà economiche (che credo irrecuperabili senza uno shock, di non so che tipo, anche se mi viene da fare, contemporaneamente, gesti apotropaici... e tuttavia la logica e la storia mi portano a pensarla in maniera diversa...) renderanno tutto più difficile.
E qui veniamo al secondo problema. Che poi è il primo. Se ci siamo vincolati ad un sistema, come quello europeo, che ci impone vincoli gravosi per rispettare i quali saremo costretti a forme di tassazione sempre più forti, se non potremo più praticare politiche espansionistiche, se non potremo far più leva sulle politiche monetarie, dove finisce la nostra libertà? Il vincolo del pareggio di bilancio, paradossalmente, scardina, a mio avviso, l'intero impianto costituzionale: il suo impianto propulsivo e programmatico permanente (a prescindere delle maggioranze politiche). Su questo non sto esprimendo un giudizio su quei contenuti programmatici. Dico solo che risulteranno completamente svuotati della loro forza propulsiva. Evidentemente questi problemi che oggi ci assillano sempre di più, pongono che il tutto vada discusso nell'ambito dell'ampia ridiscussione dell'Unione europea che da sogno si sta trasformando in un incubo. Ho risentito giorni fa alcune parole profetiche di Craxi di tantissimi anni fa. Si trovano su youtube: www.youtube.com/watch?v=lW-HKXaEfl8
Sono da brividi!
Evidentemente il tentativo di riformare la Repubblica attraverso le sole riforme elettorali ha mostrato tutti i suoi limiti. E' bastata la fine (temporanea?) del bipolarismo per portare alla crisi che stiamo vivendo e all'allargamento dei poteri presidenziali. E la crisi non è solo dovuta ai nostri problemi "domestici", come già accennato.
Quindi questa Costutuzione del tutto bella, per me, non è. Non è bella perchè quasi tace sul fisco, ad esempio. Perchè sarò banale, ma non si può stare a sottolineare solo le "altezze" in termini di diritti, ma senza fare cenni ad un problema fondamentale della vita di tutti noi: le tasse. E' possibile che siamo garantiti solo dalla progressività? Forse la responsabilità degli amministratori non si commisura anche secondo criteri di valutazione e di giudizio incentrati su principi di commutatività? E' mai possibile, poi, che il nostro fisco abbia caratteristiche borboniche? Perchè non ci sono reali garanzie verso il fisco? Perchè è tutto lasciato ad una legge ordinaria solo programmatica e poco rispettata? Taccio sul grave problema dell'evasione fiscale. Perchè se lo Stato non riesce a combatterla è solo per sua incapacità. Non solo perchè non riesce a colpirla. Ma anche perchè non crea un sistema fiscale efficiente.
E mi piace recuperare anche un argomento di cui ebbi già modo di parlare. L'art. 41 comma terzo della Costituzione va abrogato. Quando lo propose Tremonti fu solo dileggiato. Credo che la sua abrogazione, invece, trascinerebbe con sè tutta una serie di leggi che comprimono la libertà economica. L'art. 41 terzo comma è da vero socialismo reale (ma anche corporativo-fascista). Per tutelare tutti noi basta il solo secondo comma.
Il mio auspicio è che si crei un sistema efficiente ed efficace. Ma, ripeto, non ho più fiducia. Sono giovane, ancora, ma non più giovanissimo. E dei giovanissimi non ho più, di certo, la capacità di illudermi. Il Paese ha perso. Non è più giovane. Invecchia. Non crea più famiglia (ultimo baluardo di questi decenni). Non so se la mia generazione avrà pensioni dignitose. Molti di noi non avranno figli sui quali trovare appoggio perchè il sistema precario è contro la famiglia. Le pensioni da fame non ci consentiranno "badanti". Nè possiamo illuderci (come diceva la sinistra qualche anno fa) che il calo demografico sarà compensato dagli immigrati. Si immigra in paesi ricchi. Basta vedere cosa accade già ora in Grecia dove gli immigrati vanno via non solo per l'odio di alba dorata, ma anche perchè non ci sono più soldi.
La generazione dei nostri genitori ha avuto tutto. A noi sono rimaste le briciole. Credo che la democrazia stia attraversando la sua crisi più grave. E forse, fra qualche anno, non sarà il nostro problema principale. Spero proprio di essere clamorosamente smentito dai fatti.






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Non comprendo l'astio o la dogmatica adorazione della Carta.
Tanto per alzare i toni e partire dall'inizio,dalla storia, mi permetto di citare il buon Churchill:
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti.. ,
così da evitare di cadere nella trappola della letteratura filo e anti costituzionale - o forse politica - che rende la nostra Carta l'intoccabile tra gli intoccabili e allo stesso tempo l'emblema della strumentalizzazione repubblicana.

Non ho oggi gli strumenti per affermare con inequivocabile certezza che i padri costituenti volessero arrivare alla costituzione che tutti noi, politici esclusi,conosciamo e sono abbastanza diffidente verso le "interpretazioni autentiche" che sanno più di legittimazione posteriore che reali intenzioni,però, fortemente voluta o geniale botta di culo,la costituzione ha inequivocabili pregi e tutti,o quasi, sembrano intenzionati a picconare proprio questi.

Quello che per molti non è altro che incertezza,ambiguità o limitatezza (v. ruolo pdr) per me altro non è che lungimirante flessibilità sostanziale messa in pericolo dall'isteria maniacale di normare e regolamentare di tutto e di più.
Questo attirerà le ire dei cultori del diritto,di costituzionalisti e comparatisti,ma tant'è.

Detto questo,la costituzione è certamente portatrice di valori - eppure in democrazia l'unico valore assoluto è nei fatti la relatività degli stessi- irrinunciabili,ma per quale malsana ratio non si è in grado di rispettare e modificare quello che, tra le tante e bellissime parole, è uno strumento - non un testo sacro ! - per la salvaguadia della convivenza sociale?
Per quale assurda ragione si vogliono condannare le future generazioni ad un sistema chiuso iper-regolamentato?
Il bello di questa costituzione è il pragmatismo nel suo silenzio.

Piccola parentesi relativa ai lavori di modifica ovvero aggiornamento dei meccanismi costituzionali: i giuristi NON possono partecipare alla fase iniziale dell'elaborazione costituzionale poichè se è vero che sono gli unici a saper - o almeno si spera- maneggiare le chiavi del diritto,dall'altro sono troppo ossequiosi verso la dottrina costituzionale creatasi e,di conseguenza, possono intervenire solo in fase di stesura, quando le idee sono già consolidate.

Quali gli aggiornamenti necessari? Ulteriore modifica del titolo V ( propenderei per una minor spinta regional-federalista), superamento del bicameralismo perfetto, modifica nella formazione delle leggi e limitazione della decretazione,potenziamento del ruolo del presidente del consiglio,maggiore autonomia della pubblica amministrazione.
Ci sarebbe anche la riforma della giustizia ed eventuali aggiornamenti costituzionali,ma ogni singolo punto meriterebbe attente e troppo lunghe riflessioni per un singolo thread.

Questo,in maniera estremamente sintetica (e superficiale) il mio pensiero.
[Modificato da connormaclaud 13/05/2013 12:41]
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Re:



Questo,in maniera estremamente sintetica (e superficiale) il mio pensiero.




Macchè superficiale pensiero! Mi vedo perfettamente d'accordo nel superare l'idea sacrale della carta. Le costituzioni devono servire ai popoli per farli progredire e prosperare. Altrimenti vanno cambiate. Senza guerre di religione. Anche da ultimo si è visto, ad esempio, il valore superato del cosiddetto semestre bianco. E' una regola precauzionale, ma che può dimostrare tutta la sua pericolosità in contingenze come quella verificatasi negli ultimi due mesi.
Non ho toccato il tema giustizia perchè tema troppo complesso e suscitatore di passioni troppo accese. Non credo che una moderna costituzione possa considerare la magistratura come un "potere". Quella della magistratura deve essere, democraticamente, una "funzione". La legge deve presiedere all'attività del magistrato, come richiesto dalla Costituzione. Ma il magistrato non credo debba andare fuori dal dettato della legge. Interpretazioni "creative" della legge (alle quali sempre più la magistratura sembra propendere) affida alla magistratura un potere che non le spetta. Ma anche di questo, in Italia, è vietato parlare.






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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Sulla magistratura aggiungerei un'idea che non mi dispiace del tutto. Credo che il processo penale debba essere ricondotto ad una maggiore parità. Parallelamente non mi dispiacerebbe una maggiore cautela dei pubblici ministeri nell'esercizio dell'azione penale. Come raggiungere tutto questo? Forse mi sbaglio, ma puntando sulla responsabilità della magistratura, in termini, però, di efficienza. Se (come accade a notissimi magistrati) le mie inchieste si risolvono spesso in un nulla di fatto, allora ne riceverò pregiudizi in termini di carriera. Ora, il pregiudizio maggiore per lo Stato è commisurato (non illudiamoci) in termini economici. Allora si dovrebbe stabilire (cosa, a mio avviso, anche costituzionalmente congruo) che all'esito di un processo con sentenza di assoluzione, lo stato paghi la parcella dell'avvocato all'imputato. Indipendentemente dal suo reddito, perchè sottoposto ingiustamente a giudizio. Indipendentemente dalla parcella (della serie, se mi scelgo il prof. Coppi, lo Stato mi paga Coppi, se risulto innocente). Credo che tante "brillanti" carriere verrebbero ridimensionate. E tanti processi non si celebrerebbero proprio. Salvando autonomia della magistratura e obbligatorietà dell'azione penale (escludendo la "temerarietà" dell'azione penale).






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13/05/2013 18:32
 
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Fin troppo cauto.
Oserei qualcosa di molto più rivoluzionario per una riforma della giustizia,ma forse siamo off topic.
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Re:
maximilian1983, 13/05/2013 16:22:

Sulla magistratura aggiungerei un'idea che non mi dispiace del tutto. Credo che il processo penale debba essere ricondotto ad una maggiore parità. Parallelamente non mi dispiacerebbe una maggiore cautela dei pubblici ministeri nell'esercizio dell'azione penale. Come raggiungere tutto questo? Forse mi sbaglio, ma puntando sulla responsabilità della magistratura, in termini, però, di efficienza. Se (come accade a notissimi magistrati) le mie inchieste si risolvono spesso in un nulla di fatto, allora ne riceverò pregiudizi in termini di carriera. Ora, il pregiudizio maggiore per lo Stato è commisurato (non illudiamoci) in termini economici. Allora si dovrebbe stabilire (cosa, a mio avviso, anche costituzionalmente congruo) che all'esito di un processo con sentenza di assoluzione, lo stato paghi la parcella dell'avvocato all'imputato. Indipendentemente dal suo reddito, perchè sottoposto ingiustamente a giudizio. Indipendentemente dalla parcella (della serie, se mi scelgo il prof. Coppi, lo Stato mi paga Coppi, se risulto innocente). Credo che tante "brillanti" carriere verrebbero ridimensionate. E tanti processi non si celebrerebbero proprio. Salvando autonomia della magistratura e obbligatorietà dell'azione penale (escludendo la "temerarietà" dell'azione penale).




Scusami Max, intanto vorrei capire cosa intendi per inchieste che si risolvono in un nulla di fatto. Parli di assoluzione? (mi sembra di capire dal tuo esempio di si); allora statisticamente andrebbe valutato quante sentenze di assoluzione vengono emanate prima di regolare un fenomeno che potenzialmente sarebbe solo marginale e che di certo non risolverebbe la "questione" inerente la magistratura. Ma ammettendo che sia come dici tu, spiegami come una proposta del genere riuscirebbe a costituire un deterrente contro l'esercizio di azioni penali "temerarie" e non si risolverebbe piuttosto nel mancato esercizio di fatto dell'azione penale per non correre il rischio di limitazioni di carriera da un lato e di un onere economico per lo Stato dall'altro. Ma stiamo scherzando? ma pensiamo davvero che la cosa pubblica andrebbe gestita in maniera afflittiva per evitare distorsioni? [SM=g2725335]
[Modificato da fridafrida 13/05/2013 19:41]



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