Onore a Chàvez,
un uomo che ha amato la sua patria e ,a modo suo, l'ha protetta e riformata.
Pur non essendo un marxista latinos non posso che omaggiare chi ha lottato per un venezuela migliore.
Il presidente del Venezuela Hugo Chávez, operato nei mesi scorsi per un cancro a Cuba, è morto a Caracas alle 16.25 ora locale, le 22.55 in Italia. Aveva 58 anni. Lo ha annunciato in tv il vice presidente e suo delfino designato, Nicolás Maduro: «È un momento di profondo dolore», ha detto interrompendosi fra i singhiozzi. Maduro ha poi invitato il popolo a radunarsi in Plaza Bolívar e in Avenida Loyola, davanti all'Hospital Militar dove il presidente è morto.
ESERCITO NELLE STRADE - Le forze armate «bolivariane» del Venezuela sono state dispiegate in tutto il Paese per far rispettare la Costituzione. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Diego Molero. La figlia Maria Gabriela ha espresso il suo cordoglio, e il suo invito a lottare ancora, in un tweet: «Hasta siempre, papito mío!» (guarda).
ELEZIONI ENTRO 30 GIORNI - Il Paese tornerà al voto entro 30 giorni, e i poteri presidenziali ad interim saranno assunti dal vicepresidente Maduro: lo ha annunciato il ministro degli Esteri Elias Jaua. Le ultime lezioni si erano svolte nell'ottobre scorso, quando Chávez aveva ottenuto il suo quarto mandato.
FUNERALI VENERDI' - Jaua ha annunciato anche che i funerali di Chávez si svolgeranno venerdì 8 marzo. Il ministro degli Esteri ha precisato che il Venezuela rispetterà sette giorni di lutto dopo la morte del presidente. Le scuole rimarranno chiuse tre giorni.
IL PERSONAGGIO - Hugo Rafael Chávez Frias era nato a Sabaneta, nelle pianure del centro del Paese, il 28 luglio del 1954. Dopo un fallito colpo di Stato nel 1992, salì al potere nel 1999 e vi sarebbe rimasto fino al 2019 dopo aver conquistato, in ottobre il quarto mandato. I suoi pilastri sono stati il petrolio, di cui il Venezuela è ricco, il militarismo, l'antiamericanismo e quel che resta del sogno marxista
IL PEGGIORAMENTO - Le condizioni di salute del leader venezuelano si erano aggravate in mattinata: già tracheostomizzato nelle scorse settimane, era peggiorato a causa di una nuova, grave infezione. Il ministro dell'Informazione Ernesto Villegas aveva anticipato in qualche modo il decesso di Chávez parlando di condizioni «molto delicate», e di una recente «chemioterapia il cui impatto è molto forte». Nonostante ciò, «il comandante presidente continua ad essere aggrappato a Cristo e alla vita», ha aggiunto il ministro, ricordando che stava comunque seguendo le indicazioni ordinate dall'équipe medica dell'Hospital Militar di Caracas.
Venezuela, è morto Hugo Chávez
Forze armate schierate in tutto il Paese
Il presidente era stato operato di cancro nei mesi scorsi. L'annuncio dal vicepresidente Maduro. Le lacrime della folla
Il presidente del Venezuela Hugo Chávez, operato nei mesi scorsi per un cancro a Cuba, è morto a Caracas alle 16.25 ora locale, le 22.55 in Italia. Aveva 58 anni. Lo ha annunciato in tv il vice presidente e suo delfino designato, Nicolás Maduro: «È un momento di profondo dolore», ha detto interrompendosi fra i singhiozzi. Maduro ha poi invitato il popolo a radunarsi in Plaza Bolívar e in Avenida Loyola, davanti all'Hospital Militar dove il presidente è morto.
L'annuncio del vicepresidente Nicolás Maduro
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ESERCITO NELLE STRADE - Le forze armate «bolivariane» del Venezuela sono state dispiegate in tutto il Paese per far rispettare la Costituzione. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Diego Molero. La figlia Maria Gabriela ha espresso il suo cordoglio, e il suo invito a lottare ancora, in un tweet: «Hasta siempre, papito mío!» (guarda).
ELEZIONI ENTRO 30 GIORNI - Il Paese tornerà al voto entro 30 giorni, e i poteri presidenziali ad interim saranno assunti dal vicepresidente Maduro: lo ha annunciato il ministro degli Esteri Elias Jaua. Le ultime lezioni si erano svolte nell'ottobre scorso, quando Chávez aveva ottenuto il suo quarto mandato.
Chavez: il ritratto
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FUNERALI VENERDI' - Jaua ha annunciato anche che i funerali di Chávez si svolgeranno venerdì 8 marzo. Il ministro degli Esteri ha precisato che il Venezuela rispetterà sette giorni di lutto dopo la morte del presidente. Le scuole rimarranno chiuse tre giorni.
IL PERSONAGGIO - Hugo Rafael Chávez Frias era nato a Sabaneta, nelle pianure del centro del Paese, il 28 luglio del 1954. Dopo un fallito colpo di Stato nel 1992, salì al potere nel 1999 e vi sarebbe rimasto fino al 2019 dopo aver conquistato, in ottobre il quarto mandato. I suoi pilastri sono stati il petrolio, di cui il Venezuela è ricco, il militarismo, l'antiamericanismo e quel che resta del sogno marxista.
Hugo Chávez, quattordici anni al potere Hugo Chávez, quattordici anni al potere Hugo Chávez, quattordici anni al potere Hugo Chávez, quattordici anni al potere Hugo Chávez, quattordici anni al potere Hugo Chávez, quattordici anni al potere
IL PEGGIORAMENTO - Le condizioni di salute del leader venezuelano si erano aggravate in mattinata: già tracheostomizzato nelle scorse settimane, era peggiorato a causa di una nuova, grave infezione. Il ministro dell'Informazione Ernesto Villegas aveva anticipato in qualche modo il decesso di Chávez parlando di condizioni «molto delicate», e di una recente «chemioterapia il cui impatto è molto forte». Nonostante ciò, «il comandante presidente continua ad essere aggrappato a Cristo e alla vita», ha aggiunto il ministro, ricordando che stava comunque seguendo le indicazioni ordinate dall'équipe medica dell'Hospital Militar di Caracas.
L'OPPOSIZIONE - Henrique Capriles, governatore dello stato della Miranda, e leader dell'opposizione antichavista, si è espresso tramite un tweet: «In questi momenti difficili dobbiamo dimostrare il nostro profondo amore e rispetto al Venezuela. Unità nella famiglia venezuelana!».
«FASE TERMINALE» - Da settimane si susseguivano le voci sulla salute di Chávez. Nei giorni scorsi, il quotidiano spagnolo Abc ha scritto che il rabdomiosarcoma di cui soffriva - il governo ha parlato finora di male «alla zona pelvica» - era ormai in fase di metastasi, occupando un terzo di un polmone. Quella dell'11 dicembre all'Avana era stata la quarta operazione in un anno e mezzo.
IL PIANO AMERICANO - Proprio martedì il vicepresidente venezuelano Nicolas Maduro aveva denunciato l'esistenza di un «piano per destabilizzare» il Venezuela dietro la malattia del leader, sperando che «una commissione speciale di scienziati possa confermare questa tesi», e stabilendo paragoni con il caso del leader palestinese Yasser Arafat.
www.corriere.it/esteri/13_marzo_05/venezuela-morto-chavez_9ec8332a-85e0-11e2-b184-b7baa60c47...
Il ritratto
Non sono servite le veglie, le preghiere, i tweet angosciati della figlia prediletta, Maria Gabriela. Non è servito un ermetismo attorno alla malattia che ha ricordato i tempi del socialismo reale, e non quello da lui inventato, e battezzato come il più adatto al XXI secolo. Hugo Rafael Chávez Frias è appena morto a Caracas a 58 anni, ucciso da un tumore implacabile che lo ha colto un paio di anni fa, nel pieno della sua parabola politica. Era presidente del Venezuela dall'inizio del 1999, e si preparava a governare fino al 2019, avendo vinto le elezioni per la quarta volta appena lo scorso ottobre.
Un regno, dunque, più che una presidenza. E ha voluto lui che finisse così, sovrano al potere fino all'ultimo sospiro. Persino dopo la nuova e disperata operazione a Cuba, sedato e attaccato al respiratore, Chávez non ha ceduto un grammo di potere. Avrebbe dovuto giurare sulla Costituzione lo scorso 10 gennaio, non ha potuto e la Corte Suprema del Venezuela, controllata dai suoi, si è dovuta inventare un escamotage legale per mantenerlo al potere e non dichiararlo inabilitato, com'era ovvio che fosse da tempo. Un onore dovuto a colui che è stato via via definito l'ultimo dei caudillos del continente, uno pseudo-dittatore, ma anche un padre della patria e il più grande paladino dei poveri.
Inventore di uno strano regime autoritario, fondato su tre pilastri: il petrolio, del quale il Venezuela è ricchissimo e gli ha garantito spesa sociale e quindi consenso; il militarismo, che lo ha visto arrivare alla carica di colonnello dei parà prima di darsi alla politica; e quel che resta del sogno marxista, con lo sguardo rivolto all'ultimo bastione, l'isola di Cuba, sul'altra sponda del Mar dei Caraibi. Il quarto e decisivo fattore sono state però le elezioni, che gli hanno dato piena legittimità democratica. Chávez le ha vinte tutte dal 1998 ad oggi, sia pur forzando al massimo il principio della divisione dei poteri, che in Venezuela da tempo esiste solo sulla carta.
Chávez in politica nasce con il piede sbagliato, quello del militare golpista. Ci prova nel 1992 ad abbattere il governo di Carlos Andres Perez, gli va male ma al momento di arrendersi ha un colpo di genio: chiede di andare in tv a spiegare perché l'ha fatto. Quel giovane ufficiale di 38 anni, macho e con lo sguardo da indio, che già sa guardare da professionista nella telecamera, si accomoda in galera ma prima fa sapere ai venezuelani che è un “per adesso”, perché prima o poi ci riproverà a cambiare un sistema marcio e corrotto. La gente se lo ricorda e sei anni dopo, libero e già nelle piazze per comizi, l'uomo dal basco rosso non è uno sconosciuto. Stravince nel 1998, promettendo di riscrivere la Costituzione. E ci riesce.
Chávez ha una buona oratoria e la faccia meticcia dei venezuelani poveri, che mai si era vista ai piani alti della politica; eppure alla prima uscita, più che il voto dei diseredati, attrae soprattutto quello di una borghesia urbana e progressista che non ne può più della corruzione. Non si definisce legato ad alcuna ideologia, e il richiamo al mito di Simon Bolivar, il libertador, l'eroe nazionale, è considerato innocuo e bipartisan. Tutto è intitolato a Bolivar, in Venezuela.
Ma sono sufficienti pochi mesi per capire che l'obiettivo di Chávez non è unire il suo Paese dietro ad una bandiera comune, ma rivoltarne il sistema politico, distruggere il passato e governare in nome del solo popolo, contro l'oligarchia e la borghesia. Lemma principale la divisione tra i suoi (i rivoluzionari, i nuovi, i puliti) e gli altri (presto ribattezzati gli squallidi). Usa la tv come mai nessuno aveva osato: in diretta riesce a parlare fino a cinque o sei ore senza fermarsi, canta, recita poesie, nomina ministri o li caccia in malo modo. E' uno show unico al mondo.
Nei primi quattro anni di potere Chávez non indossa camicie rosse, né si definisce socialista. Dichiara la sua ammirazione per Fidel Castro e attacca gli Stati Uniti, punta sull'integrazione latinoamericana contro l'imperialismo yankee, ma non ne fa una questione ideologica. E' un caudillo classico, più peronista che marxista. Ma solo fino al biennio 2002-2003, quando l'offensiva dei suoi avversari per eliminare l'anomalia Hugo fallirà, finendo per rafforzarlo. Nell'aprile del 2002, viene allontanato dal potere per due giorni in un goffo tentativo di golpe. Nei mesi successivi, dopo che Chávez annuncia di voler prendere il pieno controllo del colosso petrolifero statale Pdvsa, gli scatta contro la serrata dell'economia. Due mesi di paralisi, con sindacati e imprenditori uniti, fanno precipitare il Pil ma non il governo chavista, che resiste e poi reagisce con epurazioni di massa dall'azienda. Con i soldi del petrolio, sul quale ha ormai il controllo completo, Chávez lancia le missioni sociali. Crea un nuovo sistema sanitario per i poveri, e poiché sostiene che i medici venezuelani non vogliono andare a lavorare nelle favelas, ne fa arrivare 30.000 da Cuba, pagandoli a caro prezzo al governo castrista; annuncia la fine dell'analfabetismo; apre un sistema di distribuzione a prezzi calmierati di beni di primo consumo; sovvenziona tutto, dai frigoriferi ai regali di Natale per i bambini.
Chávez resiste ad un'altra spallata nel 2004, un referendum per revocarne il mandato, e radicalizza la sua rivoluzione, attraverso la nazionalizzazione di tutti i settori strategici dell'economia e colpendo con espropri molti proprietari terrieri e imprenditori non allineati. Revoca la concessione ad un network tv ostile, riducendo al minimo la voce dell'opposizione nei mass media. La sua personale guerra con il presidente colombiano Alvaro Uribe porta i due Paesi sull'orlo di una guerra. Gli Stati Uniti, amministrazione Bush figlio, accusano il Venezuela di appoggiare la guerriglia colombiana e il narcotraffico.
Chávez risponde con uno storico discorso all'Onu: “Sento odore di zolfo su questo podio, è appena passato Bush, il demonio!”. Dal re di Spagna Juan Carlos si becca un plateale “Perché non stai zitto?”, durante un vertice, mentre accusa alcuni dei leader presenti di essere servi degli Stati Uniti. L'ammirazione per Cuba diventa un ponte aereo di aiuti e petrolio, che poi si estende ad altri Paesi del continente dove vincono leader amici: Bolivia, Ecuador, Nicaragua. La stessa Argentina dei Kirchner diventa un Paese amico, e viene soccorsa quando non riesce a piazzare bonds sui mercati finanziari. Il brasiliano Lula ne è distante per stile e princìpi, ma lo difenderà sempre. La legittimità di Chávez prosegue attraverso il voto. Viene rieletto nel 2006 e 2012, dopo aver ottenuto - sempre attraverso un referendum vinto - il diritto a presentarsi tutte le volte che vuole.
Diventa un idolo per milioni di venezuelani, ai quali non offre una vita granché migliore ma che la sua retorica fa sentire cittadini e soggetti politici. In economia, il cosiddetto “socialismo del XXI secolo” riduce la povertà, ma crea un sistema paternalistico e assai squilibrato. Gli investimenti esteri fuggono dal Venezuela degli espropri, e il Paese diventa ancora più dipendente dal petrolio. Il controllo sui prezzi fa crollare la produzione agricola, e costringe il governo a importare di tutto. L'inflazione resta sempre a due cifre, il cambio nero arricchisce la finanza, la corruzione esplode. Ma Chávez è fortunato, perché per un decennio il prezzo del barile resterà a livelli che gli permettono di espandere la spesa sociale senza pensare agli equilibri di bilancio.
La malattia lo coglie impreparato nel 2011. Chávez conduce una vita sregolata, non si controlla, vive di eccessi, è un accentratore compulsivo. È costretto ad ammettere di avere un tumore solo quando non può più fermare le indiscrezioni, ma senza mai offrire dettagli. Ha il mito e la paranoia della segretezza, come il suo maestro Fidel Castro, e da lui vola per curarsi quando il parere di molti glielo sconsiglia: ha un tumore molto aggressivo e raro, e andrebbe trattato in ospedali più attrezzati e da medici più esperti. Affronta l'ultima campagna elettorale fingendo di essere completamente guarito, in realtà gonfio di farmaci per tenersi in piedi, e vince di nuovo. Ma la menzogna, la peggiore della sua vita, stavolta non dura nemmeno il tempo di insediarsi per la quarta volta alla presidenza.
Rocco Cotroneo
www.corriere.it/esteri/13_marzo_05/hugo-chavez-il-ritratto-rocco-cotroneo_716604be-85e2-11e2-b184-b7baa60c47...