In primo luogo vorrei far notare che l'intervista di Galgano non entra nel merito del nostro discorso. Se l'articolo di Clementi e l'altro di Bisin sono banalità, non riesco a qualificare meglio di fuffa le parole di Galgano.
Il fatto che Galgano sia Galgano incide ben poco. Gli articoli postati da me sono di:
Clementi: Nato a Rimini. Laurea a Bologna. PhD a Rochester. Assistant Professor a Carnegie Mellon. Assistant Professor a New York University.
e di ALBERTO BISIN, ribadisco se dobbiamo fare la gara a chi ha il professore più lungo, ho citato ALBERTO BISIN:
www.nyu.edu/econ/user/bisina/
Finita la gara a chi ha il riferimento al principio d'autorità più importante, entriamo nel merito:
Liberalizzare la professione non vuol dire eliminare la figura, ma eliminare le protezioni legali di cui godono.
Un argomento su tutti: Il concorso notarile prevede un numero massimo di vincitori mentre l'avvocatura no. Ora non vorrei che certificare sia più importante che difendere in giudizio.
Andiamo oltre: il fatto che sia prevista la forma scritta a pena di nullità è un discorso privo di collegamento con la figura notarile. Ci sono tanti atti che richiedono la forma scritta a pena di nullità e non è necessario l'intervento notarile.
L'appunto che si può andare in giudizio per ottenere una sentenza di accertamento è privo di collegamento con il discorso. I tempi ed i costi sono così complicati che dimostrano appunto come sia concretamente impossibile sostituire il notaio. Inoltre non riesco a capire quale sia la ragione per cui debba essere obbligato ad andare dal notaio piuttosto che dal mio avvocato di fiducia.
L'articolo postato parla di ALLOCAZIONE DELLE RISORSE, come possa essere banale non lo capisco e ribadisco aspetto argomentazioni contro quelle spiegazioni.