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Usciremo dall'Euro?????

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2014 18:34
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08/12/2013 16:52
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Non sono un economista e parlo perciò da uomo di media cultura generale, lasciando agli altri di dilettarsi con grafici, dati macroeconomici, eccetera; Oltretutto non so stimare il valore professionale degli studiosi qui citati, anche se mi è capitato di leggere Krugman.
Ragionando terra terra: se fossi contro l'Euro (da cui non so come si potrebbe tecnicamente uscire, non essendo previsto. Diverso sarebbe uscire dall'Ue, il che è possibile secondo il Trattato, ma a prezzo di gravosissime compensazioni: altro che debiti di guerra), starei in compagnia di Grillo e Salvini. Auguri ai naviganti, io preferisco scegliermi altri amici. Idem per il Tea Party: il the mi piace, ma questo mi andrebbe storto in gola.
Venendo al merito: non sono ricco, ma con la liretta - in un mondo globale - lo sarei anche meno di quanto non sia oggi. Le svalutazioni compensative darebbero respiro alle esportazioni, però farebbero schizzare in alto i tassi dei mutui, azzererebbero il potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni, anche se per queste ultime sarebbero almeno utili, perché si smetterebbe di discutere se quella attorno a 3000 euro sarebbe o no una pensione d'oro, da sottoporre quindi a prelievo aggiuntivo di solidarietà: semplicemente, sarebbero una schifezza di pensione (rispettando sempre le altre di importo minore e purtroppo da fame vera; andando all'università al lavoro, vedo una mensa della Caritas: non ci mangiano solo extracomunitari, sapete? Esplorate un po', non crederete ai vostri occhi).
Non l'idea di una moneta unica mi sconvolge, ma la sua interpretazione concreta: non una Bce che fa quello che fanno le altre banche centrali, cioè stampa carta moneta; non politiche economiche e fiscali davvero comuni, in Europa; non istituzioni davvero comuni e nello stesso tempo incisive: vi fidate di van Rompuy, di cui so solo che scrive poesie haiku (più o meno come quelle vomitevoli del nostro Bondi)? E di quella baronessa laburista inglese di cui non ricordo il nome e che è l'evanescente "ministro degli esteri" dell'Europa?
Il fatto è che non l'euro in sé, ma questo euro mi sembra un modo diverso di chiamare il marco tedesco. Credo che il ragionamento dei partners, all'epoca, sia stato: è inevitabile la riunificazione tedesca, ma almeno togliamole la moneta e mettiamole attorno come cintura di castità l'Europa, non si sa mai. Errore: la Germania ha perso due guerre mondiali, ma sta vincendo - senza armi da campo di battaglia "convenzionale" - la guerra economica europea.
Questo però non mi fa essere antitedesco in linea di principio.
Mi spiego, su un terreno che conosco meglio: loro hanno spedito a casa due ministri promettenti, che avevano scopiazzato la tesi di dottorato; ai miei studenti dico che pochi di loro supererebbero la "prova tesi di laurea" alla tedesca. Una mia ex tesista si è iscritta - non a Napoli - a una scuola delle professioni legali; mi ha poi riferito scandalizzata (lei è molto seria) che i docenti assegnano un compito, poi escono dall'aula e la gente lo copia da Altalex et similia.
Dico io: che cosa vogliamo sperare da apprendisti professionisti che pagano profumato danaro di tasse di iscrizione e frequenza per farsi fessi da soli e per fare fessi professori, che d'altra parte sanno benissimo quale sia l'andazzo?
Non sono dunque, in questo, lontano da TriXam nella disistima per (molti, ovviamente non tutti) i miei connazionali e nella constatazione della debolezza delle nostre istituzioni e della nostra autolesionista e miope bassa etica pubblica: i soliti Italiani inaffidabili che si arrangiano; sapete quanti amici all'estero ho che ci vedono così?
Il tema non mi sembra quindi l'euro di per sé: se avessimo gli attributi, porremmo credibilmente a Bruxelles il problema di un suo diverso impiego e di un modo differente di attuare istituzionalmente e nelle politiche effettive l'Europa unita, ma occorrerebbe recuperare prima la stima di chi in noi non crede. Salvando la pace di qualcuno, non penso a torto
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