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Usciremo dall'Euro?????

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2014 18:34
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10/11/2013 17:20
 
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Nemmeno io sono un economista, però uno o due libri sul tema li ho letti e mi sono sufficienti a pensare del ciclo di Frenkel l'equivalente di quello che il ragion Fantozzi Ugo pensava della corazzata Potempkin.
Quello che dovrebbe farti un po' sospettare è che in Internet di questo ciclo ne parla praticamente solo la pagina di Wikipedia in Italiano in maniera molto striminzita, le versioni nelle altre lingue di questa teoria non esistono. Inoltre se consulti il testo Economia internazionale di Krugman ed Obstfeld, per restare al testo di riferimento di un autore da te citato sul quale si studia in tutte le università serie del mondo, di questa teoria non c'è traccia.
Com'è che Krugman non se lo fila Frenkel? Semplicemente perché Frenkel ha una credibilità pari allo zero e questo suo ciclo non è altro che una rielaborazione del teorema di Mundell-Fleming in chiave Minskyana dove con questo termine si fa riferimento all'economista keynesiano Hyman Minsky, esponente dell'estrema sinistra dalle idee estremamente confuse. In particolare Minsky non capiva come funzionano i tassi di interesse, altrimenti non sarebbe stato keynesiano, ed allora elaborò una sua teoria prendendo a prestito la teoria della moneta artificiale senza capirla e creando un sacco di confusione.
Se uno si mette con calma a studiare un po' la teoria, partendo magari dal contributo del grande economista italo-americano Modigliani sul tema del tasso di interesse, arriva tranquillamente alle conclusioni del ragioner Fantozzi.


Amato ha molti demeriti ed in un paese civile sarebbe finito in galera o ci sarebbe ancora, ma non credo che con l'euro abbia avuto nulla a che fare.
Per altro questa continua ossessione nel riportare cosa ha dichiarato tizio o caio a proposito dell'euro è un modo di ragionare un po' infantile, nel senso che confonde due cose tra loro diverse: l'adesione all'euro e la permanenza. Sono due cose totalmente diverse.
Il dibattito sull'adesione andava fatto 15 anni fa ed in parte fu fatto ed io personalmente se ci fosse stato un referendum avrei votato no all'adesione e non per i motivi che dice Bagnai. Ma oggi c'è e pensare di uscirne come fosse una cosa facile è un'assurdità.
Per dire De Grauwe, il grande economista che Bagnai cita spesso come riferimento, NON consiglia in alcun modo di uscire dall'euro.
Spagna, Portogallo e Irlanda sono tre cose messe un po' lì a casaccio, sarebbe bene studiarli un pochino con calma.
La spagna per esempio è stata il terminale dei risparmi confluiti dall'asia a seguito della trasformazione di molte di quelle economie da importatori netti ad esportatori netti, le mitiche banche tedesche hanno fatto solo da intermediario in questo flusso.
Il credito facile ha fatto gonfiare una bolla immobiliare che poi è scoppiata costringendo il paese a salvare il sistema bancario, nonostante questo ha perso 6% punti di Pil negli ultimi 6 anni mentre l'Italia 8,7% senza che la bolla immobiliare italiana sia ancora scoppiata e con il sistema bancario che aspetta ancora di saltare in aria e i cassintegrati che non vengono conteggiati come disoccupati. Questo per dire che le differenze interne contano, eccome se contano.
L'irlanda poi è un'altra storia e sta affrontando la crisi in una maniera completamente diversa dall'Italia ed infatti ha annunciato che esce dal programma di assistenza.

Gli Usa e il Giappone sono poi i grandi miti su cui non si sa nulla. Ora spiegarli in sintesi è davvero difficile.
Il giappone fino a 20 anni fa era un paese modello di disciplina fiscale con un rapporto debito/pil al 60% ed era la seconda economia del mondo. Nel 1993 poi scoppiò una bolla finanziaria e da quando si è messo a stampare denaro le cose non gli vanno tanto bene, per altro i giapponesi hanno un problema che si chiama deflazione che rende il loro caso molto interessante e dal loro punto di vista ha avuto senso combattere la deflazione.
Quello che non vi dicono è che in Giappone la produttività aumenta, al contrario dell'italia, e la cosa fa una grossa differenza soprattutto se si tiene conto che il giappone ha una tendenza demografica negativa: parliamo della popolazione più anziana del mondo.
Significa che i giapponesi sono molti bravi perché il loro pil aumenta nonostante la popolazione sia in diminuzione, questo è il motivo per cui il giappone può convivere con un enorme debito pubblico, non perché ha la sovranità monetaria.
Inoltre il debito giapponese è interno ed in parte controllato dal governo stesso con metodi molto fantasiosi, per esempio l'attuale primo ministro Abe autore della famosa Abenomics ha obbligato l'ente previdenziale nazionale, l'inps locale, a finanziare allegramente la sua strategia senza preoccuparsi troppo della sostenibilità dei conti in questo imitando in pieno l'Italia dove giocare alla roulette russa con i soldi delle pensioni è uno sport nazionale.
Inoltre il Giappone finirà male lo stesso ed è un fattore matematico che conta nonostante quello che dice Bagnai.
Quando l'inflazione salirà i tassi la seguiranno, il costo del funding per il governo aumenterà ed il debito si mangerà tutto il bilancio dello stato.Per dire ad un tasso d'inflazione del 2% il giappone dovrebbe crescere ad un tasso tra il 4 e il 5 % per sostenere il debito, un tasso di crescita che un paese che invecchia dove non c'è immigrazione non potrà MAI più raggiungere. Il debito pubblico è sostenibile finché il suo costo è minore della crescita
nominale del pil, sovranità monetaria o meno.

Per quanto riguarda gli Usa inutile perderci tempo, tutto quello che si dice al riguardo in Italia sono parole in libertà.
Gli usa sono uno stato federale, sai che significa? Che solo il governo federale può indebitarsi, non i singoli stati.
Lo stato del new Jersey non può fare debito, perciò se è in difficoltà o deve tagliare le spese o aumentare le tasse.
Gli usa nel 2008/2009 hanno aumentato la spesa federale durante l'emergenza finanziaria ma la spesa degli stati è diminuita per via dei "fiscal compact"interni. Negli usa, persino gli Usa di Obama, la disciplina fiscale è una cosa seria basta vedere cosa è accaduto alla città di Detroit, la capitale dell'auto, fallita un paio di mesi fa sotto il peso del debito pensionistico.

Le mie domande non avevano nulla a che fare con la corruzione, ma puntavano sulle inefficienze del paese. Ad esempio negli Usa negli ultimi 5 anni la maggior parte dei posti di lavoro sono stati nel settore R&D(ricerca e sviluppo), lavoro ad elevato valore aggiunto prodotto da un sistema universitario che nonostante le difficoltà sa funzionare e adattarsi alla situazione(punto n1 da me posto). In italia invece i politici straccioni fanno deficit per sussidiare
il lavoro dequalificato sperando di aggiustare le statistiche con i garzoni di bottega regolarizzati col sussidio.
Le politiche monetarie da sole non servono a niente se non si innestano in un paese che funziona. Il mondo è più complicato di come se lo immaginano a Pescara.
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