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Pagare le tasse e fallire... ecco la delinquenza

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2012 05:24
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15/02/2012 11:21
 
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«Io dico che se un imprenditore oggi ha il coraggio di aprire un'attività è un eroe, altro che un ladro. Magari avessi evaso le tasse io, se avessi fatto un po' di nero, magari a quest'ora la mia attività sarebbe ancora in piedi. Invece le ho pagate tutte, tutte fino all'ultimo soldo. E questo è il risultato».
Il risultato è che la ditta di Mario Arrighi è fallita. E lui, a 54 anni, dopo sei anni di attività in proprio è dovuto tornare a fare il dipendente. «E ringrazio il mio datore di lavoro, nella sfortuna sono stato fortunato ad avere trovato un nuovo impiego. D'altronde sono da trent'anni nel settore delle gomme, ma non è questo il punto». Il punto è che Arrighi sta seguendo la campagna di Monti contro i furbetti dello scontrino e quando ha letto su La Provincia l'intervista al comandante provinciale della Guardia di finanza Marco Pelliccia si è sentito chiamato in causa. Pelliccia ha detto: «Finalmente, passa il concetto che l'evasore non è un furbo, ma un delinquente. È un ladro che ruba all'intera collettività».
«Io non mi sento un ladro - dice Arrighi -. Ho visto cosa succede a seguire le regole. Io le ho seguite. Ho pagato sempre quello che dovevo pagare, non ho mai fatto alcun lavoro in nero.E sono fallito».
La storia di imprenditore di pelliccia è iniziata sei anni fa. «L'esperienza l'avevo, ho assunto due operai e ho iniziato - dice -. Intanto gli operai sono da pagare, se prendono 1.250 euro io ne devo sborsare 2500 a testa. Poi ci sono i macchinari, le bollette, devi investire se vuoi farti la clientela. Solo che non riesci a stare in piedi se paghi le tasse, sono troppo alte, ti prosciugano. Alla fine non ti resta niente. E chiudi».
Arrighi porta l'esempio della Svizzera: «Là non chiude nessuno. I primi cinque anni, però, a differenza nostra non devono pagare le tasse. Pagano un forfait. Non come qui che appena apri rientri subito negli studi di settore. Se avessi dovuto pagare anch'io un forfait, ce l'avrei fatta a decollare».
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15/02/2012 13:56
 
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massima solidarietà a questo onesto imprenditore, ma è inaccettabile il messaggio che vuole far passare: l'evasione fiscale NON è la soluzione ai problemi delle imprese. il problema non sono le tasse troppo alte, ma il motivo per cui lo sono. vorrei capire in base a quale legge economica all'aumento dell'evasione fiscale corrisponde una diminuzione delle tasse.
[Modificato da gran generale 15/02/2012 13:59]
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il messaggio certo è sbagliato però la sua esperienza dovrebbe far riflettere. Certo grangè che non è dimostrato che se si paga tutti si paga meno, ma credo che proprio chi rispetta le regole dovrebbe essere premiato e invece pare quasi che ci si debba accanire contro
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15/02/2012 15:15
 
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Re:
gran generale, 15/02/2012 13.56:

vorrei capire in base a quale legge economica all'aumento dell'evasione fiscale corrisponde una diminuzione delle tasse.


[SM=x43822]
Credo che nessuno lo abbia mai sostenuto.
Semmai si può discutere del se pagando tutte le tasse fino all'ultimo centesimo, tu vedrai aumentare i servizi o i favori.
La diretta proporzionalità tra tasse e servizi non è mai stata dimostrata, anzi, direi che è ampiamente dimostrato l'esatto opposto
Così come è da vedersi se pagando tutti le tasse queste scenderebbero per tutti, o se il flusso non servirà a finanziare piuttosto altri sprechi.

Il punto è che già attualmente le tasse sono eccessive, per i servizi che si offrono. Gli oneri fiscali devono essere allentati, per consentire la ricrescita economica del Paese.
Non si deve dare la caccia al piccolo evasore, lo si deve dichiarare NON-evasore. Lo si deve legalizzare nella sua posizione attuale e con i contributi che attualmente versa.
E con lui allineare gli altri.
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15/02/2012 15:21
 
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Re:
gran generale, 15/02/2012 13.56:

massima solidarietà a questo onesto imprenditore, ma è inaccettabile il messaggio che vuole far passare: l'evasione fiscale NON è la soluzione ai problemi delle imprese. il problema non sono le tasse troppo alte, ma il motivo per cui lo sono. vorrei capire in base a quale legge economica all'aumento dell'evasione fiscale corrisponde una diminuzione delle tasse.




Fatto 100 il livello di tasse, se evado x, le mie tasse saranno 100 - x.
Se tutti evadiamo, il livello di tassazione è più basso. In realtà evadiamo tutti nel momento in cui:
Tizio evade X ed il suo prodotto costa Y-X. Io acquisto il prodotto ad un prezzo più basso e se Tizio mi dice 100 senza fattura e 130 con fattura, la mia risposta diventa evidente.
Inoltre se Tizio non può evadere, allora Tizio esce dal mercato ed il prodotto costa Y+Z (aumento dovuto alla diminuzione di concorrenza).

Ora il mio discorso è: LE TASSE NON SI EVADONO.
All'oppressione fiscale si resiste. L'evasione fiscale è una resistenza non violenta.
Il discorso sul non evadere le tasse è giusto se le tasse sono pari ad una percentuale sostenibile e se il denaro non è destinato a spese fantasiose, assurde ed immotivate.

Diversamente potremmo immaginare una tassazione al 100% e prestazioni erogate dallo Stato.. almeno vaffanculo non finiremo cornuti e mazziati, perché oggi prima si prendono quasi tutto (65%)e poi ti dicono ora risparmia, fai girare l'economia e pagati le spese necessarie (cibo, sanità e co.)
Meglio le tessere dell'Urss che questa finta libertà.

La vera battaglia è far diminuire l'acqua perché a quel punto o i politici tolgono i servizi essenziali facendo scoppiare la rivoluzione oppure eliminano le spese inutili...

Comunicazione di servizio: siamo in recessione... chissà sarà colpa anche della pressione fiscale crescente?
Il PIL greco è sceso di 7 punti, sarà per lo stesso motivo?
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17/02/2012 09:22
 
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La storia narrata dall’imprenditore in questione è solamente un esempio di quanto sia difficile fare impresa in Italia. Utilizzare un tale esempio per giustificare l’evasione fiscale è inaudito, oltre che molto scorretto dal punto di vista argomentativo.
 
Partendo dal presupposto che in Italia la pressione fiscale è davvero eccessiva rispetto ai servizi resi dallo stato ai cittadini e alle imprese, v’è da dire che i vincoli alla libertà d’iniziativa economica non li frappone solo lo stato. Prendiamo il costo dell’energia elettrica, che in Italia è tra le più care d’Europa, oppure la stretta creditizia che le banche stanno imponendo alle piccole e medie imprese in continua emergenza di liquidità. Ascrivere tutte le responsabilità allo stato è profondamente errato.
 
L’evasione fiscale è un fenomeno che in Italia ha raggiunto livelli vergognosi. Da un punto di vista strettamente giuridico essa viola l’art. 53, comma 1, della Costituzione, ove è sancito il principio della capacità contributiva. È innegabile che determinati beni possano essere allocati esclusivamente dallo stato, il quale deve distribuire il carico fiscale sulla collettività nel suo complesso. La Costituzione ci dice che le somme per coprire tali costi sono dovuti da ciascuno secondo la propria capacità di produrre reddito. Se qualcuno fa il furbo, quindi, omettendo l’intera sua capacità reddituale, viola un principio che è allo stesso tempo di legalità e di eguaglianza.
Se non ci piace la Costituzione così com’è, la si può sempre emendare. Ricordo, ove ce ne fosse bisogno, che il principio di capacità contributiva è anche una norma posta a salvaguardia dell’ingerenza dello stato nella vita dei cittadini. Infatti, se non ho un’adeguata capacità contributiva (i.e. percepisco un reddito minimo), lo stato non può – almeno in linea di principio – venirmi a chiedere dei soldi. Se me li chiede comunque è perché c’è qualcuno che evidentemente può contribuire ma si nasconde.
Inoltre, tra le storie di evasione di cui è pieno il nostro paese, non tutte hanno a che fare con l’imprenditore vessato dell’articolo. Penso all’evasione dei piccoli commercianti quali i fruttivendoli, i quali si trovano a gestire un’attività a rischio praticamente nullo (dove abito io, c’è una famiglia di fruttivendoli che possiede qualcosa come sei appartamenti e un’altra di pollieri che ne possiede addirittura dieci). Ditemi se per voi è paragonabile il piccolo-medio imprenditore, che deve sopportare costi di sicurezza del lavoro, innovazione del prodotto, depauperamento dei macchinari, fluttuazioni del mercato e il piccolo negoziante che vende come oro un prodotto a domanda rigida (la frutta) che, tra l’altro, paga pochissimo all’ingrosso.
Posso comprendere che le difficoltà patite da alcuni imprenditori inducano ad indignarsi nei confronti di uno stato che chiede troppo e rende troppo poco, però ogni storia d’evasione è a sé.
Se l’evasione fiscale è una forma di lotta non violenta contro il leviatano, che troppo pretende dalle tasche dei suoi sottoposti, che dire di coloro che nulla dichiarano di guadagnare? Significa forse che i servizi di cui usufruiscono sono nulli? Evidentemente queste persone non camminano neanche per strada, fluttuano (le strade sono di proprietà dello stato). Che dire? Beati loro, risparmiano un sacco di traffico.
Mi rimane un solo dubbio: perché poi le vedo girare sul Cayenne?



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17/02/2012 12:37
 
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Re:
JuanManuelFangio, 17/02/2012 09.22:

La storia narrata dall’imprenditore in questione è solamente un esempio di quanto sia difficile fare impresa in Italia. Utilizzare un tale esempio per giustificare l’evasione fiscale è inaudito, oltre che molto scorretto dal punto di vista argomentativo.
 
Partendo dal presupposto che in Italia la pressione fiscale è davvero eccessiva rispetto ai servizi resi dallo stato ai cittadini e alle imprese, v’è da dire che i vincoli alla libertà d’iniziativa economica non li frappone solo lo stato. Prendiamo il costo dell’energia elettrica, che in Italia è tra le più care d’Europa, oppure la stretta creditizia che le banche stanno imponendo alle piccole e medie imprese in continua emergenza di liquidità. Ascrivere tutte le responsabilità allo stato è profondamente errato.
 
L’evasione fiscale è un fenomeno che in Italia ha raggiunto livelli vergognosi. Da un punto di vista strettamente giuridico essa viola l’art. 53, comma 1, della Costituzione, ove è sancito il principio della capacità contributiva. È innegabile che determinati beni possano essere allocati esclusivamente dallo stato, il quale deve distribuire il carico fiscale sulla collettività nel suo complesso. La Costituzione ci dice che le somme per coprire tali costi sono dovuti da ciascuno secondo la propria capacità di produrre reddito. Se qualcuno fa il furbo, quindi, omettendo l’intera sua capacità reddituale, viola un principio che è allo stesso tempo di legalità e di eguaglianza.
Se non ci piace la Costituzione così com’è, la si può sempre emendare. Ricordo, ove ce ne fosse bisogno, che il principio di capacità contributiva è anche una norma posta a salvaguardia dell’ingerenza dello stato nella vita dei cittadini. Infatti, se non ho un’adeguata capacità contributiva (i.e. percepisco un reddito minimo), lo stato non può – almeno in linea di principio – venirmi a chiedere dei soldi. Se me li chiede comunque è perché c’è qualcuno che evidentemente può contribuire ma si nasconde.
Inoltre, tra le storie di evasione di cui è pieno il nostro paese, non tutte hanno a che fare con l’imprenditore vessato dell’articolo. Penso all’evasione dei piccoli commercianti quali i fruttivendoli, i quali si trovano a gestire un’attività a rischio praticamente nullo (dove abito io, c’è una famiglia di fruttivendoli che possiede qualcosa come sei appartamenti e un’altra di pollieri che ne possiede addirittura dieci). Ditemi se per voi è paragonabile il piccolo-medio imprenditore, che deve sopportare costi di sicurezza del lavoro, innovazione del prodotto, depauperamento dei macchinari, fluttuazioni del mercato e il piccolo negoziante che vende come oro un prodotto a domanda rigida (la frutta) che, tra l’altro, paga pochissimo all’ingrosso.
Posso comprendere che le difficoltà patite da alcuni imprenditori inducano ad indignarsi nei confronti di uno stato che chiede troppo e rende troppo poco, però ogni storia d’evasione è a sé.
Se l’evasione fiscale è una forma di lotta non violenta contro il leviatano, che troppo pretende dalle tasche dei suoi sottoposti, che dire di coloro che nulla dichiarano di guadagnare? Significa forse che i servizi di cui usufruiscono sono nulli? Evidentemente queste persone non camminano neanche per strada, fluttuano (le strade sono di proprietà dello stato). Che dire? Beati loro, risparmiano un sacco di traffico.
Mi rimane un solo dubbio: perché poi le vedo girare sul Cayenne?




Occorre aggiungere - perché in un'analisi onesta va aggiunto - che in tante zone d'Italia i commercianti pagano le tasse anche ad un altro Stato, che ti impone il suo tributo facendolo rispettare in maniera ferina.
In questi giorni ci sono stati dei blitz a Napoli, stile Cortina, dai quali è emerso che l'80% dei commercianti non è in regola e non paga tutte le tasse.
Quel che non è emerso, perché nessuno l'ha detto, è che a Napoli i commercianti sono taglieggiati dal racket, e che non c'è alcun modo di pagare tutte le tasse + il pizzo e continuare a vivere.
Denunciare sarebbe una buona soluzione, se di fronte tu avessi davvero uno Stato che vuole imporsi come unico punto di riferimento, distruggento l'altro Stato.
Invece, si va avanti con contiguità e complicità più o meno evidenti, e con una finta non tolleranza.
Le famiglie che gestiscono la zona di Piazza Garibaldi, solo per fare un esempio, sono più o meno le stesse da anni...i locali lì intorno pagano TUTTI il pizzo, e la cosa non necessita di denuncia in quanto di dominio pubblico (la Procura può agire, insomma, non è mica necessaria la querela di parte). Eppure...

Qual è la scelta giusta?
Denunciare e vivere una vita da recluso, guardandoti costantemente le spalle o - peggio - vedendoti ammazzare i tuoi cari, poiché alla tua denuncia sai che non seguirà nulla di risolutivo e l'unica vita ad esserne travolta è la tua personale...
Pagare il pizzo E le tasse, fallendo e destinando la tua famiglia agli stenti?
Evadere?
Qual è la via d'uscita per questa gente?
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17/02/2012 13:13
 
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Re:
JuanManuelFangio, 17/02/2012 09.22:

La storia narrata dall’imprenditore in questione è solamente un esempio di quanto sia difficile fare impresa in Italia. Utilizzare un tale esempio per giustificare l’evasione fiscale è inaudito, oltre che molto scorretto dal punto di vista argomentativo.
 
Partendo dal presupposto che in Italia la pressione fiscale è davvero eccessiva rispetto ai servizi resi dallo stato ai cittadini e alle imprese, v’è da dire che i vincoli alla libertà d’iniziativa economica non li frappone solo lo stato. Prendiamo il costo dell’energia elettrica, che in Italia è tra le più care d’Europa, oppure la stretta creditizia che le banche stanno imponendo alle piccole e medie imprese in continua emergenza di liquidità. Ascrivere tutte le responsabilità allo stato è profondamente errato.
 
L’evasione fiscale è un fenomeno che in Italia ha raggiunto livelli vergognosi. Da un punto di vista strettamente giuridico essa viola l’art. 53, comma 1, della Costituzione, ove è sancito il principio della capacità contributiva. È innegabile che determinati beni possano essere allocati esclusivamente dallo stato, il quale deve distribuire il carico fiscale sulla collettività nel suo complesso. La Costituzione ci dice che le somme per coprire tali costi sono dovuti da ciascuno secondo la propria capacità di produrre reddito. Se qualcuno fa il furbo, quindi, omettendo l’intera sua capacità reddituale, viola un principio che è allo stesso tempo di legalità e di eguaglianza.
Se non ci piace la Costituzione così com’è, la si può sempre emendare. Ricordo, ove ce ne fosse bisogno, che il principio di capacità contributiva è anche una norma posta a salvaguardia dell’ingerenza dello stato nella vita dei cittadini. Infatti, se non ho un’adeguata capacità contributiva (i.e. percepisco un reddito minimo), lo stato non può – almeno in linea di principio – venirmi a chiedere dei soldi. Se me li chiede comunque è perché c’è qualcuno che evidentemente può contribuire ma si nasconde.
Inoltre, tra le storie di evasione di cui è pieno il nostro paese, non tutte hanno a che fare con l’imprenditore vessato dell’articolo. Penso all’evasione dei piccoli commercianti quali i fruttivendoli, i quali si trovano a gestire un’attività a rischio praticamente nullo (dove abito io, c’è una famiglia di fruttivendoli che possiede qualcosa come sei appartamenti e un’altra di pollieri che ne possiede addirittura dieci). Ditemi se per voi è paragonabile il piccolo-medio imprenditore, che deve sopportare costi di sicurezza del lavoro, innovazione del prodotto, depauperamento dei macchinari, fluttuazioni del mercato e il piccolo negoziante che vende come oro un prodotto a domanda rigida (la frutta) che, tra l’altro, paga pochissimo all’ingrosso.
Posso comprendere che le difficoltà patite da alcuni imprenditori inducano ad indignarsi nei confronti di uno stato che chiede troppo e rende troppo poco, però ogni storia d’evasione è a sé.
Se l’evasione fiscale è una forma di lotta non violenta contro il leviatano, che troppo pretende dalle tasche dei suoi sottoposti, che dire di coloro che nulla dichiarano di guadagnare? Significa forse che i servizi di cui usufruiscono sono nulli? Evidentemente queste persone non camminano neanche per strada, fluttuano (le strade sono di proprietà dello stato). Che dire? Beati loro, risparmiano un sacco di traffico.
Mi rimane un solo dubbio: perché poi le vedo girare sul Cayenne?




La morale della favola è che in attesa che lo stato diventi buono intanto prendetevelo in quel posto e statevi zitti, ho capito male?

Fantastica quella del fruttivendolo, puro stile Vyshinsky. Continuiamo a far credere che gli evasori siano fruttivendoli e pollivendoli.
Anche quella sull'energia elettrica. Ma 1/3 della bolletta non è costituita dalle addizionali comunali e provinciali? Su cui si paga pure l'IVA!(la classica tassa sulla tassa)
L'italia è al novantaquattresimo posto nella classifica della libertà economica, mica è colpa dello stato, nooooo.

Continuiamo pure a dire che ci sono 120 miliardi di evasione come va dicendo il direttore dell'agenzia ripreso da tutti i giornali ai cui editori ha fatto sconti di centinaia di milioni di euro sulle tasse evase(per inciso quella dei 120 miliardi è una balla colossale).

Continuiamo a far finta di non sapere chi siano i veri evasori. Ad esempio la banca di cui era ceo il ministro dello sviluppo, 1.1 miliardi evasi, ha transato e pagato 270 milioni(dopo che il ceo era diventato ministro, qualche conflitto? Assolutamente NO!), uno sconto che sono convinto fanno a tutti i contribuenti.

Continuiamo a non dire che gran parte di quello che lo stato recupera con metodi stalinisti serve a coprire i costi della riscossione(equitalia da sola costa 1,4 Miliardi, una gestione folle) e che quello che arriva all'erario viene subito destinato a nuova spesa, altro che riduzione delle imposte con la lotta all'evasione.

Poi a proposito di ingerenze, dimentichiamo che la norma che obbliga la banca a mandare il mio estratto conto all'agenzia è una palese violazione dell'art 15 della costituzione che tutela la segretezza della corrispondenza.

Dimentichiamo che la riserva di legge dell'art 23 della costituzione è svuotato, visto che il parlamento da venti anni non legifera più in materia tributaria. L'unica legge che ha fatto, lo statuto dei diritti del contribuente, è stata da subito derogata tante di quelle volte fino a che si è arrivata ad una abrogazione tacita.
Facciamo finta di non vedere che oggi l'agenzia ha potere di legiferare con circolari e direttive e di sanzionare senza un effettivo controllo, tranne quello esiguo delle commissione tributarie.

Dimentichiamo pure che l'art 53 è lo specchietto per le allodole, visto che per le aziende non vale, ragion per cui il mio amico matteo che ha un bar in società con amici paga più irap dell'Enel e che ci sono strumenti come i deliziosi studi di settore(a cui è sottoposto pure il fruttivendolo di cui sopra), che sono un prodotto del diavolo: una dannazione per gli onesti, un mega regalo per chi evade, alla faccia della capacità contributiva a cui facciamo una bellissima pernacchia.
Ecco la costituzione non c'è bisogno di emendarla, l'hanno già buttata nel cesso, facciamo finta di dimenticarlo.


J tu accusi gli evasori di pensare solo ai loro diritti, ma non ai loro obblighi, ed è giusto. Però fai finta di non vedere che lo stato fa lo stesso.
La differenza è che tra i due, lo stato ha il potere coercitivo e lo sta usando per preservare la sua esistenza(e quella delle cricche e lobbies che lo sostengono) dalla crisi devastante in cui si è ficcato da solo.
Io mi sono segnato due frasi del direttore dell'agenzia delle entrate, uno che della casta burocratica romana intoccabile è il simbolo(460.000 euro all'anno per il doppo incarico perché è pure presidente di equitalia).

Ad una domanda se le norme in materia di segretezza bancaria non fossero illiberali, ha risposto, cito letteralmente: "il grado di liberalismo di un paese, si misura dall'obbedienza alla legge"(intervista di Mucchetti sul corriere).

In seguito al blitz di cortina, ha detto: "Lo stato deve poter utilizzare anche la propaganda per poter raggiungere i propri obiettivi". (sempre sul corriere).

Due frasi che avrebbero potuto essere pronunciate tranquillamente durante il ventennio.
A questo qui hanno affidato la nostra libertà.
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17/02/2012 13:27
 
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Re: Re:
trixam, 17/02/2012 13.13:




La morale della favola è che in attesa che lo stato diventi buono intanto prendetevelo in quel posto e statevi zitti, ho capito male?

Fantastica quella del fruttivendolo, puro stile Vyshinsky. Continuiamo a far credere che gli evasori siano fruttivendoli e pollivendoli.
Anche quella sull'energia elettrica. Ma 1/3 della bolletta non è costituita dalle addizionali comunali e provinciali? Su cui si paga pure l'IVA!(la classica tassa sulla tassa)
L'italia è al novantaquattresimo posto nella classifica della libertà economica, mica è colpa dello stato, nooooo.

Continuiamo pure a dire che ci sono 120 miliardi di evasione come va dicendo il direttore dell'agenzia ripreso da tutti i giornali ai cui editori ha fatto sconti di centinaia di milioni di euro sulle tasse evase(per inciso quella dei 120 miliardi è una balla colossale).

Continuiamo a far finta di non sapere chi siano i veri evasori. Ad esempio la banca di cui era ceo il ministro dello sviluppo, 1.1 miliardi evasi, ha transato e pagato 270 milioni(dopo che il ceo era diventato ministro, qualche conflitto? Assolutamente NO!), uno sconto che sono convinto fanno a tutti i contribuenti.

Continuiamo a non dire che gran parte di quello che lo stato recupera con metodi stalinisti serve a coprire i costi della riscossione(equitalia da sola costa 1,4 Miliardi, una gestione folle) e che quello che arriva all'erario viene subito destinato a nuova spesa, altro che riduzione delle imposte con la lotta all'evasione.

Poi a proposito di ingerenze, dimentichiamo che la norma che obbliga la banca a mandare il mio estratto conto all'agenzia è una palese violazione dell'art 15 della costituzione che tutela la segretezza della corrispondenza.

Dimentichiamo che la riserva di legge dell'art 23 della costituzione è svuotato, visto che il parlamento da venti anni non legifera più in materia tributaria. L'unica legge che ha fatto, lo statuto dei diritti del contribuente, è stata da subito derogata tante di quelle volte fino a che si è arrivata ad una abrogazione tacita.
Facciamo finta di non vedere che oggi l'agenzia ha potere di legiferare con circolari e direttive e di sanzionare senza un effettivo controllo, tranne quello esiguo delle commissione tributarie.

Dimentichiamo pure che l'art 53 è lo specchietto per le allodole, visto che per le aziende non vale, ragion per cui il mio amico matteo che ha un bar in società con amici paga più irap dell'Enel e che ci sono strumenti come i deliziosi studi di settore(a cui è sottoposto pure il fruttivendolo di cui sopra), che sono un prodotto del diavolo: una dannazione per gli onesti, un mega regalo per chi evade, alla faccia della capacità contributiva a cui facciamo una bellissima pernacchia.
Ecco la costituzione non c'è bisogno di emendarla, l'hanno già buttata nel cesso, facciamo finta di dimenticarlo.


J tu accusi gli evasori di pensare solo ai loro diritti, ma non ai loro obblighi, ed è giusto. Però fai finta di non vedere che lo stato fa lo stesso.
La differenza è che tra i due, lo stato ha il potere coercitivo e lo sta usando per preservare la sua esistenza(e quella delle cricche e lobbies che lo sostengono) dalla crisi devastante in cui si è ficcato da solo.
Io mi sono segnato due frasi del direttore dell'agenzia delle entrate, uno che della casta burocratica romana intoccabile è il simbolo(460.000 euro all'anno per il doppo incarico perché è pure presidente di equitalia).

Ad una domanda se le norme in materia di segretezza bancaria non fossero illiberali, ha risposto, cito letteralmente: "il grado di liberalismo di un paese, si misura dall'obbedienza alla legge"(intervista di Mucchetti sul corriere).

In seguito al blitz di cortina, ha detto: "Lo stato deve poter utilizzare anche la propaganda per poter raggiungere i propri obiettivi". (sempre sul corriere).

Due frasi che avrebbero potuto essere pronunciate tranquillamente durante il ventennio.
A questo qui hanno affidato la nostra libertà.



[SM=g2725291]

Unicredit è il più grosso evasore fiscale della storia.
Eppure nelle pubblicità con cui ci martellano, in stile propaganda di regime, non ci mettono il faccione chiatto del Presidente di Unicredit, né quella di politici collusi con la banca...
noooo...ci mettono questo qui:



Perché i parassiti della socità sono i poveri cristi che devono sopravvivere e trovare il giusto compromesso tra pagare tutto e continuare a tenere in vita le loro attività.
E' colpa loro se c'è la crisi, mica di Unicredit, Parmalat, Cirio, Cragnotti, Pomicelli, De Benedetti e tutti gli altri appresso??
Nooo, gli evasori sono quelli che evadono €100 per restare in uno scaglione contributivo inferiore (perché se passi al superiore, e lo superi di 100 anziché di €9000, arrivando al limite del nuovo scaglione, sei un imprenditore morto...)

Mah. Poveri noi.
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17/02/2012 21:27
 
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Quando ho scritto che in Italia si pagavano troppe tasse mi avete fatto un culo così. Tutti giù a dire che in realtà in UK e Germania le aliquote erano bene o male le stesse.

Alcuni sostenevano che non v'è rapporto tra diminuzione delle aliquote e crescita economica. Beh mi pare che Giavazzi e Alesina stiano scrivendo il contrario da alcuni mesi (e speriamo che Monti li ascolti...).

Mi dispiace ma devo dedurre che molti di voi o non lavorano oppure lavorano ed evadono. Chi paga tutte le tasse realizza molto presto l'ingiustizia di un prelievo davvero sproporzionato.

Riguardo alla faccia da terrone nella pubblicità, concordo che si tratta di una scelta infelice. Tuttavia vorrei capire perchè in Calabria oltre il 50% per cento degli avvocati dichiara un reddito inferiore al minimo previsto per il pagamento dei contributi alla cassa. La percentuale a Milano è invece del 4%.

Mi spiegate questa cosa?

Perchè devo pagare le pensioni dei colleghi calabresi?
Perchè non si fanno controlli a tappeto e si caccia definitivamente dall'albo chi imbroglia?

Forse c'è qualcosa di vero nello stereotipo dell'avvocato terrone-evasore.

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20/02/2012 21:10
 
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Paperino, condivido interamente il tuo penultimo intervento. Tra l’altro, è una situazione che viviamo anche noi cittadini che non gestiamo un’impresa commerciale. Quando vogliamo parcheggiare, siamo costretti a pagare una tassa al comune (trattasi di tassa di parcheggio e non di ticket) e un’estorsione al parcheggiatore abusivo. In questo caso il cittadino onesto è doppiamente vessato, e credo che sia corretto che il comune, fin quando non riesca ad estirpare la piaga della sosta gestita in maniera illegale, non possa legittimamente venire a chiedere altri oboli al cittadino.
Unica notazione: come dimostrano varie inchieste giudiziarie, il problema del c.d. “pizzo” è oramai nazionale, e non più limitato alle regioni del sud Italia.

Rispondo ora a Trixam

Per quanto concerne la grande evasione, ossia quella che conta, e non quella del piccolo commerciante al dettaglio, vorrei provare ad imbastire un discorso approfondito e sensato. C’è solo un problema; non so con quale Trixam debba confrontarmi. C’è il Trixam modello difensore delle banche, che furoreggiava su questi scaffali fino a poco tempo fa e il nuovissimo modello del Trixam pauperista/anti-plutocratico, offerto in abbinato con bluetooth di ultima generazione.

Passando alle cose serie, è molto più facile porre in essere condotte finalizzate all’occultamento della base imponibile per un piccolo commerciante/imprenditore che per un’impresa di grandi dimensioni. Ribadisco che tra i tanti soggetti pizzicati dall’amministrazione finanziaria, molti avevano omesso la base imponibile nella sua interezza (i.e. evasori totali). Un simile comportamento non ha nessun giustificativo, a meno che non si ritenga che queste persone siano talmente avulse dal contesto sociale da non usufruire di nessuno dei beni pubblici allocati dallo stato.
Una tale condotta non può essere posta in essere da un’azienda di grandi dimensioni per il semplice motivo che tutti, anche le formiche, sanno della sua esistenza. Questo comporta che l’impresa in questione abbia un faro sempre acceso su di essa, per cui il paragone con l’evasore totale, che neanche esiste per il fisco, non si pone proprio.
Gli esempi da voi citati, infatti, rappresentano casi in cui si è al limite tra il concetto di evasione e quello di elusione fiscale. Quest’ultima pratica, che i giudici di legittimità fanno coincidere erroneamente col concetto di abuso del diritto, è l’unica percorribile da parte dei soggetti di grandi dimensioni per i motivi esposti in precedenza.
Fatte queste premesse, se lo scandalo risiede nell’attività sanzionatoria e recuperatoria dell’amministrazione finanziaria in tema di imposte nei confronti dei piccoli evasori, stesso diritto ad indignarsi e ribellarsi dovrebbe essere concesso anche ai grandi gruppi imprenditoriali che ultimamente hanno subito inchieste.
In tema di elusione fiscale, infatti, la nostra Corte di Cassazione ha stabilito in due celeberrime sentenze del 2008 che esiste nel nostro ordinamento un principio generale antielusivo, seppure non rinvenibile espressamente in alcuna fonte scritta. Un ragionamento del genere comporta che l’amministrazione finanziaria, in sede di accertamento, possa considerare elusiva, in base al citato e presunto principio generale esistente nel nostro ordinamento, una qualsiasi operazione finalizzata unicamente al risparmio d’imposta, e non solo quelle tassativamente descritte all’art. 37-bis, D.P.R. 600/1973. In questo caso, l’inopponibilità della presunta operazione elusiva, fondata su un mero giudizio prognostico dell’amministrazione finanziaria, non viola l’art. 23 della Costituzione? Oppure l’avversione contro lo stato vi fa ripudiare anche il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, per cui il “povero cristo” col Cayenne (ho deciso che è la macchina degli evasori) ha diritto di evadere mentre le banche e le grandi multinazionali possono e debbono subire la vendetta del fisco, solo perché più ricche o più brutte e cattive?
Non immaginavo certo di trovarci Trixam in questa versione di #occupywallstreet de’ noartri.

Ultima riflessione. La nostra carta costituzionale prevede, in sintesi, il diritto ad un lavoro che permetta un’esistenza libera e dignitosa. Qualora situazioni contingenti non consentano l’affermarsi di una situazione di piena occupazione, significa che il cittadino, siccome lo stato non crea e non garantisce un posto di lavoro, è autorizzato ad andare a rubare? La base del discorso è identica. Se lo stato mi chiede troppo e mi da’ niente, sono autorizzato a non pagarlo, violando la legge. Se lo stato mi chiede determinati doveri connessi con lo status di cittadino ma non mi da’ un lavoro dignitoso per poter adempiere ai miei doveri, ho diritto di sopravvivere andando a rubare. Ovviamente il discorso non vale solo per i poveri “veri”, dove ritengo effettivamente scusabile la condotta del ladro che ruba per mangiare, bensì è valido per tutti coloro, seppur titolati, debbano giacere nell’abisso di sconforto creato dal nostro mercato del lavoro.



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JuanManuelFangio, 20/02/2012 21.10:

Paperino, condivido interamente il tuo penultimo intervento. Tra l’altro, è una situazione che viviamo anche noi cittadini che non gestiamo un’impresa commerciale. Quando vogliamo parcheggiare, siamo costretti a pagare una tassa al comune (trattasi di tassa di parcheggio e non di ticket) e un’estorsione al parcheggiatore abusivo. In questo caso il cittadino onesto è doppiamente vessato, e credo che sia corretto che il comune, fin quando non riesca ad estirpare la piaga della sosta gestita in maniera illegale, non possa legittimamente venire a chiedere altri oboli al cittadino.

Questa affermazione è in contrasto con la conclusione del tuo post. Il Comune può imporre tutte le tasse che vuole e noi siamo tenuti a pagarle perché altrimenti "rubiamo". Praticamente o riteniamo legittimo tutto ciò che il comune impone oppure riteniamo esistenti limiti invalicabili. In realtà il problema dei parcheggiatori abusivi rientra nel concetto più ampio di ordine pubblico e quindi di bene pubblico gestito in esclusiva dallo Stato da ciò mi sembra che legarlo direttamente al pagamento della sosta in striscia blu sia una semplificazione.


Unica notazione: come dimostrano varie inchieste giudiziarie, il problema del c.d. “pizzo” è oramai nazionale, e non più limitato alle regioni del sud Italia.




Rispondo ora a Trixam

Per quanto concerne la grande evasione, ossia quella che conta, e non quella del piccolo commerciante al dettaglio, vorrei provare ad imbastire un discorso approfondito e sensato. C’è solo un problema; non so con quale Trixam debba confrontarmi. C’è il Trixam modello difensore delle banche, che furoreggiava su questi scaffali fino a poco tempo fa e il nuovissimo modello del Trixam pauperista/anti-plutocratico, offerto in abbinato con bluetooth di ultima generazione.

Passando alle cose serie, è molto più facile porre in essere condotte finalizzate all’occultamento della base imponibile per un piccolo commerciante/imprenditore che per un’impresa di grandi dimensioni. Ribadisco che tra i tanti soggetti pizzicati dall’amministrazione finanziaria, molti avevano omesso la base imponibile nella sua interezza (i.e. evasori totali).

L'impressione è che la maggior parte riducesse l'imponibile e solo alcuni fossero completi evasori. Diversamente dovresti privare Befera il simpatico delle sue battute sugli effetti positivi della presenza dei controlli.

Un simile comportamento non ha nessun giustificativo, a meno che non si ritenga che queste persone siano talmente avulse dal contesto sociale da non usufruire di nessuno dei beni pubblici allocati dallo stato.

Stai un po' truccando le carte. L'evasore totale non esiste, perché comunque consuma e paga le tasse sui consumi, anzi in realtà dovrebbe consumare anche di più e quindi si ritrova a pagare più tasse sui consumi. A me viene spontanea un'altra domanda: e se le tasse che paghiamo sui consumi fossero già sufficienti per pagare i servizi erogati dallo Stato?


Una tale condotta non può essere posta in essere da un’azienda di grandi dimensioni per il semplice motivo che tutti, anche le formiche, sanno della sua esistenza. Questo comporta che l’impresa in questione abbia un faro sempre acceso su di essa, per cui il paragone con l’evasore totale, che neanche esiste per il fisco, non si pone proprio.
Gli esempi da voi citati, infatti, rappresentano casi in cui si è al limite tra il concetto di evasione e quello di elusione fiscale. Quest’ultima pratica, che i giudici di legittimità fanno coincidere erroneamente col concetto di abuso del diritto, è l’unica percorribile da parte dei soggetti di grandi dimensioni per i motivi esposti in precedenza.
Fatte queste premesse, se lo scandalo risiede nell’attività sanzionatoria e recuperatoria dell’amministrazione finanziaria in tema di imposte nei confronti dei piccoli evasori, stesso diritto ad indignarsi e ribellarsi dovrebbe essere concesso anche ai grandi gruppi imprenditoriali che ultimamente hanno subito inchieste.
In tema di elusione fiscale, infatti, la nostra Corte di Cassazione ha stabilito in due celeberrime sentenze del 2008 che esiste nel nostro ordinamento un principio generale antielusivo, seppure non rinvenibile espressamente in alcuna fonte scritta.

E tale follia ti sembra normale??


Un ragionamento del genere comporta che l’amministrazione finanziaria, in sede di accertamento, possa considerare elusiva, in base al citato e presunto principio generale esistente nel nostro ordinamento, una qualsiasi operazione finalizzata unicamente al risparmio d’imposta, e non solo quelle tassativamente descritte all’art. 37-bis, D.P.R. 600/1973. In questo caso, l’inopponibilità della presunta operazione elusiva, fondata su un mero giudizio prognostico dell’amministrazione finanziaria, non viola l’art. 23 della Costituzione? Oppure l’avversione contro lo stato vi fa ripudiare anche il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, per cui il “povero cristo” col Cayenne (ho deciso che è la macchina degli evasori) ha diritto di evadere mentre le banche e le grandi multinazionali possono e debbono subire la vendetta del fisco, solo perché più ricche o più brutte e cattive?


In realtà tu confronti eccessi e non realtà concrete. La stragrande maggioranza di evasori non ha il Cayenne ed evade per necessità (forse non una necessità assoluta, ma rilevante come pagare casa, mantenere gli studi dei figli, vestiti e altro necessario alla dignità). La banca non lo fa per necessità, ma per normale gestione e soprattutto giovandosi dell'azzardo morale, cioè: se mi beccano, ci mettiamo d'accordo. Inoltre la banca gode di una serie di privilegi e di posizioni particolari tali da rendere completamente ingiustificata l'evasione visto che con l'eliminazione della concorrenza nel mercato assicurativo (per esempio) non vedo come possano esserci esigenze di evasione. L'evasore totale brutto e con la Porsche almeno non gode delle posizioni di privilegi create all'interno del mercato e se si fa i soldi almeno ha dovuto rischiare... pure è una merda, ma almeno c'è una differenza


Non immaginavo certo di trovarci Trixam in questa versione di #occupywallstreet de’ noartri.

Ultima riflessione. La nostra carta costituzionale prevede, in sintesi, il diritto ad un lavoro che permetta un’esistenza libera e dignitosa. Qualora situazioni contingenti non consentano l’affermarsi di una situazione di piena occupazione, significa che il cittadino, siccome lo stato non crea e non garantisce un posto di lavoro, è autorizzato ad andare a rubare? La base del discorso è identica. Se lo stato mi chiede troppo e mi da’ niente, sono autorizzato a non pagarlo, violando la legge. Se lo stato mi chiede determinati doveri connessi con lo status di cittadino ma non mi da’ un lavoro dignitoso per poter adempiere ai miei doveri, ho diritto di sopravvivere andando a rubare. Ovviamente il discorso non vale solo per i poveri “veri”, dove ritengo effettivamente scusabile la condotta del ladro che ruba per mangiare, bensì è valido per tutti coloro, seppur titolati, debbano giacere nell’abisso di sconforto creato dal nostro mercato del lavoro.


Praticamente è, quindi, legittimo morire di fame per pagare spese clientelari e voluttuarie del nostro Stato. In realtà il ladro è lo Stato che ruba al cittadino e non per necessità, ma per cattiva gestione, per spese assurde ed immotivate, per controllare voti e trasformare diritti in piaceri.
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@Gius:
1) L’affermazione non è in contrasto con la conclusione del post. Semplicemente condivido in parte il vostro discorso. La cosa che non mi piace è l’estremizzazione. È inaudito giustificare chi evade perché, oltre alle motivazioni già esposte, non tutti possono essere in grado di farlo. Pago le tasse fino all’ultimo centesimo e la differenza tra il lordo e il netto la vedo (e la sento). Non capisco perché qualcuno più furbo debba, a parità di lavoro, guadagnare il doppio di me solo perché in tanti anni lo stato ha tollerato simili comportamenti. Se tu mi giustifichi questa gente, ti rispondo che personalmente, e ribadisco personalmente, mi incazzo e mi sento da fottere. Ora è chiaro?

2) L’evasore totale esiste in quanto nel nostro ordinamento, così come in tutti i paesi civili e non, è previsto un sistema di prelievo il cui presupposto è la produzione di un reddito (possiamo discutere ovviamente sul suo concetto). Pertanto, evasore totale è colui che omette la dichiarazione del reddito nella sua interezza (in un sistema ove è prevista l’autodichiarazione).
Le imposte sui consumi, invece, non necessariamente sono manifestazione di un reddito perché: (i) esistono soggetti il cui reddito è zero e hanno un consumo c.d. vitale o di sussistenza; (ii) il consumo può essere anche manifestazione di un patrimonio accumulato. Questo, in linea di principio, per fare molto sinteticamente chiarezza sulla differenza di presupposto tra imposte sui redditi e imposte sui consumi. Il fatto che in tutti i paesi che io conosca esistano entrambe le forme d’imposizione, avrà un motivo?
In secondo luogo, se le tasse sui consumi fossero da sole sufficienti per pagare i servizi erogati – ed ho seri dubbi in merito perché paesi più ricchi di noi hanno altre forme d’imposizione fiscale – andrebbero abolite e sostituite con una imposta sul reddito progressiva. La progressività, infatti, al di là degli argomenti in diritto sull’obbligatorietà di tale modalità di prelievo (i.e. art. 53, comma 2, Cost.), è un presidio di equità.

3) Io confondo eccessi e non realtà concrete? Evidentemente sei l’unico depositario della verità sulla "realtà concreta", dato che sostieni che il grosso evade per necessità mentre una parte marginale evade per puro gusto di guadagno trasgressivo. Lo sai che la Grecia è fallita (perché solo un orbo non vede che è praticamente in default) anche a causa della sua gigantesca evasione fiscale. Nel nostro paese le statistiche dicono che un gioielliere dichiara quanto un maestro elementare. Qualcosa non quadra. Se il gioielliere evade per sopravvivere, allora il suo tenore di vita dovrebbe essere pari a quello di un maestro elementare. Non mi risulta sia così. Idem vale per i ristoratori.

4) Il grado di concorrenza nel sistema bancario non è paragonabile a quello esistente nel mercato assicurativo. E, comunque, Apple e Microsoft non sono imprese bancarie, eppure eludono il fisco. Perché il loro comportamento sarebbe meno legittimo di quello del fruttivendolo?

5) Se lo stato preleva reddito dai cittadini per pagare clientele ecc. è un ladro; su questo siamo d’accordo. Ma lo stato chi è? Chi elegge i nostri amministratori? Viviamo in una dittatura ove il parlamento è nominato dal monarca di turno?
Se è così, hai tutto il diritto di evadere. Se non è così, io che non evado ho tutto il diritto di fucilare l’evasore che poi mi va pure a votare u’ partitu du’ pilu, perché tanto difende le partite IVA (fa evadere in gaiezza in attesa del condono), tanto chissenefrega se poi nomina come assessore la Minetti.
L’importante è che il proprio praticello sia ben tosato, e tutto il resto in malora. Non è vero?



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Re:
JuanManuelFangio, 21/02/2012 21.35:

@Gius:
1) L’affermazione non è in contrasto con la conclusione del post. Semplicemente condivido in parte il vostro discorso. La cosa che non mi piace è l’estremizzazione. È inaudito giustificare chi evade perché, oltre alle motivazioni già esposte, non tutti possono essere in grado di farlo. Pago le tasse fino all’ultimo centesimo e la differenza tra il lordo e il netto la vedo (e la sento). Non capisco perché qualcuno più furbo debba, a parità di lavoro, guadagnare il doppio di me solo perché in tanti anni lo stato ha tollerato simili comportamenti. Se tu mi giustifichi questa gente, ti rispondo che personalmente, e ribadisco personalmente, mi incazzo e mi sento da fottere. Ora è chiaro?

Ribadisco che è in contrasto. Tu sostieni che non sia legittimo evadere. Non vedo come parallelamente ritenere che il comune non possa legittimamente introdurre i balzelli che gli pare.. al più puoi dire che non ti fa piacere (e ci mancass'.. o Dio le tasse sono bellissime), ma certamente non puoi sostenere che non è legittimo introdurre tasse.
Quindi, no, non è chiaro. A te dà fastidio l'evasore fiscale, perché tu vuoi pagare tutto anche ciò che ti viene rubato. Contento tu.. gli altri dovrebbero essere liberi di non pagare le ruberie. Se tu vuoi pagare, non puoi pretendere che anche gli altri paghino. Evidentemente tu puoi permetterti di pagare perché il tuo reddito ti permette il lusso di regalare soldi a Scilipoti e co.



2) L’evasore totale esiste in quanto nel nostro ordinamento, così come in tutti i paesi civili e non, è previsto un sistema di prelievo il cui presupposto è la produzione di un reddito (possiamo discutere ovviamente sul suo concetto). Pertanto, evasore totale è colui che omette la dichiarazione del reddito nella sua interezza (in un sistema ove è prevista l’autodichiarazione).
Le imposte sui consumi, invece, non necessariamente sono manifestazione di un reddito perché: (i) esistono soggetti il cui reddito è zero e hanno un consumo c.d. vitale o di sussistenza; (ii) il consumo può essere anche manifestazione di un patrimonio accumulato. Questo, in linea di principio, per fare molto sinteticamente chiarezza sulla differenza di presupposto tra imposte sui redditi e imposte sui consumi. Il fatto che in tutti i paesi che io conosca esistano entrambe le forme d’imposizione, avrà un motivo?
In secondo luogo, se le tasse sui consumi fossero da sole sufficienti per pagare i servizi erogati – ed ho seri dubbi in merito perché paesi più ricchi di noi hanno altre forme d’imposizione fiscale – andrebbero abolite e sostituite con una imposta sul reddito progressiva. La progressività, infatti, al di là degli argomenti in diritto sull’obbligatorietà di tale modalità di prelievo (i.e. art. 53, comma 2, Cost.), è un presidio di equità.


Ripeto: l'evasore totale non esiste. Se produci reddito, puoi evadere le tasse sul reddito e non quelle sul consumo. Il tuo discorso sui patrimoni accumulati non vedo cosa c'entra. Qua stiamo parlando di chi produce reddito e non paga le tasse SUL REDDITO. E' evasore totale? No, perché consuma.
Il discorso sulla progressività nemmeno è inferente. Il mio discorso non è qual è il sistema fiscale migliore, ma quale quantità di denaro sia necessaria per garantire i servizi fondamentali.



3) Io confondo eccessi e non realtà concrete? Evidentemente sei l’unico depositario della verità sulla "realtà concreta", dato che sostieni che il grosso evade per necessità mentre una parte marginale evade per puro gusto di guadagno trasgressivo.

Eh beh, evidentemente tu conosci più gente con il Cayenne di quanta non riesce a pagare l'assicurazione sulla macchina.. evidentemente sarà per questo che ti riescono semplici certi ragionamenti salottieri.

Lo sai che la Grecia è fallita (perché solo un orbo non vede che è praticamente in default) anche a causa della sua gigantesca evasione fiscale.

Credevo che la Grecia avesse problemi di eccessi di spesa, di assenza di liberalizzazioni e di tutte quelle belle cose come la corruzione, l'elefantocrazia etc... ma è vero che da quando è aumentata la pressione fiscale hanno perso 7 punti di pil? è vero che la manovra di Monti sarà seguita da un'altra perché ci sarà un'ulteriore riduzione del pil? è vero che l'aumento della pressione fiscale produce effetti negativi sulla crescita economica?


Nel nostro paese le statistiche dicono che un gioielliere dichiara quanto un maestro elementare. Qualcosa non quadra. Se il gioielliere evade per sopravvivere, allora il suo tenore di vita dovrebbe essere pari a quello di un maestro elementare. Non mi risulta sia così. Idem vale per i ristoratori.


Queste sono le statistiche passate sotto il vaglio di Befera. Giustamente gli spot tirano tantissimo... i treni arrivano in orario e le case le lasciamo aperte. Quando hai tempo ti porto un po' da qualche ristoratore che conosco io e vediamo se guadagnano di più o di meno di un insegnante.


4) Il grado di concorrenza nel sistema bancario non è paragonabile a quello esistente nel mercato assicurativo. E, comunque, Apple e Microsoft non sono imprese bancarie, eppure eludono il fisco. Perché il loro comportamento sarebbe meno legittimo di quello del fruttivendolo?

Scopriamo finalmente che la concorrenza tra fruttivendoli è uguale a quella tra banche e multinazionali... bene a sapersi.


5) Se lo stato preleva reddito dai cittadini per pagare clientele ecc. è un ladro; su questo siamo d’accordo. Ma lo stato chi è? Chi elegge i nostri amministratori? Viviamo in una dittatura ove il parlamento è nominato dal monarca di turno?

Uhm si. Forme nuove, ma certamente non democratiche. Tu hai sostenuto che il governo di Berlusconi fosse simile a quello di Chavez ed ora mi vieni a dire che l'Italia è una democrazia? Azz poi parli delle incoerenze di Trixam.. e meno male..

Se è così, hai tutto il diritto di evadere. Se non è così, io che non evado ho tutto il diritto di fucilare l’evasore che poi mi va pure a votare u’ partitu du’ pilu, perché tanto difende le partite IVA (fa evadere in gaiezza in attesa del condono), tanto chissenefrega se poi nomina come assessore la Minetti.

Jamm non fare la verginella... tu hai votato Bassolino..


L’importante è che il proprio praticello sia ben tosato, e tutto il resto in malora. Non è vero?

Quindi la soluzione è pagare le tasse al Tremonti di turno per non fare andare tutto il resto in malora.
Ah e quindi tu chi voti?







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A te dà fastidio l'evasore fiscale, perché tu vuoi pagare tutto anche ciò che ti viene rubato. Contento tu.. gli altri dovrebbero essere liberi di non pagare le ruberie. Se tu vuoi pagare, non puoi pretendere che anche gli altri paghino. Evidentemente tu puoi permetterti di pagare perché il tuo reddito ti permette il lusso di regalare soldi a Scilipoti e co.

Così parlò Giusperito.

Vi sono evasori fiscali che possono permettersi di pagare Scilipoti e co. molto più di me, credimi. Non articolo ulteriormente la replica alla tua inopportuna affermazione sulla mia condizione economica e lavorativa – che, tra l’altro, non conosci – perché sarei costretto a rendere pubblici dettagli della mia vita.
Nel frattempo posso solo consigliarti di cambiare pusher.

Cordialmente.



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Re:
JuanManuelFangio, 23/02/2012 18.59:

A te dà fastidio l'evasore fiscale, perché tu vuoi pagare tutto anche ciò che ti viene rubato. Contento tu.. gli altri dovrebbero essere liberi di non pagare le ruberie. Se tu vuoi pagare, non puoi pretendere che anche gli altri paghino. Evidentemente tu puoi permetterti di pagare perché il tuo reddito ti permette il lusso di regalare soldi a Scilipoti e co.

Così parlò Giusperito.

Vi sono evasori fiscali che possono permettersi di pagare Scilipoti e co. molto più di me, credimi. Non articolo ulteriormente la replica alla tua inopportuna affermazione sulla mia condizione economica e lavorativa – che, tra l’altro, non conosci – perché sarei costretto a rendere pubblici dettagli della mia vita.
Nel frattempo posso solo consigliarti di cambiare pusher.

Cordialmente.




Ed è quello che in sostanza sta dicendo anche Giusperito.
La realtà è che a fronte di una pressione fiscale elevata, i cittadini ricevono prestazioni dallo stato assolutamente risibili. Ciò è dovuto ad uno spreco ENORME di denaro pubblico da parte delle Istituzioni che perseguono fini tutt'altro che sociali( tutt'al più, individuali).

Capirai da solo che - se lo stato ha a disposizione 100 e 80 lo riserva ad investimenti "poco lungimiranti", che guardano più agli'interessi degli amici e poco a quello dei cittadini, e gli altri 20 li riserva ai servizi essenziali (che, pure con 20, continuano ad essere precari)- è più che legittima la voglia dell'operatore commerciale di trovare strade alternative, spesso illegittime, altre volte ai limiti della legalità, per non pagare le tasse.

Naturalmente, i casi vanno differenziati: paragonare la apple o la microsoft alle imprese medio piccole è un pò tendenzioso in questo discorso.
Una piccola impresa, qualunque essa sia, deve tirare la cinghia per campare. Per ogni operaio devono pagarsi tante tasse quanto è lo stipendio. Insomma se lo stipendio è X, per ogni x, l'imprenditore dovrà sborsare 2X: e l'utile per l'imprenditore dov'è? Possibile che all'assunzione del rischio debbano corrispondere esclusivamente oneri e nessun onore economicamente valutabile?

Non è che si legittima l'evasione. Però, in alcuni casi, è possibile giustificarla. Tutto qui: non è il caso del gioielliere(anche se ci sono gioiellieri e gioiellieri)e non è il caso delle grandi imprese(anche se ci sono grandi imprese e grandi imprese).

Cominci lo Stato ad impegnarsi sul fronte sprechi e sugli altri fronti sui quali si può agire: non sono molto abile con le cifre - sicuramente tra di voi c'è chi se ne intende più di me - ma se recuperassimo tutti i capitali evasi all'estero, più o meno ( e parlo solo di questo MINIMO intervento), ed imponessimo una tassazione EQUA al 30/40 %, quanto riusciremmo ad ottenere?

Voglio dire, se è giusto tartassare l'esercente in un bar qualsiasi di Napoli che incassa (per dire) 400 euro al giorno, ove ( sempre per dire) al netto, appena il 10-15-20% è guadagno, per quale mottto ivo dovremmo farci prendere per il culo con uno scudo fiscale del 5%?

Chiaro quello che dico?

E allora, se tutto ciò è vero, evadere le tasse quando non si può campare non è legittimo. Ma è GIUSTO!
[Modificato da napulitanboy 23/02/2012 19:45]


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Re: Re:
napulitanboy, 23/02/2012 19.43:




Ed è quello che in sostanza sta dicendo anche Giusperito.
La realtà è che a fronte di una pressione fiscale elevata, i cittadini ricevono prestazioni dallo stato assolutamente risibili. Ciò è dovuto ad uno spreco ENORME di denaro pubblico da parte delle Istituzioni che perseguono fini tutt'altro che sociali( tutt'al più, individuali).

Capirai da solo che - se lo stato ha a disposizione 100 e 80 lo riserva ad investimenti "poco lungimiranti", che guardano più agli'interessi degli amici e poco a quello dei cittadini, e gli altri 20 li riserva ai servizi essenziali (che, pure con 20, continuano ad essere precari)- è più che legittima la voglia dell'operatore commerciale di trovare strade alternative, spesso illegittime, altre volte ai limiti della legalità, per non pagare le tasse.

Naturalmente, i casi vanno differenziati: paragonare la apple o la microsoft alle imprese medio piccole è un pò tendenzioso in questo discorso.
Una piccola impresa, qualunque essa sia, deve tirare la cinghia per campare. Per ogni operaio devono pagarsi tante tasse quanto è lo stipendio. Insomma se lo stipendio è X, per ogni x, l'imprenditore dovrà sborsare 2X: e l'utile per l'imprenditore dov'è? Possibile che all'assunzione del rischio debbano corrispondere esclusivamente oneri e nessun onore economicamente valutabile?

Non è che si legittima l'evasione. Però, in alcuni casi, è possibile giustificarla. Tutto qui: non è il caso del gioielliere(anche se ci sono gioiellieri e gioiellieri)e non è il caso delle grandi imprese(anche se ci sono grandi imprese e grandi imprese).

Cominci lo Stato ad impegnarsi sul fronte sprechi e sugli altri fronti sui quali si può agire: non sono molto abile con le cifre - sicuramente tra di voi c'è chi se ne intende più di me - ma se recuperassimo tutti i capitali evasi all'estero, più o meno ( e parlo solo di questo MINIMO intervento), ed imponessimo una tassazione EQUA al 30/40 %, quanto riusciremmo ad ottenere?

Voglio dire, se è giusto tartassare l'esercente in un bar qualsiasi di Napoli che incassa (per dire) 400 euro al giorno, ove ( sempre per dire) al netto, appena il 10-15-20% è guadagno, per quale mottto ivo dovremmo farci prendere per il culo con uno scudo fiscale del 5%?

Chiaro quello che dico?

E allora, se tutto ciò è vero, evadere le tasse quando non si può campare non è legittimo. Ma è GIUSTO!



E chi non può farlo (i.e. lavoratori dipendenti)? Giusperito ha chiaramente detto - e ancora devo rincoglionirmi fortunatamente - che se pago le tasse (perché non ho alternativa) non posso pretendere che gli altri lo facciano. E se comunque lo faccio (ossia perché sono un povero coglione sfigato) è perché guadagno abbastanza da potermi permettere di pagare Scilipoti e co.

Lo stesso Pisicchio, che in tema ha posizioni più simili alle vostre, ha chiaramente detto che prova uno strano bruciore al deretano, sapendo che lui è costretto a pagare le pensioni ai colleghi calabresi (che sono più furbi e fortunati di lui). Evidentemente anche Pisicchio guadagna abbastanza per potersi permettere il lusso di pagare anche per l'avvocato calabrese.
Siamo alla follia. Andare a lavorare e pagate le tasse fino all'ultimo centesimo, e poi ne parliamo.
Grazie.




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Re: Re: Re:
JuanManuelFangio, 23/02/2012 20.10:



E chi non può farlo (i.e. lavoratori dipendenti)? Giusperito ha chiaramente detto - e ancora devo rincoglionirmi fortunatamente - che se pago le tasse (perché non ho alternativa) non posso pretendere che gli altri lo facciano. E se comunque lo faccio (ossia perché sono un povero coglione sfigato) è perché guadagno abbastanza da potermi permettere di pagare Scilipoti e co.

Lo stesso Pisicchio, che in tema ha posizioni più simili alle vostre, ha chiaramente detto che prova uno strano bruciore al deretano, sapendo che lui è costretto a pagare le pensioni ai colleghi calabresi (che sono più furbi e fortunati di lui). Evidentemente anche Pisicchio guadagna abbastanza per potersi permettere il lusso di pagare anche per l'avvocato calabrese.
Siamo alla follia. Andare a lavorare e pagate le tasse fino all'ultimo centesimo, e poi ne parliamo.
Grazie.




Ho già chiaramente palesato questo problema di sostanza in un altro topic, parlando proprio di mio padre, dipendente prima della snam (agip ed Eni) poi di altri grossi armatori, che non aveva possibilità materiale di evadere il fisco.

Ma il problema, Juan, non va individuato nel contrasto tra chi può e chi non può evadere le tasse.

Il contrasto, semmai, tra chi può e chi non può permettersi(economicamente parlando) di pagare le tasse.
In secondo luogo, fai riferimento esclusivo alle imposte sul lavoro: ma sono tantissime altre le imposte e tasse che possono essere evase da un lavoratore dipendente.

Per il resto, pur condividendone i presupposti ( e ciò emerge chiaramente da ciò che scrivo) non condivido la netta e severa posizione di Gius ed anche lui ne è al corrente.

Il presupposto di fondo che non può non condividersi è che non siamo pecore in un gregge. Deve essere ciò che è giusto a guidarci, non ciò che decide una maggioranza. Anche perché, come Thereau insegna, non sempre la maggioranza è simbolo di giustizia, anzi, è proprio l'esatto opposto. La maggioranza è solo espressione di un potere più forte di un altro potere, la minoranza. Ed una legge decisa dalla maggioranza non è necessariamente una legge giusta.



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attualmente la tassazione è troppo alta, se poi consideriamo che in italia soprattutto al sud i servizi sono di scarsissima qualità ....poi dove sta scritto che devo dare quasi il 50% allo stato, capisco i dipendenti che cmq hanno lo stipendio assicurato ma un imprenditore o anche un libero professionista se non è capace di trovare clienti CHIUDE! allora dove sta scritto che devo pagare tutte ste tasse su lavoro che trovo IO con le MIE CAPACITA che nn è nemmeno sicuro?

Bisognerebbe abbassare le tasse ed inasprire le sanzioni per chi nn le paga , in america si va in galera !


I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...
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Re: Re: Re: Re:
napulitanboy, 23/02/2012 20.59:



Ho già chiaramente palesato questo problema di sostanza in un altro topic, parlando proprio di mio padre, dipendente prima della snam (agip ed Eni) poi di altri grossi armatori, che non aveva possibilità materiale di evadere il fisco.

Ma il problema, Juan, non va individuato nel contrasto tra chi può e chi non può evadere le tasse.

Il contrasto, semmai, tra chi può e chi non può permettersi(economicamente parlando) di pagare le tasse.
In secondo luogo, fai riferimento esclusivo alle imposte sul lavoro: ma sono tantissime altre le imposte e tasse che possono essere evase da un lavoratore dipendente.

Per il resto, pur condividendone i presupposti ( e ciò emerge chiaramente da ciò che scrivo) non condivido la netta e severa posizione di Gius ed anche lui ne è al corrente.

Il presupposto di fondo che non può non condividersi è che non siamo pecore in un gregge. Deve essere ciò che è giusto a guidarci, non ciò che decide una maggioranza. Anche perché, come Thereau insegna, non sempre la maggioranza è simbolo di giustizia, anzi, è proprio l'esatto opposto. La maggioranza è solo espressione di un potere più forte di un altro potere, la minoranza. Ed una legge decisa dalla maggioranza non è necessariamente una legge giusta.





La penso esattamente come te. Il mio pensiero in materia l'ho espresso nei due post precedenti, prima che si addivenisse al delirio di Giusperito.
Il problema, ora, è un altro e non vorrei distogliere l'attenzione sul motivo della mia indignazione.
La frase di Giusperito, che ho riportato in corsivo, è una provocazione ed una immensa minchiata, oltre ad essere molto scorretta per i motivi esposti in precedenza.



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