Re:
JuanManuelFangio, 17/02/2012 09.22:
La storia narrata dall’imprenditore in questione è solamente un esempio di quanto sia difficile fare impresa in Italia. Utilizzare un tale esempio per giustificare l’evasione fiscale è inaudito, oltre che molto scorretto dal punto di vista argomentativo.
Partendo dal presupposto che in Italia la pressione fiscale è davvero eccessiva rispetto ai servizi resi dallo stato ai cittadini e alle imprese, v’è da dire che i vincoli alla libertà d’iniziativa economica non li frappone solo lo stato. Prendiamo il costo dell’energia elettrica, che in Italia è tra le più care d’Europa, oppure la stretta creditizia che le banche stanno imponendo alle piccole e medie imprese in continua emergenza di liquidità. Ascrivere tutte le responsabilità allo stato è profondamente errato.
L’evasione fiscale è un fenomeno che in Italia ha raggiunto livelli vergognosi. Da un punto di vista strettamente giuridico essa viola l’art. 53, comma 1, della Costituzione, ove è sancito il principio della capacità contributiva. È innegabile che determinati beni possano essere allocati esclusivamente dallo stato, il quale deve distribuire il carico fiscale sulla collettività nel suo complesso. La Costituzione ci dice che le somme per coprire tali costi sono dovuti da ciascuno secondo la propria capacità di produrre reddito. Se qualcuno fa il furbo, quindi, omettendo l’intera sua capacità reddituale, viola un principio che è allo stesso tempo di legalità e di eguaglianza.
Se non ci piace la Costituzione così com’è, la si può sempre emendare. Ricordo, ove ce ne fosse bisogno, che il principio di capacità contributiva è anche una norma posta a salvaguardia dell’ingerenza dello stato nella vita dei cittadini. Infatti, se non ho un’adeguata capacità contributiva (i.e. percepisco un reddito minimo), lo stato non può – almeno in linea di principio – venirmi a chiedere dei soldi. Se me li chiede comunque è perché c’è qualcuno che evidentemente può contribuire ma si nasconde.
Inoltre, tra le storie di evasione di cui è pieno il nostro paese, non tutte hanno a che fare con l’imprenditore vessato dell’articolo. Penso all’evasione dei piccoli commercianti quali i fruttivendoli, i quali si trovano a gestire un’attività a rischio praticamente nullo (dove abito io, c’è una famiglia di fruttivendoli che possiede qualcosa come sei appartamenti e un’altra di pollieri che ne possiede addirittura dieci). Ditemi se per voi è paragonabile il piccolo-medio imprenditore, che deve sopportare costi di sicurezza del lavoro, innovazione del prodotto, depauperamento dei macchinari, fluttuazioni del mercato e il piccolo negoziante che vende come oro un prodotto a domanda rigida (la frutta) che, tra l’altro, paga pochissimo all’ingrosso.
Posso comprendere che le difficoltà patite da alcuni imprenditori inducano ad indignarsi nei confronti di uno stato che chiede troppo e rende troppo poco, però ogni storia d’evasione è a sé.
Se l’evasione fiscale è una forma di lotta non violenta contro il leviatano, che troppo pretende dalle tasche dei suoi sottoposti, che dire di coloro che nulla dichiarano di guadagnare? Significa forse che i servizi di cui usufruiscono sono nulli? Evidentemente queste persone non camminano neanche per strada, fluttuano (le strade sono di proprietà dello stato). Che dire? Beati loro, risparmiano un sacco di traffico.
Mi rimane un solo dubbio: perché poi le vedo girare sul Cayenne?
La morale della favola è che in attesa che lo stato diventi buono intanto prendetevelo in quel posto e statevi zitti, ho capito male?
Fantastica quella del fruttivendolo, puro stile Vyshinsky. Continuiamo a far credere che gli evasori siano fruttivendoli e pollivendoli.
Anche quella sull'energia elettrica. Ma 1/3 della bolletta non è costituita dalle addizionali comunali e provinciali? Su cui si paga pure l'IVA!(la classica tassa sulla tassa)
L'italia è al novantaquattresimo posto nella classifica della libertà economica, mica è colpa dello stato, nooooo.
Continuiamo pure a dire che ci sono 120 miliardi di evasione come va dicendo il direttore dell'agenzia ripreso da tutti i giornali ai cui editori ha fatto sconti di centinaia di milioni di euro sulle tasse evase(per inciso quella dei 120 miliardi è una balla colossale).
Continuiamo a far finta di non sapere chi siano i veri evasori. Ad esempio la banca di cui era ceo il ministro dello sviluppo, 1.1 miliardi evasi, ha transato e pagato 270 milioni(dopo che il ceo era diventato ministro, qualche conflitto? Assolutamente NO!), uno sconto che sono convinto fanno a tutti i contribuenti.
Continuiamo a non dire che gran parte di quello che lo stato recupera con metodi stalinisti serve a coprire i costi della riscossione(equitalia da sola costa 1,4 Miliardi, una gestione folle) e che quello che arriva all'erario viene subito destinato a nuova spesa, altro che riduzione delle imposte con la lotta all'evasione.
Poi a proposito di ingerenze, dimentichiamo che la norma che obbliga la banca a mandare il mio estratto conto all'agenzia è una palese violazione dell'art 15 della costituzione che tutela la segretezza della corrispondenza.
Dimentichiamo che la riserva di legge dell'art 23 della costituzione è svuotato, visto che il parlamento da venti anni non legifera più in materia tributaria. L'unica legge che ha fatto, lo statuto dei diritti del contribuente, è stata da subito derogata tante di quelle volte fino a che si è arrivata ad una abrogazione tacita.
Facciamo finta di non vedere che oggi l'agenzia ha potere di legiferare con circolari e direttive e di sanzionare senza un effettivo controllo, tranne quello esiguo delle commissione tributarie.
Dimentichiamo pure che l'art 53 è lo specchietto per le allodole, visto che per le aziende non vale, ragion per cui il mio amico matteo che ha un bar in società con amici paga più irap dell'Enel e che ci sono strumenti come i deliziosi studi di settore(a cui è sottoposto pure il fruttivendolo di cui sopra), che sono un prodotto del diavolo: una dannazione per gli onesti, un mega regalo per chi evade, alla faccia della capacità contributiva a cui facciamo una bellissima pernacchia.
Ecco la costituzione non c'è bisogno di emendarla, l'hanno già buttata nel cesso, facciamo finta di dimenticarlo.
J tu accusi gli evasori di pensare solo ai loro diritti, ma non ai loro obblighi, ed è giusto. Però fai finta di non vedere che lo stato fa lo stesso.
La differenza è che tra i due, lo stato ha il potere coercitivo e lo sta usando per preservare la sua esistenza(e quella delle cricche e lobbies che lo sostengono) dalla crisi devastante in cui si è ficcato da solo.
Io mi sono segnato due frasi del direttore dell'agenzia delle entrate, uno che della casta burocratica romana intoccabile è il simbolo(460.000 euro all'anno per il doppo incarico perché è pure presidente di equitalia).
Ad una domanda se le norme in materia di segretezza bancaria non fossero illiberali, ha risposto, cito letteralmente: "il grado di liberalismo di un paese, si misura dall'obbedienza alla legge"(intervista di Mucchetti sul corriere).
In seguito al blitz di cortina, ha detto: "Lo stato deve poter utilizzare anche la propaganda per poter raggiungere i propri obiettivi". (sempre sul corriere).
Due frasi che avrebbero potuto essere pronunciate tranquillamente durante il ventennio.
A questo qui hanno affidato la nostra libertà.