Lettera di una mamma italiana alla Gelmini

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Astronascente86
00venerdì 2 luglio 2010 14:17
Gentile Ministro Gelmini,
l'altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l'ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.

Che lei fosse poco ferrata sui problemi dell'educazione, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale. Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo lei avvocato ed io no.

Certo, dato che lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in "zona franca" (quel di Reggio Calabria), perché più facile (come da lei con un'ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre. E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto e poi parliamo d'educazione. L'astensione dopo il parto, sulla quale lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi, per cui donne molto più in gamba di lei e di me, hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180g, solo in parte retribuiti integralmente. Ovviamente per persone come lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l'anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione, in questo caso più che un privilegio, è un'eresia.

Ovviamente lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido "aziendale" al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che lei dice di comprendere, ha a che fare con file d'attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per baby-sitter superiori a quelli della propria retribuzione.
Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell'astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.
Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per se dovrebbe suggerirle qualcosa. Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.
Lei come tante donne, crede che l'essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio. In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL'EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione lei non sembra possedere.
Le potrei parlare della teoria sull'attaccamento di Bowlby, dell'imprinting e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili.
Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita. Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina bifida".
I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno. L'idea, che se piangono non si devono prendere in braccio "perché si abituano alle braccia", è un luogo comune.
Le "abitudini" arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto AMORE. Non è un caso che studi recenti, riabilitano il co-sleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell'allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.
Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta. Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.

Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia. Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che lei non conosce. Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma "fresca", che gli dedichi la massima attenzione.

Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovra affaticamento.E non è vero che è importante la qualità e non la quantità:
- perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa.
- perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.
Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido. Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al Nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario.
Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.
Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.

E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui "studiare non è poi così importante", prendendo Renzo Bossi come esempio.

Si dovrebbe impegnare di più nell'analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il Paese.
Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, "non poteva arrecare grossi danni", soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un'intera generazione.

Un'ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

05-05-10 Rosalinda Gianguzzi


fonte: vari siti web
rennasuper
00venerdì 2 luglio 2010 14:26
la Gelmini è il classico ministro fantoccio di questo governo. Obbediente al padrone, (probabilmente avrà anche aperto le cosce a chi di dovere in passato), assolutamente incompetente, nonchè poco intelligente. Dialogare con lei è impossibile, oltre che inutile visto che non fa altro che dare applicazione a modo suo ad ordini superiori.
cucciolottastupenda
00venerdì 2 luglio 2010 15:11
il non essere intelligenti e manifestatamente stupidi fino al ridicolo è un presupposto per essere eletti..almeno in qsto governo [SM=x43665]
.pisicchio.
00venerdì 2 luglio 2010 15:12
Re:
ma quanto saccente è sta donna?

mammamia riesce a farmi stare simpatica la Gelmini!!!

padagoga...educatrice...lezioni di diritto...




Astronascente86, 02/07/2010 14.17:

Gentile Ministro Gelmini,
l'altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l'ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.

Che lei fosse poco ferrata sui problemi dell'educazione, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale. Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo lei avvocato ed io no.

Certo, dato che lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in "zona franca" (quel di Reggio Calabria), perché più facile (come da lei con un'ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre. E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto e poi parliamo d'educazione. L'astensione dopo il parto, sulla quale lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi, per cui donne molto più in gamba di lei e di me, hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180g, solo in parte retribuiti integralmente. Ovviamente per persone come lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l'anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione, in questo caso più che un privilegio, è un'eresia.

Ovviamente lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido "aziendale" al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che lei dice di comprendere, ha a che fare con file d'attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per baby-sitter superiori a quelli della propria retribuzione.
Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell'astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.
Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per se dovrebbe suggerirle qualcosa. Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.
Lei come tante donne, crede che l'essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio. In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL'EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione lei non sembra possedere.
Le potrei parlare della teoria sull'attaccamento di Bowlby, dell'imprinting e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili.
Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita. Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina bifida".
I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno. L'idea, che se piangono non si devono prendere in braccio "perché si abituano alle braccia", è un luogo comune.
Le "abitudini" arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto AMORE. Non è un caso che studi recenti, riabilitano il co-sleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell'allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.
Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta. Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.

Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia. Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che lei non conosce. Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma "fresca", che gli dedichi la massima attenzione.

Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovra affaticamento.E non è vero che è importante la qualità e non la quantità:
- perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa.
- perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.
Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido. Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al Nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario.
Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.
Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.

E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui "studiare non è poi così importante", prendendo Renzo Bossi come esempio.

Si dovrebbe impegnare di più nell'analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il Paese.
Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, "non poteva arrecare grossi danni", soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un'intera generazione.

Un'ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

05-05-10 Rosalinda Gianguzzi


fonte: vari siti web




cucciolottastupenda
00venerdì 2 luglio 2010 15:22
Re: Re:
.pisicchio., 02/07/2010 15.12:

ma quanto saccente è sta donna?

mammamia riesce a farmi stare simpatica la Gelmini!!!

padagoga...educatrice...lezioni di diritto...











io penso che qsta donna voglia sottolineare che perlomeno lei è competente nell' ambito in cui ha numerose specializzazioni a differenza della Gelmini che dice di avere una laurea in legge(cosa di cui fortemente dubito, dato che dalla sua bocca escono affermazioni tali da far capire che nn sà una mazza di diritto )
Pata1991
00venerdì 2 luglio 2010 16:32
Re: Re:
.pisicchio., 02/07/2010 15.12:

ma quanto saccente è sta donna?

mammamia riesce a farmi stare simpatica la Gelmini!!!

padagoga...educatrice...lezioni di diritto...












quoto pisicchio


Etrusco
00venerdì 2 luglio 2010 16:50
cucciolottastupenda, 02/07/2010 15.22:



io penso che qsta donna voglia sottolineare che perlomeno lei è competente nell' ambito in cui ha numerose specializzazioni a differenza della Gelmini che dice di avere una laurea in legge(cosa di cui fortemente dubito, dato che dalla sua bocca escono affermazioni tali da far capire che nn sà una mazza di diritto )




Se MariaStella Gelmini per passare l'esame di stato si è vista costretta di rifugiarsi a Catanzaro...
probabilmente la sua carriera universitaria è stata alquanto lacunosa,
ma tant'è [SM=x43606]

giusperito
00venerdì 2 luglio 2010 17:01
lezioni di modestia credo che alcuni di noi non ne possano proprio dare (io in primis).. in ogni caso rispondere nel merito è sempre più utile..ma a volte quando non si sa cosa rispondere meglio prendersela con la persona. (fallacia time)
MARTINA.SANNINO83
00venerdì 2 luglio 2010 17:05
La gelmini è una grandissima testa di c....o!Ma la signora pure non scherza...a dare dell'ignorante e dell'incompetente ad un'altra persona,non è che si faccia una grandissima figura!
Vabbè...pensiero mio..
Selkis
00venerdì 2 luglio 2010 17:29
Re:
MARTINA.SANNINO83, 02/07/2010 17:05:

La gelmini è una grandissima testa di c....o!Ma la signora pure non scherza...a dare dell'ignorante e dell'incompetente ad un'altra persona,non è che si faccia una grandissima figura!
Vabbè...pensiero mio..




...anche quando lo è?
Selkis
00venerdì 2 luglio 2010 17:30
Re:
giusperito, 02/07/2010 17:01:

lezioni di modestia credo che alcuni di noi non ne possano proprio dare (io in primis).. in ogni caso rispondere nel merito è sempre più utile..ma a volte quando non si sa cosa rispondere meglio prendersela con la persona. (fallacia time)




ma che ti aspetti... in un Paese in cui più dei contenuti si nota se li esponi in maniera simpatica o antipatica...
°Paranoid Android°
00venerdì 2 luglio 2010 17:47
Re:
MARTINA.SANNINO83, 02/07/2010 17.05:

La gelmini è una grandissima testa di c....o!Ma la signora pure non scherza...a dare dell'ignorante e dell'incompetente ad un'altra persona,non è che si faccia una grandissima figura!
Vabbè...pensiero mio..



a parte che trovo più che civile il modo in cui si è espressa l'autrice della lettera, quindi questa magra figura nn la vedo; e poi scusami, dire che la Gelmini non abbia "competenze specifiche" correlate con il suo ministero è offendere o dire la verità?
|Lyuba|
00venerdì 2 luglio 2010 18:24
Re: Re:
Selkis, 02/07/2010 17.30:




ma che ti aspetti... in un Paese in cui più dei contenuti si nota se li esponi in maniera simpatica o antipatica...




[SM=x43601]
.pisicchio.
00venerdì 2 luglio 2010 18:30
Re:
giusperito, 02/07/2010 17.01:

lezioni di modestia credo che alcuni di noi non ne possano proprio dare (io in primis).. in ogni caso rispondere nel merito è sempre più utile..ma a volte quando non si sa cosa rispondere meglio prendersela con la persona. (fallacia time)




Il mio intervento voleva essere utile invece.

A gente così suggerirei di prendere un'aspettativa dal lavoro per il troppo livore e le troppe frustrazioni accumulate!

Anche io odio la Gelmini perchè ha sostenuto l'esame a Catanzaro...ma quando è troppo è troppo. La lettera è un cumulo di insulti...per piacere...
.pisicchio.
00venerdì 2 luglio 2010 18:42
Re:
Etrusco, 02/07/2010 16.50:




Se MariaStella Gelmini per passare l'esame di stato si è vista costretta di rifugiarsi a Catanzaro...
probabilmente la sua carriera universitaria è stata alquanto lacunosa,
ma tant'è [SM=x43606]





Laureati.
Fai 2 anni di pratica.
Vai a fare l'esame da avvocato.
Lotta con altri 3mila sfigati.
Attendi 10 mesi per sapere i risultati degli scritti.
Attendi altri 4 mesi per sostenere l'orale.
Supera l'orale (se lo fai a Napoli la cosa è quasi automatica, a Milano e a Brescia assolutamente no).


Dopo aver fatto tutte queste non scriverai quello che hai scritto.
Non è stata "costretta"...ha fatto semplicemente la furba...come molti italiani che scelgono la strada più breve e facile.

Solo che poi ha scelto di fare il ministro...e si è permessa di parlare di meritocrazia.... ed è giusto che le si faccia un culo così su questa storia. Anzi, in un paese diverso avrebbe dovuto dare le dimissioni.

Pata1991
00venerdì 2 luglio 2010 18:46
e poi spiegatemi una cosa.....perchè una donna DOVREBBE OBBLIGATORIAMENTE astenersi dal lavorare dopo il parto????
chi l'ha detto???
E' UN PRIVILEGIO CHE LA SIGNORA LO VOGLIA O NO...
e la Gelmini non vuole usufruirne....problemi???
i figli crescono senza amore e blablabla....la signora(mittente della lettera) è anche capace di decidere come debbano andare cresciuti i figli della gelmini????
MA PER FAVOREEEE
°Paranoid Android°
00venerdì 2 luglio 2010 18:50
nient [SM=x52003]
sanimma
00venerdì 2 luglio 2010 18:53
ragazzi non giudico nè la gelmini nè l'autrice del testo, perchè non conosco nessuna delle due, ma quello che è evidente invece è questo...le donne che non ricoprono la carica di ministro hanno molteplici difficoltà nel trovare asili pubblici dove mandare i loro figli....
e non tutte sono fortunate nel potersi permettere in caso non ci fossero i posti in quello pubblico, quello privato.....
siamo su due pianeti differenti la gelmini non potrà mai capire le vere esigenze delle donne che lavorano.......e che non hanno il suo stipendio.....
Selkis
00venerdì 2 luglio 2010 19:44
Re:
Pata1991, 02/07/2010 18:46:

e poi spiegatemi una cosa.....perchè una donna DOVREBBE OBBLIGATORIAMENTE astenersi dal lavorare dopo il parto????
chi l'ha detto???
E' UN PRIVILEGIO CHE LA SIGNORA LO VOGLIA O NO...
e la Gelmini non vuole usufruirne....problemi???
i figli crescono senza amore e blablabla....la signora(mittente della lettera) è anche capace di decidere come debbano andare cresciuti i figli della gelmini????
MA PER FAVOREEEE




privilegio? si chiama DIRITTO
nekonika
00venerdì 2 luglio 2010 19:56
Re: Re:
°Paranoid Android°, 02/07/2010 17.47:



a parte che trovo più che civile il modo in cui si è espressa l'autrice della lettera, quindi questa magra figura nn la vedo; e poi scusami, dire che la Gelmini non abbia "competenze specifiche" correlate con il suo ministero è offendere o dire la verità?




In più una giurista che definisce un diritto privilegio è alquanto ridicola.
Etrusco
00venerdì 2 luglio 2010 20:01
Re: Re:
Selkis, 02/07/2010 17.29:




...anche quando lo è?




se ignoranza e incompetenza son palmari è inutile ricordarle,
semmai ce se ne potrebbe servire nella propria argomentazione in maniera più sottile, elegante e ironica...

IMHO [SM=x2244087]
nekonika
00venerdì 2 luglio 2010 20:03
Re: Re: Re:
nekonika, 02/07/2010 19.56:




In più una giurista che definisce un diritto privilegio è alquanto ridicola.




Nel senso che sembra definire il diritto come una condizione eccezionalmente favorevole per la donna, un'esagerazione.
Pata1991
00venerdì 2 luglio 2010 20:12
ragazzi la soglia tra "diritto" e "privilegio" e molto sottile...spesso li si confonde.... per me questo è un privilegio...
e poi scusate...ma da quando uno deve OBBLIGATORIAMENTE usufruire di questo "diritto"
Selkis
00venerdì 2 luglio 2010 20:15
Re:
Pata1991, 02/07/2010 20:12:

ragazzi la soglia tra "diritto" e "privilegio" e molto sottile...spesso li si confonde.... per me questo è un privilegio...
e poi scusate...ma da quando uno deve OBBLIGATORIAMENTE usufruire di questo "diritto"




...in questo caso la parola sarebbe DOVERE [SM=x43665]
.pisicchio.
00venerdì 2 luglio 2010 20:31
Io lo dicevo che era frustrata. E per certi versi c'è anche da capirla.

Comunque non la vorrei come insegnante.






Precaria della scuola, precaria della vita
--------------------------------------------------------------------------------
di Rosalinda Gianguzzi


www.camminandoscalzi.it/wordpress/precariato-scuola-vita.html#...

Precaria della scuola, precaria della vita.

27 ottobre 2009 — Rosalinda Gianguzzi

Ciao,

sono Rosalinda Gianguzzi, precaria della scuola e, come spesso accade, un po’ precaria della vita.

Oggi, per noi precari, sentir parlare di “elogio al posto fisso” sembra quasi una beffa, soprattutto considerando che, contemporaneamente alle interviste raccatta-consensi, bagarre, scorrettezze procedurali e continui richiami a mostrare maggiore interesse alle discussioni in aula, il parlamento nei fatti sancisce il precariato a vita per i pochi superstiti dai tagli.

Ho deciso proprio per questo di lasciarvi memoria, in stile “romanzo storico” (la storia cioè raccontata dai suoi protagonisti anche più semplici), di cosa sia questa specie in estinzione dei precari della scuola.

La parola precariato è spesso associata ad un’immagine preconcetta che rappresenta giovani “Peter pan”, bamboccioni che guadagnano quattro lire -forse con un certo compiacimento- perché questo dà loro la possibilità di poter spendere quello che guadagnano e continuare ad essere mantenuti dalla famiglia. In parte è vero, soprattutto parlando di retribuzioni, ma la situazione differisce radicalmente quando in un calderone sono inseriti i precari di call center privati con i precari della pubblica amministrazione/precari della scuola. Il precariato della scuola è del tutto diverso da qualunque altro precariato, e lo dimostra l’età degli “aspiranti insegnanti” o “supplenti” inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Questi sono i termini che sono utilizzati per definirci, ma per la verità di “aspirante” abbiamo ben poco dato che molti di noi insegnano da decine d’anni e c’è persino chi va in pensione da precario, spesso senza “supplire” nessuno. In realtà sono su posti vacanti, posti che esistono al solo fine di risparmiare sugli scatti di anzianità degli insegnanti o, alla peggio, per poter tagliare cattedre, innalzando il numero legale di alunni per classe. Un altro aspetto che ci permette di differirci dagli altri precari è il non essere legati a logiche clientelari, vale a dire che a Natale non abbiamo grosse ceste piene di prelibatezze da regalare per ringraziare qualcuno. Tutto quello che abbiamo e che siamo, lo abbiamo costruito negli anni attraverso lo studio permanente, i concorsi e il servizio.

In una sola parola: IL MERITO.

Allora mi si potrebbe chiedere come sono diventata precaria della scuola (io e buona parte degli altri 299999 colleghi)?

La mia avventura comincia da diciottenne appena diplomata, con la voglia di essere la nuova Maria Montessori e la presunzione che le magistrali mi avessero dato tutti gli strumenti per entrare nella testa e nel cuore di ogni alunno, per dar loro le chiavi per costruire il proprio giudizio critico e la propria coscienza intellettuale.

La mia formazione scolastica e universitaria attacca il nozionismo e, come risposta ad una società complessa e in rapida trasformazione, vuole offrire ai discenti chiavi di lettura che permettano loro di essere costruttori e attori della propria formazione. Per la verità ci sono voluti una laurea, due master e diciotto anni d’insegnamento, per capire ogni giorno che non esiste “una ricetta buona e perfetta” per ogni alunno. Ognuno è un universo a sé, vuole essere preso con il proprio verso, con i propri tempi, con strumenti educativi differenti. La prima “palestra” sono state le scuole private, veri e propri “centri d’addestramento”, in cui la voglia di fare fa i conti con “il cliente che ha sempre ragione”. Posti in cui la libertà di insegnamento diventa libertà di fare ciò che dicono i direttori, non dare rogne con i genitori e non dispiacere troppo l’alunno. Dopo anni di mobbing, soprusi vari, contratti “aggiustati”, la mia avventura prosegue nella scuola pubblica. Tutto inizia con l’attesa del telefono che squilla: significa essere vestita e pronta per uscire la mattina alle otto, senza sapere se e dove sarai impegnata. Che felicità quando al cellulare sento la musichetta “We are the champions”, associata ai numeri delle scuole. Per non parlare di quando arrivano gli assegni, festeggiati con un “acquisto gratificante”. Nel frattempo gli anni passano, “la chiamata” diventa la regola e arriva finalmente l’incarico: da settembre a giugno o da settembre ad agosto, non sostituisco nessuno, sono in realtà la titolare di una cattedra vacante. Non importa se in un’isola, in un carcere, in un paese di montagna o nella scuola sotto casa. E’ la mia cattedra per un anno. E sono dodici punti che, come gradini, mi permettono di scalare la difficile montagna della stabilizzazione. A questo punto penso di poter affrontare persino un progetto di vita insieme all’uomo che amo e di concedermi un “matrimonio gratificante”. Il sindacalista di turno mi rassicura: “una volta preso l’incarico, sei dentro”.

Così divento precaria sostanzialmente nella sede e nel dover vivere i piccoli grandi disagi dell’“ultima arrivata”. Una precaria, infatti, è quella che deve accontentarsi quando si formula l’orario, quella a cui, in termini di rendimento, è richiesto sempre di più. Anche le mie figlie diventano “precarie”. Sono abituate ad essere lasciate alla nonna, alla zia, alla vicina o a chiunque disponibile, spesso ancora con il pigiama, avvolte in una coperta e quando capita anche febbricitanti perché “oggi non posso mancare”. La mamma non ha tempo per consolarle quando piangono per andare all’asilo, come non ha tempo per rimanere alle loro feste di Natale a scuola. Quando posso, prendo un’ora di permesso, per sorridergli o per rassicurarle quando recitano la loro poesia. Sono ormai abituate a fare i loro compitini e le loro cose da sole, magari in un banco di un’aula vuota, in silenzio, mentre la mamma compila i registri e programma insieme ai colleghi.

Ma fino a due anni fa, una certezza: punto dopo punto, anno dopo anno, avrei avuto l’agognato ruolo. Poi c’è stato l’avvicendarsi -come in una contraddanza- di vari ministri che, con le loro “novità”, ci facevano fare chi tre passi indietro, rimescolando fasce e graduatorie, chi due passi avanti, con una buona tornata d’immissioni in ruolo. Ma la mia certezza rimaneva: loro si avvicendavano, ma noi eravamo sempre lì, con la nostra borsa sempre più logora, piena di fotocopie e penne, per noi e per l’alunno distratto di fiducia.

Io non ho mai chiesto altro: una classe tutta mia, perché insegnare è tutto ciò che so e voglio fare.

Poi arriva il terremoto Berlusconi/Tremonti/Gelmini/Brunetta: raccontano che siamo fannulloni, che “pochi pagati bene” sono meglio di “molti che vivono dignitosamente”, senza dire cosa deve fare chi resta fuori da questo setaccio. Assicurano che vogliono “riformare” la scuola, modernizzarla: tagliano cattedre, chiudono scuole, tolgono insegnanti di sostegno, eliminano i tre insegnanti specialisti su due classi della scuola primaria per averne una tuttologa, eliminano le compresenze che permettono di far fare gite, eliminano informatica, eliminano il supplire i colleghi che mancano -dato che le scuole non sempre possono pagare i supplenti- senza dividere le classi, riducono le ore di italiano alle superiori e accorpano classi e materie. E poi ancora la coda/pettine, e gli incarichi fuori e salvaprecari (che altro non è che un escamotage per aggirare le sentenze dei tribunali, che ci danno ragione sul nostro diritto ad essere stabilizzati).

Insomma un vero tsunami per la scuola pubblica.

E cosa ne sarà dei precari? E di me?

Il desiderio è quello di contrastare in ogni modo: scioperi, manifestazioni, comizi, sit in, forum, azioni di protesta, ma soprattutto puntare su di un’informazione vera.

Il tutto finalizzato a prendere tempo e restare in gioco perché -come è successo finora- la politica cambia.

Loro sono i veri precari. Noi vogliamo solo continuare a lavorare.

giusperito
00sabato 3 luglio 2010 01:14
discorso bello, ma regge fino ad un certo punto..perchè non si può pensare che la scuola sia un serbatoio capace di assorbire tutti i precari creati sulla base di false aspettative e al di fuori delle necessità. La poltiica ha inciso troppo nel settore lavorativo ed ha creato queste follie solo per voti e poltrone..
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