Il giornalismo.. ovviamente quello sano che con Ferrara e Belpietro non c'entra nulla

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giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 01:38
Giornalisti/ Travaglio condannato per colpa delle virgolette
Giovedí 16.10.2008 12:53
Roma/ Diffamazioni a Previti, Travaglio condannato a 8 mesi
di Gabriele Mastellarini

E’ una delle prime regole non scritte del giornalismo: una condanna per diffamazione di un collega, chiunque esso sia, non è una notizia e non va riportata. Lo sanno tutti, eppure i quotidiani di oggi danno spazio alla condanna di un cronista dell’espresso. Tutti presenti all’appello (in minuscolo): dal “Corriere della Sera” a “Repubblica” (la testata per cui lavora il condannato, caso mai accaduto nella storia del giornalismo italiano), fino al “Manifesto” e a “Libero” dove il pezzo è addirittura affidato a Renato Farina e non è un caso. Ieri la notizia era passata al Tg1 delle 20, la trasmissione più vista in assoluto dagli italiani.

A chi si chiede il perché, la risposta è presto data: quel condannato è Marco Travaglio. Si proprio lui. Quello che stasera ci ritroveremo ad “Anno Zero” su Raidue, la stessa trasmissione dove qualche mese fa disse più o meno così: “Non sono un condannato, ma un soccombente”, riferendosi a una condanna civile, mentre il leghista Castelli se la rideva: “Il condannato Travaglio dice condannato a me che non son mai stato condannato”. Ebbene da stasera Marco Travaglio è ufficialmente un condannato per mano della dottoressa Roberta Di Gioia, giudice monocratico penale in servizio presso il Tribunale di Roma, piazzale Clodio.

Di Gioia ha inflitto all’imputato (già perché Travaglio è stato pure “indagato” e “imputato” per lo stesso processo) una pena di mesi 8 di reclusione e una multa di euro 100 oltre ad un risarcimento danni alla parte civile, avv. Previti Cesare corrente in Roma. Per la cronaca, il Pubblico Ministero (stavolta ignoto alle cronache) aveva chiesto una condanna più mite, appena 500 euro di multa.

La ”non-notizia” ha fatto subito il giro delle agenzie di stampa e dei giornali on line. Alle 15 era già nota a tutti e alle 22 circa il condannato Travaglio Marco, corrente in Torino, ha rilasciato una dichiarazione al “Corriere della Sera”, cercando - come da prassi -di minimizzare (”In realtà non me l’aspettavo”, ha detto) e, da buon condannato, ha invocato la sentenza di Appello (maiuscolo) sperando che “sei occhi vedano meglio di due”. Come spesso accade ai politici condannati (quelli di “Onorevoli Wanted” o “Se li conosci li eviti”) Travaglio si è lasciato andare ad un’altra dichiarazione già sentita per altri processati illustri, anche se più bassi di lui (nel senso fisico del termine): “Non sono abituato a parlare di complotti o di toghe azzurre o di sentenze politiche o di persecuzioni”. Cambiate il colore da azzurro a rosso e tutto sarà più chiaro.

Passiamo ora al fatto giuridico. La condanna di Travaglio, a prima vista, appare corretta e difficilmente potrà essere riformata dalla Corte d’Appello di Roma. Allo stesso tempo è vero anche che se stasera Travaglio rileggesse in tv quell’articolo scritto su “L’espresso”, non commetterebbe nessun reato di diffamazione. Assurdo vero? Già, ma è proprio così. Perché il collega è stato fregato dalle virgolette. Quelli che una volta si chiamavano i “caporali” e quando si dettava il pezzo alle redazioni bastava dire al dimafonista “apri caporali” e poi “chiudi caporali”. Nel suo articolo dal titolo “Patto scellerato tra Forza Italia e Mafia”, Travaglio cita Previti una sola volta, in un virgolettato attribuito al colonnello Michele Riccio, testimone oculare di un incontro tra Marcello Dell’Utri e l’avvocato Carlo Taormina. Un summit nel quale, sembrerebbe, c’erano cose losche da fare, processi da aggiustare, ecc. Scrive Travaglio: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti».

In sostanza Travaglio - come conferma lui stesso al “Corriere della Sera” - ha detto il vero ma, allo stesso tempo, ha omesso un dettaglio decisivo, come spiega oggi Filippo Facci sul “Giornale”. Lo stesso Riccio avrebbe infatti dichiarato che: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti. Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell’Utri».

Di fatto Previti era fisicamente presente in quello studio legale nello stesso momento in cui c’erano i signori Dell’Utri, Taormina e il dichiarante Riccio, ma il giornalista Travaglio non avrebbe dovuto “imboccare” tale dichiarazione al colonnello Riccio e facendolo - come ha fatto - avrebbe dovuto almeno completare la frase inserendo anche il successivo passaggio indicato da Facci.

Sono le virgolette, i caporali, a “inchiodare” (tra virgolette, of course) il giornalista Marco Travaglio al quale va tutta la mia solidarietà di giovane collega di giudiziaria, già pesantemente apostrofato dallo stesso Travaglio. Magari la sua è stata una svista, un errore di battitura, oppure il dimafonista era distratto o forse, come scrive Facci, Travaglio ha fatto una cosa “ignobile”. Non lo sapremo mai. E a me, sinceramente, neanche interessa. Di certo è paradossale essere condannati per due simboletti grafici.

Eppure così è. Ma la data odierna potrebbe passare alla storia come ”Il no condannismo day”, perché con questa inutile condanna di Travaglio e della dottoressa Hamaui (direttora de L’espresso sanzionata per un assurdo “omesso controllo”) rischia di saltare tutto l’impianto costruito proprio da Travaglio, Grillo, Di Pietro e compagnia bella. Un sistema perfido che etichetta (etichettava?) le persone solo attraverso i termini del codice penale o del codice di procedura penale: “querelato”, “indagato”, “imputato”, “condannato”, “prescritto” e finanche “indultato”. Ma si è andati anche oltre: “amico del prescritto”, “compagno d’affari dell’indagato”, “in vacanza con quello che sarebbe poi diventato un condannato” (il caso di Travaglio con Ciuro).

Ma qual è il “valore” effettivo della condanna? E’ sufficiente quella espressa dal Tribunale “in nome del popolo italiano” al termine di un processo nel quale (come mi ha ripetuto un caro amico avvocato del Foro romano) la verità è sempre diversa dai fatti? Oppure la vera condanna è il continuo stillicidio mediatico che ti ricorda: sei “indagato”, “condannato”, “prescritto”, “processato”?

Il paradosso è questo: oggi a nessuno interessa la condanna del giudice, mentre tutti hanno paura di quella “mediatica”. Faccio un esempio su di me. Ho avuto un incidente stradale, l’assicurazione non pagava e mi hanno “querelato”, poi sono stato “indagato” per lesioni colpose, sono diventato “imputato” davanti a un giudice di Pace e se l’assicurazione non avesse pagato sarei stato “condannato”, “indultato” (l’incidente era di aprile 2006), magari pure “prescritto”. E qualche giornale locale avrebbe rilanciato: “A giudizio il giornalista Mastellarini, noto per aver litigato con Travaglio. Condannato Mastellarini, attaccò Travaglio sul suo blog!”.

Torniamo a Travaglio: ha avuto 8 mesi di reclusione, pena sospesa e magari non menzione al casellario. Di fatto un buffetto. Poi la pena è sotto indulto, quindi non cumulabile con altre future condanne. Inoltre, visto che per fargli un processo facile facile ci hanno messo sei anni (ma lui questo non lo dice), scatterà certamente la prescrizione, perchè a Roma per fare un appello se ne vanno almeno quattro anni. Risultato? Nulla di nulla, tranne le statuizioni civili di risarcimento che pagherà “L’espresso”. Che peccato, dare ventimila euro a Previti, quando potevano pagarci più di 200 articoli miei!

Per effetto del “condannismo mediatico”, oggi Travaglio è su tutti i giornali, ne ha parlato il Tg1 quasi fosse l’assassino del Circeo o il serial killer Donato Bilancia. Mentre il giornalista ha semplicemente messo una virgoletta in più. Ha aperto un “caporale”, perché quello di chiusura, al limite, poteva essere considerato un “refuso” grafico.

Aveva proprio ragione il grande Totò: siamo uomini o caporali?

Aggiungo io:
Poi la corte di appello di Roma:
Sentenza riformata per quanto riguarda la sanzione, ma confermata per l'aspetto diffamatorio.
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 01:50
A questo andrebbe aggiunta la polemica sul DVD dell'intervista di Borsellino a cui non mi risulta sia stata data risposta.
gran generale
00giovedì 17 marzo 2011 11:05
non capisco questo improvviso accanimento contro Travaglio.. mi sono perso qualcosa? [SM=x43624]
napulitanboy
00giovedì 17 marzo 2011 11:24
Ma per quanto ne so ed evidentemente TU non sai (non vorrei essere tacciato per filo-metodista-berlusconiano) il suo PRESUNTO reato (ricordo che già beccaria diceva che non può parlarsi di reità senza il controllo sostanziale del giudice terzo ed imparziale... ed eravamo nel 1700) si è PRESCRITTO proprio recentemente.

Quindi prima di voltabandiereggiare, un pò di informazione sarebbe gradita(la stessa informazione che qui qualcuno paventa ed ostenta)
napulitanboy
00giovedì 17 marzo 2011 11:37
Re:
napulitanboy, 17/03/2011 11.24:

Ma per quanto ne so ed evidentemente TU non sai (non vorrei essere tacciato per filo-metodista-berlusconiano) il suo PRESUNTO reato (ricordo che già beccaria diceva che non può parlarsi di reità senza il controllo sostanziale del giudice terzo ed imparziale... ed eravamo nel 1700) si è PRESCRITTO proprio recentemente.

Quindi prima di voltabandiereggiare, un pò di informazione sarebbe gradita(la stessa informazione che qui qualcuno paventa ed ostenta)




Giusto per chiarire, perché so che qua i filo liberalisti sono tutti col coltello in bocca e le bombe a mano in fondina...

Resta ferma la sua condanna, ma il suo reato è prescritto...

Insomma, in perfetto berlusca's style

In ogni caso non essendo possibile ricorrere in cassazione... il tutto lascia molto perplessi. Già in appello è stata completamente riformata la sentenza di primo grado eliminando la pena detentiva, e lasciando solo quella pecuniaria.

A tutti, cmq... vorrei consigliare(visto che l'informazione deve essere completa ) la lettura dell'articolo che avrebbe cagionato la diffamazione.

Qui
JuanManuelFangio
00giovedì 17 marzo 2011 13:02
Re:
napulitanboy, 17/03/2011 11.24:

Ma per quanto ne so ed evidentemente TU non sai (non vorrei essere tacciato per filo-metodista-berlusconiano) il suo PRESUNTO reato (ricordo che già beccaria diceva che non può parlarsi di reità senza il controllo sostanziale del giudice terzo ed imparziale... ed eravamo nel 1700) si è PRESCRITTO proprio recentemente.

Quindi prima di voltabandiereggiare, un pò di informazione sarebbe gradita(la stessa informazione che qui qualcuno paventa ed ostenta)




Aeih, e che hai scritto. Ora preparati alla guerra.
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 13:16
No figurati nessuna guerra. Solo mi rendo conto che c'è sempre due pesi e due misure. Ferrara è il Male perché sta con B., Travaglio, invece, il Bene anche se diffama, perché in fondo il diffamato è Previti.

Ora vorrei solo capire se il metro è la condanna definitiva o il gesto compiuto. Se dico di Nap che è il figlioccio di un boss, poi Nap viene assolto, cosa devo pensare di Travaglio? Forse penso che Travaglio è solito sparare giudizi pesantissimi prima ancora di una condanna definitiva. Ora se questo atto è lecito, perché la condanna (come io stesso ho scritto) della corte di appello non è sufficiente per dire che (indipendentemente dalla sanzione) Travaglio è uno che fa il giornalismo diffamando?

Il lettore che viene a sapere che Previti stava lì e Travaglio che non si prodiga di rettificare, ma vuole lasciare intendere è stato trattato con lo stesso metro che usa Ferrara? secondo me no, perché almeno Ferrara l'ha detto chiaramente che i suoi non sono fatti, ma interpretazioni.

Ora visto che appena si cita Travaglio da altre parti vi sentite investiti del ruolo di epurazione degli off topic (cosa che non noto negli altri casi in cui si salta alla gola di chiunque sia del pdl), perché non entriamo nel merito?

giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 13:19
Re: Re:
napulitanboy, 17/03/2011 11.37:




Giusto per chiarire, perché so che qua i filo liberalisti sono tutti col coltello in bocca e le bombe a mano in fondina...

Resta ferma la sua condanna, ma il suo reato è prescritto...

Insomma, in perfetto berlusca's style

In ogni caso non essendo possibile ricorrere in cassazione... il tutto lascia molto perplessi. Già in appello è stata completamente riformata la sentenza di primo grado eliminando la pena detentiva, e lasciando solo quella pecuniaria.

A tutti, cmq... vorrei consigliare(visto che l'informazione deve essere completa ) la lettura dell'articolo che avrebbe cagionato la diffamazione.

Qui




perché ti lascia perplesso? Mi sfugge di capire... perché esistono le toghe azzurre che hanno voluto portare in prescrizione il reato (proprio fessi mi verrebbe da pensare)? perché la sentenza non è passata in giudicato?
Nel secondo caso allora dovremmo dire che Travaglio ha sputtanato uno dandogli dell'associato alla mafia senza aspettare il passaggio in giudicato.
Se per una volta lasciate a casa le idee politiche e la faziosità, possiamo parlare di stretta logica. Togliete i nomi dei soggetti e mettete solo A e B.
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 13:23
Riporto uno stralcio dell'intervista che Bernstein rilasciò alla Borromeo.
Poi mi dite se Ferrara e Travaglio lavorano così:

Lei è la prova vivente che il giornalismo può cambiare la Storia.

Ma il nostro lavoro, ripeto, è soltanto raccontare onestamente
tutto quello che vediamo. Se tutti lo fanno, la democrazia regge. Ma
non bisogna farlo per cambiare la Storia,
non è questo il nostro
dovere.
.pisicchio.
00giovedì 17 marzo 2011 13:43
Re:
giusperito, 3/17/2011 1:23 PM:

Riporto uno stralcio dell'intervista che Bernstein rilasciò alla Borromeo.
Poi mi dite se Ferrara e Travaglio lavorano così:

Lei è la prova vivente che il giornalismo può cambiare la Storia.

Ma il nostro lavoro, ripeto, è soltanto raccontare onestamente
tutto quello che vediamo. Se tutti lo fanno, la democrazia regge. Ma
non bisogna farlo per cambiare la Storia,
non è questo il nostro
dovere.




giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 13:52
Gli voglio giocare in casa
.pisicchio.
00giovedì 17 marzo 2011 13:55
Re:
giusperito, 3/17/2011 1:52 PM:

Gli voglio giocare in casa




O.T.

tanto bella quanto equa e solidale...

una così sposerebbe un garzone di panettiere piuttosto che un impiegato delle poste o un professore di liceo...

a proposito..

con chi è fidanzata?
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 13:58
Non lo so, ma il sangue blu può sempre essere paternalistico anche quando loffa su drappi di damasco.
.pisicchio.
00giovedì 17 marzo 2011 14:04
Re:
giusperito, 3/17/2011 1:58 PM:

Non lo so, ma il sangue blu può sempre essere paternalistico anche quando loffa su drappi di damasco.




Ovviamente era una provocazione.

E' fidanzata con Pierre Casiraghi.

Mi spiace per Santoro che secondo me c'ha provato...
napulitanboy
00giovedì 17 marzo 2011 14:43
Re:
giusperito, 17/03/2011 13.16:

No figurati nessuna guerra. Solo mi rendo conto che c'è sempre due pesi e due misure. Ferrara è il Male perché sta con B., Travaglio, invece, il Bene anche se diffama, perché in fondo il diffamato è Previti.

Ora vorrei solo capire se il metro è la condanna definitiva o il gesto compiuto. Se dico di Nap che è il figlioccio di un boss, poi Nap viene assolto, cosa devo pensare di Travaglio? Forse penso che Travaglio è solito sparare giudizi pesantissimi prima ancora di una condanna definitiva. Ora se questo atto è lecito, perché la condanna (come io stesso ho scritto) della corte di appello non è sufficiente per dire che (indipendentemente dalla sanzione) Travaglio è uno che fa il giornalismo diffamando?

Il lettore che viene a sapere che Previti stava lì e Travaglio che non si prodiga di rettificare, ma vuole lasciare intendere è stato trattato con lo stesso metro che usa Ferrara? secondo me no, perché almeno Ferrara l'ha detto chiaramente che i suoi non sono fatti, ma interpretazioni.

Ora visto che appena si cita Travaglio da altre parti vi sentite investiti del ruolo di epurazione degli off topic (cosa che non noto negli altri casi in cui si salta alla gola di chiunque sia del pdl), perché non entriamo nel merito?





Il metro è pur sempre la percezione soggettiva, perché se ce ne fosse una oggettiva ora staremo parlando del nulla.
Se si riesce a rendere un fatto(ad esempio un terremoto [SM=x43640] ) un qualcosa di soggettivo, tanto più possono essere considerate recettivamente soggettive delle opinioni(ed in base a questa percezione poi si fonda l'opinione pubblica).

Nel caso in questione si parla di un giornalista che scrive di un qualcosa che non è stato dimostrato ma sul quale, tendenzialmente, non c'è stato un interessamento sostanziale della magistratura. Nel diritto penale non vale quanto invece è baluardo per il civile "il giudicato copre il dedotto ed il deducibile", sebbene viga anche qui il ne bis in idem.

Voglio dire, per i più edotti matematici:
Travaglio condannato per diffamazione "DIVERSO"(non so come si fa il simbolo "diverso") da "Cesare Previti non mafioso".
Il che non vuol dire che lo sia, ma di certo ci sono delle vicende oscure che chi SI RITIENE DIFFAMATO DOVREBBE COME MINIMO IMPEGNARSI A FUGARE.
In italia però non c'è questa cultura.

Di Pietro, ad esempio, tutte le volte che gli si è contestato qualcosa, ha documentato punto per punto gli impianti accusatori... e l'ha fatto alla gente, sul suo blog... su youtube... su twitter.
Quando però gli è stato detto"guarda che pure tu sei un mascalzone... ti hanno tolto la possibilità di esercitare la professione d'avvocato perché hai commesso <tali e tali cose>" Di Pietro non si è affannato a dare risposta. La solita coda di paglia che regna SOLIDA ed INCONTRASTATA in italia. Di pietro non aveva interesse perché sapeva che avrebbe fatto una figura di merda... tanto vale lasciar perdere!



MA questo è un altro discorso.




Per tornare in topic, piuttosto, potremmo parlare di tutti i processi subiti da travaglio per i quali è stato ASSOLTO, e che pure potremmo ritenerli quali metro di valutazione delle notizie date un giornalista.

Ma si sa, poi non faremmo (dis)informazione seria.



giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 16:11
Re: Re:


napulitanboy, 17/03/2011 14.43:




Il metro è pur sempre la percezione soggettiva, perché se ce ne fosse una oggettiva ora staremo parlando del nulla.
Se si riesce a rendere un fatto(ad esempio un terremoto [SM=x43640] ) un qualcosa di soggettivo, tanto più possono essere considerate recettivamente soggettive delle opinioni(ed in base a questa percezione poi si fonda l'opinione pubblica).


Infatti siamo d'accordo, ma dovresti ricordalo a chi usa la parola Fatto per indicare un'opinione. Il Fatto di Biagi oppure il fatto quotidiano sono esempi di come si cerchi di rendere oggettivo un'interpretazione dei fatti. Non è un caso che la principale difesa di T. ruoti intorno alla sua capacità giornalistica di parlare di fatti, cioè lui parla della Verità e non di un'interpretazione dei fatti.

Nel caso in questione si parla di un giornalista che scrive di un qualcosa che non è stato dimostrato ma sul quale, tendenzialmente, non c'è stato un interessamento sostanziale della magistratura. Nel diritto penale non vale quanto invece è baluardo per il civile "il giudicato copre il dedotto ed il deducibile", sebbene viga anche qui il ne bis in idem.


Scusa, ma non ho capito. Se l'interessamento della magistratura nemmeno c'è stato, significa che il fatto non ha nemmeno lontanamente rilievo penale.


Voglio dire, per i più edotti matematici:
Travaglio condannato per diffamazione "DIVERSO"(non so come si fa il simbolo "diverso") da "Cesare Previti non mafioso".
Il che non vuol dire che lo sia, ma di certo ci sono delle vicende oscure che chi SI RITIENE DIFFAMATO DOVREBBE COME MINIMO IMPEGNARSI A FUGARE.
In italia però non c'è questa cultura.


Attenzione, prima di tutto questo sarebbe una gravissima inversione dell'onere della prova. In base a questa visione X è colpevole e deve dimostrare di non esserlo perché Y afferma la sua colpevolezza.
In secondo luogo ricorrere in giudizio per chiedere un risarcimento danni è il massimo impegno che una persona diffamata può compiere per avere giustizia. Se Travaglio avesse detto Nap è un mafioso, tu avresti potuto dimostrare che non sei mafioso? Credo assolutamente di no, perché si tratta di un'impossibile probatio diabolica. La cosa migliore per dimostrare di non essere mafioso è chiedere un risarcimento danni. Le vicende oscure sono tali, a volte, proprio perché si vuole interpretare in una chiave malpensante un certo fatto.





Di Pietro, ad esempio, tutte le volte che gli si è contestato qualcosa, ha documentato punto per punto gli impianti accusatori... e l'ha fatto alla gente, sul suo blog... su youtube... su twitter.
Quando però gli è stato detto"guarda che pure tu sei un mascalzone... ti hanno tolto la possibilità di esercitare la professione d'avvocato perché hai commesso <tali e tali cose>" Di Pietro non si è affannato a dare risposta. La solita coda di paglia che regna SOLIDA ed INCONTRASTATA in italia. Di pietro non aveva interesse perché sapeva che avrebbe fatto una figura di merda... tanto vale lasciar perdere!
MA questo è un altro discorso.

Il problema è che se fai la gara di purezza e di moralità, devi necessariamente essere puro oppure bisogna rendersi conto che esistono dei limiti oltre i quali non si può pretendere un comportamento pio. In pratica si rischia di arrivare all'assurdo che un ministro bravo si dimetta perché ha fatto una cazzata da giovane. Ora è ovvio che in Italia viviamo una sindrome per cui nessuno si dimette, ma è anche ovvio che a volte si pretende una purezza che non ha nessuno.


Per tornare in topic, piuttosto, potremmo parlare di tutti i processi subiti da travaglio per i quali è stato ASSOLTO, e che pure potremmo ritenerli quali metro di valutazione delle notizie date un giornalista.

Ma si sa, poi non faremmo (dis)informazione seria.


Argomentazione non pertinente. Si parla delle condanne, perché disvelano un modo per fare giornalismo. Se un giornalista è solito avere un certo modo di argomentare, è ovvio che ciò che rileva è la condanna. Il fatto che sia andato assolto non dimostra nulla di più del fatto che sia io che tu non abbiamo diffamato nessuno. Altrimenti dovremmo giungere all'assurdo per il quale l'assoluzione tolga una pena in re ipsa di ognuno di noi. In ogni caso ciò che rileva nel caso di un giornalista (chiunque sia) è se abbia esercitato la sua professione in modo corretto. E' corretto dire di un presunto innocente che è un figlioccio di un mafioso? Si può dimenticare un particolare così rilevante (mi riferisco a Previti) e mai rettificarlo e pretendere di essere considerati giornalisti dei fatti?
Se un soggetto A compie un reato X e viene assolto da un reato Y, resta pur sempre responsabile del reato X.






trixam
00giovedì 17 marzo 2011 16:18
Re: Re:
napulitanboy, 17/03/2011 14.43:




Il metro è pur sempre la percezione soggettiva, perché se ce ne fosse una oggettiva ora staremo parlando del nulla.
Se si riesce a rendere un fatto(ad esempio un terremoto [SM=x43640] ) un qualcosa di soggettivo, tanto più possono essere considerate recettivamente soggettive delle opinioni(ed in base a questa percezione poi si fonda l'opinione pubblica).

Nel caso in questione si parla di un giornalista che scrive di un qualcosa che non è stato dimostrato ma sul quale, tendenzialmente, non c'è stato un interessamento sostanziale della magistratura. Nel diritto penale non vale quanto invece è baluardo per il civile "il giudicato copre il dedotto ed il deducibile", sebbene viga anche qui il ne bis in idem.

Voglio dire, per i più edotti matematici:
Travaglio condannato per diffamazione "DIVERSO"(non so come si fa il simbolo "diverso") da "Cesare Previti non mafioso".
Il che non vuol dire che lo sia, ma di certo ci sono delle vicende oscure che chi SI RITIENE DIFFAMATO DOVREBBE COME MINIMO IMPEGNARSI A FUGARE.
In italia però non c'è questa cultura.

Di Pietro, ad esempio, tutte le volte che gli si è contestato qualcosa, ha documentato punto per punto gli impianti accusatori... e l'ha fatto alla gente, sul suo blog... su youtube... su twitter.
Quando però gli è stato detto"guarda che pure tu sei un mascalzone... ti hanno tolto la possibilità di esercitare la professione d'avvocato perché hai commesso <tali e tali cose>" Di Pietro non si è affannato a dare risposta. La solita coda di paglia che regna SOLIDA ed INCONTRASTATA in italia. Di pietro non aveva interesse perché sapeva che avrebbe fatto una figura di merda... tanto vale lasciar perdere!



MA questo è un altro discorso.




Per tornare in topic, piuttosto, potremmo parlare di tutti i processi subiti da travaglio per i quali è stato ASSOLTO, e che pure potremmo ritenerli quali metro di valutazione delle notizie date un giornalista.

Ma si sa, poi non faremmo (dis)informazione seria.






Non ho capito il passaggio, lo puoi spiegare in termini più semplici anche a noi bifolchi?
Perchè noi maliziosi lo interpretiamo così: il diffamato, anche se ottiene la condanna del diffamatore, deve comunque dimostrare che il diffamatore non aveva torto.
Ma a questo punto a che serve fare processi? Rispolveriamo le vecchie e nobili usanze di una volta: pistole, padrini, ci si incontra all'alba in un posto isolato e si fa un bel duello.
Cosa che personalmente troverei preferibile.

Per quanto riguarda i processi in cui travaglio è stato assolto, voglio rendere onore all'avvocato di travaglio che è un GENIO.
Perché lo sai come si difende marconiglio nei processi? Dicendo che lui non fa giornalismo, ma SATIRA.
Ho letto personalmente un verbale di interrogatorio in cui Travaglio spiega al giudice come in particolare gli editoriali che fa ad annozero, non siano da ascrivere alla categoria informativa, ma a quella satirica che mira a divertire il telespettatore, non ad informarlo. Ragion per cui è ovvio che possa fare delle imprecisioni o dire apertamente delle fesserie, basta che facciano divertire.

napulitanboy
00giovedì 17 marzo 2011 16:38
Re: Re: Re:
trixam, 17/03/2011 16.18:



Non ho capito il passaggio, lo puoi spiegare in termini più semplici anche a noi bifolchi?
Perchè noi maliziosi lo interpretiamo così: il diffamato, anche se ottiene la condanna del diffamatore, deve comunque dimostrare che il diffamatore non aveva torto.
Ma a questo punto a che serve fare processi? Rispolveriamo le vecchie e nobili usanze di una volta: pistole, padrini, ci si incontra all'alba in un posto isolato e si fa un bel duello.
Cosa che personalmente troverei preferibile.


Per quanto riguarda i processi in cui travaglio è stato assolto, voglio rendere onore all'avvocato di travaglio che è un GENIO.
Perché lo sai come si difende marconiglio nei processi? Dicendo che lui non fa giornalismo, ma SATIRA.
Ho letto personalmente un verbale di interrogatorio in cui Travaglio spiega al giudice come in particolare gli editoriali che fa ad annozero, non siano da ascrivere alla categoria informativa, ma a quella satirica che mira a divertire il telespettatore, non ad informarlo. Ragion per cui è ovvio che possa fare delle imprecisioni o dire apertamente delle fesserie, basta che facciano divertire.




Voglio semplicemente dire( te lo rispiego solo perché mi piace parlare ai bifolchi [SM=x43811] ) che la diffamazione è in questo caso un reato di opinione.
E l'opinione non può dirsi un fatto.
La differenza è molto sottile: dire che Tizio non abbia detto la verità, non significa necessariamente che il contenuto delle dichiarazioni non corrisponde al vero. Significa che NON è STATO ACCERTATO, o, ancor di più.. non è stato manco esaminato.
Ma non voglio fare una difesa a Travaglio, che a me piace solo relativamente.

Affrontare questo tema, tra l'altro, è di enorme difficoltà. Perché ci porta su altri temi che sono spesso (se non sempre) di soggettiva valutazione e che porteranno in ogni caso allo scontro (che a volte può essere costruttivo, altre distruttivo).

Riguardo i metodi difensivi dell'avvocato di Travaglio... Non so. Però un pò di curiosità me l'hai fatta venire....
Leggerò...
tigrottoo
00giovedì 17 marzo 2011 17:20
Personalmente non capisco dove sia il problema se Travaglio abbia una condanna per diffamazione o meno.

E' un giornalista, un libero cittadino e nel suo mestiere può capitare di scrivere una cosa non vera. Ed è giusto che sia condannato ogni qualvolta lo fa. Anche Indro Montanelli fu condannato per diffamazione e non credo sia stato per questo un pessimo giornalista. Tra l'altro non è detto nemmeno che Travaglio abbia scritto una cosa non vera. Magari ha scritto qualcosa di vero che non ha potuto/saputo dimostrare in giudizio. Ma non sta a me difenderlo.

A mio parere Travaglio è un ottimo giornalista. Non inferiore ad alcun giornalista mediaset-rai. Se viene condannato per diffamazione, o anche per omicidio, problemi suoi.
Non è un giornalista stipendiato con soldi dei cittadini, a differenza dei politici, quindi può prendere tutte le condanne che vuole. Sarà poi a discrezione dei suoi lettori decidere se continuare a leggerlo o meno.

Certo, personalmente ritengo che le condanne per diffamazioni minano la credibilità di un giornalista però trovo intellettualmente triste il fatto che si prenda un episodio giudiziario di un singolo giornalista per affermare che in tal modo "rischia di saltare l'impianto Travaglio, Grillo, Di Pietro". E' un accostamento stupido.
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 17:45
Re: Re: Re: Re:
napulitanboy, 17/03/2011 16.38:



Voglio semplicemente dire( te lo rispiego solo perché mi piace parlare ai bifolchi [SM=x43811] ) che la diffamazione è in questo caso un reato di opinione.
E l'opinione non può dirsi un fatto.
La differenza è molto sottile: dire che Tizio non abbia detto la verità, non significa necessariamente che il contenuto delle dichiarazioni non corrisponde al vero. Significa che NON è STATO ACCERTATO, o, ancor di più.. non è stato manco esaminato.
Ma non voglio fare una difesa a Travaglio, che a me piace solo relativamente.

Affrontare questo tema, tra l'altro, è di enorme difficoltà. Perché ci porta su altri temi che sono spesso (se non sempre) di soggettiva valutazione e che porteranno in ogni caso allo scontro (che a volte può essere costruttivo, altre distruttivo).

Riguardo i metodi difensivi dell'avvocato di Travaglio... Non so. Però un pò di curiosità me l'hai fatta venire....
Leggerò...



Nap in verità chi riporta una notizia deve anche verificarla. Il fatto che in giudizio non si dimostri che tizio non è un mafioso è più che sufficiente per dire che non lo è. Altrimenti rischiamo che se X si convince che Y è mafioso, allora non necessariamente Y non è mafioso.
I giornalisti testano il loro lavoro con i fatti, altrimenti ogni opinione diventa valida. Potremmo anche dire che Nap è mafioso, ma pur non riuscendo a dimostrare che lo sia, non è detto che non lo sia.
In ogni caso il punto è capire quale tipo di giornalismo riteniamo valido. I castelli costruiti con questi sillogismi volgari oppure l'argomentazione che discende dai fatti e, quantomeno, dalla verità giudiziaria? Rischiamo altrimenti di affermare che B. sia responsabile di corruzione, solo perché T. ci informa che è così. E' ovvio che un castello accusatorio proveniente da persone che sono solite diffamare debba essere valutato con un'attenzione maggiore. Tuttavia il numero di coloro che sono favorevoli al castello non muta di una virgola il problema di merito. Considerare un buon giornalista Travaglio che fa della diffamazione una possibilità nel sistema giornalistico impedisce di gettare fango su Ferrara che non vuole raccontare fatti, ma opinioni. In pratica la diversità sta nella buona fede di chi racconta il suo punto di vista in opposizione a chi finge che il suo punto di vista sia il fatto quotidiano.
napulitanboy
00giovedì 17 marzo 2011 18:05
Re: Re: Re: Re: Re:
giusperito, 17/03/2011 17.45:



Nap in verità chi riporta una notizia deve anche verificarla. Il fatto che in giudizio non si dimostri che tizio non è un mafioso è più che sufficiente per dire che non lo è. Altrimenti rischiamo che se X si convince che Y è mafioso, allora non necessariamente Y non è mafioso.
I giornalisti testano il loro lavoro con i fatti, altrimenti ogni opinione diventa valida. Potremmo anche dire che Nap è mafioso, ma pur non riuscendo a dimostrare che lo sia, non è detto che non lo sia.
In ogni caso il punto è capire quale tipo di giornalismo riteniamo valido. I castelli costruiti con questi sillogismi volgari oppure l'argomentazione che discende dai fatti e, quantomeno, dalla verità giudiziaria? Rischiamo altrimenti di affermare che B. sia responsabile di corruzione, solo perché T. ci informa che è così. E' ovvio che un castello accusatorio proveniente da persone che sono solite diffamare debba essere valutato con un'attenzione maggiore. Tuttavia il numero di coloro che sono favorevoli al castello non muta di una virgola il problema di merito. Considerare un buon giornalista Travaglio che fa della diffamazione una possibilità nel sistema giornalistico impedisce di gettare fango su Ferrara che non vuole raccontare fatti, ma opinioni. In pratica la diversità sta nella buona fede di chi racconta il suo punto di vista in opposizione a chi finge che il suo punto di vista sia il fatto quotidiano.



Io il tuo ragionamento lo condivido in parte perché è ingiusto (come hai precisato quotando il mio precedente intervento) dover applicarsi per dimostrare ciò che NON si è... una inversione dell'onere della prova incauta ma a tratti pure pericolosa.

Sta di fatto che bisogna mettere dei paletti di confine alle situazioni: la fallacia del sistema penalistico è sotto gli occhi di tutti( e per le ingiuste assoluzioni o altre scappatoie, e per le ingiuste sanzioni inflitte). Ripeto, lungi da me tacciare di mafioso Cesare Previti. La magistratura non l'ha fatto, io non lo faccio. Eppure ci sono stati e ci sono ancora degli ENORMI dubbi che lasciano perplessi. E le mie perplessità non dipendono esclusivamente dal mio "modo di vedere" le cose. Non mi lascio influenzare dalle ideologie. Tendo ad essere piuttosto obiettivo.
Anche quando la magistratura ritarda(forse volontariamente,forse no)la stesura di una motivazione... posso essere il più grande filotravaglino del mondo, ma mi vengono grossi dubbi.



Non è detto dunque che Previti non possa essere condannato dal tribunale della storia(od anche un tribunale reale) per le stesse vicende di mafia per le quali è stato riconosciuto diffamato.


Cosa li facciamo a fare i processi? Beh...mica sono l'unico filo penalista ad accarezzare l'idea di liberare dal groppone del ramo penale il reato di diffamazione?
giusperito
00giovedì 17 marzo 2011 20:19
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
napulitanboy, 17/03/2011 18.05:



Io il tuo ragionamento lo condivido in parte perché è ingiusto (come hai precisato quotando il mio precedente intervento) dover applicarsi per dimostrare ciò che NON si è... una inversione dell'onere della prova incauta ma a tratti pure pericolosa.

Sta di fatto che bisogna mettere dei paletti di confine alle situazioni: la fallacia del sistema penalistico è sotto gli occhi di tutti( e per le ingiuste assoluzioni o altre scappatoie, e per le ingiuste sanzioni inflitte). Ripeto, lungi da me tacciare di mafioso Cesare Previti. La magistratura non l'ha fatto, io non lo faccio. Eppure ci sono stati e ci sono ancora degli ENORMI dubbi che lasciano perplessi. E le mie perplessità non dipendono esclusivamente dal mio "modo di vedere" le cose. Non mi lascio influenzare dalle ideologie. Tendo ad essere piuttosto obiettivo.
Anche quando la magistratura ritarda(forse volontariamente,forse no)la stesura di una motivazione... posso essere il più grande filotravaglino del mondo, ma mi vengono grossi dubbi.



Non è detto dunque che Previti non possa essere condannato dal tribunale della storia(od anche un tribunale reale) per le stesse vicende di mafia per le quali è stato riconosciuto diffamato.


Cosa li facciamo a fare i processi? Beh...mica sono l'unico filo penalista ad accarezzare l'idea di liberare dal groppone del ramo penale il reato di diffamazione?




Non ti contesto mica gli enormi dubbi... forse credi che io non dubiti dello spessore morale di Dell'Utri? Contesto il semplicismo che rischia di far condannare degli innocenti perché ci sono i dubbi. Purtroppo questo Paese ha mandato in carcere gente come Tortora e la popolazione aveva enormi dubbi sul fatto che fosse innocente, perché "in fondo in quel mondo figurati se". A me non piace questo tipo di conclusione. E' ovvio che, essendo dei politici, possiamo evitare di votarli in quanto abbiamo questo dubbio, ma certamente non possiamo rendere questo dubbio un dogma al punto da diffamare solo perché così a molte persone venga lo stesso dubbio.
Non dimentichiamo che grandi servitori dello Stato oggi si trovano a dover rispondere di accuse enormi anche perché questo dubbio della mafia in ogni politico o uomo delle istituzioni sta diventando uno strumento per creare fango. Ben vengano le indagini, ma a volte le ricostruzioni legate ai fatti (o meglio a ciò che si vuol far passare per fatti) infangano il buon nome di persone perbene. Non è forse questa la macchina del fango che faceva venire i dubbi ed i sospetti su Borsellino e Falcone?
kusovme
00venerdì 18 marzo 2011 01:48
Re:
giusperito, 17/03/2011 13.16:

No figurati nessuna guerra. Solo mi rendo conto che c'è sempre due pesi e due misure. Ferrara è il Male perché sta con B., Travaglio, invece, il Bene anche se diffama, perché in fondo il diffamato è Previti.

Ora vorrei solo capire se il metro è la condanna definitiva o il gesto compiuto. Se dico di Nap che è il figlioccio di un boss, poi Nap viene assolto, cosa devo pensare di Travaglio? Forse penso che Travaglio è solito sparare giudizi pesantissimi prima ancora di una condanna definitiva. Ora se questo atto è lecito, perché la condanna (come io stesso ho scritto) della corte di appello non è sufficiente per dire che (indipendentemente dalla sanzione) Travaglio è uno che fa il giornalismo diffamando?

Il lettore che viene a sapere che Previti stava lì e Travaglio che non si prodiga di rettificare, ma vuole lasciare intendere è stato trattato con lo stesso metro che usa Ferrara? secondo me no, perché almeno Ferrara l'ha detto chiaramente che i suoi non sono fatti, ma interpretazioni.

Ora visto che appena si cita Travaglio da altre parti vi sentite investiti del ruolo di epurazione degli off topic (cosa che non noto negli altri casi in cui si salta alla gola di chiunque sia del pdl), perché non entriamo nel merito?





il metro è molto più semplice: è che di quelli che hai citato di solito si vede la lingua strisciare sul deretano del capo.
tutti possono essere (e sono forse )di parte, ma non tutti alla fede.
almeno per me.
è poco? ma il berlusconismo lo produce e lo impone
giusperito
00sabato 19 marzo 2011 14:58
In pratica dici che leccare il culo rende più grave lo stesso gesto?

p.s. illumina l'assenza di altri utenti
kusovme
00domenica 20 marzo 2011 19:15
Re:
giusperito, 19/03/2011 14.58:

In pratica dici che leccare il culo rende più grave lo stesso gesto?

p.s. illumina l'assenza di altri utenti




dico che sono due gesti diversi, per me.
un conto è dire la mia, un conto servire il padrone
Etrusco
00martedì 22 marzo 2011 12:28
Re:
giusperito, 17/03/2011 01.38:

Giornalisti/ Travaglio condannato per colpa delle virgolette
Giovedí 16.10.2008 12:53
Roma/ Diffamazioni a Previti, Travaglio condannato a 8 mesi
di Gabriele Mastellarini
---CUT---
Aggiungo io:
Poi la corte di appello di Roma:
Sentenza riformata per quanto riguarda la sanzione, ma confermata per l'aspetto diffamatorio.



1) per dover di cronaca dovresti prima di tutto postare integralmente l'articolo in oggetto e non limitarti ad una carrellata unilateralmente faziosa (ricordi il discorso delle "campane stonate"?);

2) Hai omesso di specificare dove questo articolo(?) è stato pubblicato, (con relativo link);

3) su giornalisti come il presunto autore di quest'articolo (pubblicato? Dove? Su una testata giornalistica regolarmente registrata in qualche tribunale o su un blog o su un forum?), Gabriele Mastellarini, Claudio Sabelli Fioretti ha più volte sollevato pesanti critiche sulla loro professionalità/autorevolezza: dovresti argomentare con fonti più autorevoli e meglio verificabili;

4) entrando nel merito, dovresti aggiungere almeno un accenno dell'esito in Cassazione e proporre un quadro più completo ed oggettivo di tutto il caso.

giusperito
00martedì 22 marzo 2011 12:37
Re: Re:
Etrusco, 22/03/2011 12.28:



1) per dover di cronaca dovresti prima di tutto postare integralmente l'articolo in oggetto e non limitarti ad una carrellata unilateralmente faziosa (ricordi il discorso delle "campane stonate"?);


2) Hai omesso di specificare dove questo articolo(?) è stato pubblicato, (con relativo link);

3) su giornalisti come il presunto autore di quest'articolo (pubblicato? Dove? Su una testata giornalistica regolarmente registrata in qualche tribunale o su un blog o su un forum?), Gabriele Mastellarini, Claudio Sabelli Fioretti ha più volte sollevato pesanti critiche sulla loro professionalità/autorevolezza: dovresti argomentare con fonti più autorevoli e meglio verificabili;

4) entrando nel merito, dovresti aggiungere almeno un accenno dell'esito in Cassazione e proporre un quadro più completo ed oggettivo di tutto il caso.





In verità ho postato addirittura la sentenza (anzi le sentenze). Chi è interessato alla faccenda sa anche dove sono i riferimenti giuridici. (l'articolo è sul blog di Mastellarini, ma sincero mi annoio di cercarlo di nuovo dato che non vedo cosa c'entri con il merito visto che ci sono anche le sentenze)

Su Mastellarini, la sua credibilità e il rapporto di amicizia con Travaglio propongo: grandebugia.splinder.com/post/17410721/il-caso-mastellarini-t...

D'altra parte non so perché Fioretti dovrebbe essere più credibile di Mastellarini. Inoltre non appartiene alla mia cultura personale giudicare il merito attraverso chi scrive. E' un modo altamente fallace di argomentare.

Detto ciò, non giunge risposta nel merito e ne prendo atto

p.s. se è arrivata in Cassazione, non lo sapevo. Credevo si fosse prescritta, ma allora T. è un prescritto? In ogni caso è un inquisito... D'altra parte anche nelle assoluzione c'è qualcosa che fa riflettere (vedi il discorso della satira).
Etrusco
00martedì 22 marzo 2011 13:48
Non sorvolare sul punto 1, postiamo anche il "corpo del reato", sarebbe grave ometterlo e saltare subito alle sentenze:

"Patto scellerato tra mafia e Forza Italia
Un uomo d'onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi
di Marco Travaglio


Ecco il programma politico di Cosa Nostra. Semplice, elementare, addirittura banale: «amnistia di 5 anni. Indulto di 3. Erano commissione giustizia. Ora dovrebbe farla il nuovo governo.». Nel febbraio 1994 un boss di primissimo piano lo confida punto per punto a un colonnello della DIA, che al termine di ogni colloquio lo annota via via sul suo taccuino di appunti. L'amnistia e l'indulto, gli stessi obiettivi di cui si torna a discutere oggi, con la proposta Biondi-Taormina, già sottoscritta da diversi parlamentari del centrodestra e del centrosinistra per placare la rivolta nelle carceri. sono alla pagina 47 di quel taccuino. Poco prima, a pagina 32, si legge: «Quelli di Forza Italia hanno promesso che in caso di vittoria entro 6 mesi regoleranno ogni cosa a loro favore. Palermitani dietro le stragi. siciliani dietro gli attentati in Italia».
Pagina 36: «La Fininvest ha pagato un miliardo di tangenti a Santa Paola (boss della mafia catanese, ndr) dopo l'attentato incendiario che ha subito lo stabilimento Standa a Catania. Rapisarda-Marcello Dell'Utri».
Pagina 42: «Prov. (Provenzano, ndr) molto cambiato, parla di pace sintomo di debolezza. Spera in Forza Italia fra 7/5 anni tutto dovrebbe ritornare un po' come prima».
Pagina 49: «Andranno contro il partito o i partiti dei magistrati, la gente non ne può più, mancano i lavori delle grandi aziende c'è solo repressione lotta alla mafia e nient'altro in alternativa protesta operaia e manifestazioni destinate a crescere, aspettano nuovo partito o schieramento».

Il boss "gola profonda" si chiama Luigi Ilardo
, è nato a Catania nel 1951 ed è il cugino nonché il braccio destro di Giuseppe "Piddu" Madonia, il capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Bernardo Provenzano. Lui stesso, Ilardo, si vede e comunica spesso con Provenzano. L'ufficiale che raccoglie le sue rivelazioni è il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (in seguito coinvolto in un processo a Genova su presunti blitz antidroga "pilotati" nel Savonese). Le prime confidenze sono dell'ottobre 1993. Pochi mesi dopo le ultime stragi, quelle dell'estate, a Milano, Firenze e Roma. E pochi mesi prima della "discesa in campo" di Silvio Berlusconi. Soprattutto di questo parla Ilardo: della presunta "regia superiore" delle stragi e dei presunti accordi fra Cosa Nostra e uomini di Forza Italia.

Gli appunti del colonnello Riccio (388 pagine), travasati in un rapporto firmato dall'ex numero due del Ros Mauro Obinu, non riceveranno smentite. Ma solo riscontri e condanne per gli uomini di Provenzano (la sentenza del tribunale conferma il "giudizio di affidabilità sull'operato del Riccio e sulla correttezza dello stesso" nella gestione di Ilardo). Ora quelle carte sono state depositate dalla Procura di Palermo nel processo contro Dell'Utri.

Riccio contatta Ilardo nel settembre 1993, nel carcere di Lecce. Il boss ne esce nel gennaio 1994, per motivi di salute, e torna in Sicilia. Ormai fa il doppio gioco. Mancano 2 mesi alle elezioni del 27 marzo, poi vinte da Berlusconi. E il boss s'incontra segretamente con Riccio, svelandogli in presa diretta la campagna elettorale di Cosa Nostra. Dopo le stragi e la cattura di Riina rivela: «Provenzano, Pietro Aglieri e le altre famiglie palermitane si erano schierati contro Bagarella, colpevole di seguire ciecamente la politica sanguinaria di Riina. che aveva inasprito la reazione dello Stato e condotto allo sbando Cosa nostra e al fenomeno del pentitismo. Bagarella era isolato. Provenzano, nascosto a Bagheria, aveva fatto sapere alle 'famiglie' siciliane di stare tranquille e di non esporsi ad attività criminali avventurose, ma di aspettare tempi migliori, forieri di un contesto politico stabile e più garantista nei confronti della criminalità organizzata».

Ilardo racconta al colonnello anche come Cosa Nostra decise di votare nel 1994. «In Caltanissetta, i 'palermitani' avevano indetto una riunione», in cui si era deciso che «tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare Forza Italia».
Come mai? «I vertici avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello nell'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie 'famiglie' mafiose, nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici quali appalti, finanziamenti statali...».

Chi è l'uomo «dell'entourage di Berlusconi»? La risposta è in un verbale firmato da Riccio il 21 dicembre 1998 davanti ai pm di Firenze che indagano sui mandanti occulti delle stragi: «Nel marzo-aprile 1994 ho detto a Ilardo: per caso l'uomo dell'entourage è Dell'Utri? Lui mi ha fatto la battuta, guardandomi: "Lei le cose le capisce! Poi ne riparleremo. Vedrà quanti ne passeremo".». Le stragi dovevano servire «per mettere sotto i politici», che «facevano promesse su promesse» a Bagarella.

Il 27 marzo 1994 Berlusconi vince le elezioni e diventa presidente del Consiglio. Ilardo spiega a Riccio che «molta della credibilità del Provenzano all'interno di Cosa Nostra sarebbe dipesa da quanto sarebbe riuscito a ottenere a seguito delle promesse ricevute dagli appartenenti al nuovo apparato politico che aveva vinto le elezioni in cambio dei voti». Dopo il 27 marzo tutto cambia. Racconta Riccio: «Ilardo mi ha detto: non dobbiamo fare più attentati eclatanti. Gli imprenditori ci aiuteranno, nel tempo, con l'abolizione di determinati articoli (del Codice, ndr). "Quando noi saremo al potere - ha detto il referente - entro 6 mesi manterremo fede a quelle proposte"». Il nuovo governo non farà in tempo a fare nulla: durerà meno di 7 mesi.

Intanto Ilardo svela il nascondiglio di una decina di superlatitanti e li fa arrestare. Il 31 ottobre 1995 avverte Riccio che sta per incontrare Bernardo Provenzano in persona, in un casolare a Mezzojuso. Riccio, appena passato al ROS, chiede ai superiori i mezzi necessari per il blitz. La risposta è fredda, interlocutoria: non intervenire, ma limitarsi a "osservare" anche perché Ilardo non vuole portare addosso microspie e non è sicuro chi incontrerà. Su questo episodio la versione di Riccio si differenzia da quella degli uomini del Ros ed esiste un'indagine del PM palermitano Antonino Di Matteo.

Nel marzo 1996
, alla vigilia delle elezioni politiche (quelle poi vinte da Prodi), Ilardo rompe gli indugi e accetta di diventare un collaboratore di giustizia. Confesserà tutti i suoi crimini ed entrerà con la famiglia nel programma di protezione. Il 2 maggio lo conferma in un incontro nella caserma del Ros a Roma, dove il Generale Mori lo presenta ai procuratori Caselli, Principato e Tinebra. Questi fissano il primo interrogatorio formale per il 15 maggio. Ilardo torna in Sicilia per mettere a punto gli ultimi dettagli. Avverte i famigliari. Consegna a Riccio i "pizzini" (bigliettini) del suo carteggio con Provenzano. I due si vedono ancora il 10 maggio, all'aeroporto di Catania. Poche ore dopo, alle 21.30, Ilardo viene assassinato da due killer davanti a casa sua.

Quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza "istituzionale", ha avvertito Cosa Nostra del pericolo incombente.

Solo Riccio può ridargli la voce. Cosa che fa attraverso i suoi appunti tutti scritti con inchiostro verde e le testimonianze. Senonchè, nel marzo 2001, viene convocato nello studio del suo avvocato, Carlo Taormina, per una riunione con Dell'Utri e il tenente Carmelo Canale, entrambi imputati per concorso esterno in mafia. Riccio denuncia subito il fatto alla Procura di Palermo: «Si è parlato di dare una mano a Dell'Utri. Io avrei dovuto dire che l'Ilardo non mi ha mai parlato di Dell'Utri come uomo di mafia, vicino a Cosa Nostra». In più Riccio deve dimenticarsi la mancata cattura di Provenzano. In cambio gli viene promesso un aiuto per rientrare nell'Arma e per ottenere "la rimessione del mio processo".
«In quell'occasione, come in altre, presso lo studio dell'avv. Teormina era presente anche l'onorevole Previti».
Taormina ammette il colloquio, ma nega quelle pressanti richieste al cliente. In ogni caso, Riccio cambia avvocato.

Riccio e e il suo ex difensore Taormina si rivedranno presto, a Palermo, per testimoniare al processo Dell'Utri. "

[SM=x43666]
Etrusco
00martedì 22 marzo 2011 14:07
NB
La causa in questione (e la condanna in 1°grado) riguarda la citazione di Previti evocata in una precisa riunione (che comunque poteva essere omessa dall'articolo senza fargli perdere molto o nulla: infatti la causa (e la condanna) non riguardano e non intaccano minimamente le affermazioni, ben più corpose sul "Patto", presunto, tra Mafia e Forza Italia...
Nessuno si è domandato il perchè? Forse quello su Previti, le virgolette, era l'unico appiglio con cui attaccare questo scomodo articolo... Strano che Previti non abbia voluto commentar la sentenza, proprio lui che è stato condannato e cacciato dal Parlamento per aver comprato un giudice per conto Fininvest in cambio della sentenza che ha sfilato la Mondadori a De Benedetti per passarla a Berlusconi.
Suona un po' strano tutto questo apparente accanimento contro Travaglio.
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