border="0"

Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
       
CHI SIAMO
            
PROBLEMI D'ACCESSO?
            
SALVASTUDENTI
            
MATRICOLE
     
GALLERIA
      
INFO UTILI UNIVERSITà
        
FACEBOOK
 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Zagari Riassunti

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2012 12:56
16/09/2011 11:52
 
Quota

da Comtesse
MENGER:
1870-1890 si svilupparono nuove scuole di pensiero contrarie al metodo classico: scuola storica e quella marginalista. Il mercato e, quindi, la forma di merce assunta dai prodotti e dal lavoro si diffuse in tutta Europa, l'impresa capitalistica sperimentò forme di concentrazione inesistenti, la tecnologia avanzò, modificando la struttura produttiva, lo standard di vita, le abitudini di consumo.
Per i classici, fu porre al centro dell'attenzione i problemi dello sviluppo economico. Il surplus, collegato alle tre forme di reddito e ai diversi tipi di consumo, era lo strumento analitico per dar conto della riproduzione della ricchezza e del suo accumularsi. Con la rivoluzione marginalista,l'attenzione si spostò sullo scambio, inteso come meccanismo di allocazione di risorse date e scarse. Il concetto classico di riproducibilità conduceva logicamente all'idea che il consumo fosse solo un momento non isolabile in quanto il processo era: produzione → distribuzione → consumo. Negli anni 1870 il processo economico cambiò in produzione → scambio → consumo. Se per i classici lo sviluppo e l'accumulazione della ricchezza dovevano avere come riferimento la società nel suo complesso, per i marginalisti lo scambio non poteva che essere riferito a singoli individui ed imprese. Così dall'approccio macro si passa a quello micro, giungendo a definire i dati aggregati macroeconomici tramite la somma dei comportamenti individuali. Inoltre mentre i classici cercavano di individuare le caratteristiche essenziali del capitalismo, cioè il modello più evoluto delle relazioni di produzione, il marginalismo non teneva conto degli assetti istituzionali, dei rapporti capitale-lavoro, insomma tutto ciò che non riguardava in realtà il procedimento logico che guidava le scelte.
Metodo menger: suo obiettivo era di determinare il carattere dell'economia politica, i fini della ricerca in questo ambito. L'individuazione di questi avveniva innanzitutto nella conoscenza dei fenomeni concreti collocati nel loro tempo e spazio oppure della forma sotto cui apparivano col mutare dei rapporti concreti che creavano. Nel primo caso si cerca di comprendere l'aspetto individuale dei fenomeni, nel secondo l'aspetto generale o tipico.La conoscenza generale, però, era il punto di arrivo di ogni scienza, con essa si poteva comprendere le cause dei fenomeni sociali. Menger sosteneva inizialmente che era possibile passare da una conoscenza individuale ad una generale senza l'uso di concetti. Successivamente affermò che conoscere un fenomeno significa conoscerne la ragione di esistenza, la struttura. Bisognava, dunque, ricercare elementi semplici, rigorosamente tipici. Quindi si dovevano estrarre i singoli eventi, cogliere i caratteri tipici che solo il ragionamento ergo i concetti sapevano discernere. Per Menger, dunque, l'economia politica era una scienza teoretica (validità universale) al cui centro si ponevano fatti assunti nella loro tipicità. Il campo di indagine proprio dell'economia politica teoretica era raggiungibile tramite un sistema organicistico che partendo dalle caratteristiche tentava di cogliere la funzione svolta dalle singole parti oppure tramite il sistema atomistico. La prima strada era fondata sull'analogia, ma questa si poteva ammettere solo quando il processo naturale escludeva la volontà dei soggetti... questo avveniva solo in pochi e incerti casi. Il metodo atomistico, invece, consente di esaminare gran parte degli istituti sociali, riconducendoli ai loro elementi, fattori individuali che li hanno prodotti.
Menger si soffermò sulle caratteristiche che un bisogno doveva acquisire per diventare oggetto dell'e.p e confermò che era l'utilità come attitudine di un bene a soddisfare un umano bisogno. L'utilità però è un rapporto di determinate cose rispetto all'uomo: un seguito a mutamenti delle proprietà o dei bisogni umani, l'utilità può sorgere o sparire. Era la posizione sociale dell'uomo a definire un bisogno → le proprietà oggettive delle cose viste in funzione del bisogno definivano l'esistenza del bene → il rapporto tra bisogno e bene definisce l'utilità. Conoscendo il fabbisogno dell'uomo e i beni di primo,secondo,terzo..grado per soddisfarlo, Menger definisce il valore: importanza che beni concreti o quantità degli stessi hanno per noi, in quanto siamo coscienti che per la soddisfazione dei nostri bisogni dipendiamo da tali beni. I beni utili e abbondanti o che alcuni consideravano utili non avevano alcun valore economico. Il valore nasceva da un rapporto tra beni e bisogni. Un soggetto economico per avere la soddisfazione più economica possibile soddisfaceva i bisogni più urgenti innanzitutto. Avrebbe scambiato i beni di cui aveva minor bisogno e da qui sarebbero scaturiti i valori di scambio o prezzi e da qui: fabbisogno complessivo di ciascun bene; disponibilità; forma di mercato. Sembra che Menger abbia voluto costruire un modello semplificato del sistema economico senza storia e onnicomprensivo, caratteristiche proprie della scuola marginalista.

JEVONS
Bisognava proporsi un programma per conferire dignità di scienza all'economia politica e presupposti erano: riconoscere che leggi di e.p trattano di rapporti tra bisogni umani, oggetti naturali disponibili e lavoro umano. Individuare nel consumo il punto di partenza dell'indagine economica. Dare alle leggi e.p una forma espositiva matematica. Mill che aveva proposto gli stessi obiettivi, per Jevons aveva fallito. No alla teoria del fondo salari in quanto legata ad una visione che vedeva i soggetti economici per classi. No alla separazione tra produzione e distribuzione. No ai residui della teoria valore-lavoro. Jevons semplicemente segue il metodo deduttivo concreto e individuata la legge psicologica di fondo dei soggetti economici (guadagno maggiore), definisce per via deduttiva le leggi della domanda e dell'offerta, le leggi del valore e tutti i risultati del commercio.In realtà J. ipotizza un'eguaglianza di comportamenti razionali o consapevoli di tutti i soggetti economici. Definì un modello di rapporti economici che rappresentava virtualmente tutte le situazioni possibili in quanto la “finzione” teorica aveva un suo valore da laboratorio.
Teoria del piacere e della pena: piacere e pena sono gli oggetti ultimi del calcolo dell'economia. Soddisfare la massima somma con il minimo sforzo è il problema dell'economia. Quindi le leggi dell'economia sono basate su questo ergo attendiamo la produzione allo scopo di consumo. Seppure i sentimenti di piacere e pena sembrano diversi da soggetto a soggetto, J affermò che un sentimento era dotato di due dimensioni: più dura a lungo maggiore è l'intensità, la quantità è proporzionale all'intensità, ma se l'intensità resta constante, la quantità aumenta con l'aumentare della durata. Grafico p.267. In questo modo si attribuiva al sentimento un valore numerico. L'utilità delle cose non poteva essere distinta dal soggetto, essa non è proporzionale alla quantità di merce poiché dosi successive procurano un piacere minore.
Bisognava creare un ponte tra utilità (dato soggettivo in quanto calcolato su un singolo soggetto e di misurazione convenzionale) e il valore (dato oggettivo): lo scambio. Ogni soggetto economico ha come obiettivo la massimizzazione della propri utilità e, quindi, acquisisce (perché scarsi) l'utilità diretta dei beni in quantità sufficiente al proprio consumo, cedendo beni di utilità minore (perché abbondanti) tramite lo scambio per riceverne una maggiore utilità indiretta. Questo è traducibile su mercato in domanda ed offerta di beni: rapporto di scambio unico uguale (per legge di indifferenza*) al rapporto tra i gradi finali di utilità, cioè valore di scambio reciproco delle merci.
*legge di indifferenza:se due oggetti o merci non hanno alcuna differenza importante dal punto di vista dello scopo perseguito, un acquirente prende l'una o l'altra merce con perfetta indifferenza.
J afferma che non è possibile misurare i sentimenti, ma si può valutare l'eguaglianza dei sentimenti in base alle decisioni a cui lo spirito umano addiviene → il prezzo delle merci è l'effetto quantitativo della scelta dei soggetti economici ed è l'unico indice che si possa avere dell'utilità della merce.
Teoria della distribuzione: secondo le teorie del valore e dei prezzi, Jevons sosteneva che la forza lavorativa era il punto di partenza della lavorazione e non era soggetta a leggi di domanda ed offerta; il profitto e il salario non erano forme di reddito antagoniste nel riparto di un prodotto dato; il profitto non aveva la natura dell'interesse e non configurava una deduzione dal prodotto del lavoro. Il salario del lavoratore coincide con quanto produce; le quantità di prodotto era in continua crescita → profitto e salario potevano crescere entrambi; il prezzo del lavoro e del capitale erano determinati nello stesso modo di tutti gli altri prezzi. Se per Ricardo il costo di produzione determinava i prezzi e una volta noto il prodotto e il salario, era possibile individuare il profitto totale ed il costo del lavoro consentiva di determinare i prezzi delle merci, per Jevons i prezzi determinavano i redditi e non viceversa. Esso sosteneva che la rendita avrebbe compreso tutti i guadagni derivanti dalla maggiore fertilità di alcuni terreni; il profitto era l'incremento del prodotto che il lavoratore poteva ottenere; il salario era l'intero prodotto residuo.
WALRAS
Anche lui riformulò la teoria economica, ponendola tra scienza (osserva, espone, spiega – teoria della ricchezza, del valore di scambio) ed arte (consiglia, prescrive, dirige – teoria della produzione della ricchezza). Per W la scienza economica doveva rispondere a due requisiti: avalutatività delle premesse e generalità dei risultati. Bisognava assumere i dati iniziali, partendo dai comportamenti dei soggetti e dai vincoli esistenti in natura, indagare sulle forze che determinavano i particolari assetti della produzione e dello scambio, individuare le configurazioni che il sistema avrebbe assunto a seguito della interrelazione di queste forze. Questo permette di avere una conoscenza generale delle relazioni economiche messa a servizio poi dell'economia applicata.
Concetto di rarità: la rarità è il rapporto tra utilità e quantità. Le cose utili limitate,quindi,scarse sono quantitativamente appropriabili, hanno valore e sono producibili industrialmente.
Teoria dell'equilibrio economico generale: l'insieme degli scambi ha ad oggetto la ricchezza sociale, la somma delle cose che hanno un prezzo perché sono rare. La ricchezza sociale è formata da capitali e da redditi. I capitali si dividono in capitali naturali, facoltà personali e capitali propriamente detti. I redditi si classificano in beni di consumo, beni intermedi, servizi di consumo e servizi produttivi.
I soggetti presenti nel mercato sono proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti (consumatori) oltre gli imprenditori che cercano di realizzare profitto.
Ogni soggetto con la sua scelta non influenza i prezzi. I capitalisti spostano i fondi monetari da investire dai settori in cui il profitto è basso a quello in cui è alto causando modificazioni dell'offerta, in modo da pareggiare domanda ed offerta.
Le transazioni dei soggetti si svolgono su tre mercati:
dei servizi offerti da propr fondiari, lavoratori e capitalisti;
dei prodotti offerti dagli imprenditori, dove le materie prime sono domandate stesso dagli imprenditori;
dei capitali nuovi, dove propr fondiari, lavoratori e capitalisti offrono il loro risparmio e domandano capitali nuovi.
Quindi i detentori dei tre capitali vendono i servizi di questi capitali agli imprenditori che li immettono in processi produttivi, poi li presentano su mercato e ritrovano i detentori del capitale iniziale. I propr fondiari, capitalisti e lavoratori consumano i prodotti e acquisiscono nuovi capitali → redditi consumati + capitali nuovi. Ruolo fondamentale è svolto dal meccanismo di formazione dei prezzi: un banditore fissa dei prezzi arbitrari, i soggetti domandano o offrono quantitativi di merci sulla base di quei prezzi → formazione domanda e offerta complessiva → ogni mercato avrà una serie di prezzi diversa: se c'è eccesso di offerta i prezzi saranno diminuiti, se c'è eccesso di domanda saranno aumentati → tramite i tatonnements saranno banditi i prezzi di equilibrio (market clearing) tali da annullare gli eccessi di domanda o offerta, ci saranno scambi e tutti riusciranno a massimizzare le rispettive funzioni di utilità. Il parametro che permetterà di raggiungere l'equilibrio è il saggio di interesse. Ed è la matematica che ci spiega la condizione di utilità massima, attribuendo ad ogni scambista per ogni oggetto di consumo un'equazione, una curva che esprime l'intensità dell'ultimo bisogno soddisfatto o rarità e mostrandoci che lo scambista otterrà la maggior soddisfazione dei suoi bisogni se a certi prezzi gridati, domanda ed offre merci in quantità che la rarità di queste merci siano proporzionali ai loro prezzi. Ed è sempre la matematica che ci spiega come durante la produzione, capitalizzazione e circolazione si arrivi a prezzi correnti di equilibrio: sono note le quantità di capitali originari, le preferenze individuali, lo stato della tecnologia. Non esistono beni intermedi né prodotti congiunti (da un processo produttivo si ottiene un solo bene). La produzione è caratterizzata da coefficienti dati. I beni capitali non subiscono logoramento e i capitali prodotti sono impiegati sempre nella produzione successiva. V.EQUAZIONI P.284.
Affinché i prezzi e le quantità abbiano un valore positivo o almeno pari a zero è necessario supporre che la quantità domandata di ciascun bene sia positiva e si annulli per i prezzi elevati. Ciascun soggetto ha a disposizione due dati: la scala di preferenze e il prezzo gridato dal banditore ed è tramite questi che cerca di pareggiare costi e benefici. L'imprenditore ha il compito di acquistare i servizi produttivi, di combinarli nel processo di produzione e vendere sul mercato beni di consumo e nuovi beni capitali: pareggia così costi e ricavi. Il sistema creditizio non anticiperà mai capitali oltre il limite della raccolta affluita nelle casse dell'impresa.
Per Ricardo, i produttori formano il prezzo di vendita in base ai costi e successivamente adeguano la loro offerta secondo la risposta del mercato. Per Jevons, la legge di indifferenza farà sì che i prezzi si adeguino ai gradi finali di utilità resi omogenei dal mercato. Per Walras, il mercato autonomamente raggiunge una posizione dove ciascun soggetto non può migliorare la propria posizione senza peggiorare la condizione di un altro soggetto.
W. definisce i redditi come servizi produttivi delle tre risorse originarie di capitali: sono i prezzi a determinare il reddito e non viceversa.
Critiche: inizialmente erano mosse dal fatto che W. Fosse ricorso ad elementi non empirici per rendere la scienza economica simile a quella fisica e per costruirla senza situazioni storiche. Successivamente fu criticata la troppa perfetta informazione di ogni soggetto e dell'organizzazione dei mercati. W. Aveva semplificato eccessivamente il tutto: gli individui non si differenziano fra loro in nulla, la motivazione è sempre la massimizzazione della funzione di utilità e il mercato è il principale, quasi esclusivo, luogo dove esiste attività economica. Realmente tutto questo non esiste ed, inoltre, il meccanismo degli scambi di Walras non ha bisogno della moneta, ma è solo un grande baratto.
MARSHALL
Nel periodo post ricardiano, 1820 – 1880, la scienza economica si ritrovò in un'intricata connessione di linguaggi diversi e con ipotesi contrastanti. Fenomeno particolarmente avvertito fu la discesa generale dei prezzi agricoli e industriali: la riduzione di produzione d'oro, la diminuzione dei costi di trasporto, la concorrenza industriale e agricola. Tutto questo fece aumentare l'emigrazione verso gli USA, vennero preferiti forme di investimento speculativo all'estero, si diffusero politiche protezionistiche, il movimento operaio si rafforzò e creò proprie organizzazioni politiche. Menger,Jevons,Walras avevano ridefinito il campo di indagine dell'e.p adottando alcune ipotesi di lavoro:
la teoria economia, indagando sull'interdipendenza dei fenomeni, doveva essere distinta dalla politica economica; il valore dei beni era legato alla domanda → preferenza soggetti → utilità dei beni; l'analisi delle forze che determinano l'equilibrio dovevano prevalere sulla ricerca delle cause dello squilibrio; doveva essere preferito il processo deduttivo e lo strumento matematico. (La differenza tra i tre sta nella scarsità – Menger e Walras – e utilità – Jevons – che rappresentano le decisioni dei soggetti, il valore di scambio autonomo rispetto al prezzo).
Controversia marginalisti e storici, keynes: Contemporaneamente a Marshall, Keynes cercò di far chiarezza nella controversia fra storicisti e marginalisti che si battevano essenzialmente per il carattere scientifico dell'e.p e il confronto con la realtà empirica, la scelta del metodo deduttivo e induttivo, l'utilizzo dello strumento matematico. Secondo K il marginalismo aveva inteso l'e.p come scienza teorica, deduttiva mentre gli storici come etica e induttiva. Quindi la prima accentua la separazione dalla filosofia sociale, negando la verifica dei risultati teorici, la seconda dà spazio alle altre scienze sociali, alla verifica empirica. L'equivoco stava nel fatto che la scienza economica poteva riconoscere l'azione di moventi morali in ambito economico senza diventare però una scienza etica ergo non si doveva voler costruire ipotesi aprioristicamente e separare lo studio da ciò che è e ciò che deve essere (storici). Quindi si può distinguere: economia politica volta a scoprire ciò che è; l'etica dell'e.p volta ad illustrare ciò che dovrebbe essere (ideali economici); l'arte dell'e.p finalizzata a norme di condotta pratica per raggiungere fini economici predeterminati. Per K l'economista non può spiegare ogni fatto economico con il processo di astrazione della realtà empirica, affinché l'indagine sia completa bisogna rivolgersi all'infinita varietà della vita reale, ma pose l'accento sul ciò che è ergo trovò un compromesso con gli storicisti, stessa cosa accade con i marginalisti, accogliendo la distinzione tra economica ed etica dell'e.p: se l'economia positiva è il nucleo centrale della scienza economica, il processo induttivo di conoscenza era ineliminabile così come se il compito dell'economia positiva era la ricerca dell'uniformità economiche il processo deduttivo era indispensabile. Il metodo, dice K, è formato da tre momenti: stabilire le leggi secondo cui le forze agiscono, fase deduttiva quando si analizzano le conseguenze che derivano dall'origine di queste forze in date condizioni ed, infine, la fase di verifica della correttezza dei due momenti e il suggerimento delle necessarie precisazioni.
Inoltre, i sostenitori del metodo descrittivo non accettavano lo strumento matematico in quanto non si poteva avere nulla di preciso. Mentre i sostenitori del metodo matematico affermavano che era caratteristica dell'analisi matematica lo scoprire determinate relazioni tra grandezze a cui non potevano attribuirsi valori numerici. K affermò che la matematica era utile, ma non indispensabile e concluse che l'e.p doveva essere una scienza positiva distinta e autonoma che accertasse uniformità economico (no ipotesi aprioristicamente); era una scienza neutrale che privilegiava lo studio di interdipendenza tra fenomeni e non tra problemi legati al benessere ecc; l'e.p doveva servirsi in necessità dello strumento matematico.
Idee guida del paradigma marshalliano: Il cambiamento di cui è partecipe Marshall, questi lo sviluppa in tre punti: nozioni riguardanti la definizione del campo di indagine della teoria economica → Marshall definì la propria posizione, prendendo le distanze da tutti poiché non si poteva attribuire alcuna universalità ai dogmi della scienza economica. La teoria economica aveva necessità di interpretare teoricamente i fatti economici passati o presenti in modo da determinarne gli effetti che ci si aspetta da ogni causa..
Nozioni riguardanti gli agenti economici e le loro motivazioni → la teoria economica doveva assumere il reale ed effettivo comportamento dei soggetti. Bisognava ammettere una stretta relazione tra preferenze dei soggetti e l'ammontare di moneta che erano disposti a cedere o acquisire per un bene.
Nozioni riguardanti la struttura dei mercati e il loro funzionamento→ Marshall sosteneva che l'uomo scomponga gli enigmi, in quanto complessi, utilizzando come strumento una gabbia per quelle variazioni di cui è meglio non occuparsi (ceteris paribus). Dunque, bisognava spesso scomporre e ricomporre i dati della realtà, giungendo a nozioni semplici per evidenziare i tratti prevalenti di alcuni fenomeni ed aiutare l'operatore economico a fare i suoi calcoli di convenienza. Questa tecnica era fondamentale nell'analisi della struttura dei mercati e del loro funzionamento. Bisognava costruire relazioni di base e in ipotesi di assenza di comportamenti anomali degli operatori, in un mercato normale si aveva un livello di prezzi di vendita determinato dall'incontro dei prezzi di offerta e di domanda, che riflettevano condizioni di produzione ed esigenze di consumo determinate dal livello dei prezzi passati e dai calcoli sui rapporti futuri tra produzione e consumo e sulla base di queste modificazioni, gli operatori dovevano regolare la propria condotta. Il mercato marshalliano, dunque, era il luogo dove interessi individuali e collettivi si univano, determinando le condizioni di continuazione del processo di accumulazione: l'insieme di operatori creava il mercato, ma ne era influenzato nelle azioni e reazioni.
Teoria dell'equilibrio del mercato: Le posizioni teoriche di Mill, Jevons, Walras riguardo alle modalità con cui si confrontavano domanda ed offerta, seppur differenti, per Marshall erano tutte incapaci di cogliere i reali andamenti dei mercati concorrenziali. Ipotizzò, così, mercati in cui agivano consumatori che basavano le proprie scelte in funzione dell'utilità dei beni e alla quantità di moneta a propria disposizione; mercati isolati in cui il confronto domanda e offerta di un bene subiva solo l'influenza di ciò che accadeva nei mercati dei beni succedanei e complementari; mercati in cui le decisioni degli operatori equivalevano a comportamenti razionali mutevoli a seconda delle diverse prospettive temporali: breve periodo → decisioni sulla base della capacità produttiva esistente, preferenze date e denaro disponibile; lungo periodo → si valutano i cambiamenti di domanda ed offerta. Su queste ipotesi, Marshall determinò il prezzo di equilibrio tra domanda ed offerta in un mercato concorrenziale e da qui è chiaro che il prezzo di una merce rispecchia le esigenze persistenti dei consumatori e dei produttori, talvolta soggette a mutamenti poiché il futuro modifica la struttura e i costi della produzione. M ipotizzò funzioni di utilità additive in senso cardinale in modo da determinare l'utilità di dosi aggiuntive di ciascun bene, ipotizzò la costanza dell'utilità marginale della moneta per lievi variazioni del prezzo delle merci ed eliminò l'influenza dell'effetto reddito: a parità di circostanze il consumatore razionalmente soddisfa i propri bisogni in modo da pareggiare in diversi acquisti le utilità marginali di ciascun bene. Ogni operatore confronta il prezzo normale con il prezzo di mercato e se il prezzo di mercato è diverso da quello dell'offerta e della domanda, l'operatore modifica la quantità domandata ed offerta → variazione del prezzo di mercato → l'operatore è un agente effettivo che con le sue decisioni porta all'equilibrio senza bisogno del banditore. M osservò che il senso generale dell'espressione prezzo di offerta è sempre lo stesso sia che si riferisca ad un periodo breve che ad uno lungo, ma in quello breve la gente considera l'ammontare dei mezzi di produzione come fisso → l'imprenditore produrrà ugualmente, ma in eccesso. Nei periodi lunghi tutti gli investimenti di capitale e l'organizzazione dell'impresa in toto si adegueranno ai redditi che si prevedono in virtù degli investimenti: sono questi ad essere il vero prezzo di offerta normale.
La teoria della moneta si sviluppa su tre temi: critica alla teoria quantitativa della moneta: negli anni di Marshall il valore della moneta dipendeva dalla quantità di moneta in circolazione, era uno strumento per i pagamenti necessario per determinare i prezzi assoluti. L'equivalenza ricardiana PQ=MV ( P livello generale prezzi che dipendeva da Quantità di beni scambiati, Velocità di circolazione moneta, Moneta quantità in circolazione), Marshall la reputava un verità ovvia, ma giunse ad una conclusione: la moneta è una merce come le altre e il suo valore dipende dalla domanda e dall'offerta. La domanda di moneta, dunque, proveniva dai consumatori sia per le transazioni sia per una sicurezza monetaria liquida per il futuro. I consumatori, difatti, conservavano una parte del proprio reddito per convertirlo in moneta. La domanda di moneta di Marshall è , quindi, M=kPQ dove k è il tempo di permanenza della moneta nelle mani degli operatori. Il k marshalliano è il risultato di decisioni prese dai soggetti in base a criteri di opportunità. (Teoria economica di Cambridge)
Il ruolo delle aspettative nasce da una semplice teoria: quando i prezzi crescono, la gente chiede in prestito moneta e aiuta la crescita dei prezzi, quando il credito si riduce, i prezzi cadranno e ognuno vorrà disfarsi dei beni e avere moneta che crescerà in valore → i prezzi cadranno rapidamente, il credito si ridurrà ulteriormente.
Il ciclo del credito Per Marshall, laddove ci fossero minori spese alimentari, ad esempio, ci sarà maggiore domanda per altre merci e i produttori di queste merci pagheranno prezzi più alti del normale per una pronta consegna → desiderio di acquistare e disponibilità a pagare prezzi maggiori crescono contemporaneamente. L'espansione del credito precede dunque quella del commercio. Coloro che avevano la fonte dei loro guadagni nel prestito di moneta cominciavano a capire il rischio che correvano: le banche dovevano avere garanzie e non rinnovavano prestiti già concessi se non a condizioni più dure → vendere i beni per pagare i debiti → ascesa dei prezzi.
Marshall sì fu un elemento fondamentale per la teoria economica, ma anche esso fu soggetto a critiche su questioni che lasciò irrisolte: la distribuzione del reddito fra diverse classi di produttori. Produzione e distribuzione per Marshall erano due momenti di un unico processo che portava alla formazione dei prezzi normali derivanti dai diversi prezzi offerta e domanda. Nella posizione di equilibrio il totale delle merci era la fonta da cui derivavano i prezzi di domanda di tutte le merci e quindi dei fattori di produzione per produrle. Clapham e Sraffa avanzaro dubbi sulla valenza empirica e sulla consistenza logica di quanto detto. Sraffa criticò a Marshall il suo determinare l'equilibrio di un'impresa analizzando piccoli incrementi nella sua produzione, tuttavia quanto ai rendimenti decrescenti: se un bene viene prodotto utilizzando una quota considerevole di un fattore scarso, un piccolo aumento della produzione comporta un significativo aumento del costo sia di quel bene, sia di altri beni nella cui produzione venga impiegato; se un bene viene prodotto utilizzando una piccola quota di un fattore scarso, un piccolo aumento della sua produzione si traduce più in una riduzione delle quantità del fattore scarso utilizzate da altre imprese che in un suo generale maggiore utilizzo. Quanto ai rendimenti crescenti, non è possibile ipotizzare un aumento dei rendimenti in una sola impresa tenendo invariati quelli di altre. Per Sraffa i costi di produzione devono essere considerati costanti per piccole variazioni di quantità prodotta.

Per leggere gli altri messaggi devi essere iscritto al forum!
Login
Username o Email
Password
Accedi con:

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:13. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com