In termini tecnici, non è proprio corretto dire che il voto sia per o contro la privatizzazione della gestione dell'acqua, ma ne conseguirà solo la restrizione della scelta del gestore, secondo direttive comunitarie che sono più discrezionali di quanto abbia poi fatto il nostro ordinamento. Benché resti poi aperto il problema di rendere comunque più efficiente detta gestione (oggi spesso scandalosa, se in mano pubblica), voterò e dirò sì perché in linea di principio penso che i beni pubblici (secondo me lo è anche l'istruzione) debbano essere controllati da un erogatore e comunque regolatore
pubblico,
benché sia necessario che il sistema sia qualitativamente efficiente e per le considerazioni che spiego sotto, di carattere generale.
Benché il "legittimo impedimento" sia stato ristretto nell'applicazione da una sentenza della Corte Costituzionale e l'esperienza comparata non mi faccia scandalizzare sul proposito di mettere temporaneamente in salvaguardia chi governa, voterò e dirò sì per le considerazioni che spiego sotto, di carattere generale.
Il risultato abrogativo di un referendum non può essere rimesso in discussione prima di cinque anni: sul nucleare ne riparliamo quindi - semmai - più in là, se e quando le centrali fossero diventate più sicure e viva la Germania (saggia anche a proposito dell'intervento - il suo appunto no - in Libia)
Considerazioni generali: a) un referendum è uno strumento rozzo (o sì, o no), ma ha un sovrappiù di significato politico che va oltre lo stretto risultato dei quesiti, ove si abrogasse una legge o parte di essa che vi è sottoposta (ad esempio, quelli sulla legge elettorale agli inizi degli anni Novanta non implicavano necessariamente un risultato maggioritario, ma così furono letti) e perciò b) data la mia sensibilità politica,
dare un ulteriore colpo all'affossamento finalmente avviato del berlusconismo non ha prezzo...per tutto il resto c'è Mastercard