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Nuova accisa per salvare la cultura

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2011 15:38
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24/03/2011 10:49
 
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Da il giornale (quando si dice non tutto il giornalismo vien per nuocere)
Il governo ha reintegrato il Fondo unico per lo spettacolo. Non solo. Ha reso stabi­le e permanente il tax credit, cioè le agevo­lazioni fiscali in favore di chi investe nel cinema, con l’aumento delle accise (tra­dotto: tasse) sulla benzina. Di più. È riusci­to in questo modo a evitare l’aumento di un euro al box office, provvedimento già al centro di una polemica furibonda.

Il risultato c’è: il dimissionario Sandro Bondi, che ieri ha lasciato il dicastero dei Beni culturali a Giancarlo Galan, e il sotto­segretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta hanno onorato una promessa fatta alcuni mesi fa. Ma viene qualche dubbio. Non si era det­to, giustamente, che la cultura (e lo spettacolo, in particolare) deve essere capace di stare sul mercato con le proprie forze? I tagli, oltre a rispondere a una ne­cessità economica, erano piena­mente giustificati in linea di principio: «arte di Stato» è un’espressione che dovrebbe essere sgradita a tutti. Figuria­moci ai liberali.

Si dirà che la sforbiciata dovu­ta alla crisi era stata troppo dra­stica. Sarà. Ma i dati appena dif­fusi sul cinema (e anticipati da un’inchiesta del Giornale ) testi­moniano che le nostre produzio­ni, da quando le sovvenzioni so­no in calo, hanno guadagnato terreno rispetto a quelle stranie­re e conquistato spettatori. Per quale motivo? Ipotizziamo: per­ché ora sono costrette a fare i conti con i gusti del pubblico e non con la politica o la burocra­zia ministeriale.

Si aggiungerà che alcune real­tà, come le Fondazioni liriche, non avranno mai la forza di com­petere perché l’opera è elitaria. In parte è vero. Anche in questo caso, però, i numeri raccontano una storia un po’ diversa: poche serate, costi elevati, biglietteria scarsa, sponsor risicati, perso­nale pletorico, contratti integra­tivi discutibili. Riassumendo: l’opera purtroppo è per pochi, va bene, ma le Fondazioni non decollano dal punto di vista ma­nageriale. Tra l’altro non è che lo scenario sia sempre catastro­fico, in alcuni teatri virtuosi qualcosa sta cambiando in posi­tivo.

Il reintegro lascia passare un brutto messaggio. Cari artisti, re­ali e sedicenti, lo Stato veglia su di voi e vi assisterà per sempre. Tendete la mano per l’obolo, e poi andate in pace con le vostre cineprese a realizzare pellicole che forse neppure vedremo sul grande schermo, tanto sono in­teressanti. Tale messaggio è sta­to subito recepito dall’attore Sergio Rubini che, invece di rin­graziare per l’insperata manna dal cielo, ha commentato così il provvedimento: «Ci danno quel­lo che ci spetta». Francamente, l’idea di finanziare con le tasse (ora anche quando si va a fare il pieno al distributore) i film di Sergio Rubini o Nanni Moretti o chiunque altro non riempie d’orgoglio, un eufemismo per dire che non si vede un solo mo­tivo perché le cose debbano an­dare così. Che poi questo sacrifi­cio non volontario sia pure con­siderato un atto dovuto da chi lo intasca, fa girare vorticosamen­te le bobine.

Al di là delle diatribe sulla con­sistenza del Fus, destra e sini­stra dovrebbero riflettere su quali siano i settori in cui lo Sta­to non può proprio fare a meno di intervenire e da quali si do­vrebbe ritirare al fine di spende­re al meglio le risorse disponibi­li. Archivi, biblioteche, musei, beni culturali, paesaggio, lirica: in questi casi, che riguardano l’identità della nostra nazione, non si debbono fare passi indie­tro, anzi, sarebbe auspicabile farne qualcuno avanti, a patto di tenere sempre aperta la porta ai privati e a una mentalità più attenta al profitto. Sul resto, i ta­gli non dovrebbero fare paura.Soprattutto agli artisti, quelli li­beri.
. Adesso il professor An­drea Carandini, pochi giorni fa dimissionario per mancanza di fondi dal Consiglio superiore dei Beni culturali, può ritornare al suo posto. Infatti la vera buona notizia è che vengono destinati 80 milioni in più alla tutela del patri­monio storico, architettonico, ar­tistico e archeologico.
24/03/2011 11:04
 
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Re: Da il giornale (quando si dice non tutto il giornalismo vien per nuocere)
giusperito, 24/03/2011 10.49:

Il governo ha reintegrato il Fondo unico per lo spettacolo. Non solo. Ha reso stabi­le e permanente il tax credit, cioè le agevo­lazioni fiscali in favore di chi investe nel cinema, con l’aumento delle accise (tra­dotto: tasse) sulla benzina. Di più. È riusci­to in questo modo a evitare l’aumento di un euro al box office, provvedimento già al centro di una polemica furibonda.

Il risultato c’è: il dimissionario Sandro Bondi, che ieri ha lasciato il dicastero dei Beni culturali a Giancarlo Galan, e il sotto­segretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta hanno onorato una promessa fatta alcuni mesi fa. Ma viene qualche dubbio. Non si era det­to, giustamente, che la cultura (e lo spettacolo, in particolare) deve essere capace di stare sul mercato con le proprie forze? I tagli, oltre a rispondere a una ne­cessità economica, erano piena­mente giustificati in linea di principio: «arte di Stato» è un’espressione che dovrebbe essere sgradita a tutti. Figuria­moci ai liberali.

Si dirà che la sforbiciata dovu­ta alla crisi era stata troppo dra­stica. Sarà. Ma i dati appena dif­fusi sul cinema (e anticipati da un’inchiesta del Giornale ) testi­moniano che le nostre produzio­ni, da quando le sovvenzioni so­no in calo, hanno guadagnato terreno rispetto a quelle stranie­re e conquistato spettatori. Per quale motivo? Ipotizziamo: per­ché ora sono costrette a fare i conti con i gusti del pubblico e non con la politica o la burocra­zia ministeriale.

Si aggiungerà che alcune real­tà, come le Fondazioni liriche, non avranno mai la forza di com­petere perché l’opera è elitaria. In parte è vero. Anche in questo caso, però, i numeri raccontano una storia un po’ diversa: poche serate, costi elevati, biglietteria scarsa, sponsor risicati, perso­nale pletorico, contratti integra­tivi discutibili. Riassumendo: l’opera purtroppo è per pochi, va bene, ma le Fondazioni non decollano dal punto di vista ma­nageriale. Tra l’altro non è che lo scenario sia sempre catastro­fico, in alcuni teatri virtuosi qualcosa sta cambiando in posi­tivo.

Il reintegro lascia passare un brutto messaggio. Cari artisti, re­ali e sedicenti, lo Stato veglia su di voi e vi assisterà per sempre. Tendete la mano per l’obolo, e poi andate in pace con le vostre cineprese a realizzare pellicole che forse neppure vedremo sul grande schermo, tanto sono in­teressanti. Tale messaggio è sta­to subito recepito dall’attore Sergio Rubini che, invece di rin­graziare per l’insperata manna dal cielo, ha commentato così il provvedimento: «Ci danno quel­lo che ci spetta». Francamente, l’idea di finanziare con le tasse (ora anche quando si va a fare il pieno al distributore) i film di Sergio Rubini o Nanni Moretti o chiunque altro non riempie d’orgoglio, un eufemismo per dire che non si vede un solo mo­tivo perché le cose debbano an­dare così. Che poi questo sacrifi­cio non volontario sia pure con­siderato un atto dovuto da chi lo intasca, fa girare vorticosamen­te le bobine.

Al di là delle diatribe sulla con­sistenza del Fus, destra e sini­stra dovrebbero riflettere su quali siano i settori in cui lo Sta­to non può proprio fare a meno di intervenire e da quali si do­vrebbe ritirare al fine di spende­re al meglio le risorse disponibi­li. Archivi, biblioteche, musei, beni culturali, paesaggio, lirica: in questi casi, che riguardano l’identità della nostra nazione, non si debbono fare passi indie­tro, anzi, sarebbe auspicabile farne qualcuno avanti, a patto di tenere sempre aperta la porta ai privati e a una mentalità più attenta al profitto. Sul resto, i ta­gli non dovrebbero fare paura.Soprattutto agli artisti, quelli li­beri.
. Adesso il professor An­drea Carandini, pochi giorni fa dimissionario per mancanza di fondi dal Consiglio superiore dei Beni culturali, può ritornare al suo posto. Infatti la vera buona notizia è che vengono destinati 80 milioni in più alla tutela del patri­monio storico, architettonico, ar­tistico e archeologico.




Lo spettacolo deve continuare, se no il governo va a puttane... [SM=x43675]
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24/03/2011 12:03
 
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"reintegrato" mi sembra eccessivo. il fondo per lo spettacolo lo pagheremo noi con l'aumento dell'accisa sulla benzina.
e poi dicono che non mettono le mani nelle tasche dei cittadini... e i fessi ci credono pure..
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24/03/2011 13:31
 
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l Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per il reintegro dei fondi destinati alla cultura. Questa è la buona notizia. Quella negativa, invece, è che i soldi non arriveranno dall'incremento di un euro del biglietto del cinema, come ipotizzato, ma dall'aumento di 1-2 centesimi del prezzo del benzina. "Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare", ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.


Fonte : Quattroruote.it



[Modificato da mikele88uni 24/03/2011 13:31]
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24/03/2011 13:39
 
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non mi sembra molto saggio aumentare ancora la benzina (le tasse sono già le piu alte, specie in campania!)!

non lo so ma mi sembra quasi una scelta "punitiva" del tipo volete la cultura? e allora vediamo se siete disposti a pagare di piu la benzina!

(intanto i parlamentari si aumetano gli stipendi, vivono in case senza pagare il fitto ecc ecc ecc)
24/03/2011 15:18
 
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è stato già aperto un topic a riguardo.
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24/03/2011 21:27
 
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Re:
mikele88uni, 24/03/2011 13.31:

l Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per il reintegro dei fondi destinati alla cultura. Questa è la buona notizia. Quella negativa, invece, è che i soldi non arriveranno dall'incremento di un euro del biglietto del cinema, come ipotizzato, ma dall'aumento di 1-2 centesimi del prezzo del benzina. "Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare", ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.


Fonte : Quattroruote.it




lieti??? sig. letta ma perchè non la paghi tu l'accisa sulla benzina??
iniziate a diminuire drasticamente le auto blu e tutti i privilegi dei parlamentari, poi ne riparliamo
e visto che ci siamo, potevate accorpare il referendum con le elezioni amministrative risparmiando centinaia milioni di euro, ma VOI avete deciso di no.
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24/03/2011 21:30
 
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...ma che idea!!!! Non ci sarei mai arrivato a pensare di aumentare la benzina.



24/03/2011 23:41
 
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Re: Re:
gran generale, 24/03/2011 21.27:



lieti??? sig. letta ma perchè non la paghi tu l'accisa sulla benzina??
iniziate a diminuire drasticamente le auto blu e tutti i privilegi dei parlamentari, poi ne riparliamo
e visto che ci siamo, potevate accorpare il referendum con le elezioni amministrative risparmiando centinaia milioni di euro, ma VOI avete deciso di no.




gli vuoi far "accidere" la salute? [SM=x43612]
Era, ovviamente, la soluzione più facile da prendere, del resto nuoce agli italiani [SM=x43638] non a loro..
"L'Italia è un'anarchia fondata sugli interessi del governo"
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Nicola Porro su Il Giornale
Tante belle parole: cultura, istru­zione, ricerca. Chi è contro la cul­tura? Chi contro l’istruzione? E vogliamo parlare della ricerca che fa sempre coppia con futuro, nuove generazioni. Anche se ov­viamente trattasi di quella filolo­gica. Non c’ègiorno e non c’è bar in cui il benpensante non ti spie­ghi che su queste grazie non si scherza, non si taglia e non si in­veste a sufficienza. Giusto. An­diamo avanti a raccontarci pal­le. L’Italia ha la capacità indi­scussa di celare i suoi interessi di bottega dietro ai più nobili idea­li. Parlano dicultura,ma è per pa­gare l’integrativo aziendale. Par­lano di ricerca, ma è per stabiliz­zare i precari. Parlano di Kant, ma pensano al sindacato Snals. Prendiamo la Scala di Milano. Rappresenta una delle più importanti istituzioni, non solo culturali del paese. Bene.

Passano un paio di giorni dalla sciagurata approvazione della tassa regressiva posta sulla benzina che il consiglio di amministrazione della Scala riconosce ai propri dipendenti l’ultima tranche dell’integrativo aziendale. Più del 75 per cento del loro bilancio è a carico della collettività. C’è da chiedersi: siamo così sicuri che le 13 fondazioni liriche italiane, senza se e senza ma, si meritino il continuo sforzo dei contribuenti italiani? Siamo così certi che sia equo il nostro sistema di finanziamento? Funziona così: è come se in teatro si sedessero per ogni poltrona due spettatori. Il primo paga il suo biglietto a prezzo calmierato e assiste alla rappresentazione. Il secondo, che rappresenta l’insieme dei contribuenti, non si siede davvero a teatro, non ascolta le sublimi note, ma contribuisce al biglietto di ciò che non vedrà per 350 euro.

La vogliamo mettere più chiara ancora. Gli operai, i giornalisti, i dipendenti pubblici (che si sono beccati il blocco degli stipendi per tre anni) e le fattucchiere (che non evadono) ignoranti di opera con le proprie tasse pagano il privilegio di pochi ad imbeverarsi di cultura. È giusto? È equo? È normale? Quando vi parlano di cultura e di suo sostegno, nel gran parte dei casi si vogliono sostenere gli stipendi di coloro che forniscono un servizio a una minoranza privilegiata che non paga il biglietto intero. Dunque almeno ci si risparmi l’ipocrisia. Tutti noi vogliamo tutelare la Scala. Ma si dicano le cose come stanno. La Scala ci serve come una bandiera, come una tradizione che ha un costo, e non come una grande operazione culturale di massa. Il paradosso nel campo dell’istruzione è ancora più evidente. L’equazione in questo caso è la seguente: meno dipendenti equivale a meno istruzione.

Ma quando mai. Se così fosse i nostri vicini di casa sarebbero degli asini. In Italia il 97 per cento del Bilancio del ministero della Gelmini se ne va in stipendi: contro una media europea del 50 per cento. In Italia ci sono più bidelli che carabinieri. Abbiamo 9,6 insegnanti ogni 100 studenti contro una media Ocse di 6,5. E quando la Gelmini si mette in testa di ridurre il peso degli stipendi sul suo bilancio apriti cielo: è un attacco all’istruzione, al futuro dei nostri giovani. Ma va là. Questa critica è piuttosto un attacco al buon senso. Non sono tagli all’istruzione, sono tagli al carrozzone. Si può anche decidere (e sarebbe infausto) di non tagliare un accidente. Ma non spacciamolo per istruzione: trattasi di agenzia di collocamento, di ammortizzatore sociale. Alla stregua dei famosi forestali calabresi. Con la enorme spesa pubblica dirottata a istruzione e cultura per una parte, piccola, si finanzia il nobile ideale; per la restante parte, grande, si tiene in piedi la nostra personalissima e inefficiente bottega.
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31/03/2011 21:39
 
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Prima i liberisti leggevano il FT, ora si accontentano del Giornale.
Mala tempora currunt.....



31/03/2011 23:32
 
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Re:
JuanManuelFangio, 31/03/2011 21.39:

Prima i liberisti leggevano il FT, ora si accontentano del Giornale.
Mala tempora currunt.....




la mente è fatta per evolversi, capire ed essere razionali e non per restare sempre sulle stesse presuntuose concezioni [SM=x43813]
Credo che il mio in primis e il tuo commento siano del tutto fuori luogo [SM=x43813]
[Modificato da kengee 31/03/2011 23:33]
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31/03/2011 23:49
 
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Ho difficoltà a trovare l'articolo del FT che parla dell'accisa sulla benzina introdotta per salvare le clientele italiane nella cultura.
In ogni caso se trovi una fonte migliore per parlare di QUESTA accisa per QUESTO motivo sono bel lieto di leggere.

p.s. mi posti l'index?
p.p.s. curiosità tecnica: concordi con l'untore?
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01/04/2011 02:10
 
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Re: Nicola Porro su Il Giornale
giusperito, 31/03/2011 10.16:

Tante belle parole: cultura, istru­zione, ricerca. Chi è contro la cul­tura? Chi contro l’istruzione? E vogliamo parlare della ricerca che fa sempre coppia con futuro, nuove generazioni. Anche se ov­viamente trattasi di quella filolo­gica. Non c’ègiorno e non c’è bar in cui il benpensante non ti spie­ghi che su queste grazie non si scherza, non si taglia e non si in­veste a sufficienza. Giusto. An­diamo avanti a raccontarci pal­le. L’Italia ha la capacità indi­scussa di celare i suoi interessi di bottega dietro ai più nobili idea­li. Parlano dicultura,ma è per pa­gare l’integrativo aziendale. Par­lano di ricerca, ma è per stabiliz­zare i precari. Parlano di Kant, ma pensano al sindacato Snals. Prendiamo la Scala di Milano. Rappresenta una delle più importanti istituzioni, non solo culturali del paese. Bene.

Passano un paio di giorni dalla sciagurata approvazione della tassa regressiva posta sulla benzina che il consiglio di amministrazione della Scala riconosce ai propri dipendenti l’ultima tranche dell’integrativo aziendale. Più del 75 per cento del loro bilancio è a carico della collettività. C’è da chiedersi: siamo così sicuri che le 13 fondazioni liriche italiane, senza se e senza ma, si meritino il continuo sforzo dei contribuenti italiani? Siamo così certi che sia equo il nostro sistema di finanziamento? Funziona così: è come se in teatro si sedessero per ogni poltrona due spettatori. Il primo paga il suo biglietto a prezzo calmierato e assiste alla rappresentazione. Il secondo, che rappresenta l’insieme dei contribuenti, non si siede davvero a teatro, non ascolta le sublimi note, ma contribuisce al biglietto di ciò che non vedrà per 350 euro.

La vogliamo mettere più chiara ancora. Gli operai, i giornalisti, i dipendenti pubblici (che si sono beccati il blocco degli stipendi per tre anni) e le fattucchiere (che non evadono) ignoranti di opera con le proprie tasse pagano il privilegio di pochi ad imbeverarsi di cultura. È giusto? È equo? È normale? Quando vi parlano di cultura e di suo sostegno, nel gran parte dei casi si vogliono sostenere gli stipendi di coloro che forniscono un servizio a una minoranza privilegiata che non paga il biglietto intero. Dunque almeno ci si risparmi l’ipocrisia. Tutti noi vogliamo tutelare la Scala. Ma si dicano le cose come stanno. La Scala ci serve come una bandiera, come una tradizione che ha un costo, e non come una grande operazione culturale di massa. Il paradosso nel campo dell’istruzione è ancora più evidente. L’equazione in questo caso è la seguente: meno dipendenti equivale a meno istruzione.

Ma quando mai. Se così fosse i nostri vicini di casa sarebbero degli asini. In Italia il 97 per cento del Bilancio del ministero della Gelmini se ne va in stipendi: contro una media europea del 50 per cento. In Italia ci sono più bidelli che carabinieri. Abbiamo 9,6 insegnanti ogni 100 studenti contro una media Ocse di 6,5. E quando la Gelmini si mette in testa di ridurre il peso degli stipendi sul suo bilancio apriti cielo: è un attacco all’istruzione, al futuro dei nostri giovani. Ma va là. Questa critica è piuttosto un attacco al buon senso. Non sono tagli all’istruzione, sono tagli al carrozzone. Si può anche decidere (e sarebbe infausto) di non tagliare un accidente. Ma non spacciamolo per istruzione: trattasi di agenzia di collocamento, di ammortizzatore sociale. Alla stregua dei famosi forestali calabresi. Con la enorme spesa pubblica dirottata a istruzione e cultura per una parte, piccola, si finanzia il nobile ideale; per la restante parte, grande, si tiene in piedi la nostra personalissima e inefficiente bottega.




è un articolo del cazzo, detto con molta non scialanza o come cavolo si scrive (a qst'ora poi), perchè la cultura non è solo l'opera della scala o i 200 posti del teatro nuovo di napoli.
ma tanto qst porro lo sà.. e forse anche chi ha sentito le dichiarazioni del neo ministro alla cultura farebbe subito 2+2.

e i cittadini poi dovrebbero pagare i contributi statali per mantenere in vita qst giornali e i loro giornalisti. [SM=x43668]
fottiti porro, se puoi
[Modificato da kusovme 01/04/2011 02:10]


...Kusovme
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Re: Re:
kengee, 31/03/2011 23.32:




la mente è fatta per evolversi, capire ed essere razionali e non per restare sempre sulle stesse presuntuose concezioni [SM=x43813]
Credo che il mio in primis e il tuo commento siano del tutto fuori luogo [SM=x43813]



... Ed anche per esprimere una critica a un giornale che passa per contro cultura quelle che sono semplici fandonie. Ma cmq tra giusperito e me è vecchia storia. Una notazione: ma se il tuo commento in primis è fuori luogo, così hai detto, che lo hai scritto a fare?



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01/04/2011 08:40
 
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Re:
giusperito, 31/03/2011 23.49:

Ho difficoltà a trovare l'articolo del FT che parla dell'accisa sulla benzina introdotta per salvare le clientele italiane nella cultura.
In ogni caso se trovi una fonte migliore per parlare di QUESTA accisa per QUESTO motivo sono bel lieto di leggere.

p.s. mi posti l'index?
p.p.s. curiosità tecnica: concordi con l'untore?



Scusami gius solo ora ho visto il p.s. Maledetto cell! Comunque, Porro mi piace molto come giornalista, paga purtroppo lo scotto di scrivere sul giornale di paolo berlusconi, che come sai è noto eversivo di sx oltre che radical chic. L'articolo dice senz'altro cose condivisibili però lo trovo pretestuoso, almeno dove spara sulla croce rossa degli enti lirici. Non che abbia torto sul ripensare al funzionamento del fus, solo che io mi sarei concentrato sullo scandalo del prequel di amici miei, o sui sovvenzionamenti al film di martinelli voluto dalla lega. Ecco magari mi fa meno scandalo un soldino in più alla lirica che al barbarossa, film che ha accontentato solo la pancia di qualche leghista.



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01/04/2011 09:53
 
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Re:
JuanManuelFangio, 31/03/2011 21.39:

Prima i liberisti leggevano il FT, ora si accontentano del Giornale.
Mala tempora currunt.....




Juan, Juan... dai...diciamo la verità.
Tutto questo sarcasmo dissimula la tua passione segreta rinata all'improvviso per Giuliotto Tremonti. Con la legge antiopa Giuliotto sta reintroducendo le partecipazioni statali.
Immagino che la cosa ti stia generando orgasmi multipli. Ancora qualche mese e rifonderà l'Iri e a quel punto sarà l'apoteosi, venti anni di bieco liberismo all'amatriciana saranno definitivamente archiviati. Quando il capolavoro sarà completato con la banca del sud e la reintroduzione della cassa del mezzogiorno ti vedremo in piazza con la fascetta verde in testa in testa stile fedayn ad arringare per il tuo nuovo idolo che non dovrai più amare in segreto.



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Re: Re:
JuanManuelFangio, 01/04/2011 08.40:



Scusami gius solo ora ho visto il p.s. Maledetto cell! Comunque, Porro mi piace molto come giornalista, paga purtroppo lo scotto di scrivere sul giornale di paolo berlusconi, che come sai è noto eversivo di sx oltre che radical chic. L'articolo dice senz'altro cose condivisibili però lo trovo pretestuoso, almeno dove spara sulla croce rossa degli enti lirici. Non che abbia torto sul ripensare al funzionamento del fus, solo che io mi sarei concentrato sullo scandalo del prequel di amici miei, o sui sovvenzionamenti al film di martinelli voluto dalla lega. Ecco magari mi fa meno scandalo un soldino in più alla lirica che al barbarossa, film che ha accontentato solo la pancia di qualche leghista.




Ok, va bene. Hai fatto pubblica ammenda per la stupidata detta sopra. [SM=x43665]
[Modificato da giusperito 01/04/2011 11:23]
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Re: Re: Re:
giusperito, 01/04/2011 11.22:




Ok, va bene. Hai fatto pubblica ammenda per la stupidata detta sopra. [SM=x43665]



No.



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