C'è una frase del Prof. Prisco che mi ha fatto riflettere su un aspetto. Ad un certo punto si legge nell'intervento: "
Tornare al controllo della politica, ma alta e nobile".
Mi domando, e mi rivolgo soprattutto ai liberisti come Giusperito (senza un minimo accenno di polemica), se una simile impostazione possa essere condivisa. Mi spiegherò meglio. Secondo il pensiero liberista più autentico lo stato non deve intervenire - non è un discorso solo riferito al mercato - nelle scelte individuali perché non è dimostrato che la scelta pubblica sia la più corretta o la più razionale. Per cui, in una pluralità di ordinamenti, lo stato deve lasciar fare ai privati e rispettare le regole che spontaneamente vengono a crearsi.
Non capisco sinceramente perché quando lo Stato interviene nel mercato, nelle formazioni sociali, nelle varie entità che vivono al di fuori del potere pubblico, è dannoso mentre, nel caso dell'ordinamento giudiziario, il suo intervento è razionale.
Se altri ordinamenti devono essere lasciati immuni dal potere pubblico, perché non lasciare alla magistratura la possibilità di autogovernarsi?
Come può la sfiducia nel potere politico, essenza stessa del pensiero liberista, conciliarsi con il controllo su un ordinamento quale è quello giudiziario?