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"Non voglio ladri" Parola di Matilde (questione Morale)

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 14:11
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24/02/2011 14:11
 
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Un articolo di qualche giorno fa sul Corriere dela Sera "Non voglio ladri" Parola di Matilde ha riportato all'attenzione uno scritto di una grande giornalista e scrittrice napoletana, contenuto nella raccolta "Il ventre di Napoli" del Novembre 1904.

Qui il link al testo completo Il ventre di Napoli, l'articolo "GUERRA AI LADRI" è a pag. 58.



GUERRA AI LADRI

Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito clerico-borbonico, il partito clerico-moderato, il partito socialistoide, il partito anarcoide e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito liberale.
È come un mucchio di ferri vecchi polverosi e arruginiti, tirato fuori da un camerino di sbarazzo: come un fagottello di cenci sdruciti e sporchi, disciolto, in terra. La polvere acre si distacca da tutto questo tritume: la muffa si attacca, viscida, alle mani di chi vi si accosta: e il libero aere ne è ammorbato. La gente passa, si tura il naso, alza le spalle e sorride di scherno.
[...]

Dice Napoli, quietamente: ecco, io ho bisogno di risorgere. Io non solo debbo vivere, ma debbo svolgere tutte le mie forze sociali e individuali: ognuno dei miei cittadini, sia pure il più oscuro, il più ignoto deve aver lavoro, salute, protezione, educazione, e tutti i cittadini e, io, Napoli, debbo prendere il mio posto bello, nobile, forte, nella vita operosa ed efficace moderna.
[...]

E, a proposito delle non imminenti ma prossime elezioni amministrative sapete che dice, Napoli?
Napoli dice questo: A me importa poco che vadano al Consiglio Comunale dei clericali, dei borbonici, dei moderati, dei liberali, dei democratici, dei socialisti, o degli anarchici: tutto ciò mi è indifferente.
Io voglio degli uomini onesti: io voglio delle coscienze secure: io voglio delle anime austere.
Le loro opinioni politiche non mi riguardano: solo i loro sentimenti morali m'interessano.
Non voglio ladri, io, al Comune; e per ladri non intendo solo quelli che si mettono in tasca il denaro mio, il mio povero e scarso denaro, ma tutti quelli che aiutano i ladri miei o che permettono, chiudendo gli occhi, che mi si rubi.
Non voglio, al Comune, nè affaristi, nè compari di affaristi, nè rappresentanti di affaristi, nè amici degli amici degli affaristi.

Vi sono, fra i liberali degli onestissimi uomini? Io lo vedrò: io avrò fede in loro, quando avrò veduto e saputo: e io manderò al Comune questi liberali onestissimi.
I clericali non amano Roma capitale, non vogliono festeggiare il venti settembre, s'irritano di dover riverire il Re: ma sono onesti? Io voterò per essi, poichè la loro probità mi affida: e, più tardi, penseranno essi a non urtare i miei sentimenti d'italianità.
I socialisti sono violenti, sono intemperanti, spesso utopisti: ma sono onesti e vogliono il trionfo della onestà, lo vogliono con tutte le loro forze, come io lo voglio? Io voterò per essi, come un sol uomo.

Io voterò per chiunque mi risulti, in faccia al sole che egli sia un galantuomo.
Un galantuomo può sbagliare, ma non può tradirmi, un galantuomo può errare, ma non può vendermi.
Di fronte al mondo che conobbe le mie lunghe sciagure, di fronte all'Europa che si stupì di me, come di un covo di malfattori, di fronte all'Italia, che mi guardò dolorosamente sorpresa, io debbo, ancora una volta e, adesso, più che mai, dimostrare che le mie sciagure mi venivano da ben pochi infami miei figliuoli, che il covo non era che una piccola tana di sporchi rosicanti, che io ho migliaja e migliaja di cittadini onesti e buoni e che, fra queste migliaja, io posso, io voglio scegliere ancora una volta, gli onesti che mi debbono amministrare.

Qualunque sia la veste di cui si copra l'uomo dalla coscienza infida, io lo riconoscerò: qualunque sia la maschera che copra il suo viso, io ne discioglierò i nodi: in qualunque modo mi si tenti di ingannare, non vi si giungerà più.

Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione.
Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti.
Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale.
Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione!

Napoli, Novembre del 1904

Fonte: Il ventre di Napoli, l'articolo "GUERRA AI LADRI" è a pag. 58.

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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