trixam, 2/22/2011 4:46 PM:
Infatti, il problema di Frattini e di tutto il governo, è che non aveva preparato un piano B.
Gli inglesi lo avevano e infatti ieri la Shell è scappata via alla velocità della luce senza perderci molto.
Noi ci siamo dentro fino al collo e questa è una situazione in cui un governo non dovrebbe mai mettersi. Ora è chiaro che dobbiamo limitare i danni, ma sapere che i destini della nostra più grande banca dipendono dai sommovimenti delle piazze libiche è piuttosto inquietante.
Parlerei di totale incapacita'. Gheddafi e' una creatura italiana, inutile negarlo, la piu' prudente ed efficace strategia sarebbe stata quella del ripudio sostenendo apertamente la rivolta ed uscirne con la candida reputazione di chi aveva la coscienza pulita.
Invece abbiamo fatto la figura dei cioccolatai, se la giocheranno gli americani soffiando ad ENI qualche miliardo tra contratti e concessioni senza contare l'aumento del costo dell'energia (si parlava di rincari prima ancora della rivolta, basterebbe tenere d'occhio il mercato degli ETF).
Per quanto riguarda l'hedge fund libico (che e' comunque uno dei piu' contenuti a livello internazionale) ed il destino di UniCredit.
Il fondo e' Governativo e non privato. Semmai dovesse mutare l'assetto costituzionale libico gli accordi (Convenzione di Vienna del 1978, non ratificata dalla Libia) vorrebbero l'applicazione del principio della tabula rasa a seguito del mutamento sostanziale delle condizioni politiche (e' il principio rebus sic stantibus).
La successione nei debiti non localizzabili e' infatti soggetta all'accettazione, sarebbe pero' stupido da parte della Libia non succedere nella gestione del Fondo indi credo sceglieranno di seguire la prassi internazionale (in particolare la successione nel debito pubblico tra Russia ed URSS, e della Serbia dopo il crollo dell'Ex Jugoslavia) mantenendo la gestione magari mutando il management.
Dubito che un'eventuale nuova gestione possa essere piu' aggressiva di quella attuale.