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Libia: «Raid aerei sulla folla, 400 morti». («Genocidio». Esercito:«Uniamoci al popolo»)

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2011 15:57
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22/02/2011 14:02
 
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Dal Corriere della Sera,
22 febbraio 2011


LA CLINTON: «STOP A QUESTO INACCETTABILE BAGNO DI SANGUE»
Tripoli brucia tra saccheggi e scontri
«Raid aerei sulla folla, 200 morti»
Il vice-ambasciatore libico all'Onu: «Genocidio». Voci di fuga di Gheddafi. Alcuni ufficiali: «Uniamoci al popolo»

NOTIZIE CORRELATE:
*
Libia in rivolta, «Gheddafi ha lasciato». Minacce alla Ue: non collaboriamo più (20 febbraio 2011)


I corpi carbonizzati (Video)


- La Libia è sprofondata nel caos e gravi fratture si sono aperte nel regime di Muammar Gheddafi. L'atmosfera è da guerra civile con aerei dell'aviazione libica che - secondo Al Jazeera - «hanno bombardato i dimostranti». Si parla di almeno 250 morti solo nei raid di lunedì, circa 400 dall'inizio delle rivolte. Ci sono ufficiali libici, sia nel paese che all'estero, che hanno rassegnato le loro dimissioni, piloti dell'aviazione che hanno rifiutato di obbedire agli ordini di bombardare, e una sanguinosa protesta nella capitale Tripoli dove auto ed edifici sono stati dati alle fiamme.
I leader di tutto il mondo si sono indignati davanti alle «terribili forme di repressione» usati contro i dimostranti. La tv araba al Jazeera parla di caccia militari che hanno attaccato gruppi di manifestanti in via della Jamahiriya. Mentre fonti dell'esercito libico, citate dalla tv concorrente Al Arabiya, sostengono che i vertici delle forze armate hanno ordinato di eseguire un raid aereo anche su Bengasi. In tarda notte, in una clip di 22 secondi, Gheddafi è apparso sulla tv di stato: «Sono a Tripoli, non in Venezuela» ha detto per poi aggiungere che le notizie trasmesse dai media arabi durante la giornata sono solo «notizie di cani rabbiosi a cui non credere».

I MILITARI SI SPACCANO - Secondo Al Jazeera, un gruppo di ufficiali dell'esercito libico ha pubblicato una dichiarazione in cui esortano i soldati a «unirsi al popolo» per abbattere il regime del leader libico. Una sorta di contrappasso per il colonnello che assunse il potere con un golpe incruento di «giovani ufficiali» destituendo nel 1969 re Idriss. Nel frattempo, Yusuf al-Qaradavi, l'influente imam sunnita di origine egiziana, ha emesso una fatwa che chiede a tutti i soldati libici di uccidere Muammar Gheddafi «per liberare la Libia da lui». Seif al-Islam, secondogenito del colonnello e volto pubblico del regime, ha negato le notizie riportate da tutte le reti internazionali secondo cui i jet militari abbiano bombardato i manifestanti a Tripoli. In realtà, riporta la tv di Stato, i loro obiettivi sarebbero stati i depositi di armi all'esterno della città.

GENOCIDIO - Intanto gli Usa, dopo una giornata di silenzio, fanno sentire la loro voce. Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton condanna fermamente le violenze in Libia e chiede alle autorità di Tripoli di porre fine immediatamente a questo «inaccettabile bagno di sangue. La Libia deve rispettare i diritti umani».
Intanto il vice-ambasciatore libico all'Onu ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito «un genocidio» perpetrato dal regime di Tripoli e ha chiesto che venga istituita una no fly zone su Tripoli.
Secondo l'emittente inglese BBC l'intera delegazione libica presso le Nazioni Unite avrebbe chiesto un'azione internazionale.

CACCIA AI DIMOSTRANTI - A Tripoli si è scatenata una vera e propria «caccia ai dimostranti».
Gli aerei libici hanno sorvolato e bombardato le vecchie vie della città dove erano in corso le manifestazioni anti governative.

2 aviatori a bordo di altrettanti Mirage non hanno obbedito agli ordini dell'esercito libico e sono atterrati a Malta dove hanno chiesto asilo politico.

Già dal pomeriggio membri armati di un'organizzazione filo-governativa chiamata "Comitati rivoluzionari" si aggiravano per le strade della città vecchia in cerca degli anti governativi. Una presenza che ha fatto presagire nuovi scontri. Altro sangue. I manifestanti lanciano appelli, invitando i cittadini a unirsi a una nuova protesta per la serata di lunedì nella Piazza verde a Tripoli. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha parlato in giornata a lungo, con il leader libico Libia, Muammar Gheddafi, chiedendogli di cessare ogni violenza. Il documento non precisa se il colonnello si trovi ancora in Libia. Per tutto il giorno si sono rincorse notizie confuse sulla sua partenza, l'ultima verso il Venezuela. Ma il portavoce di Chavez ha smentito la notizia.

Messaggi da e per la Libia: il canale aperto per i lettori di Corriere.it

Bombe sulla folla. «Genocidio» (Video)


DIMISSIONI - In risposta all'ondata delle violenze, il ministro della giustizia libico, Mustafa Mohamed Abud Al Jeleil, ha dato le dimissioni. Dopo di lui anche il collega responsabile dell'Emigrazione e della Comunità Straniera, Ali Errichi, si è dimesso e ha chiesto, durante un'intervista tv, a Gheddafi di dimettersi. Fonti libiche hanno fatto sapere ad Al Jazeera che all'interno dell'esercito vi sarebbero grandi tensioni, al punto da poter prevedere che il capo di stato maggiore aggiunto, El Mahdi El Arabi, possa dirigere un colpo di stato militare contro Gheddafi per mettere fine ai disordini. Le stesse milizie sarebbero nel caos. Polizia e forze di sicurezza sono fuggite in massa da al-Zawiya, località della Libia occidentale situata qualche decina di chilometri a ovest di Tripoli, lungo l'arteria che conduce alla frontiera con la Tunisia: lo hanno riferito testimoni oculari arrivati nella città di confine tunisina di Ben Guerdane. Da allora, hanno raccontato, la città è allo sbando: «Per due giorni ci sono stati scontri tra pro e anti Gheddafi e domenica la polizia ha lasciato la città. Da domenica tutti i negozi sono chiusi, una casa di Gheddafi è stata data alle fiamme, la gente ha rubato auto della polizia», è il racconto dei testimoni oculari. «Ci sono cecchini, ci sono case incendiate, non c'è polizia, se n'è andata. Nel centro della città ci sono manifestazioni pro Gheddafi».

ULEMA - In una Libia che brucia tra caos e sangue, il rais è abbandonato anche dai religiosi islamici: la Rete dei liberi ulema ha detto che la rivolta contro il regime è dovere divino
di ciascuno. Violenti scontri sarebbero in atto tra i fedelissimi gheddafiani delle Guardie dei Comitati rivoluzionari e i militari golpisti. In questi scontri sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, secondo alcune voci sarebbe morto. Si susseguono le voci non confermate sul destino di Muhammar Gheddafi: tra chi lo dà in fuga e chi nell'opposizione assicura che si trovi ancora in Libia. Nel caos che regna sovrano in Libia e il bilancio delle vittime che si aggiorna di minuto in minuto, l'israeliano Haaretz ha calcolato che dall'inizio della rivolta, 7 giorni fa, i morti in Libia sono state oltre 600.

Incendiati i palazzi governativi (Video)

FIAMME - Testimoni riferiscono che sono stati incendiati sia il Parlamento che la sede del Governo. Si parla di saccheggi di banche e negozi anche da parte delle forze dell'ordine mentre l'esercito si sarebbe unito ai dimostranti. Secondo il sito informativo al-Manara, bande armate hanno tenuto sotto controllo il quartiere di al-Azizia, dove si trova la sede della tv pubblica e diversi palazzi istituzionali, oltre alla residenza di Gheddafi. Gruppi armati hanno attaccato la caserma di al-Baraim, a una decina di chilometri dal centro di Tripoli. Cecchini appostati sui tetti hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che tentavano di avanzare verso il centro di Tripoli. Altri testimoni parlano di spari con arma da fuoco da auto in corsa. Secondo Al-Arabiya l'esercito avrebbe rifiutato di dispiegarsi nella città di Bani Walid. Tarhouna, in Tripolitania, sarebbe in mano ai manifestanti, così come Bengasi, Beida, Sirte (ma qui le fonti sono discordi), Zaouia e Gialo, nel deserto nei pressi dell'oasi di Cufra.
«Un massacro» è stato definito quanto è accaduto nei sobborghi tripolini di Tajura e Fashlum. Testimoni raccontano di bande armate nel quartiere di Tajura che sparavano indiscriminatamente contro la folla.
Mentre dalle moschee del quartiere si lanciano appelli per ricevere aiuti medici.
A Fashlum, invece, i mercenari sarebbero arrivati trasportati da elicotteri militari: anche qui vi sarebbero state sparatorie con numerosi morti.

Fiamme a Tripoli (Video)

MESSAGGIO TV - Saif al-Islam, il figlio di Muhammar Gheddafi, in un messaggio tv lanciato alla nazione nella notte di domenica aveva detto che «la Libia è a un bivio». Nel discorso ha fatto più volte l'accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «separatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia». Il figlio del rais ha indicato i nemici: islamisti, organi d'informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini. «Arriveranno le flotte americane e europee e ci occuperanno», ha avvisato. Ha minacciato quindi di «sradicare le sacche di sedizione», in quanto «il nostro non è l'esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all'ultimo uomo, all'ultimo proiettile».

LA CONDANNA UE - A fatica ma alla fine è arrivata. Dopo un'intera giornata di riunione, i ministri degli Esteri dell'Unione Europea riuniti a Bruxelles hanno raggiunto una posizione comune: «condannano la repressione in corso contro i manifestanti in Libia, deplorano la violenza e la morte di civili», esortando «la fine immediata dell'uso della forza». Si legge nelle conclusioni del Consiglio affari esteri. I ministri europei chiedono che «alle legittime aspirazioni ed alle richieste del popolo per le riforme si risponda attraverso un dialogo guidato dai libici aperto, inclusivo, significativo e nazionale, che porti ad un futuro costruttivo per il Paese e per il popolo». «Noi incoraggiamo fortemente tutte le parti in questo senso», si legge nel documento dei ministri dell'Ue, nel quale si invitano «tutte le parti a mostrare moderazione». «La libertà di espressione ed il diritto di riunirsi pacificamente - continua il testo - sono diritti umani e libertà fondamentali di ogni essere umano che devono essere rispettati e protetti».

ALLERTA IN ITALIA -
L'incendio libico sta contagiando il Mediterraneo. «In tutte le basi aeree italiane il livello di allarme è massimo in relazione alla crisi libica» come riportato da qualificate fonti parlamentari. Secondo le stesse fonti, una consistente quota di elicotteri dell'Aeronautica militare e della Marina militare italiana in queste ore avrebbe ricevuto l'ordine di spostarsi verso il sud. La Libia sta vivendo da ore nel sangue e nel caos.

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
21 febbraio 2011(ultima modifica: 22 febbraio 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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22/02/2011 14:59
 
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”L’Europa non deve esportare la democrazia - ha infatti precisato Frattini - Noi vogliamo sostenere il processo democratico, ma non dobbiamo dire, questo e’ il nostro modello europeo, prendetelo. Non sarebbe rispettoso dell’indipedenza del popolo, della sua ownership”.

caro ministro frattini.. e allora cosa ci stiamo a fare in Iraq e in Afghanistan? iracheni e afghani non meritano il rispetto della propria indipendenza?
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22/02/2011 15:08
 
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Re:
gran generale, 22/02/2011 14.59:

”L’Europa non deve esportare la democrazia - ha infatti precisato Frattini - Noi vogliamo sostenere il processo democratico, ma non dobbiamo dire, questo e’ il nostro modello europeo, prendetelo. Non sarebbe rispettoso dell’indipedenza del popolo, della sua ownership”.

caro ministro frattini.. e allora cosa ci stiamo a fare in Iraq e in Afghanistan? iracheni e afghani non meritano il rispetto della propria indipendenza?




No. Quelli non sono owner di un cazzo. E soprattutto non ci danno il petrolio.

Questa è la politica.

Dichiarazioni diverse da queste sarebbero molto pericolose (fermo restando che a prescindere da quello che dice Frattini rischiamo un black out davvero pesante...).
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22/02/2011 15:32
 
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Re:
gran generale, 22/02/2011 14.59:

”L’Europa non deve esportare la democrazia - ha infatti precisato Frattini - Noi vogliamo sostenere il processo democratico, ma non dobbiamo dire, questo e’ il nostro modello europeo, prendetelo. Non sarebbe rispettoso dell’indipedenza del popolo, della sua ownership”.

caro ministro frattini.. e allora cosa ci stiamo a fare in Iraq e in Afghanistan? iracheni e afghani non meritano il rispetto della propria indipendenza?




In iraq non ci stiamo più da 4 anni, tranne 39 addestratori, e quando ci siamo stati abbiamo difeso il popolo iracheno dai terroristi che avevano dichiarato guerra alla popolazione civile, quelli per intederci che mettevano le bombe nel mercato di bagdad pieno di gente uccidendo centinaia di civili.
In afghanistan siamo dalla parte di quelli che vogliono andare a votare senza essere sequestrati e mutilati dai talebani. Siamo lì con gente come il maresciallo Russo che si fece ammazzare nel 2008 all'inaugurazione di una scuola costruita dalla nostra cooperazione per difedendere i bambini afghani.

Sulla Libia, aspetto al guado i fustigatori di Israele. La libia non è uno stato nazista, no è?
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22/02/2011 16:28
 
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Non conosco la status delle nostre missioni all'estero.

Non voglio pronunciarmi su cose che proprio non conosco.

Sono molto preoccupato per l'apertura della Borsa posticipata "per motivi tecnici" e per i titoli ENI (meno 4% ieri e probabilmente in picchiata oggi).

Sinceramente non capisco quali dichiarazioni dovrebbe rilasciare Frattini per tutelare l'interesse del nostro paese se non quelle prudenti che ha rilasciato.
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22/02/2011 16:46
 
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Re:
.pisicchio., 22/02/2011 16.28:

Non conosco la status delle nostre missioni all'estero.

Non voglio pronunciarmi su cose che proprio non conosco.

Sono molto preoccupato per l'apertura della Borsa posticipata "per motivi tecnici" e per i titoli ENI (meno 4% ieri e probabilmente in picchiata oggi).

Sinceramente non capisco quali dichiarazioni dovrebbe rilasciare Frattini per tutelare l'interesse del nostro paese se non quelle prudenti che ha rilasciato.



Infatti, il problema di Frattini e di tutto il governo, è che non aveva preparato un piano B.
Gli inglesi lo avevano e infatti ieri la Shell è scappata via alla velocità della luce senza perderci molto.
Noi ci siamo dentro fino al collo e questa è una situazione in cui un governo non dovrebbe mai mettersi. Ora è chiaro che dobbiamo limitare i danni, ma sapere che i destini della nostra più grande banca dipendono dai sommovimenti delle piazze libiche è piuttosto inquietante.
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22/02/2011 17:09
 
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Re: Re:
trixam, 2/22/2011 4:46 PM:



Infatti, il problema di Frattini e di tutto il governo, è che non aveva preparato un piano B.
Gli inglesi lo avevano e infatti ieri la Shell è scappata via alla velocità della luce senza perderci molto.
Noi ci siamo dentro fino al collo e questa è una situazione in cui un governo non dovrebbe mai mettersi. Ora è chiaro che dobbiamo limitare i danni, ma sapere che i destini della nostra più grande banca dipendono dai sommovimenti delle piazze libiche è piuttosto inquietante.



Parlerei di totale incapacita'. Gheddafi e' una creatura italiana, inutile negarlo, la piu' prudente ed efficace strategia sarebbe stata quella del ripudio sostenendo apertamente la rivolta ed uscirne con la candida reputazione di chi aveva la coscienza pulita.
Invece abbiamo fatto la figura dei cioccolatai, se la giocheranno gli americani soffiando ad ENI qualche miliardo tra contratti e concessioni senza contare l'aumento del costo dell'energia (si parlava di rincari prima ancora della rivolta, basterebbe tenere d'occhio il mercato degli ETF).

Per quanto riguarda l'hedge fund libico (che e' comunque uno dei piu' contenuti a livello internazionale) ed il destino di UniCredit.
Il fondo e' Governativo e non privato. Semmai dovesse mutare l'assetto costituzionale libico gli accordi (Convenzione di Vienna del 1978, non ratificata dalla Libia) vorrebbero l'applicazione del principio della tabula rasa a seguito del mutamento sostanziale delle condizioni politiche (e' il principio rebus sic stantibus).
La successione nei debiti non localizzabili e' infatti soggetta all'accettazione, sarebbe pero' stupido da parte della Libia non succedere nella gestione del Fondo indi credo sceglieranno di seguire la prassi internazionale (in particolare la successione nel debito pubblico tra Russia ed URSS, e della Serbia dopo il crollo dell'Ex Jugoslavia) mantenendo la gestione magari mutando il management.
Dubito che un'eventuale nuova gestione possa essere piu' aggressiva di quella attuale.
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22/02/2011 17:21
 
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E la juventus?



ps: era solo per stemperare il clima...
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22/02/2011 17:32
 
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Re: Re: Re:
ObbligazioneNaturale, 22/02/2011 17.09:



Parlerei di totale incapacita'. Gheddafi e' una creatura italiana, inutile negarlo, la piu' prudente ed efficace strategia sarebbe stata quella del ripudio sostenendo apertamente la rivolta ed uscirne con la candida reputazione di chi aveva la coscienza pulita.
Invece abbiamo fatto la figura dei cioccolatai, se la giocheranno gli americani soffiando ad ENI qualche miliardo tra contratti e concessioni senza contare l'aumento del costo dell'energia (si parlava di rincari prima ancora della rivolta, basterebbe tenere d'occhio il mercato degli ETF).

Per quanto riguarda l'hedge fund libico (che e' comunque uno dei piu' contenuti a livello internazionale) ed il destino di UniCredit.
Il fondo e' Governativo e non privato. Semmai dovesse mutare l'assetto costituzionale libico gli accordi (Convenzione di Vienna del 1978, non ratificata dalla Libia) vorrebbero l'applicazione del principio della tabula rasa a seguito del mutamento sostanziale delle condizioni politiche (e' il principio rebus sic stantibus).
La successione nei debiti non localizzabili e' infatti soggetta all'accettazione, sarebbe pero' stupido da parte della Libia non succedere nella gestione del Fondo indi credo sceglieranno di seguire la prassi internazionale (in particolare la successione nel debito pubblico tra Russia ed URSS, e della Serbia dopo il crollo dell'Ex Jugoslavia) mantenendo la gestione magari mutando il management.
Dubito che un'eventuale nuova gestione possa essere piu' aggressiva di quella attuale.




Cioè secondo te davvero con un nuovo regime non cambierebbe nulla? Secondo me ogni tanto dovremmo ricordarci che oltre al mondo dei libri e dei giornali, esiste quello reale.
La libia è dentro unicredit non solo con l'hegde fund, ma anche con la sua banca centrale, e di fatto ne è il primo azionista. In questo modo hanno aggirato il patto di sindacato che vieta di avere più del 5% ad ogni socio.
Quelle partecipazioni erano legate non ad una logica economica, ma squisitamente politica.
Se cambia politica a Tripoli, unicredit ballerà e non poco, almeno fino al momento in cui il governo non negozierà un nuovo equilibrio con il nuovo eventuale regime.
Questa è la ragione per cui gli azionisti italiani si stanno riunendo per studiare una strategia comune. In caso di crisi prolungata, Unicredit, che è un gigante nelle dimensioni ma è strutturalmente debole, diventerebbe un soggetto facilmente scalabile e qualche banca è già alla finestra.
[Modificato da trixam 22/02/2011 17:33]
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Re:
.pisicchio., 2/22/2011 5:21 PM:

E la juventus?



ps: era solo per stemperare il clima...



Quella neanche i libici potrebbero salvarla [SM=x43668]
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A parte che non capisco cosa ci sia di male in un' OPA tra banche, non vedo il tuo punto.

Nella peggiore delle ipotesi ci si e' liberati di un attore (Gheddafi) che di peggiori sarebbe difficile trovarne anche col lumicino. Unicredit ha tutto da guadagnare con la creazione di una democrazia libica. Questa dalla prospettiva politica, dalla prospettiva economico/giuridica (che e' quella per me interessante) si assisterebbe ad una dinamica tipica all'interno dei CdA.
[Modificato da ObbligazioneNaturale 22/02/2011 17:50]
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22/02/2011 17:58
 
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@Pisicchio
dal wsj (non lo riportate perche' e' protetto da copyright)


ROME (Dow Jones)--Trading in Italian stocks resumed late Tuesday after a day-long glitch, and rapidly fell.

At 1437 GMT, the FTSE-Mib index was down 1.9% at 21810.

Big losers were Impregilo SpA (IPG.MI), Eni SpA (E) and UniCredit SpA (UCG.MI), all of which have exposure to Libya and posted sharp drops Monday.

The Milan bourse, part of the London Stock Exchange Group PLC (LSE.LN), had to suspend trading all day until 1430 GMT due to unspecified "technical issues."

About EUR4 billion changes hands on a typical day at the Italian stock exchange.

Adusbef, a local consumer-rights lobby, said it found the suspension "suspicious," especially as Borsa Italiana didn't provide details on the problems it had experienced.

The suspension is unusally timed given the conflict in Libya, where Italian businesses have strong business exposure and, in some cases, shareholder bases, Adusbef said.

The FTSE-Mib posted its biggest drop in more than half a year on Monday, sinking 3.6%, with both Eni and UniCredit posting sharp losses.


Pure al wsj sono dubbiosi sulla coincidenza.
Certo che Berlusconi porta sfiga... pure Impregilo [SM=x43668]
[Modificato da ObbligazioneNaturale 22/02/2011 17:59]
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Re:
ObbligazioneNaturale, 22/02/2011 17.58:

@Pisicchio
dal wsj (non lo riportate perche' e' protetto da copyright)


ROME (Dow Jones)--Trading in Italian stocks resumed late Tuesday after a day-long glitch, and rapidly fell.

At 1437 GMT, the FTSE-Mib index was down 1.9% at 21810.

Big losers were Impregilo SpA (IPG.MI), Eni SpA (E) and UniCredit SpA (UCG.MI), all of which have exposure to Libya and posted sharp drops Monday.

The Milan bourse, part of the London Stock Exchange Group PLC (LSE.LN), had to suspend trading all day until 1430 GMT due to unspecified "technical issues."

About EUR4 billion changes hands on a typical day at the Italian stock exchange.

Adusbef, a local consumer-rights lobby, said it found the suspension "suspicious," especially as Borsa Italiana didn't provide details on the problems it had experienced.

The suspension is unusally timed given the conflict in Libya, where Italian businesses have strong business exposure and, in some cases, shareholder bases, Adusbef said.

The FTSE-Mib posted its biggest drop in more than half a year on Monday, sinking 3.6%, with both Eni and UniCredit posting sharp losses.


Pure al wsj sono dubbiosi sulla coincidenza.
Certo che Berlusconi porta sfiga... pure Impregilo [SM=x43668]





Ma i libici non investono in Generali?

... così almeno ci liberavamo di Cesarone...

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22/02/2011 18:24
 
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Re: Re:
.pisicchio., 2/22/2011 6:19 PM:





Ma i libici non investono in Generali?

... così almeno ci liberavamo di Cesarone...



Volevano troppo ed i libici han dato forfait, Geronzi sarebbe stato favorevole all'operazione visto che sembra essere un altro amicone di Gheddafi.
LegittimaGiustizia sta sclerando sull'altro thread. [SM=x43668]
[Modificato da ObbligazioneNaturale 22/02/2011 18:27]
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22/02/2011 18:30
 
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Re: Re: Re:
ObbligazioneNaturale, 22/02/2011 18.24:


Volevano troppo ed i libici han dato forfait, Geronzi sarebbe stato favorevole all'operazione visto che sembra essere un altro amicone di Gheddafi.LegittimaGiustizia sta sclerando sull'altro thread. [SM=x43668]




A naso, ci avrei scommesso.

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22/02/2011 19:39
 
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la cosa che mi vergogna di di più di questa vicenda è che lo stato italiano - praticamente ieri - ha permesso ad uno come Gheddafi (che non ha esitato a dare l'ordine di BOMBARDARE LA SUA GENTE)di venirci a fare addirittura una lezione magistrale...
io mi sotterrerei!



…ma il Capitano Bellodi, emiliano di Parma, per tradizione familiare repubblicano, e per convinzione, faceva quello che in antico si diceva il mestiere delle armi, e in un corpo di polizia, con la fede di un uomo che ha partecipato a una rivoluzione e dalla rivoluzione ha visto sorgere la legge: e questa legge che assicurava libertà e giustizia, la legge della Repubblica, serviva e faceva rispettare. E se ancora portava la divisa, per fortuite circostanze indossata, se non aveva lasciato il servizio per affrontare la professione di avvocato cui era destinato, era perché il mestiere di servire la legge della Repubblica, e di farla rispettare, diventava ogni giorno più difficile.
Leonardo Sciascia - Il giorno della civetta

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Re: Re:
trixam, 22/02/2011 15.32:




In iraq non ci stiamo più da 4 anni, tranne 39 addestratori, e quando ci siamo stati abbiamo difeso il popolo iracheno dai terroristi che avevano dichiarato guerra alla popolazione civile, quelli per intederci che mettevano le bombe nel mercato di bagdad pieno di gente uccidendo centinaia di civili.
In afghanistan siamo dalla parte di quelli che vogliono andare a votare senza essere sequestrati e mutilati dai talebani. Siamo lì con gente come il maresciallo Russo che si fece ammazzare nel 2008 all'inaugurazione di una scuola costruita dalla nostra cooperazione per difedendere i bambini afghani.

Sulla Libia, aspetto al guado i fustigatori di Israele. La libia non è uno stato nazista, no è?




Posso sapere perché metti Israele in mezzo per ogni cosa?


La contraddizione che sottolineava Grangenerale è più che pertinente.

Gheddafi è un criminale; detto questo, non lo è diventato ora: nell'ambito dell'esplosione di tutte le contraddizioni dell'area maghrebina, la Libia non poteva uscirne indenne.
Mi chiedo: il principino della rivoluzione liberale (anzi, Rivoluzione Liberale), quando ha scelto di allearsi con Vladimir e Muammar, costoro pure rientravano nella sua idea di liberali?
Diciamolo: l'Eni, l'Impregilo, Finmeccanica & co. lo tengono per i coglioni.
Lui fa quel che può, da buon liberale bacia mani (e pile). E' arrivato a dire, dopo quel "lasciate stare Gheddafi", addirittura che le violenze sui civili sono inaccettabili (ci sono voluti 1000 morti).
Silvio, attento, che non è più come una volta che la politica aveva il suo bel primautè, adesso i feroci A.D. ti licenziano quando vogliono!

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Clandestini,Ue:problema italiano
"Solidarietà, ma nessuno smistamento"
"Solidarietà al governo italiano e disponibilità con mezzi finanziari, ma nessuna apertura nei confronti di una distribuzione del fardello dell'immigrazione". E' quanto si apprende da fonti diplomatiche europee. L'Ue considera le rivolte arabe "un problema dell'Europa", ma non riguardo la gestione dei clandestini. La legislazione in questo è chiara: rimpatrio illegali e valutazione domande d'asilo spettano al Paese in cui essi approdano.


I governi del nord Europa avrebbero intenzione di mettere sul tavolo del Consiglio affari interni e giustizia (Gai), che si terrà giovedì e venerdì prossimi, la disponibilità a considerare la questione delle rivolte nei Paesi arabi come "un problema europeo", ma fanno notare che "un paese di 60 milioni di abitanti non può avere problemi a fronteggiare qualche migliaio di migranti".

Inoltre osservano che "la legislazione europea è chiara": nel senso che la gestione degli immigrati, intesa come rimpatrio degli illegali e valutazione delle domande d'asilo, spetta al Paese in cui essi approdano. "Tra l'altro - osserva la fonte - l'Italia non ha voluto alcuno degli immigrati che sono arrivati a Malta. E a suo tempo la Germania non battè ciglio di fronte ai 300mila che arrivarono nel paese al tempo della crisi nei Balcani". Un aiuto politico per alleviare la pressione sull'Italia potrebbe semmai arrivare con la disponibilità ad una azione comune dei 27 nei confronti dei paesi di origine per "convincerli" a facilitare la riammissione degli espatriati.
Ed ecco come l' Unione Europea si pronuncia sul flusso di immigrati che sta raggiungendo l'Italia. Possibile che non ci ribelliamo a tutto questo? siamo lo zimbello dell 'Europa! [SM=x43614]



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22/02/2011 23:29
 
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L'ira della Ue contro la Farnesina
"Non può difendere un dittatore"

Frattini a Bruxelles con una doppia linea:
"Non dobbiamo dare l'impressione sbagliata di voler interferire".
Critiche Londra e Berlino.
Il New York Times: "Berlusconi scimmiotta i modi dei despoti arabi"



BRUXELLES - In Europa l'hanno ribattezzata "la schizofrenia di Rue Froissart". È l'ultimo ritrovato della diplomazia berlusconiana: all'ingresso nelle riunioni comunitarie (le auto delle delegazioni entrano appunto da Rue Froissart, sul lato del palazzo del Consiglio) il politico italiano di turno fa dichiarazioni benevolenti verso il dittatore sotto accusa.

Poi, in riunione, vota con gli altri un comunicato di condanna. È già successo all'ultimo vertice europeo, quando Berlusconi, arrivando alla riunione, ha cantato le lodi di Mubarak, per poi approvare una risoluzione di condanna delle repressioni ordite dal raìs egiziano. Era successo in precedenza, quando avevamo difeso il dittatore bielorusso Lukashenko, salvo poi appoggiare le sanzioni Ue alla Bielorussia.

È successo puntualmente anche ieri, con la Libia. Il ministro degli Esteri Frattini, subito dopo l'ingresso da Rue Froissart, ha difeso le ragioni della "riconciliazione" in un Paese dilaniato dalla guerra civile. "Spero che in Libia si avvii una riconciliazione nazionale che porti ad una Costituzione libica, come proposto da Seif al-Islam (il figlio di Gheddafi a capo della repressione, ndr)". Sempre prima di entrare nella sala del Consiglio, il ministro degli Esteri italiano ha messo in guardia l'Europa contro ogni tentativo di interferire negli affari libici: "Non dobbiamo dare l'impressione sbagliata di volere interferire, di volere esportare la nostra democrazia. Dobbiamo aiutare, dobbiamo sostenere la riconciliazione
pacifica: questa è la strada", ha spiegato ai giornalisti mentre l'aviazione del Colonnello bombardava i manifestanti. Ma poi, uscito dalla riunione, ha spiegato di condividere pienamente il comunicato finale che "condanna la repressione in corso contro i manifestanti", chiede "l'immediata fine dell'uso della forza" e difende "le legittime aspirazioni e le richieste di riforme del popolo libico", che devono essere soddisfatte "attraverso un dialogo aperto e inclusivo che porti ad un futuro costruttivo per il Paese e per il popolo". Insomma, se non si chiede esplicitamente l'allontanamento di Gheddafi, poco ci manca.

Quali siano le ragioni che spingono il governo berlusconiano a questo tipo di sdoppiamento, è cosa che a Bruxelles stentano a capire. Forse perché non hanno potuto apprezzare fino in fondo quanto sia consustanziale al berlusconismo la "politica dell'annuncio", che consacra la dicotomia tra fatti e parole.

Forse perché non hanno (ancora) letto l'editoriale di Roger Cohen sul New York Times, che racconta come "Berlusconi scimmiotta i modi dei despoti arabi confondendo se stesso con la Nazione". Ma ormai la "schizofrenia di Rue Froissart" è diventata uno dei divertissements dei diplomatici europei, sempre pronti a sorridere dell'Italia.

Per essere onesti, questa volta Frattini qualche debole tentativo di difendere "l'amico Gheddafi" lo ha fatto anche nel corso della riunione, spalleggiato solo dal collega maltese. Del resto anche Berlusconi all'ultimo vertice, durante la colazione di lavoro, si era speso in una imbarazzante quanto inutile eulogia di Mubarak.

Questa volta, il nostro ministro degli Esteri ha dovuto battersi contro britannici e tedeschi, che volevano rendere ancora più duro ed esplicito il comunicato finale. Il ministro degli Esteri finlandese, Alexander Stubb, si era spinto fino a chiedere il varo di sanzioni immediate contro il governo libico. Ma alla fine i "falchi" non l'hanno spuntata. "Oggi dobbiamo parlare di dialogo nazionale di riconciliazione - ha spiegato soddisfatto il ministro italiano - non creare le condizioni per un nuovo scontro con decine di migliaia di cittadini europei che vivono in Libia".

Ma anche la delegazione italiana ha dovuto inghiottire qualche rospo. Una proposta, avanzata dal ministro maltese e sostenuta dall'Italia, voleva inserire nel comunicato finale una frase in cui l'Unione europea "riconosce pienamente i diritti sovrani della Libia e la sua integrità territoriale". L'idea, nonostante le premesse di Frattini sulla non interferenza, era forse quella di sottolineare il pericolo di una spaccatura del Paese tra la parte orientale e quella occidentale. Ma molti ministri hanno fatto osservare che, come ha spiegato il belga Steven Vanackere, "riconoscere la piena sovranità dei libici in questo momento equivale a legittimare il massacro dei dimostranti come un affare di politica interna su cui non si può interferire".

Di fronte a questa obiezione, Italia e Malta hanno dovuto rinunciare alla loro richiesta. Ma non importa. "Sono un ministro europeo e mi riconosco pienamente nella dichiarazione che abbiamo sottoscritto. Anche il comunicato finale parla della necessità di una riconciliazione nazionale". Nel comunicato finale, però, la parola "riconciliazione", tanto cara all'Italia, proprio non compare. Si deve essere persa in Rue Froissart.

Fonte: Repubblica


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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22/02/2011 23:31
 
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Solo in Italia stigmatizziamo...vedi Ballarò stasera
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