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giornalista di AnnoZero: ''Preso a calci da La Russa''

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2011 19:04
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18/02/2011 17:04
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
nekonika, 18/02/2011 13.52:




Ho letto, giorni fa, questa lettera su Repubblica.
E' indirizzata a Giuliano Ferrara ma può essere estesa a chiunque fa della faziosità e della aprioristica presa di posizione il proprio cavallo di battaglia:
Caro Ferrara,
mi permetto di esprimere alcuni giudizi su di Lei in quanto uomo pubblico, quindi per ciò che vedo di Lei in TV o leggo sui giornali.
Credo che il suo livore per chi non vuole Berlusconi sia pari solo al suo totalitarismo.
Penso che Lei non abbia mai smesso di essere comunista in realtà, intendendo per comunista chi ha abbracciato ogni ideologia che ha incontrato ed accettato sul proprio cammino in modo totalitario, dogmatico, fideistico: dal Partito Socialista, fino a Berlusconi passando per la gerarchia ecclesiastica, Lei ha sempre avuto bisogno di chiese. E di guru. E li ha trovati entrambi: il Partito Comunista, Craxi, Ratzinger, e naturalmente il suo dio preferito, Berlusconi. Perchè, mi chiedo, difendere a tutti i costi sempre e comunque un uomo politico come lui? O, anche, perchè difendere sempre e a tutti i costi un uomo? Cosa perde di sè stesso se Berlusconi scompare dalla scena pubblica? Cosa significa assumere un atteggiamento così fideistico verso una persona come se si fosse appartenenti non ad un’idea, ad un’ideologia o finanche ad un partito, bensì ad una setta? Si, una setta: e’ questa la sensazione che ho quando sento parlare voi berlusconiani: che stiate difendendo il capo carismatico, e che lo seguireste fino alla fine, magari alla rovina o al suicidio collettivo se Lui ve lo chiedesse. A che pro?
A me non interessano i comportamenti privati di Berlusconi, mi preoccupano solo se diventano reati, e penso che converrà con me che non si possa invocare il diritto alla privacy quando si configurano azioni contrarie alla legge: un furto, un omicidio, uno sfruttamento di una minorenne sono sempre reati anche se commessi in casa propria. O no? Ma sui reati la giustizia farà il suo corso. A me di Berlusconi non piace la sua visione della vita dove tutto è comprabile, nè il suo triste stile narrativo fatto di supponenza e di un eterno falso sorriso maniacale; detesto lo scontro sociale che ha prodotto in tutto il Paese, non sopporto l’atteggiamento da “pacca sulla spalla” per chi lo adora e, viceversa, la demonizzazione dell’avversario, aborro la sua concezione delle donne e degli omosessuali, non concepisco le amicizie politiche che si è scelto, abominevoli e controverse, di Gheddafi e Putin; non gradisco la sua totale mancanza di interesse verso i più deboli. Non mi piace la sua spietatezza e mancanza di umanità. Infine, lo reputo bugiardo e incapace di governare, irrispettoso delle autorità altrui (Costituzione, magistratura, Presidenza della repubblica, Csm, opposizioni, e chi più ne ha più ne metta).
Ho il diritto di affermarlo? O Le dà fastidio? Oppure, ancora, per tutto ciò io dovrei essere chiamato da Lei moralista come se fosse un insulto? Le sue chiese senza morale sono spettrali.
La prego, Ferrara, esca ogni tanto da queste sue chiese così “sicure” per prendere una boccata d’aria: ho la sensazione che ci sia così tanto di irrisolto, di personale e di conflittuale nel suo atteggiamento, e non parlo solo dei ragionamenti che fa, ma del come li fa. Quel “come” arriva alla mia pancia con un misto di tristezza e decadenza. Presuntuosamente Le consiglio: non passi la vita a difendere qualcuno o qualcosa di indifendibile. Pensi un pò più a sè stesso.
Io, per parte mia, lo dico chiaramente: l’universo di Berlusconi e dei suoi adepti, mi fa pena e disgusto umanamente, culturalmente e antropologicamente. Siete oltre i personaggi di Alberto Sordi. Ma molto oltre.
Con rispetto e distanza
Giovanni Savastano

Copyright 2011 © Tutti i diritti riservati.



Anche questa lettera è una critica alla partigianeria ed io mi trovo d'accordo.
Ma quello che dicevo è un' altra cosa: utilizzare l'argomento secondo cui non esiste un buono ed un cattivo a priori per dire che non esiste un buono ed un cattivo a posteriori è sbagliato.
Per dire che non c'è una posizione giusta ed una sbagliata nella pratica, che tutto è grigio e amorale....




Mi sembra una lettera particolarmente stupida, non a caso la pubblica Repubblica. Un perfetto saggio dell'ideologia repubblichina.
Da un paio di settimane Repubblica spara bordate su giuliano, addirittura con un editoriale in prima pagina a firma del direttore.
La cosa non sorprende chi conosce minimamente le logiche di quel giornale che più che un giornale è un partito e più che un partito è un esercito, un apparato militare formidabile al servizio del grande capo occulto: Carlo de Benedetti, il principale nemico di B.
Io aspetto sempre che mi si spieghi perché chi serve de benedetti sia più puro di chi serve B. Comunque a repubblica sanno che Giuliano è l'uomo forte nelle crisi berlusconiane e quindi stavolta che sentono il sangue del caimano attaccano in prima persona anche il consigliere. Io con giuliano spesso non sono d'accordo, ma nessuno può che negare che in Italia è la persona che capisce di più di politica, ma proprio di molto più degli altri.
Lo si può amare o odiare, ma non lo si può ignorare.
La strategia che ha suggerito al Cav, dare una svolta politica al governo varando le riforme mai fatte in dieci anni è l'unica strada che potrebbe salvare B. Una genialata degna dei migliori spin alla peter mandelson.
Giuliano la politica l'ha studiata e vissuta, togliatti lo teneva sulle ginocchia da bambino e ripeteva a tutti che un giorno sarebbe stato il suo successore. Così doveva andare, Giuliano doveva diventare il segretario del pci e sarebbe stato di gran lunga meglio di un d'alema o di un veltroni.
Poi però capì, dieci anni prima di occhetto e d'alema, che il pci era finito e andò altrove, è una colpa aver capito prima di altri che il comunismo era finito? Capì che craxi avrebbe sparigliato le carte negli anni ottanta e lo seguì. Insieme a lui c'erano personaggi insospettabili, come il conte Paolo flores d'arcais, meglio noto nel partito socialista come "lo stipendiato numero uno".
Poi quando la nave affondò flores passò armi e bagagli alla testa dell'esercito delle forche e da questa profonda coerenza oggi pontifica su micromega e il fatto quotidiano.
Se giuliano avesse fatto come lui, cioè se fosse comportato da italiano, oggi sarebbe un guru della sinistra. Invece si comportò da antitaliano e non rinnegò mai craxi. Capì poi che il cav era il cavallo vincente quando d'alema diceva che lo avrebbero mandato a chiedere l'elemosina sui marciapiedi.
Il foglio è della famiglia di B, lo sappiamo tutti, eppure è il giornale italiano più vivo e più aperto, alla cultura e al mondo, in stridente contrasto con il provincialismo eterno della nostra stampa.
Nella sua difesa di B c'è faziosità, ma non quella del servo, ma quella del polemista feroce che non ha paura di sporcarsi le mani e sa azzannare al collo.
E la battaglia che porta avanti contro l'eticizzazione della politica è sacrosanta. I repubblichini vogliono che le folle egiziane e magistrati all'iraniana li portino dove il popolo corrotto non li ha mai voluti. Spero che prima o poi i repubblichini lo capiscano che il popolo bue, categoria a cui mi onoro di appartenere, non vuole essere né redento né rieducato né moralizzato.
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