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Gelmini: studenti “soldato” nei licei, impareranno a sparare: declino della scuola

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2010 23:32
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30/09/2010 09:00
 
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La manifestazione davanti agli uffici dell'Unuci in via Bagutta

«No alle lezioni degli ex militari
per i licei»: protesta e tensioni

Contestato il progetto Gelmini-La Russa per avvicinare i ragazzi all'esercito. La denuncia: «Ci hanno picchiato»

Tesioni con le forze dell'ordine (Fotogramma)
Tesioni con le forze dell'ordine (Fotogramma)
MILANO -Un gruppo di studenti e militanti del centro sociale milanese Cantiere e del Coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano ha dato vita mercoledì mattina ad una protesta, davanti agli uffici dell'Unuci (Ufficio nazionale ufficiali in congedo d'Italia) in via Bagutta, per protestare contro il protocollo - siglato dalla direzione scolastica della Lombardia e dal comandante regionale dell'Esercito - che prevede lo svolgimento di lezioni da parte di ex soldati nelle scuole superiori. Il progetto, alla quarta edizione, si chiama «Allenati per la vita» e ha tra gli obiettivi, secondo quanto si legge sul sito delle Forze armate, quelli di «far vivere ai giovani delle scuole superiori esperienze di sport e giochi di squadra, ma anche introdurre corsi specifici e prove tecnico/pratiche, per avvicinare la realtà scolastica alle Forze armate, ai Corpi dello Stato e alla Protezione Civile e Gruppi Volontari di Soccorso. Vivere questo momento come stimolo per toccare con mano i valori della lealtà, dello spirito di corpo e di squadra, oltre ad acquisire senso di responsabilità e rispetto delle regole e dei principali valori della vita».

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Protesta contro le «lezioni di guerra»
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GLI STRISCIONI - La protesta, secondo quanto affermato dagli organizzatori, rientrava nella Giornata europea di mobilitazione per la scuola pubblica (nel pomeriggio il corteo di studenti e precari della scuola). I manifestanti hanno posizionato uno striscione in strada: «Contro ignoranza, razzismo e precarietà ribellati per la vita. Diserta la scuola della guerra». Scanditi durante la protesta anche cori contro i finanziamenti alle missioni. Uno di questi era: «I soldi per la scuola si devono trovare tagliando la spesa militare». Tra gli slogan esposti sul cartelli: «Make school not war», «Stupri, omicidi, torture e bombe al fosforo: questa è la cultura militare», «Mamma non ti preoccupare, non farò mai il militare!».

TENSIONI IN METROPOLITANA - Alcuni militanti hanno provato ad entrare negli uffici dell’Unuci per porre alcune domande riguardo al progetto che, hanno denunciato, «prevede l'addestramento militare degli studenti». Sono stati respinti dopo un battibecco, e quindi hanno improvvisato un breve e vivace corteo che, tra slogan e fumogeni colorati, si è infilato in metropolitana in piazza del Duomo. Qui i ragazzi sono stati intercettati da alcuni agenti delle forze dell’ordine in divisa e in borghese che li hanno bloccati: ne è nato un parapiglia con spintoni, strattonamenti e manate. «Arrivati in piazza Duomo, siamo stati "accolti" e attaccati da reparti di forze dell’ordine in assetto antisommossa, in particolare i Carabinieri, che non hanno avuto scrupoli a picchiare gli studenti delle scuole, ferendone un paio, tra cui uno grave al naso», denunciano gli attivisti in un comunicato. «Vigliacco - proseguono i collettivi - è stato poi il tentativo di giustificare l’intervento delle forze con la scusa del mancato pagamento del biglietto, dato che le aggressioni sono avvenute ben prima dei tornelli, con i carabinieri schierati in cordone sulle scale della metropolitana, pronti a colpire gli studenti che avevano preso parte alla protesta. Una rappresaglia in perfetto stile di censura fascista, dato che gli strumenti per fotografare e riprendere sono stati i primi a essere presi di mira». Dopo esser stati identificati, i manifestanti hanno potuto lasciare la stazione. Il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato ha commentato l'episodio parlando di «ennesima pagliacciata sulla scorta dell'ennesimo pretesto» e ha colto l'occasione per invitare il ministro Maroni a «disattivare» i centri sociali. Luciano Muhlbauer, coordinatore milanese del Prc, ha ribattuto che invece i ragazzi «hanno protestato contro il moschetto a scuola e per ritorsione sono stati presi a manganellate dai carabinieri», e ha chiesto a Questore e Prefetto «di intervenire affinché venga ristabilito il rispetto della legge e il senso delle proporzioni».

LE MATERIE DI STUDIO - Il progetto «Incontri Esercito Scuola» costituisce una delle iniziative del protocollo «Allenarsi alla Vita» siglato a Milano il 5 ottobre 2009 dal dirigente scolastico regionale Giuseppe Colosio e dal generale Camillo De Milato, con il supporto del ministero della Pubblica Istruzione e di quello della Difesa. Sono stati coinvolti oltre 800 studenti, 140 istruttori militari in congedo, 27 docenti, 38 scuole secondarie superiori. Le lezioni teoriche si terranno presso le sedi Unuci e del Cme Lombardia. Il programma è costituito da 6 incontri addestrativi (inizio 24 ottobre) sulle seguenti materie: «1. cultura militare 2. topografia ed orientamento 3. diritto costituzionale 4. difesa nucleare, batteriologica e chimica 5. trasmissioni 6. armi e tiro 7. bls e primo soccorso 8. mezzi dell’esercito 9. superamento ostacoli 10. sopravvivenza in ambienti ostili». Alla fine del periodo invernale è prevista una gara provinciale: «Nella competizione si mettono in atto tutte le tematiche che vengono trattate durante il corso di formazione», si legge nel programma sul sito delle Forze armate.

LA POLEMICA - L'iniziativa, che in Lombardia è alla sua quarta edizione ma che viene «sempre di più sospinta dal Ministro Gelmini e dal Ministro La Russa», come si legge sul sito, ha suscitato diverse polemiche. Tra le perplessità sollevate da docenti, genitori e studenti, e riprese tra gli altri dal settimanale «Famiglia Cristiana», c'è per esempio il fatto che, tra le tante discipline olimpioniche esistenti, dalla canoa alla corsa a ostacoli, nell'ambito dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione si sia scelto proprio il tiro con la pistola. Ci si chiede inoltre perché mescolare salvataggio, nuoto, roccia, assistenza, orientamento con attività militaresche come i «corsi di sopravvivenza in ambienti ostili»; perché formare «pattuglie di studenti» vestiti in mimetica, eccetera. Il ministro La Russa ha precisato che, pur avendo condiviso e quindi rinnovato l'iniziativa, probabilmente la sopprimerà il prossimo anno per concentrare le risorse sulla «mini-naja», rivolta a studenti maggiorenni.

Fonte: Sara Regina per il Corriere della Sera - 29 settembre 2010

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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01/10/2010 23:32
 
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IL FONDAMENTALE CORSO DI SOPRAVVIVENZA ENTRA A SCUOLA

Dopo la boutade sulla Bibbia il ministro ha deciso di puntare anche all'applicazione pratica dell'occhio per occhio dente per dente.

Non c'è ministro dell'istruzione che non abbia fatto una riforma della scuola, quasi come se fosse un bisogno ancestrale, un imperativo categorico, un disturbo ossessivo compulsivo. Non poteva mancare nel gotha dei riformatori l'unica con il fisic du role, Mariastella Gelmini. Violentando ancora una volta le aspettative di un cambiamento radicale del sistema scolastico, decide di contingentare il numero dei professori. La fine dell'ammortizzatore sociale? No, una specie di pausa, una sorta di fidelizzazione del cliente-precario al sistema politico. Una riforma che parla di tutto tranne che di merito, di produttività, di libertà dell'insegnamento. Lo studente potrà scegliere tra una rigenerante ed illuminante lettura della Bibbia o un corso di sopravvivenza con tanto di accordo con il ministero della difesa. Si potrebbe dire che gli studenti italiani sono tra gli ultimi nei test PISA, ma questa è una provocazione bassa di fronte all'ammodernamento e all'ampliamento dell'offerta didattica. A cosa serviranno mai l'italiano e la matematica se si ha la conoscenza del Libro dei libri o se si impara ad orientarsi senza bussole e a sparare con pistole ad aria compressa? Qualcuno potrebbe pensare che i sindacati abbiano qualcosa da ridire, ma con un po' di casino in piazza per accontentare i precari e con qualche posto da professore di tiro al bersaglio o di tiro con l'arco si può soprassedere. Poi è ovvio che per i sindacati merito faccia rima con flessibilità, produttività, responsabilità ed allora meglio un corso di nuoto ed un'esercitazione di arrampicata piuttosto che trovarsi a battagliare con incentivi e penalità. Lì sarebbe capperi con i precari e con i titolari, chi gli potrebbe mai spiegare che se non imparano ai ragazzi le materie e se hanno rimasto il registro sulla cattedra (si la mia generazione parla così e un motivo ci sarà).. cioè volevo dire chi gli spiega che per avere lo stipendio non basta scaldare una sedia che assume la forma delle loro natiche per i 30 anni di carriera che porteranno alla pensione? Certo non glielo spiegherà nessuno, ma per non scontentarli non è nemmeno necessario visto che non riesco a capire che c'azzecca il merito con il posto fisso. W la scuola quale che (f)essa sia.

Raffaele Minieri
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[Modificato da giusperito 01/10/2010 23:32]
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