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I miei 5 punti

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2010 20:10
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30/09/2010 00:51
 
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I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action
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30/09/2010 00:53
 
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Re:
giusperito, 30/09/2010 0:51:

I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action



ok, QUESTO è il segnale che devo andare a dormire:
al punto 1 ho letto "FIAT tax" e ho pensato "aaaaah, ma parla dei punti della patente!"

Non sono sempre così, sono tornata da una cena di lavoro [SM=x43600]
Vado a collassare




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30/09/2010 01:01
 
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non potrei parlare di quelli perché altrimenti sarebbe ad personam :D
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Re:
giusperito, 30/09/2010 0.51:

I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action





1) ok

2) Va bene la scuola privata come offerta alternativa...ma istituzionalizzarla non so. Io penso che la scuola pubblica, come gli ospedali (per saltare alla sanità) ed in generale i servizi fondamentali, bisogna lavorare per potenziarli, non per distruggerli.
Avere solo cliniche private vorrebbe dire, come in America, che chi ha un guaio economico può pure morire in strada.
Una visione simile (magari non così estrema, ma quasi) ce l'ho dell'idea di una depotenziamento progressivo e inarrestabile della scuola pubblica. Avremmo giovani rampolli di famiglie ricche che possono accedere a quella conoscenza che dovrebbe essere basilare per tutti...e classi meno ricche che avrebbero servizi sempre più scadenti e resterebbero sempre e costantemente più indietro.
(Mi dirai, anche oggi è così....ma se abbattiamo la scuola pubblica, io vedo la tendenza a peggiorare ancora, fino ad intaccare proprio la cultura minima e le nozioni base della massa).

3) Dipende. Tanti ammortizzatori sociali si son rivelati una boiata. Ma nella spesa pubblica i posti di prim'ordine son occupati da pensioni e sanità....e che vuoi tagliare...al massimo riformare per evitare sprechi, ma tagliare direi di no.
Tagliamo le auto blu, il numero dei parlamentari, qualcuno degli infiniti privilegi, le baby-pensioni, ma abbattere l'assistenza sociale crea situazioni disumane.

4)ok su prostituzione e tv, ma che intendi urbanistica? Costruire dove cavolo ti pare? [SM=x43667] Abbiamo proprio nelle nostre città l'esempio di che schifo e che danni economici di lungo periodo non più recuperabili (leggasi, condanna alla povertà di intere aree) l'abusivismo abbia creato. La ricchezza è solo fugace, apparente...dura quanto i soldi di chi si è venduto tutto e riempito di debiti pur di tenere un tenore di vita superiore al suo possibile. Droga? Andiamoci piano...fin che si parla di mariuana, droga non più dannosa del fumo, ed ok...ma cocaina? Eroina?
Liberalizzarle ed inserirle in un libero mercato, a prezzi quindi anche accessibili, penso sarebbe una follia...e condannerebbe generazioni di ragazzini...molto più di quanto non avvenga già.

5) non saprei, dovrei informarmi meglio.
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30/09/2010 17:00
 
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condivido 4 dei tuoi 5 punti... sul secondo non sono d'accordo...

i miei sono:

1) liberalizzazioni
2) taglio alla spesa pubblica (eliminazione delle province in primis, auto blu, ecc...)
3) riforma elettorale
4) lotta sfrenata all'evasione (magari inasprendo la pena per gli evasori)
5) una nuova legge-obiettivo per le infrastrutture soprattutto al sud (passaggio del trasporto merci da gomma a rotaia, potenziamento delle vie di comunicazione, tav)
30/09/2010 18:23
 
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Re:
giusperito, 30/09/2010 0.51:

I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action




2)investimenti in ricerca ed istruzione

cambio solo il secondo punto...
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30/09/2010 21:38
 
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Re: Re:
Paperino!, 30/09/2010 4.34:




1) ok

2) Va bene la scuola privata come offerta alternativa...ma istituzionalizzarla non so. Io penso che la scuola pubblica, come gli ospedali (per saltare alla sanità) ed in generale i servizi fondamentali, bisogna lavorare per potenziarli, non per distruggerli.
Avere solo cliniche private vorrebbe dire, come in America, che chi ha un guaio economico può pure morire in strada.
Una visione simile (magari non così estrema, ma quasi) ce l'ho dell'idea di una depotenziamento progressivo e inarrestabile della scuola pubblica. Avremmo giovani rampolli di famiglie ricche che possono accedere a quella conoscenza che dovrebbe essere basilare per tutti...e classi meno ricche che avrebbero servizi sempre più scadenti e resterebbero sempre e costantemente più indietro.
(Mi dirai, anche oggi è così....ma se abbattiamo la scuola pubblica, io vedo la tendenza a peggiorare ancora, fino ad intaccare proprio la cultura minima e le nozioni base della massa).


La privatizzazione darebbe la possibilità di scelta. Prendi il modello introdotto da Cameron. In pratica gruppi di persone potrebbe organizzarsi sul territorio per “metter su scuola” (ho scritto un piccolo articolo lo metto in topic così evitiamo di fare un casino qui). In questo modo avremmo competizione tra le scuole e assorbimento del precariato (ingiustamente tenuto fuori ruolo rispetto a titolari ignoranti, perché lo sappiamo benissimo che al liceo dell’intero parco professori quelli competenti erano pochi quelli competenti e bravi pochissimi). La scuola pubblica resterebbe come possibilità tra le varie e sarebbe tenuta a mantenere degli standard elevati in modo da evitare la sua scomparsa. I maggiori costi della scuola inciderebbero su un numero minimo di soggetti (quanti poco abbienti alla fine mandano i figli nelle scuole recupero anni?) sia perché la pluralità delle scuole abbasserebbe i costi sia perché gli utili sarebbero divisi tra i soci senza necessità di lucrare da parte del solito cattivo imprenditore. Inoltre nel mio progetto ci sarebbe anche la trasformazione della scuola in un percorso formativo dove ogni studente individua una sua strada attraverso le più disparate offerte.
Dobbiamo anche renderci conto che nell’attuale sistema non c’è libertà di determinazione del proprio futuro. Non riesco a capire perché devo essere tenuto a studiare Manzoni o Saba o filosofia piuttosto che economia, diritto etc…


3) Dipende. Tanti ammortizzatori sociali si son rivelati una boiata. Ma nella spesa pubblica i posti di prim'ordine son occupati da pensioni e sanità....e che vuoi tagliare...al massimo riformare per evitare sprechi, ma tagliare direi di no.
Tagliamo le auto blu, il numero dei parlamentari, qualcuno degli infiniti privilegi, le baby-pensioni, ma abbattere l'assistenza sociale crea situazioni disumane.


Diciamo che non ci conviene entrare sul campo dell’assistenza sociale, perché probabilmente abbiamo idee diverse. Dico solo che l’assistenza sociale oggi in Italia è completamente una boiata. Prendi una famiglia monoreddito di 4 persone con
21000 euro annui netti ed un fitto da pagare. Non ha diritto a nessuna agevolazione o misura particolare, ma campa sul filo ed anche un tantino sotto. Alla fine le politiche assistenziali finiscono sempre nella mani degli evasori totali o di soggetti pienamente abili ma svogliati. Comunque sorvoliamo sull’argomento, perché ti ripeto in senso lato potremmo essere d’accordo, ma nello specifico rischiamo di spostarci troppo dall’oggetto del topic. Sono sostanzialmente d’accordo con l’elenco che hai fatto tu a cui aggiungerei social card o incentivi rottamazione etc…


4)ok su prostituzione e tv, ma che intendi urbanistica? Costruire dove cavolo ti pare? Abbiamo proprio nelle nostre città l'esempio di che schifo e che danni economici di lungo periodo non più recuperabili (leggasi, condanna alla povertà di intere aree) l'abusivismo abbia creato. La ricchezza è solo fugace, apparente...dura quanto i soldi di chi si è venduto tutto e riempito di debiti pur di tenere un tenore di vita superiore al suo possibile. Droga? Andiamoci piano...fin che si parla di mariuana, droga non più dannosa del fumo, ed ok...ma cocaina? Eroina?
Liberalizzarle ed inserirle in un libero mercato, a prezzi quindi anche accessibili, penso sarebbe una follia...e condannerebbe generazioni di ragazzini...molto più di quanto non avvenga già.


Sull’urbanistica il sistema dei divieti non ha impedito che l’abusivismo abbia dominato incontrastato. L’effetto principale è stato quello di impedire al povero Cristo (perché chi compra una casa abusiva è un povero Cristo) di costruirsi la sua casa da solo con tutto il risparmio che puoi immaginare e di arricchire la criminalità. Ora il tuo esempio ha come punto di riferimento le aree devastate che sono tali, però, proprio perché non c’è stata libertà di scegliere dove costruire. Una volta individuata la zona più interessante la criminalità ha costruito senza limiti e la gente era consapevole dello scempio, ma vedeva l’occasione irrinunciabile (il condono di lì a breve o il comando dei vigili corrotti) e si è dovuta catapultare.

Sulla droga io sarei dell’idea di liberalizzare tutti i tipi di droga. Friedman diceva che se avessimo liberalizzato la cocaina non avremmo mai avuto il crack. Un’analisi della Svizzera e dell’Olanda potrebbero essere utili. Non credo, quindi, che i costi sono il limite per una scelta del genere. D’altra parte i pusher le prime dosi le offrono gratis. La liberalizzazione sarebbe un colpo quasi mortale alla criminalità organizzata. La droga è una scelta. Chi desidera drogarsi lo fa a prescindere. Non credo che la prima volta che un ragazzino si fa una canna o tira cocaina pensi al prezzo.


5) non saprei, dovrei informarmi meglio.







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01/10/2010 16:23
 
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Re:
giusperito, 30/09/2010 0.51:

I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action




A parte la class action, che ritengo non serva a nulla (vd. ultime evoluzioni della giurisprudenza americana), tutti gli altri punti mi provocherebbero un orgasmo ripetuto.
Purtroppo si tratta di fantascienza e, ormai da anni, ho smesso di crederci.
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01/10/2010 16:43
 
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Un buon programma, anche se è un po' moderato.

Premessa ideologica di lungo periodo.
Revisione totale della costituzione a partire dall'art 1, per arrivare fino all'obbligo di pareggio di bilancio, così come hanno fatto i tedeschi.
Perché se non si cambiano le premesse è difficile cambiare le cose.

1) La flat tax non basta, ci vuole una riforma fiscale complessiva.
La riforma Tremonti del 1994 con due aliquote, per quanto riguarda il reddito sulle persone.
Mentre per quanto riguarda le imprese è necessario abbattere di almeno 10 punti l'Ires e riformare l'Iraq permettendo la detrazione del costo del lavoro
In più bisogna prevedere una no tax area per il mezzogiorno d'italia, finanziata con i fondi fas e i tagli alla spesa pubblica improduttiva.

2) Riforma della giustizia, sia penale che civile.
Le inefficenze della giustizia civile in Italia ci costano tra 11 e 15 miliardi di euro all'anno, tra danni alle imprese(in italia per recuperare un credito ci vogliono sette anni in media mentre la media europea è due), e mancati investimenti. Uno dei parametri che le aziende, soprattutto estere, valutano per investire in un paese è l'efficienza del sistema giudiziario, se non lo miglioriamo, non riusciremo mai ad aumentare il nostro appeal.

3) D'accordissimo sulla scuola, se ci intendiamo sui termini.
Io sono per l'abolizione della scuola pubblica inteso come stipendificio, ma assolutamente favorevole all'ISTRUZIONE pubblica, che si può realizzare con un sistema concorrenziale.
Sia istruzione pubblica, in un sistema di scuole organizzate dallo stato, seguendo il modello della Finlandia, dove metà dei fondi sono assegnati a tutti in parti uguali e l'altra metà basandosi sull'offerta formativa delle scuole, le quali sono state spinte a migliorarsi in continuazione per attrarre più studenti possibili.
Sistema che ha fatto si che scuola pubblica finlandese diventasse la migliore del mondo. Sia con scuole organizzate dai privati, che dovrebbero essere accessibili anche ai meno abbienti con borse di studio pubbliche, il sistema dei buoni previsto da Friedman.
Il principio ispiratore è naturalmente quello della libertà educativa.

4) D'accordissimo sulle liberalizzazioni, a cominciare però dall'abolizione degli ordini professionali, in primis quelli odiosi di farmacisti e giornalisti e naturalmente anche quello degli avvocati. Liberalizzare la droga è necessario, perché il proibizionismo è un gigantesco sussidio del governo al crimine.
D'accordo sulla prostituzione, che è un mestiere liberale per eccellenza. Bene l'urbanistica, con il sistema dei controlli ex post.
Poi però ci sono anche le torte grosse: i servizi pubblici locali e soprattutto energia. Bersani ha fatto qualcosa, ma con risultati paradossali, visto che il principale concorrente dei nostri giganti pubblici è l'azienda di stato francese.
Bisogna completare il commercio, perchè è assurdo che per aprire un negozio si debbano fare sei mesi, se va bene, di trafile burocratiche, quando in altri paesi bastano quattordici giorni.
Ci sono poi le banche e le assicurazioni, che in italia hanno costi assurdi per i consumatori. Negli stati uniti il conto corrente costa in media 30 dollari all'anno.
Qui in una banca tradizionale costa 117(di cui 34 di tasse) euro per un consumatore e sui 500(di 73 di tasse) per una piccola azienda.

5) La class action va bene e si ricollega sia a questo ultimo punto, sia al discorso dell'efficienza del sistema giudiziario.
Bisogna però evitare certe degenerazioni, visto che in alcuni casi negli stati uniti è stata usata da gruppi di interesse per eliminare concorrenti dal mercato.

Aggiungo un sesto punto. Riformare anche la sanità, secondo il modello Romney attuato peraltro in Italia con notevole successo sia in regioni di destra come la Lombardia, sia in regioni di sinistra come l'Emilia Romagna e in parte la Toscana, non a caso le tre regioni che hanno i sistemi sanitari più efficienti, dove i cittadini meridionali che hanno la sfortuna di ammalarsi corrono a curarsi per avere più speranze di sopravvivere.
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02/10/2010 08:44
 
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Re:
trixam, 01/10/2010 16.43:

Un buon programma, anche se è un po' moderato.

Premessa ideologica di lungo periodo.
Revisione totale della costituzione a partire dall'art 1, per arrivare fino all'obbligo di pareggio di bilancio, così come hanno fatto i tedeschi.
Perché se non si cambiano le premesse è difficile cambiare le cose.

1) La flat tax non basta, ci vuole una riforma fiscale complessiva.
La riforma Tremonti del 1994 con due aliquote, per quanto riguarda il reddito sulle persone.
Mentre per quanto riguarda le imprese è necessario abbattere di almeno 10 punti l'Ires e riformare l'Iraq permettendo la detrazione del costo del lavoro
In più bisogna prevedere una no tax area per il mezzogiorno d'italia, finanziata con i fondi fas e i tagli alla spesa pubblica improduttiva.






concordo sulla riforma fiscale,
la Flat tax da sola non è sufficiente.
cioè non è possibile una mera applicazione della "tassa piatta",
occorre adeguarla al nostro ordinamento con una "no tax area" soprattutto per evitare la censura di incostituzionalità.
 "...E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria.
Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte,
chiudi gli occhi e cercami.
Ci si parla.
Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio..."
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02/10/2010 11:23
 
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Re:
giusperito, 30/09/2010 0.51:

I 5 punti della fiducia:

1) flat tax
2) privatazzazione dell'istruzione
3) taglio della spesa pubblica (fine delle politiche assistenziali simil keynesiane)
4) liberalizzazione (per iniziare: droga, prostituzione, sistema radiotelevisivo, urbanistica)
5) class action




1) No, continuo a ritenere la progressività dell'imposizione fiscale necessaria e quindi necessaria una aliquota progressiva determinata dal reddito famigliare e aziendale. Quindi, in sostanza, concordo col dettato costituzionale; penso, peraltro, che sia necessario riportare i capitali italiani in Italia -arduo, visto che il Presidente del Consiglio, a quanto pare, dispone egli stesso di c.ca 64 società off-shore- e tassare le rendite da capitale finanziario oltre la tassazione attuale (se non sbaglio attestata al 25%).
Vi è una premessa, ossia che è necessario rivedere e contenere la spesa pubblica altrimenti qualsiasi discorso sulla tassazione non ha valore.

2) Non sono d'accordo, per un motivo, per così dire, etico, nella misura in cui continui a ritenere l'istruzione un interesse e un servizio pubblico; proprio perché resta un servizio pubblico sarà possibile l'accesso a tutti. A questo punto cito il sistema universitario americano, basato su università di serie A e B; le prime arrivano ad avere costi pari a 30 o 40mila dollari annuali.
E' normale che chi potrà permettersi le prime ne elogerà l'efficienza, il merito e la qualità dell'istruzione, di certo innegabili (e vorrei vedere) ma oggettivamente escludenti.
Per il resto concordo con Trixam e in genere credo che sia necessario indirizzare la P.I. verso merito ed efficienza. Come? Basterebbero controlli oggettivi operati controllori esterni alla facoltà per la scelta di ricercatori, professori associati, lettori -attualmente presenti solo nelle facoltà di lingue- etc; investimento in ricerca, e di molto superiore alla misera percentuale attuale; fuori i privati dai consigli di amministrazione delle facoltà, che non sono aziende e devono, come dicevo prima, restare pubbliche.

3) Dovresti essere più preciso. Cioè, spesa pubblica è l'assegno al disabile ma è anche il mantenimento di numerosi enti inutili (di nome e di fatto). Diciamo che concordo nel principio, quindi razionalizzazione e tagli della spesa pubblica laddove non produttiva. Al contempo un controllo molto più stringente dei reati commessi dalla P.A. e dai "colletti bianchi".

4) Completamente d'accordo.

5) Completamente d'accordo.

6) Lotta totale alle mafie, nel modo più duraturo e incisivo possibile: risanamento dei luoghi dove nasce e si sviluppa il degrado, a partire da un piano di urbanistica che ripiani lo squallore in cui vivono gran parte di coloro che 'ingrassano' il sistema.
Lotta alla disoccupazione (che ad es., a Scampia e in quartieri-limite della periferia napoletana, raggiunge picchi del 50%), specialmente in quei luoghi laddove i disoccupati sono facile preda dei camorristi o mafiosi o ndranghetisti.
Fuori i condannati per mafia da qualsiasi istituzione del regno.
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02/10/2010 13:13
 
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Re: Re:
Massimo Volume, 02/10/2010 11.23:




1) No, continuo a ritenere la progressività dell'imposizione fiscale necessaria e quindi necessaria una aliquota progressiva determinata dal reddito famigliare e aziendale. Quindi, in sostanza, concordo col dettato costituzionale; penso, peraltro, che sia necessario riportare i capitali italiani in Italia -arduo, visto che il Presidente del Consiglio, a quanto pare, dispone egli stesso di c.ca 64 società off-shore- e tassare le rendite da capitale finanziario oltre la tassazione attuale (se non sbaglio attestata al 25%).
Vi è una premessa, ossia che è necessario rivedere e contenere la spesa pubblica altrimenti qualsiasi discorso sulla tassazione non ha valore.











la flat tax e il principio di progressività possono coesistere,l'importante è che non si applichi un sistema puro ma venga adeguata con un sistema di deduzioni [SM=x43805]
è stato il mio argomento di laurea [SM=x43805]

lo spiego in poche parole:
in primis, esistono vari pronuncie costituzionali in cui si afferma che il principio di progressività "ha ragione di essere solo in rapporto al sistema fiscale nel suo complesso e nin già in relazione ai singoli tributi, con la conseguenza che sono certamente consentite imposizioni ispirate a principi diversi" (sent. n.23/1968).

detto questo, l'attenzione si pone sull'imposta diretta in quanto è quella che, per natura, garantisce la progressività del sistema fiscale. (è difficile, infatti, realizzare la progressività attraverso imposte che, dal punto di vista logico -strutturale, siano incompatibili con essa : vedi l'imposta di bollo)

l'errore di fondo alle censure di incostituzionalità, come spiega Antonio Martino, sta nel non considerare la possibilità che insieme alla flat tax venga istitutita una no tax area, ossia una soglia minima al di sotto della quale il reddito non è tassato.
esempio:
dati due contribuenti Tizio e Caio con reddito di 20.000 e 100.000 euro rispettivamente; e considerando una no-tax area di 10.000 euro e una aliquota unica (flat tax, appunto) del 20%, Tizio dovrà pagare al fisco 2.000 euro ( il 20% di 20.000-10.000), mentre Caio 18.000 euro (il 20% di 100.000-10.000).
Calcolando l'aliquota media pagata dai due contribuenti ( il rapporto tra le imposte pagate e il reddito totale) si può vedere come la flat tax risulti assolutamente conforme al principio di progressività: il contribuente Caio (quello più ricco) pagando 18.000 euro su un reddito di 100.000 paga infatti un'aliquota (18 %)superiore a quella di Tizio che pagando 2.000 euro su un reddito di 20.000 paga un'aliquota del 10%.

 "...E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria.
Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte,
chiudi gli occhi e cercami.
Ci si parla.
Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio..."
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03/10/2010 20:10
 
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) No, continuo a ritenere la progressività dell'imposizione fiscale necessaria e quindi necessaria una aliquota progressiva determinata dal reddito famigliare e aziendale. Quindi, in sostanza, concordo col dettato costituzionale; penso, peraltro, che sia necessario riportare i capitali italiani in Italia -arduo, visto che il Presidente del Consiglio, a quanto pare, dispone egli stesso di c.ca 64 società off-shore- e tassare le rendite da capitale finanziario oltre la tassazione attuale (se non sbaglio attestata al 25%).
Vi è una premessa, ossia che è necessario rivedere e contenere la spesa pubblica altrimenti qualsiasi discorso sulla tassazione non ha valore.

2) Non sono d'accordo, per un motivo, per così dire, etico, nella misura in cui continui a ritenere l'istruzione un interesse e un servizio pubblico; proprio perché resta un servizio pubblico sarà possibile l'accesso a tutti. A questo punto cito il sistema universitario americano, basato su università di serie A e B; le prime arrivano ad avere costi pari a 30 o 40mila dollari annuali.
E' normale che chi potrà permettersi le prime ne elogerà l'efficienza, il merito e la qualità dell'istruzione, di certo innegabili (e vorrei vedere) ma oggettivamente escludenti.
Per il resto concordo con Trixam e in genere credo che sia necessario indirizzare la P.I. verso merito ed efficienza. Come? Basterebbero controlli oggettivi operati controllori esterni alla facoltà per la scelta di ricercatori, professori associati, lettori -attualmente presenti solo nelle facoltà di lingue- etc; investimento in ricerca, e di molto superiore alla misera percentuale attuale; fuori i privati dai consigli di amministrazione delle facoltà, che non sono aziende e devono, come dicevo prima, restare pubbliche.


Punti su cui approfondire.
1) La progressività fiscale danneggia i meno abbienti.
Non è un caso che l'Italia ha la progressività nella costituzione e la più alta evasione fiscale del mondo. I ricchi hanno gli strumenti per sottrarsi alla progressività (ad esempio intestando i loro beni a società, come di recente ci ha spiegato una famosa rockstar), mentre i poveri se lo prendono in quel posto.
Segnalo che due anni fa la corte costituzionale tedesca ha emanato una sentenza che definirei epocale, nella quale ha annullato una legge di un land che finanziava un aumento di spesa pubblica con un aumento delle tasse, ispirate secondo secondi criteri progressivi.
La corte stabilì che la progressività rischia di produrre ingiustizie sociali evidenti, e che il reddito personale va tutelato da un eccesso di tassazione perchè esso è il principio della libertà del cittadino e non vi è prova che la spesa sociale possa davvero compensare il cittadino nella tutela dei suoi diritti fondamentali.

Gi argomenti su capitali all'estero e rendite, sono illusioni.
In un mondo globalizzato i capitali circolano liberamente e vanno dove c'è una maggiore remunerazione, quindi piuttosto che pensare a misure draconiane che non servono a nulla, bisognerebbe creare le condizioni per attirarli. Discorso che ovviamente vale per i capitali leciti.
Per quanto riguarda le rendite, prendiamo i Bot, che sono il prodotto finanziario più diffuso nel nostro paese. I bot sono tassati a seconda del regime tra il 12.5 e il 27. Ora siccome si tassa la rendita e i bot non rendono nulla, aumentare la tassazione dal 27 al 33, che guadagno porterebbe allo stato, visto che stai tassando il nulla? Mica è un caso se i grandi banchieri, a cominciare da Passera di Intesa san Paolo, si dicono tutti favorevoli all'aumento della tassazione delle rendite finanziarie, perché sanno benissimo che le banche e i loro migliori clienti, quelli che dalle rendite guadagnano davvero, non ci rimetterebbero nulla. Mentre i piccoli risparmiatori incazzati correrebbero a rivotare Berlusconi.
Il solito suicidio perfetto della sinistra.

2)Proprio perchè l'istruzione deve essere un servizio pubblico, bisogna far si che essa sia disponibile a tutti nel modo migliore.
Per far questo bisogna migliorare l'offerta superando lo stipendificio di stato, a favore di un modello supply side.
Negli stati uniti ci sono università private di serie A e B, verissimo, ma gli studenti per entrarvi devono superare selezioni molto dure in cui l'università si sceglie i migliori. Dopo ai ricchi fanno pagare un occhio della testa, ma ai migliori che non possono permetterselo offrono borse di studio che coprono tutta o quasi la retta.
Per questo il figlio di una cameriera single che guadagnava 5 dollari l'ora, è diventato il quarantaduesimo presidente americano dopo aver studiato a Yale con una borsa di studio(ovviamente era Bill Clinton).

3) I controlli sulle pubbliche amministrazioni non servono a nulla, se non a creare nuova burocrazia e stipendifici.
L'efficienza della pubblica amministrazione migliorerà solo quando si spezzerà la spirale tra politici distributori di favori(quello che in romanesco si chiama il generone) e sindacati che offrono voti; in favore di un sistema di obiettivi che responsabilizzi dirigenti e lavoratori, i quali se non raggiungono gli obiettivi dovrebbero essere rimossi e licenziati, come avviene non solo nelle aziende private, ma nelle pubbliche amministrazioni dei paesi civili.
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