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Le strategie della manipolazione mentale

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2010 00:48
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27/09/2010 00:33
 
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di Noam Chomsky
1 - La strategia della distrazione.

L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).





2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione.

Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.



3 - La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.



4 - La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.



5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziosi per guerre tranquille”).



6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.

Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….



7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.

Far sì che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziosi per guerre tranquille”).



8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.

Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...



9 - Rafforzare il senso di colpa.

Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!



10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.

Negli ultimi 50’anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.
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27/09/2010 01:00
 
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Molto interessante, grazie per la lettura. Personalmente ritengo che molto di quello che accade oggi nel nostro Paese al livello dei media è preparato da troupes di specialisti che agiscono sotto la direzione governativa.
[Modificato da rennasuper 27/09/2010 01:01]




~Luca
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27/09/2010 02:15
 
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Interessantissima discussione, Alfrè...Mi hai fatto ricordare una frase di Conrad, letta poca giorni fa in un libro che lo citava: "Sono rattristato dai sistemi della pubblicità moderna. Qualunque prova essa offra dell'intraprendenza, dell'inventiva, perfino dell'impudenza e delle risorse di certi individui, essa dimostra ai miei occhi soprattutto il largo prevalere di quella forma di degradazione mentale che è detta credulità." Ed era il 1905. Aveva l'occhio lungo...Leggo la lista che hai messo, e riporto queste "teorizzazioni" a fatti che mi paiono accadere, o effettivamente accadono, tutti i giorni.
E' mai possibile che si studino coscientemente, precisamente, scientificamente, i modi per fottere la gente?
Quante speranze ci sono, in un sistema tale, che questa lista approdi alla conoscenza, e comprensione, dei "fottuti"?
[Modificato da Un_Minollo 27/09/2010 02:15]






"...a quella quasi da immaginare, tanto di fretta l'hai vista passare...dal balcone a un segreto più in là...e ti piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu le hai deciso, in un vuoto di felicità..."



"...si sente sempre più spesso che sono un pazzo depresso...meglio depressi che stronzi del tipo "Me ne fotto", perchè non dicono "Io mi interesso?!"..."



...harmony you will be my bride...






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27/09/2010 08:21
 
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Chomsky può essere soddisfatto(si fa per dire,eh!)degli allievi italiani che ha prodotto,da Minzolini a Fede, da Feltri a Vespa..
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27/09/2010 08:55
 
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ce lo stanno facendo vivere tutti i giorni.

Un esempio: il caso spazzatura a Napoli.


Martin Niemoller :
Quando i nazisti vennero per i comunisti, | Io restai in silenzio; | Non ero comunista. || Quando rinchiusero i socialdemocratici, | Rimasi in silenzio; | Non ero un socialdemocratico. || Quando vennero per i sindacalisti, | Io non feci sentire la mia voce; | Non ero un sindacalista. || Quando vennero per gli ebrei, | Rimasi in silenzio; | Non ero un ebreo. || Quando vennero per me,
Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.



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27/09/2010 22:43
 
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Farei notare che la prospettiva di NC è estremamente pericolosa.. Se dico che ci sono alcuni che manipolano la mente, parallelamente affermo che le scelte collettive siano viziate. Ora se queste scelte non sono altro che il frutto di plagio, allora si rischia che qualcuno si prenda il compito di decidere per gli altri.
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27/09/2010 22:58
 
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Re:
giusperito, 27/09/2010 22.43:

Farei notare che la prospettiva di NC è estremamente pericolosa.. Se dico che ci sono alcuni che manipolano la mente, parallelamente affermo che le scelte collettive siano viziate. Ora se queste scelte non sono altro che il frutto di plagio, allora si rischia che qualcuno si prenda il compito di decidere per gli altri.



Questa non è la "prospettiva di Chomsky". Questo è ciò che qualunque studente medio di scienze della comunicazione applicate alla neuorologia (Lakoff da ampi risvolti a questa panoramica) potrebbe citare come testimonianza base dei processi di apprendimento sociali di massa.
Caso vuole, che nessuno contesti nel merito: le scelte collettive sono viziate, è ovvio.
E' questo il motivo per il quale bisogna decentrare il potere e non lasciarlo nelle mani di oligarchi multinazionali e lobbystici o di pseudo-statisti corrotti che con le loro campagne economicamente forti cavalcano i limiti della mente umana.
L'unico modo per difendersi dal potere è spezzettarlo: si chiama democrazia, e nè l'accentramento burocratico nè il libero mercato vanno d'accordo con quest' idea sociale.
[Modificato da ...Leon... 27/09/2010 23:00]
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27/09/2010 23:31
 
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E' tutto vero, purtroppo.Non volevo crederci, ma e' maledettamente tutto vero.
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28/09/2010 13:44
 
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La prospettiva di chomsky è condizionata da due elementi: primo un disprezzo totale del popolo bue, tipico del radicalismo chic di cui è il fondatore. Secondo che esista un modo perfetto per prendere scelte, che purtroppo non può essere applicato perché c'è appunto il popolo bue ed ignorante che impedisce ai savi di instaurare la bellissima repubblica dei filosofi-re.

Basta dare una scorsa rapida.
1) La strategia del panem et circenses, mi sembra che ne parlasse Svetonio duemila anni fa, quindi è proprio una intuizione intellettuale potente. Essa rimanda all'idea che l'uomo distratto, debba essere sostituito dall'uomo sociale, che sta immerso 24 ore al giorno nella cosa pubblica, come avveniva ai cittadini dell'antica grecia. Cosa che è il sogno di tutti i totalitarismi.
Proprio per evitare questo incubo totalitario negli ultimi quattro secoli abbiamo inventato la democrazia liberale e rappresentativa(che è l'unica vera democrazia), la divisione dei poteri e la dottrina del potere limitato del governo.
Senza contare che per una società del genere può mantenersi solo come avveniva in grecia, cioè basandosi sull'istituzione della schiavitù, con una classe obbligata a lavorare che mantiene la classe degli eterni rappresentanti. Siamo sempre alla repubblica dei filosofi, che sfoglia regolarmente nella tirannia. Infatti gli eterni rappresentanti prima o poi si dimenticano di rappresentare gli altri e cominciano a rappresentare sè stessi, frammentando la rappresentanza in gruppi sociali portatori di interessi particolari che generano l'egoismo di gruppo che è il seme di ogni tirannia.
Bisogna sempre ricordare quello che dice Senofonte nelle Elleniche: "a un certo punto i rappresentanti dell'assemblea non capirono più perchè non potessero fare tutto quello che volevano. Così decisero che a partire da quel giorno tutto quello che fosse stabilito dall'assemblea sarebbe stata legge. Da lì comincio la tirannia"

La strategia di creare il problema, è veramente curiosa.
Quando Rudy Giuliani diventò sindaco di New York, dopo una onorata carriera da procuratore in cui aveva combattutto spietatamente la criminalità dei colletti di ogni colore, e lanciò un piano per combattere le gang giovanili Chomsky tuonò sul NYT la sua totale contrarietà, accusando il sindaco di razzismo e fascismo.
La strategia degli intellettuali alla Chomsky è chiara: se si fa qualcosa per combattere i problemi da essi denunciati sono contrari perchè qualunque soluzione non risolve il problema, se non si fa nulla si crea il problema ecc. Insomma è chiaro che gli americani l'unidici settembre se lo sono fatti da soli. Peccato che quando nel 1998 Clinton bombardò le basi terroriste Chomsky gridava contro l'imperialismo americano. Alla fine il banco(cioè chomsky) vince sempre.

La strategia della gradualità riferita al neoliberismo è poi piuttosto risibile. Visto che i campioni del neoliberismo negli anni ottanta furono la Tatcher e Reagan di cui tutto si può dire meno che fossero dei gradualisti. La dama di ferro mandò i poliziotti a sedare gli scioperi dei minatori, mentre Reagan come primo atto licenziò i controllori di volo in sciopero e fece la più drastica riforma fiscale della storia, solo per citare qualche provvedimento.

Sulla stretgia del differire concordo, se però la applichiamo a tutti.
Anche quando il governo aumenta la spesa pubblica per conquistare consensi, facendo capire che tanto pagheranno poi i postumi, è sempre la stessa cosa.

Cercare di stimolare l'emotività è una cosa ovvia, dato che la propaganda politica si basa sull'irrazionalità, perchè se fosse altrimenti bisognerebbe abolire il suffragio universale, dato che credo nessun cittadino potrà mai avere una laurea in ogni materia di cui si occupa il governo(dall'economia, all'istruzione sanità, tasse ecc). Se il voto dovesse essere relazionato alla conoscenza, allora dovrebbero votare solo i sapienti e ritorniamo sempre alla repubblica dei filosofi. Chomsky è uno scettico che non crede in nulla, per questo non riesce a concepire che i valori della democrazia sono valori morali legati ad una data visione etico-politico, di cui infatti solo alcuni popoli sono portatori.
Abramo Lincoln quando si batteva per l'aboliazione della schiavitù non parlava alla testa delle persone, ma al cuore, dove cercava di risvegliare quelli che chiamava gli angeli buoni, cioè i valori morali, come l'uguaglianza, su cui si basa la democrazia.
Chomsky e quelli come lui hanno sempre tentato di spiegarci che questi valori morali sono superati, non esistono, anzi sono negativi(Marcuse e company) questa è la discrasia tra intellettuali elitari e popolo, che fu il centro della critica devastante di Antonio Gramsci, filosofo comunista e liberale al tempo stesso, di cui consiglio sempre vivamente la lettura(soprattutto se ci si professa di sinistra), prima di adorare guru contemporanei.

Stategia di mantenere la gente nell'ignoranza, mi sembra che in Italia la scuola pubblica ci riesca benissimo senza bisogno di grandi complotti. Basta leggere l'ultimo rapporto osce sull'istruzione.
Il 64% dei nostri diplomandi non sa perché il giorno e la notte si alternino, eppure siamo il paese di Galileo, Marconi ed Enrico Fermi.
Come è successa una cosa del genere? Già mi vedo la risposta, perché il bieco governo delle destre taglia i fondi pubblici.
A nessuno verrebbe in mente di pensare che forse è perché in Italia non esiste la libertà di istruzione, che è quella su cui i paesi avanzati stanno costruendo le loro fortune, vedasi i miracoli della finlandia che in quindici anni ha scalato tutte le classifiche mondiali di istruzione liberalizzando la scuola pubblica dal controllo oppressivo dei funzionari statali.

Chomsky e tutta la coorte di razionalisti-reazionari, non riusciranno mai a comprendere che le società moderne e complesse si fondano sulla dispersione delle conoscenze, la quale è la base per la parcellizzazione del potere e la difesa della libertà.
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28/09/2010 15:47
 
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Allora in generale le dinamiche di apprendimento di massa sono un gioco pericoloso. Molte delle cose da te attribuite a NC erano già state espresse agli inizi del 900 da Le Bon nel suo Psicologia delle masse, bibbia di Hitler e probabilmente di Mussolini. Prima di tutto bisognerebbe chiarire se tu intendi le scelte collettive come la sommatoria di quelle individuali. Se prendiamo, invece, il voto come espressione collettiva, allora il vizio è strutturale (v. Condorcet e Arrow). Se parliamo del voto del singolo (includendo anche il nostro, perché non solo quello degli altri è viziato, ma dobbiamo assumere che anche il nostro. Ti rendi conto che indipendentemente di chi ha ragione tra me e te, nessuno dei due può affermare che le proprie idee siano meno viziate di quelle dell‘altro.), allora dobbiamo capire come avviene questo vizio e su quali basi è possibile risolverlo. Sono completamente d’accordo sulla necessità di decentrare il potere (sull’argomento ho anche scritto un saggio in attesa di pubblicazione), ma all’insieme dei cattivi da te elencati aggiungerei anche lo Stato. Siamo consapevoli che lo Stato non è altro che l’espressione della classe dominante (quale che essa sia e benché essa possa essere maggioranza) e se volessimo fare un’analisi puramente empirica potremmo riscontrare nel nostro Paese centinaia di fallimenti e pochissimi (se non nulli) successi. Cito incidentalmente il commissario straordinario ai rifiuti. Sostanzialmente siamo d’accordo sul problema. Ora il mio disappunto è per l’errore costante che si fa parlando di libero mercato. I principali avversari del libero mercato sono gli affaristi, i primi ad opporsi alla libertà per difendere i propri privilegi. Non è un caso che il più grande critico delle lobby e degli affaristi è Milton Friedman che è tra i più neolib della storia. Per diminuire il rischio di vizi nella scelta è necessario ampliare il novero delle scelte. Il libero mercato è la moltiplicazione della scelta all’interno di regole semplici e snelle in grado di non orientare le scelte. Il problema è in ogni sistema di orientamento delle scelte. Ora quale sistema impedisce che le scelte siano orientate? Per me solo un sistema in cui ognuno è libero di scegliere tra più alternative possibili, è in grado di soddisfare questa necessità.
Diciamo che per il discorso che stiamo affrontando il mercato più importante è quello dell’informazione. Come liberare l’informazione se non con la moltiplicazione dei soggetti informatori? In questo modo non elimineremo il rischio di faziosità, ma la moltiplicazione della scelta rende libero l’individuo di formare la propria idea secondo la faziosità che preferisce. Il mercato è libero se non c’è nessun ostacolo da chiunque frapposto.
Sulle teorie di NC ribadisco che il rischio dell’innatismo è lo stesso che sta alla base del pensiero di Rousseau. Infatti il principale problema è l’applicazione di queste teoria alla ricerca di una verità innata e come nell’ultimo saggio diHauser alla morale.
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29/09/2010 00:20
 
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Gius sarà che la mia è stata una giornata pesante, ma non ho capito interamente il tuo discorso, tranne i passaggi finali, su cui mi trovi quasi completamente d'accordo.
Il problema di Chomsky è che tutto il suo discorso, che in Italia viene sempre definito come critica graffiante, in realtà è una resa.
La biografia di una totale sconfitta. Il mondo liberal anglosassone, come la sinistra socialista in europa, non sa spiegarsi perché da quarant'anni circa, cioè da quando Nixon vinse le elezioni presidenziali nel 1968, la sinistra, intesa nel suo senso più generico, sia una forza minoritaria, tranne brevi e fortunati periodi. Non sapendo creare una alternativa valida, questo mondo non sa fare altro che una critica, che in realtà è una descrizione, dei meriti dell'avversario. La cosa tipica dei perdenti.
Prendiamo il caso italiano, che è piuttosto interessante.
L'italia ha avuto il più grande partito comunista dell'occidente contrastato per quaranta anni da una forza centrista eterogenea.
Una volta caduto il muro e sparita la Dc, quando la sinistra pensava di avere il potere per mezzo secolo, è spuntato fuori l'eccentrico sultano di arcore che da perfetto sconosciuto l'ha presa a calci in faccia. La sinistra naturalmente ha dovuto trovare una spiegazione alle sue sconfitte. La diagnosi fatta da politici e intellettuali è più o meno questa: la maggioranza degli italiani è composta da gonzi, i quali si fanno teleguidare dagli sculettamenti delle veline e vanno a votare per il sultano. Giustamente come si può combattere contro uno che ha le televisioni, i giornali, il Milan ecc...
Diceva Lucio colletti che la sinistra italiana è sempre bravissima a trovare una scusa alle sue sconfitte e questa è perfetta.
La sinistra, in genere le forze progressiste, non sono mai state sfiorate dall'idea che le sconfitte a raffica sono venute dal totale vuoto di una proposta politica alternativa capace di raccogliere il consenso degli italiani. Negli ultimi quindici anni nel mondo occidentale si sono prodotte almeno quattro o cinque sinistre vincenti, tutte diverse tra loro, mentre noi siamo ancora alla disfida veltroni d'alema. Questo perchè la nostra sinistra è prigioniera delle lobbies, da quella dei precari, a quella dei dipendenti pubblici alla cgil ecc, che la portano sempre ed inevitabilmente a difendere lo status quo.
Tony Blair ha scritto nel suo utlimo libro che la sinistra vince quando parla al suo popolo del futuro e da l'idea di essere in grado di guidarlo.
Leon e quelli che le pensano come lui dovrebbero riflettere su questo vuoto totale di proposta politica, invece di filosofare sulle manipolazione della mente.

Detto questo, ritornando in tema, una volta tanto non volevo prendermela con lo Stato. Comunque è chiaro che a parte il decentramento del potere, dove se hai scritto un saggio immagino avrai parlato di Tocqueville e Buchanan, esso può essere realizzato solo in una econonomia di libero mercato che riconosce la proprietà privata, ma qui temo che a Leon si stizzeranno i capelli.
Comunque è ovvio che il tema centrale del libero mercato è la libertà di scelta, anche se il mercato ha moltissimi altri vantaggi.
Ed è ovvio che una società libera, necessiti della libertò di informazione. Qui forse però non è chiaro il mio discorso sulla dispersione delle conoscenze.
Il principio della programmazione è che c'è un entità che nella formulazione moderna è lo stato, che sa cosa e giusto e di conseguenza indirizza la comunità verso quella direzione.
Stessa cosa dicasi nel campo privati per i grandi manager i quali disponendo di informazioni sconosciute ai comuni mortali, sono in grado di pianificare scelte che apportino alle loro aziende vantaggi, così almeno ci dicono i teorici dell'economia dell'informazione.
Tutto questo è assolutamente falso. Prendiamo un esempio piccolissimo.
La settimana scorsa dopo cinque anni di onorato servizio, il mio portatile si è rotto, un evento imprevedibile. Ora siccome io ho bisogno del portatile per lavoro, sono andato in un centro commerciale, dove mi sono trovato davanti ad una scelta tra computer di bassa qualità e gli ultimi ritrovati della tecnologia che costano più di mille euro. In base alle mie valutazioni, ho deciso di comprarne uno di qualità media. Ora il governo o il leader della Hp, cioè la marca che ho comprato, potevano prevedere che il mio portatile si rompesse ed io decidessi di comprarne un altro.
Mettiamo che quel giorno ci fosse stata una epidemia tecnologia ed un milione di portatili si fossero rotti contempornamente in tutta italia e tutti i proprietari fossero andati a comprarne uno nuovo, ci sarebbe stata un incredibile innalzamento delle vendite di pc che avrebbe fatto notizia, e qualcuno avrebbe potuto prevederlo? No.
La nostra vita quotidiana si basa su miliardi di decisioni individuali le quali interagiscono tra di loro creando una dinamica che è assolutamente a noi sconosciuta, questo è l'effetto dispersione.
L'economia di mercato si adatta a questo sistema, perché tra i vantaggi del mercato vi è la semplificazione informativa.
Cioè noi facciamo delle cose, spesso senza conoscere il risultato certo, ma immaginandolo. Questo effetto di dispersione è il garante della libertà individuale, senza di esso la libertà non potrebbe esistere. Questa fu una delle grandi intuizioni del pensiero hayekiano, poi portata a compimento dal premio Nobel Vernon Smith che poche settimane fa ha tenuto una conferenza nell'istituto culturale con cui collaboro che si intitolava proprio così: "Gli economisti non possono prevedere nulla". Smith ha dimostrato matematicamente che tutte le statistiche di cui quotidianamente siamo bombardati, non sono altro che fuochi d'artificio di apprendisti stregoni.

Il problema della libertà di informazione è connesso con questo, ma diverso. Ripeto un discorso che faccio sempre, la libertà di informazione in sè non esiste, essa è solo un corollario della libertà di impresa. Esistono dei soggetti che si chiamano imprenditori, nello specifico editori, che decidono di investire nel mercato editoriale. Questi editori decidono una linea, a seconda dei consumatori a cui si rivolgono, che possono essere di destra, sinistra o centro. I giornalisti chiamati dall'editore, devono portare avanti questa linea. Ora nelle democrazie più mature, i cittadini sono attenti alla ricerca della verità, dunque la concorrenza tra giornali avviene non solo in base alla linea, ma alla loro autorevolezza. L'autorevolezza è data dall'obiettività, dunque la necessità di mantenere autorevolezza è una sorta di limite autoimposto dal mercato editoriale ai mezzi di informazione.
Ora il problema interessante è se sia realmente possibile informare.
Diciamo che se bisogna descrivere un incidente stradale, è chiaro che noi abbiamo la possibilità di arrivare alla verità al 100%-
Ma quando si tratta di valutare la politica economica del governo o una proposta sulle tasse, o la convenienza di una infrastruttura ecc,
la libertà di informazione è limitata e viene sostituita dalla libertà di opinione. Infatti i mass media si rivolgono ad esperti del settore i quali fanno previsioni, che non sono informazioni.
Possiamo così dire che la libertà di scelta è facilità dalla varietà delle opinioni che influenzano coloro che devono esprimere un consenso. L'opinione che riesce a raggiungere un maggior grado di influenza in genere prevale, ma essa non è la più informata, perché essendo una opinione risente del vizio di origine della dispersione delle conoscenze che è il tallone di achille di ogni opinione.
Dunque una volta arrivata alla verifica empirica, se l'opinione prevalente riuscirà a raggiungere un risultato ritenuto dai più soddisfacente essa si rivelerà giusta, nel senso di più gradita.

Prendiamo un esempio che mi è molto caro. Molti sono convinti che un sistema di tassazione fortemente progressivo realizzi una maggiore giustizia sociale e faccia pagare più tasse ai ricchi.
Eppure proprio in questi giorni è uscito uno studio del professor Dietrich che ancora una volta dimostra che non è così.
Anzi ormai disponiamo di dati su base trentennale, riferiti alla esperienza americana, che dimostrano come la tassazione adottata da Reagan abbia fatto aumentare il gettito fiscale e ridotto le tasse ai più poveri su base percentile.
Eppure Obama ha deciso di non rinnovare i tagli fiscali voluti da Bush, "perchè anche i ricchi devono pagare". E i liberal lo hanno osannato.
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29/09/2010 00:35
 
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bellissimo questo topic.


complimenti [SM=x43601]


 "...E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria.
Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte,
chiudi gli occhi e cercami.
Ci si parla.
Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio..."
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29/09/2010 10:56
 
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Ho letto con attenzione tutti gli interventi, e le relative solite deviazioni, ma resto convinto dell' analisi di Noam Chomsky.
Ne resto convinto perchè non c'è bisogno di fare esempi ideologicamente affini, basta molto meno: guardatevi intorno e vedete se il decalogo non è applicato a menadito. Moltissime di queste tecniche sono applicate dalla pubblicità e dal marketing, basta guardare un qualunque banner in alto su questo stesso sito.

George Lakoff, un democratico statunitense (su posizioni quindi molto meno "socialiste" di Chomsky) spiega come l'illuminismo abbia fallito perchè non ha tenuto conto dell' emotività di fondo che ci lega alle scelte, anche politiche: è come la sindrome delle sigarette, che un fumatore fuma anche se sul pacchetto c'è la scritta razionale "Il fumo uccide".
Quindi capirete che non è solo una questione di istruzione e conoscenza: l'importante analisi di Chomsky serve proprio a far capire che in qualunque società le scelte decisionali non vengono influenzate solo dal grado di istruzione, che è fondamentale, ma anche dall' approccio irrazionale che abbiamo nei confronti di chi ci comunica.
La soluzione di fondo, visto che il nostro approccio neuorologico alle questioni è immodificabile, è quello semplicemente di capire come funzionano queste tecniche di mindfucking e riuscire, nei nostri limiti, ad utilizzarle come parametro di valutazione.

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29/09/2010 12:56
 
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Re:
trixam, 29/09/2010 0.20:

Gius sarà che la mia è stata una giornata pesante, ma non ho capito interamente il tuo discorso, tranne i passaggi finali, su cui mi trovi quasi completamente d'accordo.
Il problema di Chomsky è che tutto il suo discorso, che in Italia viene sempre definito come critica graffiante, in realtà è una resa.
La biografia di una totale sconfitta. Il mondo liberal anglosassone, come la sinistra socialista in europa, non sa spiegarsi perché da quarant'anni circa, cioè da quando Nixon vinse le elezioni presidenziali nel 1968, la sinistra, intesa nel suo senso più generico, sia una forza minoritaria, tranne brevi e fortunati periodi. Non sapendo creare una alternativa valida, questo mondo non sa fare altro che una critica, che in realtà è una descrizione, dei meriti dell'avversario. La cosa tipica dei perdenti.
Prendiamo il caso italiano, che è piuttosto interessante.
L'italia ha avuto il più grande partito comunista dell'occidente contrastato per quaranta anni da una forza centrista eterogenea.
Una volta caduto il muro e sparita la Dc, quando la sinistra pensava di avere il potere per mezzo secolo, è spuntato fuori l'eccentrico sultano di arcore che da perfetto sconosciuto l'ha presa a calci in faccia. La sinistra naturalmente ha dovuto trovare una spiegazione alle sue sconfitte. La diagnosi fatta da politici e intellettuali è più o meno questa: la maggioranza degli italiani è composta da gonzi, i quali si fanno teleguidare dagli sculettamenti delle veline e vanno a votare per il sultano. Giustamente come si può combattere contro uno che ha le televisioni, i giornali, il Milan ecc...
Diceva Lucio colletti che la sinistra italiana è sempre bravissima a trovare una scusa alle sue sconfitte e questa è perfetta.
La sinistra, in genere le forze progressiste, non sono mai state sfiorate dall'idea che le sconfitte a raffica sono venute dal totale vuoto di una proposta politica alternativa capace di raccogliere il consenso degli italiani. Negli ultimi quindici anni nel mondo occidentale si sono prodotte almeno quattro o cinque sinistre vincenti, tutte diverse tra loro, mentre noi siamo ancora alla disfida veltroni d'alema. Questo perchè la nostra sinistra è prigioniera delle lobbies, da quella dei precari, a quella dei dipendenti pubblici alla cgil ecc, che la portano sempre ed inevitabilmente a difendere lo status quo.
Tony Blair ha scritto nel suo utlimo libro che la sinistra vince quando parla al suo popolo del futuro e da l'idea di essere in grado di guidarlo.
Leon e quelli che le pensano come lui dovrebbero riflettere su questo vuoto totale di proposta politica, invece di filosofare sulle manipolazione della mente.

Detto questo, ritornando in tema, una volta tanto non volevo prendermela con lo Stato. Comunque è chiaro che a parte il decentramento del potere, dove se hai scritto un saggio immagino avrai parlato di Tocqueville e Buchanan, esso può essere realizzato solo in una econonomia di libero mercato che riconosce la proprietà privata, ma qui temo che a Leon si stizzeranno i capelli.
Comunque è ovvio che il tema centrale del libero mercato è la libertà di scelta, anche se il mercato ha moltissimi altri vantaggi.
Ed è ovvio che una società libera, necessiti della libertò di informazione. Qui forse però non è chiaro il mio discorso sulla dispersione delle conoscenze.
Il principio della programmazione è che c'è un entità che nella formulazione moderna è lo stato, che sa cosa e giusto e di conseguenza indirizza la comunità verso quella direzione.
Stessa cosa dicasi nel campo privati per i grandi manager i quali disponendo di informazioni sconosciute ai comuni mortali, sono in grado di pianificare scelte che apportino alle loro aziende vantaggi, così almeno ci dicono i teorici dell'economia dell'informazione.
Tutto questo è assolutamente falso. Prendiamo un esempio piccolissimo.
La settimana scorsa dopo cinque anni di onorato servizio, il mio portatile si è rotto, un evento imprevedibile. Ora siccome io ho bisogno del portatile per lavoro, sono andato in un centro commerciale, dove mi sono trovato davanti ad una scelta tra computer di bassa qualità e gli ultimi ritrovati della tecnologia che costano più di mille euro. In base alle mie valutazioni, ho deciso di comprarne uno di qualità media. Ora il governo o il leader della Hp, cioè la marca che ho comprato, potevano prevedere che il mio portatile si rompesse ed io decidessi di comprarne un altro.
Mettiamo che quel giorno ci fosse stata una epidemia tecnologia ed un milione di portatili si fossero rotti contempornamente in tutta italia e tutti i proprietari fossero andati a comprarne uno nuovo, ci sarebbe stata un incredibile innalzamento delle vendite di pc che avrebbe fatto notizia, e qualcuno avrebbe potuto prevederlo? No.
La nostra vita quotidiana si basa su miliardi di decisioni individuali le quali interagiscono tra di loro creando una dinamica che è assolutamente a noi sconosciuta, questo è l'effetto dispersione.
L'economia di mercato si adatta a questo sistema, perché tra i vantaggi del mercato vi è la semplificazione informativa.
Cioè noi facciamo delle cose, spesso senza conoscere il risultato certo, ma immaginandolo. Questo effetto di dispersione è il garante della libertà individuale, senza di esso la libertà non potrebbe esistere. Questa fu una delle grandi intuizioni del pensiero hayekiano, poi portata a compimento dal premio Nobel Vernon Smith che poche settimane fa ha tenuto una conferenza nell'istituto culturale con cui collaboro che si intitolava proprio così: "Gli economisti non possono prevedere nulla". Smith ha dimostrato matematicamente che tutte le statistiche di cui quotidianamente siamo bombardati, non sono altro che fuochi d'artificio di apprendisti stregoni.

Il problema della libertà di informazione è connesso con questo, ma diverso. Ripeto un discorso che faccio sempre, la libertà di informazione in sè non esiste, essa è solo un corollario della libertà di impresa. Esistono dei soggetti che si chiamano imprenditori, nello specifico editori, che decidono di investire nel mercato editoriale. Questi editori decidono una linea, a seconda dei consumatori a cui si rivolgono, che possono essere di destra, sinistra o centro. I giornalisti chiamati dall'editore, devono portare avanti questa linea. Ora nelle democrazie più mature, i cittadini sono attenti alla ricerca della verità, dunque la concorrenza tra giornali avviene non solo in base alla linea, ma alla loro autorevolezza. L'autorevolezza è data dall'obiettività, dunque la necessità di mantenere autorevolezza è una sorta di limite autoimposto dal mercato editoriale ai mezzi di informazione.
Ora il problema interessante è se sia realmente possibile informare.
Diciamo che se bisogna descrivere un incidente stradale, è chiaro che noi abbiamo la possibilità di arrivare alla verità al 100%-
Ma quando si tratta di valutare la politica economica del governo o una proposta sulle tasse, o la convenienza di una infrastruttura ecc,
la libertà di informazione è limitata e viene sostituita dalla libertà di opinione. Infatti i mass media si rivolgono ad esperti del settore i quali fanno previsioni, che non sono informazioni.
Possiamo così dire che la libertà di scelta è facilità dalla varietà delle opinioni che influenzano coloro che devono esprimere un consenso. L'opinione che riesce a raggiungere un maggior grado di influenza in genere prevale, ma essa non è la più informata, perché essendo una opinione risente del vizio di origine della dispersione delle conoscenze che è il tallone di achille di ogni opinione.
Dunque una volta arrivata alla verifica empirica, se l'opinione prevalente riuscirà a raggiungere un risultato ritenuto dai più soddisfacente essa si rivelerà giusta, nel senso di più gradita.

Prendiamo un esempio che mi è molto caro. Molti sono convinti che un sistema di tassazione fortemente progressivo realizzi una maggiore giustizia sociale e faccia pagare più tasse ai ricchi.
Eppure proprio in questi giorni è uscito uno studio del professor Dietrich che ancora una volta dimostra che non è così.
Anzi ormai disponiamo di dati su base trentennale, riferiti alla esperienza americana, che dimostrano come la tassazione adottata da Reagan abbia fatto aumentare il gettito fiscale e ridotto le tasse ai più poveri su base percentile.
Eppure Obama ha deciso di non rinnovare i tagli fiscali voluti da Bush, "perchè anche i ricchi devono pagare". E i liberal lo hanno osannato.





parli della flat tax?
 "...E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria.
Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte,
chiudi gli occhi e cercami.
Ci si parla.
Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio..."
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30/09/2010 00:39
 
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Trix hai ragione a non aver capito, ma il tu non era per te. Mi riferivo a leon e, quindi, il mio intervento rispondeva alla sua posizione.
Sulla sinistra italiana sono d’accordo anche se credo che il tuo discorso sottovaluti il monopolio informativo che esiste in Italia. Il problema non è tanto nella percezione viziata dell’informazione, perché sviluppo anticorpi ad Emilio Fede e ad Augusto Minzolini. Diciamo che confido nella capacità media e diffusa di discriminare tra informazioni di parte. La dinamica pervasiva è l’occultamento dell’informazione. infatti la forza del nuovo tg1 sta nella diminuzione del contenuto informativo. Non sono d’accordo sul fatto che l’obiettivo del consumatore editoriale sia la verità, perché l’informato cerca ciò che lui ritiene la verità. L’ultimo saggio di Polo spiegava come in generale siamo portati a confermare le nostre idee attraverso l’acquisto di un giornale o la fruizione di un determinato programma. Ti faccio un esempio chiaro. Appena Travaglio ha preso le difese di Fini tutti i suoi lettori si sono rivoltati ed hanno dato del venduto a lui e a Telese (rei di essere di destra). Ciò, secondo me, dimostra che il fruitore non vuole la verità, ma vuole la conferma delle sue idee.
Ritornando sui rischi dell’informazione occultata ti faccio un esempio pratico. Diciamo che entrambi siamo orientati a stimare di più Friedman che Keynes, ma sappiamo che le idee di F sono meno conosciute e genericamente ritenute dannose rispetto a quelle di K. Non voglio dire che abbiamo ragione, ma semplicemente che occultando l’analisi di F è ovvio che ci si orienti per forza di cose verso K.
Il pericolo vero è, quindi, la direzione dal vertice dell’informazione che in Italia è resa possibile dal monopolio. Se l’offerta informativa si ampliasse al punto da sviluppare dinamiche frazionate, allora si eviterebbe l’occultamento dell’informazione tipica dei regimi dittatoriali o parademocratici.

Leon ma fortunatamente l’illuminismo ha fallito, perché l’uomo è emozioni. Il prodotto pubblicizzato non deve solo avere un’utilità oggettiva, ma deve soddisfare la componente emozionale. Ti faccio un esempio pratico. Il regalo più bello che ho ricevuto negli ultimi anni è stato la playstation (caxxo a 23 anni). Ora sono consapevole che avrei ricevuto regali più utili con la stessa cifra e che avrei utilizzato di più altre cose viste le 2 ore settimanali della play, ma l’appagamento emotivo da fottuto dalla pubblicità e dalle lucine colorate è impareggiabile.
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Re:
trixam, 28/09/2010 13:44:

La prospettiva di chomsky è condizionata da due elementi: primo un disprezzo totale del popolo bue, tipico del radicalismo chic di cui è il fondatore. Secondo che esista un modo perfetto per prendere scelte, che purtroppo non può essere applicato perché c'è appunto il popolo bue ed ignorante che impedisce ai savi di instaurare la bellissima repubblica dei filosofi-re.




[SM=x43636] OT ma io ti adoro
Il giorno in cui leggerò una tua discussione in cui non sputi "radical chic" a caso, chiederò a Paperino di disattivarti l'account perchè sicuramente sarà stato hakerato




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