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Mafia, Dell'Utri condannato a sette anni riconosciuti i suoi rapporti con Cosa nostra

Ultimo Aggiornamento: 03/07/2010 00:48
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02/07/2010 13:13
 
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certo che prima di leggere le motivazioni valutare una sentenza mi sembra un bel processo all'intenzione.
La mafia ha rapporti con la classe dirigente statale.. e se noi viviamo di romanzi come la p2 e l'agenda rossa, allora la mafia non esiste. D'altra parte perchè dovrebbe avere interessi con i politici e con lo Stato?
Sul 92-93 i magistrati stanno provando a scrivere il primo romanzo a mani plurime. Contribuisco anche io: C'era una volta un simpatico contadino di nome stefano bontade che andò in città ad incontrare un simpatico e brillante giovanotto che a fuori di spazzolare i capelli li perdeva. Il suo sogno era di imparare a far di conto e il simpatico giovanotto gli disse: ma volessi contare quanti soldi si fanno a costruire un quartiere intero grande quanto una città?
Bontade che era buono come dice il nome all'iniziò si imbarazzo, ma poi disse: se insisti accetto.
capitolo II
Un bel giorno gli amici contadini siciliani per sdebitarsi con il giovanotto di città gli mandarono un sacco di cavalli, ma il giovanotto non sapeva come si curavano e loro premurosi come non mai gli mandarono il loro migliore stalliere. Il loro stalliere era, però, un supereroe mandato dai contadini a proteggere il giovanotto di città che aveva come ogni buon personaggio delle fiabe molti antagonisti che mascherati da magistrati e giornalisti in fondo erano comunisti, non a caso giornalista e comunista fanno rima. Il grande supereroe proteggeva il giovanotto e la sua ridente cittadina e la sua simpatica famigliola. Tuttavia un bel giorno gli amici contadini gli dissero che la terra era poco fertile e lui si inalberò. Iniziò a protestare contro i comunisti che si mangiavano i bambini e non li scioglievano nell'acido per fertilizzare la terra e allora decise di scendere in campo. Il giovanotto era stato anche un grande centravanti e amava scendere in campo. Per organizzare la sua strategia si rivolse a Marco van Basten e a Gullit che ne sapevano di discese in campo. Creò un movimento politico liberale perchè Gullit e Van Basten erano olandesi e lo chiamò Forza Italia perchè così tutti gli italiani potevano tifare per lui. Non è una caso che l'anno dopo l'Italia arrivava ad un soffio dal vincere i mondiali (solo le trame del comunista Baggio, che aveva giocato a firenze e quindi era comunista, lo fregarono). In quegli anni l'italia era un paese triste perchè qualche volta scoppiavano degli incendi improvvisi senza spiegazione. Allora il giovanotto decise che era il momento di farla finita con questi incendi e decise di fare il pompiere. Ora vive da pompiere e la sua storia l'ha raccontata già ray Bradbury
[Modificato da giusperito 02/07/2010 13:14]
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02/07/2010 15:06
 
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Re: Re: Re:
nekonika, 01/07/2010 16.40:



Quoto tutto.
Forse Trixam concorderà col direttore di Studio aperto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è molto discusso e dunque molto discutibile....insomma come se non si potesse stabilire, in base alle prove, che un politico ha avuto rapporti di collaborazione con la mafia.......per la stagione successiva al 92, invece, il fatto non sussiste, non ci sono prove.




Il reato di consorso esterno in associazione a delinquere non è discusso. O meglio, ad essere oggetto di discussione è l'ampiezza della fattispecie criminosa. In particolare, vi sono alcune condotte in relazione alle quali l'orientamento della giuriprudenza non è affatto univoco: alcuni giudici ritengono che siano penalmete rilevanti e altri no.

Molti su questo forum ricordano (a se stessi?) di essere dei tecnici ma nessuno vuole affrontare il problema tecnico - giuridico (piuttosto complesso, in questo caso).

Io non sono un penalista. Quelle sentenze (casi Andreotti, Mannino etc.) le ho studiate quando ho preparato l'esame da avvocato.

Se ci fosse un penalista in grado di dare un contributo farebbe davvero cosa gradita (almeno per me).

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02/07/2010 15:22
 
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Per pisicchio:
In realtà ho solo riportato le parole del direttore di Studio Aperto: "il reato di concorso esterno è un reato molto discusso e dunque molto discutibile".

Invece, da quel po' che ho letto mi ritrovo con quello che hai detto:" Il reato di consorso esterno in associazione a delinquere non è discusso. O meglio, ad essere oggetto di discussione è l'ampiezza della fattispecie criminosa".

Il fatto è che si sta forzando sul dato dell'origine giurisprudenziale per affermare la "discutibilità", per usare le parole dell'insigne giornalista, dell'ipotesi prevista....oltre naturalmente per sputare fango sui magistrati.

Il tutto per difendere l'amico di Berlusconi.

Tra l'altro, per usare di nuovo le parole del direttore, si sa che chi è vicino a Berlusconi in qualche modo la deve pagare.......
[Modificato da nekonika 02/07/2010 15:25]
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02/07/2010 15:33
 
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Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 02/07/2010 15.06:




Il reato di consorso esterno in associazione a delinquere non è discusso. O meglio, ad essere oggetto di discussione è l'ampiezza della fattispecie criminosa. In particolare, vi sono alcune condotte in relazione alle quali l'orientamento della giuriprudenza non è affatto univoco: alcuni giudici ritengono che siano penalmete rilevanti e altri no.

Molti su questo forum ricordano (a se stessi?) di essere dei tecnici ma nessuno vuole affrontare il problema tecnico - giuridico (piuttosto complesso, in questo caso).

Io non sono un penalista. Quelle sentenze (casi Andreotti, Mannino etc.) le ho studiate quando ho preparato l'esame da avvocato.

Se ci fosse un penalista in grado di dare un contributo farebbe davvero cosa gradita (almeno per me).





credo che il punto sia questo...un conto è improvvisarsi giuristi su argomenti che sono alla base del diritto e che si presumono conosciuti a studenti di giurisprudenza (perchè questi siamo, almeno la maggior parte di noi!), un conto è improvvisarsi giuristi su argomenti così complessi - e questo argomento è senza dubbio complesso da analizzare tecnicamente!
illo tempore il prof Patalano, durante il corso di diritto penale, tenne delle lezioni di approfondimento su questo reato, incluso lo studio delle sentenze che hai citato; è per questo che ricordo che si tratta di un reato discusso, nella misura in cui, di creazione giurisprudenziale (concorso + 416bis), non ha i contorni ben definiti (mi pare - e sottolineo il "mi pare", anche perchè nn so che fine abbiano fatto i miei appunti [SM=x43815] - che la giurisprudenza abbia individuato gli elementi necessari nel nn essere associato - niente affectio societatis - e nel porre in essere il reato per avantaggiare l'associazione...si tratta quindi di elementi mooolto ampi, e che danno vita a contrasti interpretativi)
più di questo nn ricordo [SM=g1617904]

@neko: ci tengo a precisare che il mio "discusso" era diverso da quello del direttore del tiggì, e nel senso che ho detto sopra [SM=x43799]
[Modificato da °Paranoid Android° 02/07/2010 15:35]




----------------------------------------------------------------------------
...perchè col tempo cambia tutto, lo sai, e cambiamo anche noi...
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02/07/2010 18:36
 
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Re:
nekonika, 02/07/2010 15.22:

Per pisicchio:
In realtà ho solo riportato le parole del direttore di Studio Aperto: "il reato di concorso esterno è un reato molto discusso e dunque molto discutibile".

Invece, da quel po' che ho letto mi ritrovo con quello che hai detto:" Il reato di consorso esterno in associazione a delinquere non è discusso. O meglio, ad essere oggetto di discussione è l'ampiezza della fattispecie criminosa".

Il fatto è che si sta forzando sul dato dell'origine giurisprudenziale per affermare la "discutibilità", per usare le parole dell'insigne giornalista, dell'ipotesi prevista....oltre naturalmente per sputare fango sui magistrati.

Il tutto per difendere l'amico di Berlusconi.

Tra l'altro, per usare di nuovo le parole del direttore, si sa che chi è vicino a Berlusconi in qualche modo la deve pagare.......





Io non volevo proprio scendere nel merito della sentenza nè di Berlusconi nè del simpatico giornalista (anche se il salto quantico al caso Tartaglia è da applausi).

Ad ogni modo il fatto che un reato sia di creazione giurisprudenziale (siamo in Italia, non esiste il case law) dovrebbe far accendere una lampadina (rectius: è principio costituzionale di legalità? dov'è finito?).

A me la lampadina si accede ma non sono in grado di sviscerare la cosa per incompetenza in materia.


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Re: Re:
.pisicchio., 02/07/2010 18.36:





Io non volevo proprio scendere nel merito della sentenza nè di Berlusconi nè del simpatico giornalista (anche se il salto quantico al caso Tartaglia è da applausi).

Ad ogni modo il fatto che un reato sia di creazione giurisprudenziale (siamo in Italia, non esiste il case law) dovrebbe far accendere una lampadina (rectius: è principio costituzionale di legalità? dov'è finito?).

A me la lampadina si accede ma non sono in grado di sviscerare la cosa per incompetenza in materia.






Infatti c'è una lacuna legis a cui si è tentato di porre rimedio.
A mali estremi, estremi rimedi.......il potere legislativo sarebbe dovuto intervenire ma di certo non mi auguro che a regolare la fattispecie sia l'attuale maggioranza.....troppi interessi in ballo.

Ad ogni modo ti meraviglia il salto quantico del collegamento con la sentenza Tartaglia?! Ma la conclusione l'hai notata?! "Insomma, sembra proprio che quelli vicini a Berlusconi la debbano pagare....". Da cazzotti in faccia.....
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02/07/2010 19:16
 
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Re: Re: Re:
nekonika, 02/07/2010 19.07:




Infatti c'è una lacuna legis a cui si è tentato di porre rimedio.
A mali estremi, estremi rimedi.......il potere legislativo sarebbe dovuto intervenire ma di certo non mi auguro che a regolare la fattispecie sia l'attuale maggioranza.....troppi interessi in ballo.

Ad ogni modo ti meraviglia il salto quantico del collegamento con la sentenza Tartaglia?! Ma la conclusione l'hai notata?! "Insomma, sembra proprio che quelli vicini a Berlusconi la debbano pagare....". Da cazzotti in faccia.....




Quindi secondo te il potere giurisdizionale dovrebbe sostituire quello legislativo quando esso è inerte?


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02/07/2010 19:25
 
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Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 02/07/2010 19.16:




Quindi secondo te il potere giurisdizionale dovrebbe sostituire quello legislativo quando esso è inerte?






Hai dedotto questo dalle mie parole?!Cmq il grave, secondo me, è un potere legislativo inerte dinnanzi alle concrete esigenze di lotta alla criminalità.
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02/07/2010 19:33
 
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E cmq la mia risposta è no: credo ancora nella validità del principio della separazione dei poteri.....ma, in Italia, l'intervento della giurisprudenza è più importante di quanto si possa pensare avendo a mente le caratteristiche di un ordinamento di civil law.....consideravo questo dato. Nient'altro.
[Modificato da nekonika 02/07/2010 19:33]
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03/07/2010 00:17
 
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stiamo parlando di una fattispecie particolarissima.. ma in sè non è una norma errata. Il problema da affrontare è di natura culturale. Lasciando stare un momento l'aspetto penale, sarebbe necessario che gli elettori si rendessero conto che intrattenere rapporti di qualsiasi natura con personaggi vicini alla criminalità organizzata è riprovevole. Nessuna persona perbene e nessun politico dovrebbe essere in rapporti con certe persone. Faccio un esempio pratico: In america in caso di evasione fiscale oltre alle sensazioni penali scatta una sanzione ancora più grave quella della società civile che allontana il reo. Insomma il reo riceve una condanna morale che è sicuramente peggiore della sanzione, perchè gli pone contro un sistema che nessun avvocato di successo potrà evitargli.
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03/07/2010 00:48
 
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Dell’Utri, un signore che si intercetta da solo
Lo storico della mafia Salvatore Lupo: uno che dice pubblicamente "Mangano è un eroe" si auto condanna
Che reazione ha un signore – incidentalmente senatore – alla notizia di una sentenza che lo condanna a sette anni per questioni di mafia? Festeggia e invoca il suo nume tutelare, un mafioso pluriomicida. Poi, carinamente, si rivolge al procuratore e dice: “Condoglianze”. Le parole sono importanti: lo spiega Salvatore Lupo, storico della mafia e docente all’Università di Palermo.


Professore, il senatore Marcello Dell’Utri ha festeggiato la sentenza d’appello. Strategia?
Sono rimasto molto colpito dal fatto che un signore condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa dica di aver vinto e che il perdente quindi è il giudice. C’è gente che – condannata per collusione con esponenti della vecchia o della nuova mafia – si consola o cerca di far passare l’idea di aver trionfato. Qualunque persona per bene si dispererebbe per essere stata condannata. Ma abbiamo altri precedenti: i cannoli con cui l’ex presidente della Regione Sicilia ha festeggiato una sentenza di condanna.

Anche per Andreotti fu così.
Una montatura vergognosa. Lo dico non tanto per lui quanto per i suoi corifei: lo dicevano innocente, e poi hanno fatto le luminarie davanti a una sentenza che soltanto dichiarava prescritte le sue responsabilità penali per frequentazioni mafiose. Questa è l’Italia di oggi e questa è la gente che ci governa.

Come è cambiato il modo di esternare della mafia?
I messaggi dei mafiosi fino al maxi-processo erano di grandissima arroganza. Partivano da un’idea di condivisione sociale degli scopi della loro associazione. I boss pensavano di potersi appellare a un sentimento comune dell’opinione pubblica che riteneva positiva la funzione della mafia.

Quale funzione?
Quella di mantenere l’ordine, diciamo, con sistemi informali. E quindi continuavano a presentarsi come uomini d’ordine.


A chi si riferisce?
A Michele Greco, a Luciano Liggio e a tutti gli altri prima di loro. E anche a Buscetta.

La svolta nelle comunicazioni è arrivata dopo il maxi-processo?
Sì, perché quella pretesa è diventata sempre più infondata. E loro stessi non si presentano più così. Questa tesi, seppur in altra forma, è venuta spesso dagli uomini politici. A cominciare dall’ex ministro Lunardi: disse che nell’interesse degli affari bisognava convivere con la mafia. Già da tempo Dell’Utri dice che siccome Mangano si è comportato bene con lui e col suo capo, allora Mangano è un galantuomo, addirittura un eroe. Perché non ha tradito la relazione affaristica o protettiva, a seconda che noi diamo per buona la tesi che lo stalliere stava ad Arcore a gestire affari o a proteggere Berlusconi. D’altronde questi sono i due link fondamentali e tradizionali tra mafia e potere: affarismo e protezione.

Quindi il messaggio che viene mandato dai politici all’opinione pubblica è “la mafia funziona bene”.
Mah. Prima del maxi-processo sentivamo spesso dire: “La mafia non esiste”. Oppure: “Esiste, ma è cosa diversa da quello che pensate voi, continentali o comunisti. Non è criminalità ma è un’altra cosa: un senso dell’onore eccessivo, la particolare anima siciliana” e via così, mistificando. Oggi i mafiosi non hanno più il coraggio di dirlo perché sono successe cose terribili e l’opinione pubblica si è vaccinata. Oggi le teorie banalizzanti o minimizzanti le sento solo dai politici.

Anche Dell’Utri nel 1997 ha detto “la mafia non esiste”.
È un tradizionalista.

Cos’è successo dopo il maxi-processo?
È caduta la presunzione di impunità.

Cosa pensa delle dichiarazioni di Spatuzza?
Mi pare non abbia tenuto la teoria stando alla quale attraverso Spatuzza parlerebbe il suo ex boss Graviano, cioè di un pezzo della gerarchia di Cosa Nostra, impegnata a pressare Berlusconi.

Un uomo di mafia parla del premier. Per dire cosa?
Spatuzza parla di Berlusconi come tanti altri pentiti. Nel loro ambiente si era convinti – a torto o ragione – che Berlusconi fosse un elemento da loro manovrabile. Era così anche per Andreotti. I mafiosi hanno creduto di avere questi importanti uomini politici nelle loro mani, poi si sono sentiti traditi perché i risultati aspettati non sono venuti.

Cosa si aspettavano?
L’impunità, l’annullamento delle sentenze, la cancellazione dell’ergastolo e del carcere duro.

Invece che pensa delle condoglianze di Dell’Utri al procuratore?
Una frase di cattivo gusto e tremendamente arrogante. Ma non minacciosa.

Perché?
Non siamo in una fase storica di terrorismo mafioso. Confido e spero che le cose restino così.


Le dichiarazioni di Dell’Utri su Mangano hanno fatto arrabbiare i ragazzi del Pdl. Loro dicono: Falcone è il nostro eroe.
Perché qui si esce dalla sfera propriamente giudiziaria. La verità è che moltissimi italiani non sanno se Dell’Utri è colpevole delle cose di cui viene assolto, ma nemmeno se è colpevole delle cose per cui è stato condannato. I giovani del Pdl, di certo, propenderanno per un complotto dei giudici comunisti. Però le dichiarazioni di Dell’Utri nulla hanno a che fare con le ipotesi e nemmeno con le risultanze giudiziarie. Sono espressione, passatemi il termine un po’ sproporzionato, di un’ideologia visibile, alla luce del sole. Se io ricevessi un favore da Mangano non direi mai che è un eroe. E probabilmente non lo farebbero nemmeno i ragazzi del Pdl. Il problema per Dell’Utri non è ciò che i suoi nemici o i magistrati dicono di lui. È ciò che lui dice di se stesso. È come nelle intercettazioni. Nelle intercettazioni non sono più gli altri che parlano male di un potente, ma è lui stesso che si racconta. Per questo le vogliono bloccare. Solo, il caso di Dell’Utri è un po’ diverso, perché queste cose lui le dice pubblicamente. È come se intercettasse se stesso. Se esistesse un’opinione pubblica in questo Paese, dovrebbe prenderne atto.
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