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Bersani: al lavoro su «Progetto per l'Italia» - i punti programmatici del PD

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2010 11:03
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19/04/2010 10:31
 
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PD: puntare «su pochi punti programmatici: lavoro, fisco, educazione, riforma delle istituzioni, giustizia e Rai»

Nel suo intervento alla direzione del partito
Bersani: al lavoro su progetto per l'Italia
Il segretario del PD :
«Cambiare legge elettorale ma mantenere bipolarismo.
Riforma fiscale subito.
Pronto ddl per far uscire i partiti dalla Rai»

Pier Luigi Bersani
(Ansa)

ROMA - «Il futuro è una sfida, mettiamoci all'altezza. Serve un progetto per l'Italia, un'agenda che ci porti a far emergere la nostra visione del Paese».
Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, nel suo intervento alla direzione del partito.
Secondo Bersani bisogna puntare «su pochi punti programmatici: lavoro, inteso come lavoro delle nuove generazioni; fisco; educazione, intesa come scuola e università; riforma delle istituzioni, giustizia e informazione.
Lavoriamo per l'Italia e lavoreremo per noi. Trasmettiamo positività».


FISCO - «La riforma del fisco non può essere rinviata dopo il federalismo». Per Bersani il fisco «è il luogo del tradimento della destra verso gli italiani», quindi «il primo obiettivo deve essere la fedeltà fiscale. Ogni euro in più che deriva dalla lotta all'evasione è euro in meno di tasse».

RIFORMA ELETTORALE
- «Dobbiamo combattere questa legge elettorale che è l'architrave del meccanismo plebiscitario di Berlusconi.
Le soluzioni sono diverse ma dobbiamo tenere presenti 3 paletti:
il sistema bipolare, la scelta del deputato e la garanzia di una maggioranza stabile».

«Intorno a questi tre criteri - sostiene Bersani raccogliendo la condivisione della minoranze del Pd - possiamo ragionare insieme e possiamo arrivare a proposte più precise. Ma cerchiamo di sdrammatizzare il tema perchè le leggi elettorali vanno e vengono mentre Berlusconi sta qui dal'94».

«PATTO REPUBBLICANO CONTRO DERIVE PLEBISCITARIE» - «Serve un patto repubblicano contro le derive populiste e plebiscitarie per chi vuole le riforme nel solco costituzionale» ha rinforzato Bersani, che ha aggiunto che «se l'agenda è quella delle leggi ad personam, non ci cerchino. Dobbiamo contrapporre una posizione limpida. Per le riforme su solco costituzionale noi abbiamo le nostre proposte. Se si parla sul serio di questioni economiche e sociali ho già detto che vado fino ad Arcore».

«LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA NON È UN TABÙ»
- La riforma della giustizia «non può essere un tabu». «La giustizia è un servizio che non funziona per i cittadini e noi -sottolinea il segretario del Pd- lo vogliamo affrontare da quel lato». «Le nostre proposte sono in polemica con le leggi ad personam. Si può essere d'accordo o meno ma non esiste che nella nostra squadra, quando si presentano delle proposte, si parli di intelligenza con il nemico», ha evidenziato il segretario.

«FUORI I PARTITI DALLA RAI, PRESENTEREMO UN DDL» - «Fuori i partiti dalla Rai» ha anche detto senza mezzi termini il segretario del Pd, annunciando che «presenteremo presto un ddl a questo scopo. Gli organismi di garanzia attuali si sono infatti rivelati strutturalmente impotenti a garantirci. È necessaria anche una nuova legge antitrust, che è anche il modo per affrontare il conflitto d'interessi».

LA LEGA SVOLGE UN RUOLO DA «PRIMA REPUBBLICA»
- «La Lega usa in modo spregiudicato la sua utilità marginale e svolge un ruolo da partito da prima Repubblica. Penso che ormai non potrà reggere i 2-3 ruoli che si è data nel teatrino della politica» ha sottolineato Bersani. «Più la Lega prende potere - evidenzia Bersani - più è decisiva nel sostenere Berlusconi. È ora che si prenda la responsabilità dei problemi che il governo non ha risolto».

Corriere della Sera
17 aprile 2010

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19/04/2010 10:46
 
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Bersani dice anche cose giuste, ma onestamente secondo te riuscirà mai la sinistra a vincere se continua così? troppo spaccata e lunatica, non ci si può oppore ad unioni megapartitiche finchè si va da soli...




~Luca
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19/04/2010 10:53
 
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IL SEMINARIO A VALMONTONE
La rottura PdL catalizza la discussione nel PD


MILANO - La tempesta che sta scuotendo il Pdl e lo scontro tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi stappano il vaso di Pandora delle visioni, distinte, che convivono del Pd fin dalla sua nascita. L'occasione è il seminario dei Liberal Pd a Valmontone.
I protagonisti sono Massimo D'Alema, esponente di spicco della maggioranza del partito,
e Dario Franceschini, leader della minoranza.
In platea, ad ascoltare, c'è Pier Luigi Bersani.
Insomma, il 'gotha' dei dirigenti Pd che sabato si ritroveranno in una delicata riunione della Direzione del partito dopo il risultato deludente delle regionali. La domanda di fondo è:
come fa il Pd a vincere e ad andare al governo del paese?

Bersani e D'Alema
(Lapresse)

SCINTILLE - Le risposte di D'alema e Franceschini sono lontane, a volte opposte.
Franceschini rilancia il modello veltroniano di partito, ovvero il recupero dell'appeal innovativo delle origini, la vocazione maggioritaria, un netto schema bipolare.
Per D'Alema quel progetto lì, ha giá mostrato la corda.
Semmai la strada da seguire è tutt'altra: solo superando l'attuale bipolarismo si possono rimescolare le carte, si rompe un sistema cristallizzato attorno al blocco di potere di Berlusconi, si rompono le gabbie che stringono le forze politiche. Solo così si potranno aprire nuove prospettive per il Pd con un dialogo con Casini, innanzitutto, ma anche con Gianfranco Fini. Nell'ipotesi, insomma, che il Pdl venga meno per D'Alema l'attuale presidente della Camera può essere un interlocutore sia sul piano delle riforme che dei contenuti, vedi l'immigrazione o la bioetica.
Gelido Franceschini che ribatte: «Fini è un avversario che cerca di costruire una destra normale e non sotto padrone, ma resta pur sempre un avversario».
Per il leader della minoranza Pd sarebbe ipotizzabile un avvicinamento solo se vi fosse «un'emergenza democratica».
Tolto questo caso, «credo che gli italiani si aspettino dal Pd non discussioni di ingegneria istituzionale, ma che riprenda la sua ragione di nascita, ovvero cambiare il paese».
Ma per D'Alema «l'emergenza democratica c'è già. Franceschini è contraddittorio perchè da una parte non facciamo che dire che la democrazia è a rischio, che si va verso un sistema plebiscitario, che la libertá di informazione è minacciata. Più emergenza democratica di così...».

BERSANI - A Valmontone c'è anche il segretario Bersani, che intervenendo ad un dibattito successivo a quello di Franceschini e D'Alema non si addentra nelle questioni sulle quali i due hanno dibattuto.
Ma arrivando all'iniziativa, il segretario dà sullo scontro dentro il Pdl una risposta, ai cronisti, che sembra vicina a quella di D'Alema:
«Io non faccio il tifo per nessuno -dice Bersani riferendosi a Fini- ma certo noi siamo pronti a confrontarci con tutte quelle forze politiche che sono contrarie ad uno stravolgimento della Costituzione in senso plebiscitario e che criticano la politica economica di Tremonti e della Lega. Noi lo diciamo da tempo. Siamo qua e siamo pronti ad un patto repubblicano con tutti quelli che la pensano così». Per D'Alema un interlocutore possibile in questo senso, per l'eventuale 'patto repubblicano ' di cui parla Bersani, potrebbe essere anche Fini e lo spiega così: «Vorrei dire a Franceschini che Fini non è soltanto un leader che vuole una destra normale. Io sono molto attento a quello che fa Fini e su molti temi credo che i contenuti da lui espressi siano molto interessanti. Ha tenuto posizioni coraggiose e distinte da Berlusconi su temi cruciali come l'immigrazione e la bioetica, che sappiamo quanto siano delicati per la maggioranza di centrodestra. Io non sto parlando di formule o di alchimie, ma sono attento ai contenuti», spiega il presidente di "ItalianiEuropei" ricordando anche i tanti momenti di confronto con Fini tramite i lavori della fondazione "FareFuturo", vicina al presidente della Camera.
Per Franceschini le cose non stanno così: «Io credo che tra Berlusconi e Fini si arriverá ad una rottura. Anche perchè, se Fini questa volta torna indietro perderá di credibilitá.
Lo scontro che è in atto è profondo ed è quello tra una destra normale con una sua dialettica interna o una destra sotto padrone, quella di Berlusconi per cui è un ingombro chiunque osi criticarlo».
Ma detto questo per Franceschini il ruolo di Fini non può spingersi oltre il fatto che il presidente della Camera stia tentando di costruire una destra normale: «Per noi resta un avversario».

LA DISCUSSIONE - La discussione attorno al rapporto con Fini nel corso del dibattito a Valmontone tra D'Alema e Franceschini si è innestata sulla discussione attorno ad alleanze e bipolarismo.
Lo schema bipolare
, secondo D'Alema, va superato e spiega perchè: «Noi abbiamo perso un milione di voti rispetto alle europee, ma il Pdl ne ha persi 2 volte e mezzo in più. Questi dati sono la spia di una crisi anche sistemica.
Siamo alla fine di un ciclo.
Come si esce da questa crisi?

Berlusconi è tentato di uscirne con una spallata di tipo plebiscitario.
Per impedirlo occorre rompere la gabbia del bipolarismo e dare una risposta di rinnovamento sistemico. Bisogna rompere la gabbia e liberare le forze. Ma per farlo occorre che da questa parte ci sia un partito che non butta indietro quelle forze perchè è autoreferenziale o dá risposte simili a quelle di Berlusconi che vuole rafforzare i meccanismi restrittivi».
Quindi per D'Alema vanno cercate sponde «con quelle forze politiche che sono contro un disegno plebiscitario, contro ipotesi di presidenzialismo che indebolirebbe la coesione del paese.
Tutto questo dipende molto dal Pd e da come si pone di fronte a quelle forze che vogliono liberarsi e che magari con noi possono fare un pezzo di strada insieme.
Se riusciremo a fare questo verranno da noi sia Casini che Fini».
Per chiudere D'Alema invita tutti ad uscire «dalla falsa discussione tra chi vuole il progetto e chi privilegia le alleanze. Altrimenti ci portano alla neuro. Sono facce della stessa medaglia».

Non la pensa così Franceschini secondo cui se il Pd non recupera una sua forte identitá allora non ci può essere alleanza che tenga e si tornerebbe ad essere 'sudditi di partiti che contano poco più del 5%.
«Il bipolarismo -osserva Franceschini- è una delle poche conquiste che abbiamo fatto in questi ultimi anni e non dobbiamo tornare indietro da questo sistema per tattica favorendo, magari, una legge elettorale in cui piccoli partiti diventano ago della bilancia.
Non è questa la strada ed è in contrasto con la nostra storia, con la storia dell'Ulivo».

L'argomentazione non convince D'Alema: «Non è affatto così perchè proprio con questo sistema sono le forze minori a condizionare tutti perchè per ottenere il premio di maggioranza occorre fare le coalizioni più larghe possibili.
In questo modo si sono fatti governi che in questi 16 anni non sono riusciti a portare a casa alcuna riforma sostanziale per il paese. Con questo sistema le forze minori hanno un peso che mai hanno avuto prima, di certo non lo hanno mai avuto nella prima Repubblica».
Tutto questo, aggiunge D'Alema, potrebbe essere superato con una legge elettorale che preveda il doppio turno «ma se non ce la danno, inviterei ad una riflessione un pò più approfondita, tecnicamente composta, senza abbandonarsi agli slogan».
(Fonte AdnKronos)

Fonte: Corriere della Sera - 16 aprile 2010

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Utente Junior
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19/04/2010 11:03
 
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Re:
rennasuper, 19/04/2010 10.46:

Bersani dice anche cose giuste, ma onestamente secondo te riuscirà mai la sinistra a vincere se continua così? troppo spaccata e lunatica, non ci si può oppore ad unioni megapartitiche finchè si va da soli...




Da quello che vedo il centro destra (tra Lega, PdL-Sicilia, PdL, PdL-Italia, correnti e fondazioni varie) è molto più spaccato del PD,
ma a fare la differenza è la presenza di un leader carismatico che nonostante tutto quando parla riesce ad affascinare gli elettori.
Forse il PD ha già avuto leaders professionalmente capaci e che avrebbero potuto governare meglio l'Italia in questo delicato periodo di crisi, ma hanno problemi di comunicazione: non riescono a conquistare pancia e cuore degli indecisi (alla fine son sempre loro a far la differenza nelle elezioni).
Qualche ipotesi potrebbe essere un Vendola, un Chiamparino, ma in pratica sarà irrealizzabile, almeno fino a quando i dirigenti del PD rimarranno interessati soprattutto dalla distribuzione dei "dividendi". [SM=x43606]
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