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Sondaggio: 10 Proposte concrete per cambiare la nostra Facoltà.

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2012 17:45
Email Scheda Utente
Post: 54
Post: 38
Utente Junior
OFFLINE
29/01/2010 22:54
 
Quota

in seguito alla richiesta dell'utente Colossodirodi, che chiedeva maggiore visibilità alla sua discussione al fine di proporre delle questioni al preside,
lo staff ha proceduto alla modifica del titolo, segnandolo con colore diverso dal solito così che quelle che sono le vostre proposte possano essere più in vista.

specifichiamo comunque che la discussione in questione è, per questo forum, un semplice scambio di idee tra utenti, pertanto iniziative di tipo diverso e concrete verranno assunte sempre e solo dagli utenti che se faranno portatori!!!
lo staff.

______________________________________



10 proposte per cambiare la nostra Facoltà.
Bocciatele se le ritenete inutili o sbagliate, integratele se le giudicate incomplete.
Votatele e fate passaparola se le considerate credibili e giuste.
Attenzione: le 10 proposte non sono alternative tra di loro, quindi se le condividete potete votarle anche tutte.

Prima di votare è essenziale leggere la discussione che segue: troverete i post lasciati dagli studenti che hanno contribuito alla stesura delle proposte con tutte le loro idee, commenti ed opinioni.")







Giuristi federiciani,
spesso la nostra Facoltà ci sembra lontana da noi anni luce, ci iscriviamo pieni di entusiasmo e con grandi speranze ma l’università ci accoglie con un secchio d’acqua gelata in faccia. Spesso, segnati da una delusione iniziale, perdiamo la fiducia in noi stessi e ci convinciamo che qualunque sforzo possiamo fare per crescere e migliorare non verrà mai ripagato. Ci sentiamo delle vittime, e siamo delle vittime, perché vediamo che l’energia e i sogni dei nostri anni migliori poco alla volta si spengono mentre le qualità e le attitudini che ciascuno di noi possiede vengono mortificate anzichè valorizzate. Col tempo rinunciamo all’idea che possiamo raggiungere qualunque traguardo, qualunque risultato, e invece di provare a cambiare il mondo iniziamo a contemplarlo: per un essere umano ciò equivale a rinnegare la sua stessa natura. Arriviamo persino a confondere il significato più autentico della parola meritocrazia: noi crediamo che i migliori sono quelli che sanno di più, anche se sono cinici, arrivisti, spregiudicati. Sbagliato, questa è una manipolazione del concetto di meritocrazia: i migliori sono quelli che usano con giustizia e audacia quello che sanno, tanto o poco che sia. Spesso ci infuriamo, perché ci ritroviamo ad essere una generazione senza guide e ci rassegniamo ad essere noi, in solitudine e tra mille paure, i nostri stessi maestri.
Eppure, se riflettiamo, ci accorgiamo che questo forum ci offre una grande occasione, anzi, un grande potere: diffondere le nostre idee. Unire le nostre forze. Cercare con determinazione le soluzioni ai problemi dell’università, o se volete, i nostri problemi. Convinciamoci di questo: siamo ventimila studenti e dobbiamo contribuire al cambiamento di questa Facoltà. Dobbiamo pretendere che sia più moderna e più efficiente, che faccia di più per noi. Ma solo se osiamo pretendere di più da noi stessi.
Quando penso ai problemi della Facoltà di giurisprudenza, penso soprattutto a tre grandi questioni scottanti: l’organizzazione del piano di studi, la valutazione degli studenti, la tesi di laurea.
Cominciamo dal piano di studi: sono previsti per il corso di laurea magistrale poco più di trenta esami e penso che dobbiamo chiederci se è utile che un corso di laurea che si svolge addirittura in cinque anni sia così generalista. Prendiamo in considerazione, uno ad uno, tutti gli esami previsti sul nostro piano di studi e per ognuno poniamoci, con la mente aperta, queste domande: qual è il contributo che ciascuno di questi esami dà alla nostra formazione? Agli esami fondamentali o “caratterizzanti” è riservata la giusta attenzione oppure quelle sei ore scarse di lezione settimanali per tre mesi all’anno sono solo una farsa? Il piano di studi è equilibrato o piuttosto troppo gonfiato da stravaganti esami complementari o para-complementari? Soprattutto, la nostra formazione rientra ancora tra gli obiettivi primari di questa Facoltà oppure non c’è più nessuna prospettiva, nessun progetto, nessuna “unità d’intenti”?
Secondo problema: c’è equità e imparzialità nella valutazione degli studenti? Un’università seria si contraddistingue per un sistema di valutazione che sia il più possibile omogeneo, per evitare discriminazioni tra gli studenti e soprattutto per garantire un livello minimo di preparazione eguale per tutti. Se ogni singolo professore ha il suo personale metro di giudizio, se gli studenti iniziano a credere che ogni esame è come un terno a lotto, che un voto alto o basso è una questione di fortuna o che dipende dall’umore di un professore piuttosto che dallo studio, allora vuol dire che l’università ha perso autorevolezza e questo alla lunga spazza via quel briciolo di fede che molti studenti ancora nutrono per essa. Un grave rischio è determinato dal condizionamento che possono subire i professori e gli assistenti dalla “lettura preventiva” dei voti sui libretti universitari durante gli esami. Molti studenti di questa Facoltà sono convinti che un voto basso ai primi esami possa causare una specie di effetto domino negativo su tutti gli altri. Non so se è vero, ma il solo dubbio che ciò possa verificarsi, ci deve spingere a proporre un rimedio drastico: niente libretti durante lo svolgimento degli esami. Qui si deve giudicare il merito, non il rendimento.
Terza questione aperta: la tesi di laurea. Cominciamo dagli aspetti procedurali per l’assegnazione di una tesi. Per chi non lo sapesse ancora, è uno stillicidio: trovate un professore disponibile ad assegnarvi la tesi, mettetevi in lista d’attesa spesso anche per mesi e mesi, andate in Presidenza (solo di martedì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00) e prendete il modulo per l’assegnazione della tesi. Fatto? Ritornate dal professore per fargli firmare il modulo, riprendete il modulo e riportatelo alla Presidenza (sempre e solo di martedì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00), fate apporre i termini per laurearvi, infine prendetene una copia e conservatela in un cassetto fin quando dovrete restituirla esattamente nello stesso ufficio che ve l’ha rilasciata. Questo strazio è accettabile? Giudicate voi. Una sola cosa è certa: basterebbe davvero poco per snellire -di molto- le cose.
Primo: i professori potrebbero aggiornare sulla loro pagina web di volta in volta il numero di tesi che possono ancora assegnare evitando così agli studenti di fare un’inutile via crucis per gli otto dipartimenti della Facoltà alla ricerca di un professore che conceda la tesi. E’ difficile? Non credo proprio.
Secondo, ancora più facile: il modulo della tesi potrebbe essere scaricabile dal sito web della Facoltà. Addirittura, con un po’ d’impegno, tutta la procedura potrebbe essere eseguita on-line. Sarebbe un atto di clemenza nei confronti di tanti studenti che vengono da fuori città e che sono i più danneggiati da certe procedure ostrogote, visto che ogni volta per arrivare in Facoltà si fanno un’ora di treno e le spese di viaggio non gliele rimborsa certo l’università.
C’è poi un altro bel problema: il termine per laurearsi non deve essere inferiore ad un anno da quando si deposita in Presidenza il modulo della tesi sottoscritto dal professore. Sommato a tutto il tempo che occorre per ottenere l’assegnazione dell’argomento, uno studente prudente quando farebbe bene a preoccuparsi della tesi? Al momento dell’iscrizione all’università?
Mi chiedo se è sensato sacrificare tutto questo tempo e questi vacui sforzi alla tesi di laurea quando ormai ne appaiono sfuggenti il senso e l’utilità pratica. Un ossequio alla tradizione, un’autoflagellazione, un lavoro da muli: va fatto e basta senza fare domande?
Non è facile pensare a delle soluzioni, ma ci dobbiamo provare. La più ovvia: si può rivitalizzare la tesi di laurea. Per esempio, se il piano di studi fosse strutturato in modo più sensato e si desse la possibilità ad ogni studente di “specializzarsi” in modo sistematico in un ramo del diritto, la tesi potrebbe diventare la coerente conclusione del percorso di studio specialistico prescelto: un modo per fare un’analisi critica del lavoro svolto e tirarne concretamente le somme.
La più pratica: se non si vuole percorrere la prima strada, è doveroso cercare di snellire il più possibile le formalità burocratiche per la richiesta della tesi, rendere il lavoro di stesura meno angosciante e soprattutto abrogare il termine perentorio di un anno per laurearsi. In poche parole, accettare la cosiddetta tesi di laurea a modello differenziato come regola e non come eccezione. Non chiedo un indulto, ma almeno basta con certi inutili accanimenti. Viceversa, gli studenti farebbero bene a ribellarsi.
[Modificato da mariella85 25/02/2010 14:03]

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