| | | | Post: 2.702 Post: 2.688 | Utente Veteran | | OFFLINE |
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08/04/2006 11:02 | |
Era gia' buio quando arrivai a Bonn. Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticita' che si e' venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere le scale della stazione, risalire altre scale, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comperare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un tassi'. Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo e sono arrivato in qualche luogo, la mattina ho disceso e salito le scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato un tass', ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comperato giornali della sere alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo.
**Alle sette e' arrivata l'orchestra, non cosetta di cinque elementi, ma un intero mucchio di oboe e tromboni e sassofoni e viole e cornette e flauti e tamburi grandi e piccoli. Gli ultimi bagnanti sono ritornati dalla spiaggia e stanno vestendosi di sopra; le macchine arrivate da New York sono disposte su cinque file lungo il viale; gia' le sale e i saloni e le verande sono sgargianti di colori e di pettinature nuove e strane e di scialli che superano i sogni di un castigliano.** |
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