bluesrock, 11/10/2014 20:49:
A quanto ho capito, come scrivevo anche prima, il danno risiederebbe nella lesione stessa dei diritti di difesa e riservatezza che si concretizzano al momento in cui si compiono intercettazioni illecite. Non è scritto chiaramente, ma lo si deduce implicitamente, come una sorta di danno in re ipsa... Questo sul piano oggettivo, e ci potrebbe anche stare...
Sul piano soggettivo, c'è il nodo cruciale del dolo intenzionale, molo più dubbio...Qui la ricostruzione lascia indizi di politicità.
Comunque, se di sentenza politica si tratta, è fatto tutto in modo molto sottile... Sarebbe stato più semplice la via dell'assoluzione, hanno dovuto arzigogolare per condannarlo. In appello, potrebbe non reggere.
Guarda, il reato è praticamente prescritto e quindi per come stanno le cose il giudice d'appello difficilmente si pronuncerà sul merito.
Tuttavia, se è vera la tua interpretazione, ogni magistrato che illecitamente acquisisca elementi di prova - e ce ne sono tanti: anzi, forse qualunque magistrato inquirente nella sua carriera ha acquisito elementi di prova in maniera illecita - merita un processo penale per abuso d'ufficio. Non valga, dunque, solo l'acqusizione dei tabulati, ma qualunque altro genere di prova indiziaria acquisita in violazione di norme o regolamento costituisce condotta tipica dell'abuso d'ufficio e, dal momento che il danno è in re ipsa, per la stessa illegittimità dell'acquisizione, dovrebbe essere dimostrato pure l'elemento intenzionale della condotta.