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Cocaina, a 13 anni la prima sniffata

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2013 14:50
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04/05/2013 11:46
 
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E a 12 compleanno con cartoni di birra. Le associazioni: «I ragazzi hanno troppi soldi e i loro genitori non sanno cosa fanno la sera»


Se qualcuno pensando ai tredicenni li immagina impegnati soprattutto a scambiarsi le figurine dei calciatori e a discutere dell'ultimo videogioco, è costretto a ricredersi. Già a quell'età sono sempre di più i ragazzini bergamaschi che cominciano a sperimentare la cocaina e a bere alcolici. Una realtà sconvolgente che spesso le stesse famiglie non vogliono accettare, ma con la quale si scontrano ogni giorno gli operatori delle associazioni alle quali tocca poi risolvere i problemi.
«I ragazzi me lo confessano quando siamo soli senza i genitori: con la cocaina hanno cominciato in terza media o in prima superiore», racconta Cinzia Luca del Centro di ascolto di Trescore della Comunità Promozione umana. «Una professoressa di Ponteranica mi ha appena raccontato di un gruppo di alunni dodicenni che per festeggiare il compleanno di uno di loro si è fatto fuori un cartone di birra», aggiunge Dalmazio Bettoni dell'Acat di Curno - Dalmine. Due esempi che da soli fanno capire dove affondino le radici dei problemi legati al consumo di droga e alcol dei ragazzi bergamaschi. La percentuale di adolescenti bergamaschi che hanno provato la cocaina (5,8) è più alta di quella lombarda e anche nazionale. E sono in buona compagnia: l'anno scorso uno studio dell'istituto Negri ha accertato come solo nella Bassa si consumino 6 dosi di cocaina ogni mille persone, contro le 4,79 di Milano. «Ho iniziato a fare l'operatrice 17 anni fa, e ho visto l'età di chi inizia con la droga scendere sempre più - spiega Cinzia Luca -. Si comincia sempre per le dinamiche del gruppo. C'è magari quello più grande che ha già provato e coinvolge gli altri, e se ti tiri indietro sei uno sfigato.

Ma c'è anche il fatto che una volta per trovare la droga dovevi andare alla stazione di Bergamo, adesso ti trovi lo spacciatore anche davanti all'oratorio. E la cocaina costa sempre meno. Poi conta il fattore psicologico: il ragazzino medio è insicuro e fragile, con la droga si sente un leone, anche se intanto gli si bruciano dei neuroni che non avrà più». «Chi inizia a bere lo fa a casa intorno agli 11-12 anni, perché i genitori ricordano che i nonni lo facevano con loro - aggiunge Bettoni -. Così cominciano ad avere confidenza con l'alcol. E poi li vedo a 15 anni bere dei cocktail che stroncherebbero me che ne ho 64. Perché bere insieme è un fatto sociale, fa gruppo. E poi, nonostante la crisi, hanno sempre troppi soldi a disposizione». Quindi il problema c'è, ma le famiglie non lo vogliono vedere: «Hanno ancora l'immagine del tossico macilento di una volta e non lo associano certo con il ragazzino pulito che hanno in casa - prosegue l'operatrice -. E se poi vedono sbalzi d'umore e cambiamenti di carattere danno colpa all'età».

«Tanti genitori non sanno cosa faccia il figlio la sera - accusa Bettoni -. Ma c'è anche vergogna ad ammettere di avere in casa un problema di questo genere. Noi facciamo molti incontri pubblici ma raramente qualcuno si fa avanti. Un medico mi ha raccontato che una volta ha chiamato una famiglia perché la figlia era al pronto soccorso collassata per l'alcol. E loro continuavano a ripetere: è impossibile, mia figlia non beve».
Ma nemmeno ammettere il problema significa affrontarlo nel modo migliore: «Capiscono che il figlio si droga quando diventa violento, viene fermato dai carabinieri, fa incidenti cadendo in moto da solo o gli trovano la cocaina in camera - elenca Cinzia Luca -. A questo punto in genere il ragazzo ha già 18-19 anni, e si droga da quattro o cinque. Magari inventandosi che si faceva solo degli spinelli, sui quali si passa sopra. I genitori vengono da me increduli: ma studia normalmente, "non si fa mica la puntura". Troppi sono convinti che il problema si risolverà da solo. Poi tornano tre anni dopo con il problema ancora più grave. Una donna si è rifiutata di mandare il figlio in comunità e lo faceva drogare in casa, "così almeno so dov'è". E un mattino se l'è trovato morto: così sapeva dov'era».

Secondo l'Asl le condizioni associate al consumo di droga sono in genere cinque: problemi nel rapporto con gli adulti, propensione a comportamenti rischiosi, scarsa motivazione scolastica, cattive amicizie e facilità di accesso alle sostanze. Tra chi non assume droga invece le condizioni ricorrenti sono: non consumo di alcol e fumo, presenza e interessamento dei genitori. «Lo sport è la cosa migliore - aggiunge Cinzia Luca -. Lo sport è disciplina, rispetto delle regole, valori di gruppo e di competizione, chi lo pratica sta lontano dalla droga».

Fabio Paravisi (corriere.it)





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04/05/2013 12:29
 
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che schifo
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04/05/2013 14:50
 
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Tutto questo in un clima di proibizionismo imperante.
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