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Elezioni israeliane

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2013 18:41
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24/01/2013 18:41
 
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GERUSALEMME. Dal nostro inviato
Vincitori e vinti, laici e haredim, i "timorati", pacifisti e militaristi, liberisti e comunisti (questi ultimi ormai molto pochi), ebrei e arabi d'Israele. Da oggi in poi tutti saranno chiamati al grande spettacolo politico delle consultazioni israeliane. Sarà Netanyahu, il vincitore, a scegliere per primo e ad avere l'opportunità di selezionare una maggioranza di governo in 45 giorni.
La fenomenale sorpresa di queste elezioni è stato Yair Lapid, il leader dei centristi di Yesh Atid, c'è futuro. Presentandosi con il partito di Avigdor Lieberman, il Likud di Netanyahu ha perso 11 seggi rispetto alla somma dei due partiti nel 2009. Tuttavia resta di gran lunga la prima forza politica del nuovo Parlamento: ha 12 seggi più della seconda, Yesh Atid. Un divario raro nelle elezioni precedenti. È dunque difficile chiamare sconfitto un primo ministro nominato che ora ha la possibilità di assemblare tutte le coalizioni che vuole.
Quella con gli "alleati naturali" della destra nazional-religiosa, prima di tutto. Il voto di martedì ha diviso la Knesset 60 a 60: destra da una parte e tutto il resto a sinistra. Ma è una unità di misura politica imprecisa: a destra ci sono partiti religiosi pronti a entrare in qualsiasi maggioranza in cambio di un beneficio per la loro comunità; dall'altra parte ci sono i centristi che faticherebbero a stare con la sinistra pacifista di Meretz e pochissimi che si metterebbero con i tre partiti arabi d'Israele. Tutto è mobile. Ma se Netanyahu facesse un esecutivo tutto a destra, accentuerebbe l'isolamento internazionale d'Israele.
Nella piena espressione della creatività e della miseria della politica nelle consultazioni israeliane - pittoresca se non ci fosse da fare un governo - Bibi Netanyahu ha anche i numeri per un variegato governo che parte dalla destra nazionalista di Naftali Bennett, al Likud e al fenomeno Yesh Atid: Lapid non è un uomo di sinistra, molti degli elettori che hanno contribuito al suo successo vengono da destra e il suo partito non ha fretta di riaprire la trattativa con i palestinesi.
In realtà nessuno, tranne Tzipi Livni e il suo piccolo ma coraggioso Hatnuah, ha invitato Israele a confrontarsi con il problema di fondo del futuro del Paese. E l'ex ministro degli Esteri non ha avuto i seggi che sperava di conquistare. Il successo di Lapid è stato anche aver ignorato le questioni politiche e strategiche per le quali il suo partito non aveva elaborato risposte: più di una volta ha detto di non amare gli arabi come la maggioranza degli israeliani. Lapid, piuttosto, si è dedicato all'aspetto economico e sociale della vita di tutti i giorni. «Dove sono i soldi?» era il nome della rubrica che teneva su Yedihot Ahronot, il principale quotidiano del Paese. È diventato lo slogan vincente della sua campagna.
Succede quasi ad ogni elezione che sulla scena si palesi un partito con un programma dedicato specificamente non alla pace in Medio Oriente ma a un tema sociale o economico. Shinui di Tommy Lapid, il padre di Yair, ebbe un grande successo presentandosi come partito radicalmente laico contro il crescente potere dei partiti d'ispirazione religiosa. In piena Intifada palestinese un partito dei pensionati conquistò seggi e andò al governo.
Ma tornando alle alleanze, Bibi Netanyahu può anche pensare a una grande coalizione Likud-Yesh Atid-Laburisti, rinforzata da Tzipi Livni e dagli ortodossi orientali dello Shas: un partito a compulsiva vocazione di governo, qualsiasi colore abbia. Nella diffusa ripartizione dei seggi di queste elezioni esistono anche i numeri per una maggioranza di centro-sinistra guidata da Lapid - che tuttavia ieri sera l'ha esclusa - senza Netanyahu e il Likud. Oltre a un partito religioso, servirebbero anche i voti degli arabi che non vuole nessuno. Ma i no a questa o quella coalizione che molti presentano come incrollabili due giorni dopo il voto, potrebbero essere più elastici e creativi fra qualche settimana.



tratto da: www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-24/netanyahu-tratta-allargare-maggioranza-063842.shtml?uuid=...
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