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Elezioni israeliane

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2013 18:41
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23/01/2013 11:25
 
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Questa la ripartizione provvisoria dei 120 seggi della Knesset (parlamento). Ulteriori aggiustamenti saranno apportati nei prossimi giorni, dopo lo spoglio delle schede degli israeliani residenti all'estero e con la spartizione dei voti andati alle liste non rappresentate in parlamento.
- Likud-Beitenu (di Benyamin Netanyahu e Avigdor Lieberman) - 31 - Yesh Atid (C'é un futuro, di Yair Lapid) - 19 - Laburisti (Shelly Yachimovic) - 15 - Shas (ortodossi sefarditi) - 11 - Focolare ebraico (Naftali Bennett) - 11 - Fronte Torah (ortodossi ashkenaziti) - 7 - Ha-Tnuà (Tzipi Livni) - 6 - Meretz (sinistra sionista) - 6 - Raam (lista araba) - 5 - Hadash (comunisti) - 4 - Balad (lista araba) - 3 - Kadima (Shaul Mofaz) - 2 Per il momento il blocco dei partiti confessionali e di destra ha 60 seggi, come il blocco dei partiti di centro-sinistra.

I quotidiani riferiscono con titoli vistosi del successo elettorale del partito centrista Yesh Atid (C'é un futuro) di Yair Lapid e della severa flessione patita da Likud-Beitenu di Benyamin Netanyahu e Avigdor Lieberman. Il filo-governativo Israel ha-Yom titola: 'La sorpresa di Lapid, la delusione del Likud'. Nelle pagine interne il giornale riferisce che "Il Likud è sotto shock: la campagna elettorale ha fallito". In maniera simile, Haaretz titola: "Successo drammatico di Lapid, delusione nel Likud". Così pure Yediot Ahronot: "Duro colpo per Netanyahu, il balzo di Lapid". Nei primi commenti viene delineata una possibile coalizione di governo che includerebbe Likud-Betenu, Yesh Atid e i nazionalisti di Focolare ebraico di Naftali Bennett.


di Massimo Lomonaco

Benyamin Netanyahu vince, ma non sfonda e il trionfo annunciato nei giorni scorsi dai sondaggi si trasforma in un successo dal retrogusto amaro: il nuovo parlamento israeliano (Knesset) partorito dalle urne, almeno secondo gli exit-poll, appare spaccato, con un risicatissimo vantaggio del fronte delle destre (62 seggi sul totale di 120). A uscire a sorpresa come il vero vincitore è invece il nuovo partito centrista laico di 'Yesh Atid', del giornalista tv Yair Lapid, che facendo suo lo storico slogan di Barack Obama, ha festeggiato a tarda sera a Tel Aviv di fronte a una folla di sostenitori inneggiando alla "speranza di un cambiamento". La lista Likud-Beitenu - frutto del patto tra Netanyahu e il suo ex ministro degli Esteri, il falco Avigdor Lieberman - conquista 31 seggi: meno di quanto i sondaggi indicassero e molti meno dei 40 della somma complessiva di deputati allineati dai due partner nel parlamento uscente. Subito dopo ci sono appunto i centristi di Lapid (19 seggi), mentre i Laburisti di Shelly Yachimovich, in parziale recupero, si piazzano terzi con 17 seggi. Non oltre le previsioni meno rosee, il risultato dell'altra star delle elezioni, il nazionalista religioso ultrà Naftali Bennett, di 'Bayit HaYeudi', fermatosi a 12 seggi. Seguono gli ortodossi sefarditi dello Shas, pure a quota 12.

La strada per il favorito Bibi - come è familiarmente chiamato in Israele - sembra dunque complicarsi e di molto. Anche se sulla carta, in base ad un calcolo puramente aritmetico e non politico, la destra, tutta compresa, avrebbe circa 62 seggi contro i 58 accreditati al centrosinistra (liste arabe comprese). Il premier stasera ha cantato vittoria ("è chiaro che gli israeliani hanno deciso che vogliono che continui a fare il primo ministro"), ma si è subito premurato di avvertire che il suo dovrà essere un governo di coalizione, "la più ampia possibile". Poi, festeggiando (forse a denti stretti) il risultato con Lieberman al fianco, ha arringato una platea di attivisti indicando 5 impegni programmatici su cui costruire le auspicate larghe intese: dalla priorità degli sforzi per impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari alla moderazione politica, dalla responsabilità economica all'equità fra religiosi e laici, fino all'emergenza casa sul fronte sociale. Un modo per dire che ora la politica delle alleanze si impone su un voto che fotografa un Paese diviso.

Se i dati fossero confermati, si inaugura dunque una stagione di trattative e compromessi prima di arrivare alla formazione del nuovo esecutivo: esattamente il contrario di quello che si attendeva Netanyahu, che per tutta la campagna elettorale aveva chiesto una premiership forte con una nazione unita dietro di lui in modo da poter affrontare le numerose sfide che attendono Israele, dal dossier Iran, al riavvio delle trattative di pace, allo spinoso rapporto con gli Usa di Barack Obama e con la diplomazia europea sulla politica edilizia di espansione delle colonie nei Territori, seguita dal premier dopo l'accredito della Palestina all'Onu come Stato non membro. Ago della bilancia è a questo punto il centrista Lapid, che nella fase pre-elettorale si è già dichiarato disponibile ad una collaborazione governativa con Netanyahu e che stasera ha parlato a sua volta di "larghe intese". Dopo l'eclatante affermazione elettorale, Lapid - che predica anche "il cambiamento" - potrebbe alzare d'altronde il prezzo. O magari puntare prima a promuovere un cartello di partiti di centro e di sinistra moderata in grado di far valere un peso maggiore. Fatto sta che queste elezioni hanno avuto un esito diverso da quello che molti commentatori e analisti davano invece per scontato: non solo per il risultato finale, ma anche per l'affluenza al voto, la più alta degli ultimi anni. Un aspetto che ha sorpreso molti e che sembra l'indice di un Paese in cerca di un'alternativa all'immobilismo che - a giudizio di alcuni - ha segnato le stagioni più recenti. E non solo in politica estera ma anche in quella interna, dove i morsi di una crisi crescente hanno indebolito la classe media e portato nelle piazze la gente sempre più in difficoltà con il caro vita. Una denuncia e un malcontento che Lapid ha saputo intercettare, cavalcando la speranza di una qualche svolta. Adesso il pallino è nelle mani del vecchio presidente Shimon Peres: dovrà affidare l'incarico, e non potrà esimersi dallo scegliere in prima battuta Netanyahu. Ma la strada per il premier in pectore appare tutt'altro che in discesa.


tratto da www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/01/22/Elezioni-Israele-Netanyahu-primo-ma-calo_8120...
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24/01/2013 18:41
 
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GERUSALEMME. Dal nostro inviato
Vincitori e vinti, laici e haredim, i "timorati", pacifisti e militaristi, liberisti e comunisti (questi ultimi ormai molto pochi), ebrei e arabi d'Israele. Da oggi in poi tutti saranno chiamati al grande spettacolo politico delle consultazioni israeliane. Sarà Netanyahu, il vincitore, a scegliere per primo e ad avere l'opportunità di selezionare una maggioranza di governo in 45 giorni.
La fenomenale sorpresa di queste elezioni è stato Yair Lapid, il leader dei centristi di Yesh Atid, c'è futuro. Presentandosi con il partito di Avigdor Lieberman, il Likud di Netanyahu ha perso 11 seggi rispetto alla somma dei due partiti nel 2009. Tuttavia resta di gran lunga la prima forza politica del nuovo Parlamento: ha 12 seggi più della seconda, Yesh Atid. Un divario raro nelle elezioni precedenti. È dunque difficile chiamare sconfitto un primo ministro nominato che ora ha la possibilità di assemblare tutte le coalizioni che vuole.
Quella con gli "alleati naturali" della destra nazional-religiosa, prima di tutto. Il voto di martedì ha diviso la Knesset 60 a 60: destra da una parte e tutto il resto a sinistra. Ma è una unità di misura politica imprecisa: a destra ci sono partiti religiosi pronti a entrare in qualsiasi maggioranza in cambio di un beneficio per la loro comunità; dall'altra parte ci sono i centristi che faticherebbero a stare con la sinistra pacifista di Meretz e pochissimi che si metterebbero con i tre partiti arabi d'Israele. Tutto è mobile. Ma se Netanyahu facesse un esecutivo tutto a destra, accentuerebbe l'isolamento internazionale d'Israele.
Nella piena espressione della creatività e della miseria della politica nelle consultazioni israeliane - pittoresca se non ci fosse da fare un governo - Bibi Netanyahu ha anche i numeri per un variegato governo che parte dalla destra nazionalista di Naftali Bennett, al Likud e al fenomeno Yesh Atid: Lapid non è un uomo di sinistra, molti degli elettori che hanno contribuito al suo successo vengono da destra e il suo partito non ha fretta di riaprire la trattativa con i palestinesi.
In realtà nessuno, tranne Tzipi Livni e il suo piccolo ma coraggioso Hatnuah, ha invitato Israele a confrontarsi con il problema di fondo del futuro del Paese. E l'ex ministro degli Esteri non ha avuto i seggi che sperava di conquistare. Il successo di Lapid è stato anche aver ignorato le questioni politiche e strategiche per le quali il suo partito non aveva elaborato risposte: più di una volta ha detto di non amare gli arabi come la maggioranza degli israeliani. Lapid, piuttosto, si è dedicato all'aspetto economico e sociale della vita di tutti i giorni. «Dove sono i soldi?» era il nome della rubrica che teneva su Yedihot Ahronot, il principale quotidiano del Paese. È diventato lo slogan vincente della sua campagna.
Succede quasi ad ogni elezione che sulla scena si palesi un partito con un programma dedicato specificamente non alla pace in Medio Oriente ma a un tema sociale o economico. Shinui di Tommy Lapid, il padre di Yair, ebbe un grande successo presentandosi come partito radicalmente laico contro il crescente potere dei partiti d'ispirazione religiosa. In piena Intifada palestinese un partito dei pensionati conquistò seggi e andò al governo.
Ma tornando alle alleanze, Bibi Netanyahu può anche pensare a una grande coalizione Likud-Yesh Atid-Laburisti, rinforzata da Tzipi Livni e dagli ortodossi orientali dello Shas: un partito a compulsiva vocazione di governo, qualsiasi colore abbia. Nella diffusa ripartizione dei seggi di queste elezioni esistono anche i numeri per una maggioranza di centro-sinistra guidata da Lapid - che tuttavia ieri sera l'ha esclusa - senza Netanyahu e il Likud. Oltre a un partito religioso, servirebbero anche i voti degli arabi che non vuole nessuno. Ma i no a questa o quella coalizione che molti presentano come incrollabili due giorni dopo il voto, potrebbero essere più elastici e creativi fra qualche settimana.



tratto da: www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-24/netanyahu-tratta-allargare-maggioranza-063842.shtml?uuid=...
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