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Basta con sussidi e assistenzialismo- Intervista a Boldrin su FID

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2012 21:43
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09/10/2012 20:09
 
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Professore, della vostra iniziativa si parla tanto ma ancora non è chiaro se vi proporrete come una nuova formazione politica o se vi limiterete ad appoggiare qualcuna delle forze esistenti. Quali sono le vostre intenzioni?

“Abbiamo già annunciato che lavoreremo per creare una nuova prospettiva politica. Da un mese e mezzo stiamo già collaborando con Italia Futura (l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo ndr) e con almeno un centinaio di altre associazioni più piccole”.

A chi vi rivolgete in particolare?
“Ai produttori italiani ovvero ai 18, 20 milioni di italiani che producono e pagano le tasse”

Il vostro manifesto ha una chiara ispirazione liberista. L’Italia, sia quella di centrosinistra che quella di centrodestra, in passato ha dimostrato più volte di essere refrattaria ad una vera riforma liberale. Pensa che la vostra proposta sia realistica nel nostro Paese?

“In realtà non è propriamente corretto utilizzare l’etichetta liberista per definire le nostre proposte. E’ liberista una seria legislazione sul conflitto di interessi in politica come quella da noi proposta? E’ liberista l’introduzione di una assicurazione contro la disoccupazione valida per tutti e non solo per alcune categorie protette? E ancora, è liberismo il voler far funzionare la scuola e renderla uno strumento di mobilità sociale anche per i meno fortunati? L’unica etichetta applicabile alle nostre proposte è quella di pragmatista. L’Italia è un paziente gravemente ammalato e per salvarlo occorrono solamente senso comune e realismo”.

Uno dei pilastri della vostra proposta è il taglio e l’efficienza della spesa pubblica. Concretamente significa l'eliminazione dello Stato sociale?

“In Italia attualmente non esiste lo Stato sociale ma lo Stato assistenziale che è una cosa profondamente diversa. Il Welfare state italiano non svolge la funzione di assicurare le persone contro i rischi della vita e quindi aiutare chi davvero non è in grado di generare reddito. Il sistema italiano svolge una funzione assistenziale parassitaria concepita essenzialmente come strumento per generare consenso e comprare voti. Perciò tornando alla sua domanda la mia risposta è che lo Stato sociale in Italia va fatto”.

Il vostro modello di riferimento è più quello tedesco o quello americano?

“Visto che abbiamo un sistema da rifare all’85%, la cosa migliore è seguire le pratiche migliori degli altri paesi. Per quanto riguarda il sistema universitario dovremmo imparare molto dagli americani ed in particolare dal sistema californiano che ha prodotto istituti universitari pubblici di eccellenza mondiale come Berkeley e l’Ucla. Per quanto riguarda l’istruzione non universitaria bisognerebbe guardare ai francesi. Sulla sanità il modello è invece quello tedesco. Il sistema amministrativo italiano genera paradossi come quello di avere una evasione fiscale tra le più alte del mondo e un sistema di riscossione altamente aggressivo e vessatorio. Al di là del modello da seguire il punto di partenza fondamentale è avere il coraggio di riconoscere che bisogna cambiare”.

Il governo Monti sta provando a cambiare il Paese. Come giudica nel complesso il suo operato?

“Ha fatto alcune cose ma avrebbe potuto fare enormemente di più. Dopo una fase iniziale positiva il governo si è rapidamente stancato e quello che fa adesso è puramente in funzione elettorale”.

A livello europeo pensate che l’attuale politica di austerity sia corretta o ritenete invece necessario stimolare la crescita attraverso la leva degli investimenti pubblici?

“L’idea di far ripartire la crescita attraverso la spesa pubblica è una ‘panzana’. I greci hanno raddoppiato la spesa pubblica in 15 anni e a beneficiarne non sono stati certamente gli investimenti e la crescita ma tutti quelli che sono andati in pensione a 50 anni”.

Queste però sono distorsioni. Il premio Nobel dell’economia Krugman non pensa certo a queste cose quando critica l’austerity europea e invoca una nuova politica di investimenti.
“Krugman è male informato e sostiene certe tesi solo per scrivere editoriali. In Europa gli investimenti non sono stati tagliati perché non ce ne sono, quei pochi tagli che ci sono stati hanno riguardato solamente spese inutili”.

Quindi la politica del “pareggio di bilancio a tutti i costi” è quella corretta da seguire?
“Assolutamente”.

La crescita da dove dovrebbe arrivare?
“Di sicuro la crescita non viene dalla domanda, questa è una fantasia dei politici, a cui nessun economista serio crede. Lo stesso Krugman va contestualizzato. Egli, erroneamente, sostiene che a fronte di situazioni eccezionali è corretto stimolare la domanda ma anche Krugman sa bene che la crescita, quella che in Italia manca ormai da 12 anni, viene dalla produttività, dagli investimenti privati, dalla creazione di nuove imprese e dall’innovazione tecnologica. Queste sono cose che si possono fare tranquillamente in contemporanea all’eliminazione delle spese pubbliche inutili e parassitarie perciò non esiste una fase 1 di risanamento e una fase 2 di crescita come qualcuno racconta oggi”.

Concretamente come si traducono nella realtà questi principi?

“Dieci giorni fa Squinzi ha fatto la prima proposta seria messa sul tavolo da Confindustria negli ultimi anni per far crescere la produttività. Squinzi ha dato la disponibilità delle imprese a rinunciare ai sussidi, ovvero non "bruscolini" ma circa trenta miliardi di euro l’anno in cambio di una riduzione delle imposte sulle imprese e sul lavoro. Questa politica, se applicata, sarebbe positiva perché i sussidi per definizione uccidono la crescita. Essi consentono di tenere in vita realtà improduttive e danneggiano quelle produttive che subiscono una pressione fiscale altissima proprio per finanziare l’esistenza stessa dei sussidi”.

Mercato del lavoro. Come giudica la riforma della Fornero?

“Inutile. L’articolo 18 io non lo amo ma è diventato un totem ideologico. Il problema vero è la follia del mercato del lavoro duale, questa miriade di contratti invece di avere delle semplici norme contrattuali che premiano la libertà di assumere e licenziare quando un lavoratore non funziona. Occorrono a livello nazionale dei contratti quadro semplici e lasciare che sia la contrattazione a livello aziendale a gestire gli aspetti salariali, gli orari di lavoro e così via. Questa è la riforma da fare”.

E’ favorevole all’introduzione di una tassa patrimoniale sui grandi capitali? Non pensa che sia una misura necessaria per rendere il Paese meno iniquo?

“Senza nessun dubbio l’Italia è un paese iniquo che non premia il merito ma il parassitismo, l’appartenenza politica e familiare. E’ un paese che non ha mobilità sociale e che costringe molte persone di valore ad andare all’estero. Tutto questo va cambiato ma lo strumento per farlo non è certo la patrimoniale. Io sono favorevole alla sua introduzione ma all’interno di una riforma fiscale complessiva. Senza una riduzione dell’imposizione sul lavoro e l’eliminazione di assurdità come l’Irap l’introduzione di una patrimoniale come imposta aggiuntiva sarebbe un suicidio in quanto farebbe fuggire anche quei pochi capitali che si fanno vedere”.
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09/10/2012 20:10
 
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Chiaro, semplice, condivisibile.
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Utente Master
Moderatore
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09/10/2012 22:11
 
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Tutto perfetto.. per me è inutile dirlo.. si tratta quasi del manifesto del mio pensiero, MA caxxo c'entra Montezemolo in tutto questo?
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Utente Veteran
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10/10/2012 19:19
 
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Non c'entra niente, lo abbiamo già detto. Personalmente LCDM mi fa ribbrezzo.
Ma mettiamola come diceva Churchill: l'unica cosa peggiore dell'avere alleati è non averne.

Ps cmq Boldrin ha sfidato Grillo ad un dibattito pubblico. Sarebbe una cosa strepitosa.
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10/10/2012 21:43
 
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Si, ma Grillo (anche Fassina) non ne vogliono sapere.
Iscrivetevi a FID Campania (ai due incontri c'era piu' affluenza del previsto).
[Modificato da ObbligazioneNaturale 10/10/2012 21:43]
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