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Società tra professionisti e non

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2011 01:19
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29/11/2011 10:33
 
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http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Le_societ%C3%A0_con_professionisti_#body
Come noto, l’ultimo provvedimento del defunto governo Berlusconi è stata la legge di stabilità, approvata in fretta e furia sotto il tintinnar di spade dell’Europa e dei mercati. Tra le pieghe del provvedimento c’è anche la riforma, potenzialmente dirompente, delle società tra professionisti.

L’Italia è un paese bizzarro. Di una riforma delle professioni e della necessità di inserire nel nostro ordinamento le società tra professionisti si parlava da anni: innumerevoli convegni, disegni di legge, tavoli di concertazione ai ministeri della Giustizia e dello Sviluppo Economico, levate di scudi in difesa della qualità della prestazione, insomma, una questione complessa su cui si scontravano differenti visioni dell’attività professionale. Ebbene, tutto ciò è stato spazzato via nel giro di pochi giorni, in sostanziale assenza di qualsiasi dibattito. Il ché non è necessariamente un male, perchè di dibattiti si può anche morire, ma, insomma, un minimo di valutazione condivisa non avrebbe fatto male.
Comunque, oggi la società tra professionisti è viva e lotta insieme a noi, proviamo dunque a capire di cosa si tratti. Per far questo, dobbiamo partire da lontano e precisamente da Benito Mussolini, il quale nel 1939 fece approvare una legge che ha (aveva) regolato sino ad oggi tutte le professioni ordinistiche.

Il succo di questa legge era:

la possibilità per i professionisti iscritti in ordini professionali di associarsi solo nella forma dello “studio associato” e non in altre forme societarie;
il divieto di società interprofessionali, vale dire, per esempio, che erano ammessi studi associati di commercialisti con commercialisti e avvocati con avvocati, ma non di avvocati con commercialisti;
divieto di avere associati non iscritti ai rispettivi albi/ordini/collegi e, di conseguenza, il divieto di soci di puro capitale.
Il ''volto umano'' della legge del 1939 era la necessità di garantire al cliente la personalità della prestazione del professionista e quindi la sua diretta responsabilità per l’attività svolta. La faccia cattiva era invece la necessità di impedire ai professionisti ebrei, cui le leggi razziali avevano vietato l’esercizio della professione, di tornare a esercitarla sotto il paravento societario.

Passato il fascismo la legge era rimasta in vigore. Per molto tempo non si è sentita la necessità di una modifica della normativa. In fondo, i ruoli sociali erano chiari e definiti, gli imprenditori facevano gli imprenditori, i professionisti i professionisti e che tra tra i due mondi non vi fosse nulla in comune era un dogma non scalfito dal dubbio. Ciascun professionista svolgeva la sua professione nel suo studio, spesso con pochi collaboratori e raramente in forma associata, garantito da un sistema di regole, tariffe e, anche, comune sentire, che lo rendeva immune dal “mercato”.

Le cose però cambiano e anche le professioni e i professionisti sono cambiati in Italia. Citando da un precedente post, “mentre in passato il professionista era sostanzialmente selezionato nell'ambito di una ristretta èlite, oggi non è più così, e così come si è avuta una università di massa, si assiste anche al fenomeno del "professionista di massa", con numeri di tutto rispetto, dato che si va dai circa 200.000 avvocati ai circa 100.000 commercialisti-ragionieri, il ché lascia pensare che non è così difficile conseguire il titolo e che vi sia tutto sommato scarsa selezione in entrata.” E, aggiungiamo, non sempre adeguato controllo sulla qualità della prestazione.

Da un lato, dunque, si è enormemente allargata l’offerta di servizi professionali e, contemporaneamente dall'altro, sulla spinta dell’Europa e, banalmente, della realtà economica di tutti i giorni, parole come “concorrenza” e “impresa” hanno cominciato a entrare nel lessico comune delle professioni. Del resto, così come le imprese si sono trovate a competere in mercati sempre più interconnessi, anche le professioni si sono dovute confrontare con realtà in passato non immaginabili: studi legali inglesi che aprono filiali in Italia, società di ingegneria tedesche che acquisiscono commesse da noi, farmaci che si possono acquistare su internet, dentisti rumeni che offrono prezzi stracciati per dentiere impiantate a Bucarest. Anche le differenze che una volta tenevano separate le varie attività professionali sono poi diventate sempre più sfumate e molte attività hanno cominciato a sovrapporsi tanto che, nonostante la legge del 1939 sia rimasta in vigore sino a ieri, sono già oggi frequenti studi professionali “misti” (avvocato/commercialista, architetto/ingegnere/geometra e così via), così come per poter restare sul mercato, gli studi hanno sempre più necessità di investimenti in capitale e personale.

Insomma, che qualcosa dovesse cambiare era opinione, se non comune, comunque diffusa. In questo scenario si inserisce ora la novità introdotta dalla legge di stabilità anche se, a onor del vero, già all'epoca del primo governo Prodi la legge "Bersani" aveva formalmente abrogato l'art. 2 della legge del 1939 che vietava le società tra professionisti. Il successivo regolamento, però, che doveva stabilire le modalità di costituzione di tali società, fu bocciato dal Consiglio di Stato e quindi l‘abrogazione era rimasta sulla carta. La legge di stabilità ha oggi abrogato integralmente la legge del 1939 e dettato una (veramente scarna e frammentaria) disciplina delle “società tra professionisti”, rimandando a un successivo regolamento, da emanarsi entro sei mesi, la disciplina di alcune importantissime questioni, che sembrano di dettaglio, ma in realtà hanno estrema rilevanza.

Cosa prevedono le nuove norme? In primo luogo si consente l'esercizio in forma societaria di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico, utilizzando uno qualunque dei modelli societari previsti dalla legge (società semplice, in nome collettivo, in accomandita semplice, a responsabilità limitata, per azioni, in accomandita per azioni, cooperativa). L'attività professionale deve essere esercitata in via esclusiva dai soci che possono anche appartenere a diversi ordini: sarà possibile per esempio, una società cui partecipano un avvocato, un commercialista e un ingegnere. Inoltre, ed è questa la dirompente novità, i soci non devono necessariamente essere tutti professionisti. La legge consente infatti che di tali società facciano parte anche soggetti non professionisti, sia pure soltanto per prestazioni tecniche o finalità di investimento e quest'ultima finalità, di fatto, rende superflua la precedente limitazione. È scomparsa, rispetto a una precedente versione del testo normativo, un'importante limitazione relativa ai soci non professionisti: questi, ora, per entrare a far parte della società, non dovranno possedere una partecipazione di minoranza.


Sarà pertanto possibile, da un lato, che una società di professionisti veda quale socio di assoluta maggioranza un non professionista e, dall'altro, che tale socio assuma anche la carica di amministratore o, comunque, possa esprimere la maggioranza degli amministratori. Non esistono, inoltre, limitazioni sotto il profilo soggettivo: il non professionista socio potrà essere sia una persona fisica che, ad esempio, una società o un altro ente. L'incarico professionale, dice la legge, dovrà essere eseguito solo da soci che abbiano i requisiti per l'esercizio della prestazione professionale richiesta (es. avvocato, commercialista etc.). La designazione di tale professionista dovrà avvenire a cura dell'utente e, in mancanza, dovrà essere la società a indicare per iscritto all'utente il nominativo del professionista che eseguirà la prestazione richiesta. La legge demanda però al regolamento di stabilire criteri e modalità attuative di tale parte della norma. Si prevede, ancora, che il professionista cancellato dall'albo con provvedimento definitivo debba essere escluso dalla società, anche se, a una prima lettura della norma, sembra che vi potrebbe rimanere quale socio non professionista, di puro capitale, visto che, parlando la legge di "cancellazione con provvedimento definitivo" sembra riferirsi al caso in cui la cancellazione abbia operato come "sanzione" e non al caso in cui, per esempio, la cancellazione sia dipesa dalla cessazione dell'attività per raggiungimento dei limiti di età.

È previsto, infine, che si possa partecipare a una sola società tra professionisti e non è chiaro se tale limitazione si applichi solo ai soci professionisti o anche ai soci non professionisti; anche questo profilo dovrà essere disciplinato dal futuro regolamento. I soci professionisti e la stessa società saranno poi sottoposti al controllo degli ordini professionali di appartenenza dei singoli soci professionisti e di quello cui la società è iscritta. In astratto, data la possibilità di società interprofessionali, vi sarà il rischio di una sovrapposizione di controlli da parte di diversi ordini, perchè magari ciò che è ritenuto lecito dal collegio dei geometri, potrebbe essere ritenuto illecito dall’ordine degli ingegneri; anche su tale materia, tanto per cambiare, dovrà intervenire il regolamento attuativo.


Insomma, come si vede, la normativa nasce monca, dato che per molti aspetti operativi c’è da attendere il regolamento, ma comunque la legge è fatta e ci pare improbabile che il governo Monti possa insabbiare il regolamento di attuazione. È evidente che la principale novità della legge è data dalla previsione dei soci di capitale, che come visto possono essere anche di maggioranza e anche amministratori, tanto che, più che di “s.t.p. - società tra professionisti” come la legge vuole che si indichi nella ragione sociale, ci pare più giusto parlare di “società con professionisti”. Su questo aspetto gli ordini professionali avevano alzato le barricate in occasione di tutti i precedenti tentativi di riforma, in difesa della libertà e indipendenza del libero professionista, temendo l’intervento dei “cattivi capitalisti” nel dorato mondo delle professioni e la riduzione dei professionisti al rango proletario di meri stipendiati dei “poteri forti”. Intendiamoci, il rischio è concreto, ma esiste già oggi una strisciante “proletarizzazione” dei liberi professionisiti.

Il neo-avvocato assunto dalla filiale italiana del grosso studio legale inglese, l’ingegnare che va a lavorare presso la grande società di ingegneria o il farmacista che lavora alle dipendenze di un altro farmacista, tiitolare della farmacia, magari per averla ereditata, non vivono un rapporto tra pari con i titolari dello studio, ma di subordinazione e il fatto che i loro “padroni” non siano dei “capitalisti”, ma altri professionisti non rende di molto differente, nè migliora, la loro posizione e il loro potere economico. C’è da dire che la legge si è spinta molto in avanti, ponendosi allo stesso livello - se non addirittura oltre - della legislazione più liberista in materia, vale a dire quella inglese e australiana e certamente superando in liberismo le legislazioni di nazioni con sistemi giuridici più simili al nostro. Ecco alcuni esempi delle regole in vigore in Europa:

Germania: è consentita la s.r.l. (Gmbh) per gli avvocati (fino al 1998 era consentita la Partnerschfatsgesellschaft, cioè società di persone ma la giurisprudenza tedesca ammetteva qualsiasi forma societaria); sono astrattamente ammessi anche non professionisti, ma se questi raggiungono la maggioranza, gli avvocati dovrebbero rifiutarne l'ingresso, per evitare che possano esercitare un'influenza decisiva sullo svolgimento delle prestazioni.

Francia: la Sociètè d'exercise libèral (SEL), introdotta con legge 31 dicembre 1990, n. 90-1258, più volte poi modificata, consente la s.r.l., la s.p.a. (anche semplificata) e la s.a.p.a. (prima si ammettevano le sole società personali) per l'esercizio di professioni liberali; salvo alcune eccezioni, più della metà del capitale e dei diritti di voto devono però appartenere a professionisti.

Spagna: con la legge 15 marzo 2007 è possibile utilizzare una qualunque delle Sociedades de capitales (ma si riteneva consentito anche prima); anche in queste società la maggioranza del capitale deve appartenere a professionisti.

La normativa italiana è persino più liberista (da usare come complimento o offesa a seconda dei punti di vista) di quella che in gran parte degli USA regola le professioni legali. Anche in Amerika infatti, è vietato a non professionisti diventare soci di uno studio legale, tanto che contro questa regola uno studio legale di New York, Jacoby & Meyers, ha presentato ricorso innanzi le corti del New Jersey, Connecticut e New York chiedendone l’abrogazione (qui il link alla citazione).

La lettura dell'atto di citazione è molto interessante, perché ripete, anche al di là dell’oceano, esattamente gli stessi aspetti della questione che sino a pochi giorni fa era dibattuta in Italia.
Gli avvocati di Jacoby & Meyers affermano infatti che l’esperienza inglese e australiana (che come abbiamo visto consente i soci di capitali) ha smentito la tesi che i professionisti possano essere coartati dagli eventuali investitori a compiere comportamenti non etici o ad anteporre il profitto agli interessi dei clienti, mentre al contrario la loro

“ability to raise the capital necessary to pay for improvements in technology and infrastructure and to hire additional personnel to serve the public is severely restricted by an out-dated Rule of Professional Conduct" (la capacità di raccogliere capitale per pagare i miglioramenti in tecnologia e infrastrutture e assumere personale addizionale per servire il pubblico è severamente ristretta da un'anacronistica regola di condotta professionale).
Vedremo cosa decideranno le corti statunitensi. Nel frattempo qui da noi il nodo gordiano è stato tagliato, e solo l’esperienza ci saprà dire se i professionisti si trasformeranno in semplici stipendiati di multinazionali dedite al profitto o se invece il mercato dei servizi professionali saprà approfittare delle novità, per migliorare la qualità dei servizi forniti alla clientela. Intanto, poichè non dobbiamo dimenticarci che il vero motto dell’Italia è “tengo famiglia” è possibile che i nuovi strumenti verranno utilizzati in prima battuta non tanto per patrimonializzare gli studi o per favorire l’ingresso di nuovi soggetti, ma per per favorire quei figli scapestrati dei professionisti che non sono neanche stati capaci di laurearsi o di passare l’esame di abilitazione. In fondo, basta renderli soci di capitale ed ecco che la farmacia di mammà o lo studio legale di papà possono rimanere in famiglia. Poi, certo, il mercato farà la selezione, forse.


Rinvio al link per i commenti, che approfondiscono la questione.
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29/11/2011 13:47
 
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non ho compreso i motivi veri dell'opposizione a questa riforma.
Cosa perderebbero gli avvocati?
E i clienti? Ne avrebbero di vantaggi? [SM=g2725335]



Martin Niemoller :
Quando i nazisti vennero per i comunisti, | Io restai in silenzio; | Non ero comunista. || Quando rinchiusero i socialdemocratici, | Rimasi in silenzio; | Non ero un socialdemocratico. || Quando vennero per i sindacalisti, | Io non feci sentire la mia voce; | Non ero un sindacalista. || Quando vennero per gli ebrei, | Rimasi in silenzio; | Non ero un ebreo. || Quando vennero per me,
Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.



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29/11/2011 17:40
 
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Ritengo che gli avvocati abbiano voluto mettere le mani avanti. ovviamente si tratta di una riforma che potrebbe operare in senso di apertura del mercato anche ad altri professionisti non figli di..
Appena ho letto la cosa mi è venuto in mente che forse potrei trovare qualcuno disponibile ad essere mio socio e potrei avere la disponibilità economica di aprire uno studio. Se dovessi, invece, chiedere soldi in prestito, non troverei nessuno o non molti..ed ecco sono fuori dal mercato.
Ovviamente non si tratta di una riforma che scombina oltremodo il quadro, ma ovviamente crea una falla nella roccaforte della casta. Il pericolo è che da questa falla inizi ad entrare una legislazione più liberale. In fondo la tesi dell'articolo è che se vogliamo davvero far funzionare quest'apertura dobbiamo abolire i minimi tariffari.. ed ecco il vero nocciolo della questione.

Il vantaggio del cliente deriverebbe dall'aumento della concorrenza e quindi prezzi più bassi e maggiori competenze.
Interessante anche il discorso sull'America, sarebbe da sviluppare con calma.
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29/11/2011 20:07
 
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grazie per la risposta chiara ed esaustiva. [SM=x43813]





Martin Niemoller :
Quando i nazisti vennero per i comunisti, | Io restai in silenzio; | Non ero comunista. || Quando rinchiusero i socialdemocratici, | Rimasi in silenzio; | Non ero un socialdemocratico. || Quando vennero per i sindacalisti, | Io non feci sentire la mia voce; | Non ero un sindacalista. || Quando vennero per gli ebrei, | Rimasi in silenzio; | Non ero un ebreo. || Quando vennero per me,
Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.



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04/12/2011 05:16
 
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Re:
giusperito, 29/11/2011 17.40:

Ritengo che gli avvocati abbiano voluto mettere le mani avanti. ovviamente si tratta di una riforma che potrebbe operare in senso di apertura del mercato anche ad altri professionisti non figli di..
Appena ho letto la cosa mi è venuto in mente che forse potrei trovare qualcuno disponibile ad essere mio socio e potrei avere la disponibilità economica di aprire uno studio. Se dovessi, invece, chiedere soldi in prestito, non troverei nessuno o non molti..ed ecco sono fuori dal mercato.
Ovviamente non si tratta di una riforma che scombina oltremodo il quadro, ma ovviamente crea una falla nella roccaforte della casta. Il pericolo è che da questa falla inizi ad entrare una legislazione più liberale. In fondo la tesi dell'articolo è che se vogliamo davvero far funzionare quest'apertura dobbiamo abolire i minimi tariffari.. ed ecco il vero nocciolo della questione.

Il vantaggio del cliente deriverebbe dall'aumento della concorrenza e quindi prezzi più bassi e maggiori competenze.
Interessante anche il discorso sull'America, sarebbe da sviluppare con calma.





Sarei anche d'accordo ma non sarei così sicuro sulle maggiori competenze. Spiegami pure se vuoi.

Ad ogni modo hai inserito una serie di discussioni inutili e anche irritanti. Te le devi scordare le riforma liberali. Siamo (siete [SM=g2725370] ) in Italia.

Se privatizzano la Rai o, alternativamente, toccano i notai mi faccio il giro della città nudo.




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04/12/2011 12:54
 
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Re: Re:
.pisicchio., 04/12/2011 05.16:





Sarei anche d'accordo ma non sarei così sicuro sulle maggiori competenze. Spiegami pure se vuoi.

Ad ogni modo hai inserito una serie di discussioni inutili e anche irritanti. Te le devi scordare le riforma liberali. Siamo (siete [SM=g2725370] ) in Italia.

Se privatizzano la Rai o, alternativamente, toccano i notai mi faccio il giro della città nudo.








Come il movimento delle ragazze in ucraina? Nudi per la libertà.
Solo che loro sono uno spettacolo più allettante.
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04/12/2011 13:08
 
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Re: Re:
.pisicchio., 04/12/2011 05.16:





Sarei anche d'accordo ma non sarei così sicuro sulle maggiori competenze. Spiegami pure se vuoi.

Ad ogni modo hai inserito una serie di discussioni inutili e anche irritanti. Te le devi scordare le riforma liberali. Siamo (siete [SM=g2725370] ) in Italia.

Se privatizzano la Rai o, alternativamente, toccano i notai mi faccio il giro della città nudo.








Posso fare un esempio personale?
Al momento sono in una situazione economica per la quale non potrei mai progettare un investimento sulla mia libera professione. Ora immagino che potrei essere un buon avvocato più dell'amico del cugino del nonno dell'avvocato che ha già tutto avviato e può entrare sul mercato con la sua incompetenza e svogliatezza. Se sul mercato ci fossero più giusperito forse le competenze generali aumenterebbero. Insomma togliamo barriere all'ingresso...

Pisicchio mi ospiti da te? io potrei -> [SM=g2725289] ...
@trix: io sono un bel fiu'.. voglio girare nudo!

ragazzi non voglio essere fatalista, ma io sono un destinato ad un concorso pubblico.. la mia lotteria della nascita è questa. ora devo sperare che questo Paese cambi.. forse non per me, ma per chi come me sarà costretto a studiare la notte dopo 8 ore di lavoro e non potrà progettare un investimento di 50k e non potrà fare pratica perché deve continuare a produrre reddito... E' estremamente pesante dover gestire la preoccupazione di non poter comprare una Porsche... [SM=g2725401]
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04/12/2011 13:41
 
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Re: Re: Re:
giusperito, 04/12/2011 13.08:




Posso fare un esempio personale?
Al momento sono in una situazione economica per la quale non potrei mai progettare un investimento sulla mia libera professione. Ora immagino che potrei essere un buon avvocato più dell'amico del cugino del nonno dell'avvocato che ha già tutto avviato e può entrare sul mercato con la sua incompetenza e svogliatezza. Se sul mercato ci fossero più giusperito forse le competenze generali aumenterebbero. Insomma togliamo barriere all'ingresso...

Pisicchio mi ospiti da te? io potrei -> [SM=g2725289] ...
@trix: io sono un bel fiu'.. voglio girare nudo!

ragazzi non voglio essere fatalista, ma io sono un destinato ad un concorso pubblico.. la mia lotteria della nascita è questa. ora devo sperare che questo Paese cambi.. forse non per me, ma per chi come me sarà costretto a studiare la notte dopo 8 ore di lavoro e non potrà progettare un investimento di 50k e non potrà fare pratica perché deve continuare a produrre reddito... E' estremamente pesante dover gestire la preoccupazione di non poter comprare una Porsche... [SM=g2725401]




Si ma le ragazze ucraine sono un'altra cosa.

Cmq tornando seri, l'abbattimento delle barriere è sacrosanto e per questo ostacolato in questo paese di m...(cit).

Sul fatalismo personale pur capendolo, non lo condivido.
Uno che è capace di studiare la notte dopo otto ore di lavoro non può arrendersi, significa tradire sé stessi.

Certo bisogna considerare se vale la pena investire su sé stessi e si è pronti ad affrontare le conseguenze.
Io certe volte mi pento di averlo fatto, principalmente certe notti quando penso che smetterò di pagare i prestiti nel 2033 se tutto va bene. Ma alla fine ricordo che life is short e mi sento meglio.

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Re: Re: Re:
giusperito, 04/12/2011 13.08:




Posso fare un esempio personale?
Al momento sono in una situazione economica per la quale non potrei mai progettare un investimento sulla mia libera professione. Ora immagino che potrei essere un buon avvocato più dell'amico del cugino del nonno dell'avvocato che ha già tutto avviato e può entrare sul mercato con la sua incompetenza e svogliatezza. Se sul mercato ci fossero più giusperito forse le competenze generali aumenterebbero. Insomma togliamo barriere all'ingresso...

Pisicchio mi ospiti da te? io potrei -> [SM=g2725289] ...
@trix: io sono un bel fiu'.. voglio girare nudo!

ragazzi non voglio essere fatalista, ma io sono un destinato ad un concorso pubblico.. la mia lotteria della nascita è questa. ora devo sperare che questo Paese cambi.. forse non per me, ma per chi come me sarà costretto a studiare la notte dopo 8 ore di lavoro e non potrà progettare un investimento di 50k e non potrà fare pratica perché deve continuare a produrre reddito... E' estremamente pesante dover gestire la preoccupazione di non poter comprare una Porsche... [SM=g2725401]



Cerco di argomentare le mie perplessità partendo dal tuo esempio.

Perchè il tuo amico/parente finanziatore non ti concede un prestito con tanto di interesse? Sei tanto sicuro che diventare socio di una start up con nessuna garanzia di profitto a breve termine sia tanto accattivante per un finanziatore?

Per lui non cambierebbe nulla. Anzi è ben noto che per il finanziatore la compartecipazione al capitale di rischio è sempre più rischiosa rispetto al prestito. Per te sarebbe molto più vantaggiosa la compartecipazione, certo. Tuttavia trovo molto difficile che in Italia una banca, assicurazione o persona estranea minimamente saggia investa in uno studio legale che parte da zero, senza alcuna garanzia di clientela o di fatturato. Prova a chiedere un prestito ad una banca senza garanzie e poi mi dici.

Con la società professionale non cambierebbe nulla. La banca continuerebbe a chiedere garanzie che tu presumibilmente non hai. Nessuno banca inoltre accetterebbe una garanzia reale sulle quote (es. pegno su quote della società professionale). Questo perchè quelle quote fino a prova contraria valgono anche meno del loro valore nominale. Almeno all'inizio.

Insomma la mia impressione è che nella tua situazione non cambierebbe nulla o quasi a meno che tu non abbia una persona a te vicina disposta a rischiare i suoi soldi per motivi affettivi. Non vedo però, in questo caso, la differenza con un semplice mutuo con tanto di interessi.

La tua situazione non cambierebbe di molto. Quella dei pochi studi che fatturano milioni di Euro sì. L'associazione professionale che fattura 100 milioni potrebbe valutare la convenienza di far entrare nel capitale Banca Intesa piuttosto che Fondiaria SAI. Nessun problema per quanto mi riguarda. Solo non capisco il miglioramente in termini di competizione, efficienza, competenza. Non è che se Intesa entra nel capitale dello Studio Chiomenti questi comprano i computer nuovi. Voglio dire...possono già ampiamente permetterseli così...

Vedo un altro rischio. Molte persone potrebbero sfruttare la rendita professionale altrui (es. dei propri ascendenti) e trasformarla in rendita propria slegata da qualsivoglia competenza professionale.

Per esempio, se uno ha un figlio dall'intelletto non particolarmente straordinario può anche fare a meno di farlo laureare in strane università private, abilitare in Spagna o in Calabria etc. etc. Basterà cedergli le quote della propria associazione così da assicurargli un futuro tranquillo da socio finanziatore (con 200.000 avvocati qualche povero cristo che si smazza il lavoro per uno stipendio si trova sempre...).

In linea generale sono favorevole. Tuttavia dubito che una cosa del genere possa incidere significativamente sulla situazione italiana.

[Modificato da .pisicchio. 08/12/2011 00:42]
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08/12/2011 01:19
 
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Re: Re: Re:
giusperito, 04/12/2011 13.08:




Posso fare un esempio personale?
Al momento sono in una situazione economica per la quale non potrei mai progettare un investimento sulla mia libera professione. Ora immagino che potrei essere un buon avvocato più dell'amico del cugino del nonno dell'avvocato che ha già tutto avviato e può entrare sul mercato con la sua incompetenza e svogliatezza. Se sul mercato ci fossero più giusperito forse le competenze generali aumenterebbero. Insomma togliamo barriere all'ingresso...

Pisicchio mi ospiti da te? io potrei -> [SM=g2725289] ...
@trix: io sono un bel fiu'.. voglio girare nudo!

ragazzi non voglio essere fatalista, ma io sono un destinato ad un concorso pubblico.. la mia lotteria della nascita è questa. ora devo sperare che questo Paese cambi.. forse non per me, ma per chi come me sarà costretto a studiare la notte dopo 8 ore di lavoro e non potrà progettare un investimento di 50k e non potrà fare pratica perché deve continuare a produrre reddito... E' estremamente pesante dover gestire la preoccupazione di non poter comprare una Porsche... [SM=g2725401]




Sull'ultima parte.

Forse non è così male sfiggure ad un circuito pratica forense / "professione libera" come quello che emerge dalla cartella in basso. Multe, botti di macchina, procacciatori...mammamia....

Ci sono concorsi molto interessanti che ti assicurano uno stipendio decente e un'attività intellettualmente stimolante (es. Consob, limitatamente ai posti lasciati liberi dalla figlia di Scaroni, AGCM, Banca d'Italia etc. etc. etc.).

In generale credo che l'Italia abbia il grosso problema della mobilità sociale, specie di quella in discesa.

Mi incazzo molto quando sento i politici che lodano la nostra grande e bellissima istruzione pubblica.

Comunque se hai fatto quello che hai fatto non devi disperare.

In bocca al lupo
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