La tragedia di Davide ucciso a 17 anni

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00venerdì 5 settembre 2014 20:17
Notte di caos e rivolta contro le forze dell’ordine nel quartiere Traiano di Napoli dove un ragazzo di 17 anni, Davide Bifolco, è stato ucciso da un carabiniere Secondo la ricostruzione dell’Arma, il militare ha sparato in maniera accidentale un colpo con la pistola di ordinanza.
LA FUGA - Nel corso di un servizio per il controllo del territorio i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Napoli hanno notato tre persone in sella ad uno scooter, tutte senza casco, che stavano percorrendo il viale Traiano. Secondo quanto riferito dai militari i tre non si sarebbero fermati all’alt. Ne è nato un inseguimento che si è concluso su via Cinthia, quando il conducente dello scooter in corsa ha preso un’aiuola perdendo il controllo del mezzo, urtando la «Gazzella» e cadendo a terra.

IL LATITANTE - Subito dopo la caduta uno dei sospetti, inseguito da un carabiniere, è riuscito a darsi alla fuga a piedi facendo perdere le tracce. Si tratterebbe di un latitante, evaso a febbraio dagli arresti domiciliari a cui era detenuto per rapina.

COLPO PARTITO DOPO LA CATTURA - Uno dei militari, che stava procedendo a bloccare e a mettere in sicurezza gli altri due, ha «accidentalmente» esploso un colpo con la pistola d’ordinanza che ha raggiunto mortalmente il 17enne Davide Bifolco. Arrestato l’altro ragazzo, Salvatore Triunfo, 18 anni, con precedenti per furto e danneggiamento.
SOCCORSI INUTILI - Il giovane è stato soccorso e portato all’ospedale San Paolo, dove è deceduto. L’Autorità giudiziaria, subito intervenuta sul posto, sta sentendo alcune persone per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.


IL FRATELLO: UN OMICIDIO - «È stato un omicidio, non s’inventassero scuse. È stato un omicidio», dice, tra le lacrime nel rione Traiano, Tommaso Bifolco, fratello di Davide. «Non è caduto durante l’inseguimento - aggiunge - è stato speronato e ucciso»

L’AMICO TESTIMONE - Enrico ha ancora lo sguardo spaventato. Ripete, quasi a memoria, quel che ha vissuto. Era a bordo di uno scooter insieme ad un amico, accanto a Davide Bifolco. «Stavamo percorrendo un viale quando ad un certo punto una macchina dei carabinieri è andata contro lo scooter di Davide. È iniziato l’inseguimento, è stata puntata la pistola e Davide è stato ucciso - dice ancora - Poi l’hanno ammanettato come il peggior dei criminali, nonostante fosse già stato colpito». «Davide era un bravissimo ragazzo - aggiunge Enrico - per me era un fratello. Giocavamo a calcio, scherzavamo tra di noi. Non eravamo delinquenti, stavamo soltanto facendo un ultimo giro prima di tornare a casa».

CARABINIERE INDAGATO HA 22 ANNI - Il carabiniere che ha sparato è indagato per omicidio colposo. Il militare, un 22enne in servizio alla Radiomobile, è stato già interrogato dalla pm Manuela Persico, titolare dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. Le indagini, comunque, sono «dirette a ricostruire l’accaduto senza trascurare alcuna ipotesi». Nel comunicato della procura si parla della «tragica morte» del giovane e si sottolinea che il pm di turno si è recato subito personalmente sul posto «procedendo in prima persona agli atti istruttori urgenti, ivi compresi le audizioni dei protagonisti della vicenda». La procura di Napoli assicura che «le indagini proseguiranno celermente da parte dell’Arma dei carabinieri che sta prestando piena collaborazione alla procura per l’accertamento dei fatti nella consapevolezza della delicatezza dell’episodio che ha determinato la dolorosa perdita di una giovane vita».

I post di Davide tra slang da duro e amore
Il sangue (legami familiari) si mastica ma non si sputa. E' un proverbio che significa: è impossibile rinnegare i propri parenti.


SCOPPIA LA RIVOLTA - Dopo la morte di Davide, nel quartiere è scoppiata una durissima protesta con lancio di oggetti e sassi contro le forze dell’ordine: danneggiate sei auto dei carabinieri e due della polizia. Due militari sono rimasti leggermente contusi. Sul posto, a circa venti metri dal luogo dell’incidente, è stata anche ritrovata una pistola scenica che non si sa se abbia relazione o meno con quanto accaduto.
CHI ERA DAVIDE: AMAVA IL CALCIO E LE RAGAZZE - Tra pochi giorni, il prossimo 29 settembre, avrebbe compiuto 17 anni. Amava il calcio, Davide. E amava i suoi amici, i giri sullo scooter nel quartiere. L’ultimo suo post, sulla sua pagina Facebook è questo: «Chi smette di esserti amico non lo è mai stato». E c’è un cuoricino accanto. Tanti, ora, proprio sul social network stanno esprimendo il loro dolore per un ragazzo, morto nel corso di un inseguimento, ucciso da un colpo sparato da un carabiniere. Lo definiscono così: «Piccolo angioletto». Una pagina, Facebook che purtroppo è stata fatta bersaglio anche di insulti razzisti. Davide aveva terminato le scuole e non voleva proseguire gli studi, racconta il fratello Tommaso. «Io gli dicevo in continuazione di non stare in strada, di iniziare a pensare di mettersi a lavorare». «Aveva tante fidanzate, sapete - aggiunge la mamma - del resto lui era bellissimo, era un raggio di sole. Adorava giocare a calcio, lo faceva da quando aveva sei anni». Sembrava essere felice, Davide. In un post del 18 agosto scrive: «Meglio di così nn sono mai stato lo giuro!! BuonaNotte anche a te amore mio». E poi ancora: «Come un leone affronto la vita!! Passo dopo passo supererò ogni salita».

IL PARROCO: RIONE CON IL 70% DI DISOCCUPAZIONE - Il quartiere di Traiano, a Napoli, è «particolarmente disagiato» e dimenticato dalle istituzioni, dice padre Lorenzo Manca, parroco di Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa. «Nel territorio della mia parrocchia - spiega padre Manca ai microfoni di Radio Vaticana -, nel quale è successo il fatto, abbiamo il 70 per cento di disoccupazione ufficiale: questo 70 per cento di popolazione disoccupata non fa altro che riversarsi nella delinquenza, che sembra essere l’unico modo per trovare il sostentamento necessario per loro e per le loro famiglie. Così abbiamo un alto tasso di spaccio di droga e di analfabetismo: molti dei ragazzi che partecipano alla vita della parrocchia non frequentano la scuola. Questo è anche avallato dalle istituzioni».

IL SINDACO DE MAGISTRIS - «Esprimo profondo dolore per la tragica morte di Davide Bifolco, un ragazzo di appena 17 anni», dice il sindaco di Napoli Luigi de Magistris,. «Il pensiero è adesso rivolto alla sua famiglia, scossa da questo drammatico lutto, che ferisce anche tutta la nostra città e le istituzioni». De Magistris ha auspicato che «già dalle prossime ore, ci possa essere un quadro più chiaro circa la dinamica dei fatti».

I PRECEDENTI - Un rapinatore che, insieme a dei complici, aveva aggredito un automobilista rimase ucciso a fine luglio a Cardito, in provincia di Napoli. Antonio Mannalà, 26 anni, napoletano residente ad Afragola fu raggiunto alla schiena da un colpo di pistola sparato da un carabiniere che lo aveva inseguito intimandogli di sdraiarsi faccia a terra. Il colpo, anche allora, partì «accidentalmente» dalla pistola d’ordinanza dopo la cattura del malvivente. Il destino di Davide, scrive l’Agi, ricorda in maniera incredibile quello di Mario Castellano, un ragazzo di Bagnoli colpito a morte da un proiettile sparato da un poliziotto. Non solo l’età e la dinamica del fatto, anche l’area è, infatti, la stessa. Anche quella notte la vicenda si consumò a Rione Traiano, grosso agglomerato di case popolari del quartiere flegreo. Quattordici anni fa, era il 21 luglio del 2000, il destino di Mario trovò un tragico epilogo sul vialone che collega Agnano a Bagnoli, dove il giovane abitava con la sua famiglia.

corriere.it
Paperino!
00sabato 6 settembre 2014 05:25
Brutta storia, da qualsiasi angolazione la si guardi.
E triste e degradante la solita cherelle tra chi si scaglia contro la polizia per la morte di un "ragazzino", e chi, esattamente all'opposto, difende a priori l'operato della polizia contro "il criminale".

Tifo da stadio, null'altro, in entrambi i casi.
Trovo molto limitate le posizioni di entrambi, troppo accecate dal desiderio che i fatti dimostrino e confermino ciò che già sanno: "ha ragione la loro parte".

Deluso dalle reazioni del 99% delle persone.
Nessuno sembra realmente interessato alla dinamica dei fatti. Chi difende il ragazzino non aspetta certo un vero processo, prima di incriminare il poliziotto...e non in pochi "giustificano" apertamente o velatamente l'aggressione indiscriminata alle forze dell'ordine e "capiscono" la (indegna) rivolta di queste ore.
[io mi domando: dove sono queste rivolte quando ad ammazzare è la camorra?]

Chi difende il poliziotto il processo non lo vuole proprio: hanno ucciso un criminale, bene così!
Che non sia ammissibile che un ragazzo di 17 anni, disarmato, venga bloccato ed ammazzato dal fin troppo consueto "colpo accidentale", non sfiora la mente di nessuno.
Che un omicidio resti tale, anche e a maggior ragione se ad uccidere è una persona in divisa, non sfiora l'idea del partito del "sono con le forze dell'ordine a prescindere".
A prescindere dal fatto che uno non si ferma ad un Alt, disarmato, e viene ammazzato come un cane?
Perché non aveva il patentino, erano in 3, magari avevano pure i capelli rasta?
Allucinante.

Allucinanti tutti, i tifosi della curva A come della Curva B. Distribuite le bandiere ed andate allo stadio, quello è il vostro posto.
Hector_Franz
00sabato 6 settembre 2014 15:26
Personalmente ritengo che solo dopo che si sarà riusciti a comprendere cosa realmente è successo (se ciò avverrà, ovviamente), sarà realmente possibile commentare quanto accaduto.

Qualcosa però è sicuro, secondo me:

- E' sicuro che la vita di un diciassettenne si è spenta tragicamente ... una cosa che non dovrebbe mai accadere;
- E' sicuro che la vita della famiglia del ragazzo è stata stravolta ... da una cosa del genere non ci si riprende mai, secondo me;
- E' sicuro che la vita del carabiniere che ha sparato è stata completamente stravolta (come scritto prima, solo dopo si potrà capire se per "caso" o per "volontà" ... per ora, ripeto, non ci si può esprimere);
- E' sicuro che parte della gente ha perso fiducia nelle istituzioni ... alcune dichiarazioni rilasciate da abitanti del luogo sono terribili. E' sicuro che le stesse istituzioni devono fare il possibile per far luce su quanto accaduto, per fare giustizia e per dimostrare che lo Stato fa il lavoro ... da Stato.
-E' sicuro che, con l'omicidio di Davide, hanno perso tutti.

Questa è solo la mia opinione
Paperino!
00sabato 6 settembre 2014 19:39
Roberto Saviano
Sta affondando l’Italia, a stento respira. E affonda come sempre da Sud.


Il pianto della famiglia di Davide ci parla di un male antico, non solo il dolore, quello reale, per la perdita di un figlio, ma la necessità di doverlo mettere in scena come unico strumento rimasto per attirare attenzione e per chiedere giustizia.
Il dolore nella mia terra non è mai privato, è un dolore costretto alla teatralità per provare a essere accolto. E senta il governo intero, il peso delle parole della cugina di Davide: “La camorra non avrebbe mai ucciso un ragazzo di 16 anni, lo Stato sì”. Parole ingenue, false, ma difficili da sopportare. Lei non sa che la camorra ha ucciso e uccide ragazzi e bambini di ogni età. La sua ingenuità dimostra però che di camorra bisogna parlare, che il silenzio porta a equivoci di questo genere, equivoci di cui godono i clan. “La camorra ci protegge, lo Stato no” ripetono al Rione Traiano.
“Le mafie fanno il loro lavoro, mentre voi istituzioni, voi pubbliche persone mentite, rubate, oltraggiate. Voi, i veri criminali”, ecco cosa drammaticamente leggo ogni giorno in decine di blog, in migliaia di commenti. La tragedia è accorgersene solo quando muore un ragazzino ucciso da un carabiniere. È sempre stato così: c’è bisogno di sangue per ricordare che dall’inferno a Napoli non si è mai usciti.
Suprema.Moltheni
00sabato 6 settembre 2014 20:00

07 Gennaio 2014


I poliziotti avevano fermato per un controllo tre ragazzi che viaggiavano in sella a uno scooter nel quartiere Gianturco
È ormai una caccia all’uomo quella iniziata la scorsa notte dopo che, nel corso di un conflitto a fuoco, sono stati feriti due agenti. I poliziotti avevano fermato per un controllo tre persone che viaggiavano in sella a uno scooter. Una delle vittime è ricoverata nell’ospedale Loreto Mare, l’altra è rimasta ferita di striscio a un braccio. L’episodio è avvenuto in via Gianturco, all’angolo del rione Luzzatti.

Il conflitto a fuoco sarebbe avvenuto al termine di un lungo inseguimento, cominciato quando la pattuglia della polizia di Stato del commissariato di Poggioreale ha intimato l’alt alle tre persone che viaggiavano a bordo di una Yamaha. A un certo punto è sembrato che i tre si fermassero per farsi controllare e invece è cominciato il conflitto a fuoco. Alcuni colpi hanno raggiunto anche la carrozzeria dell’autovettura della polizia. Sul posto sono stati rinvenuti quattro bossoli; il proiettile che ha ferito i due poliziotti è lo stesso che ha colpito di striscio al braccio uno dei due per poi conficcarsi nel fianco del collega che era alla guida. I proiettili sparati hanno provocato fori sullo sportello della volante (dal lato del passeggero) e sullo specchietto retrovisore. Lo scooter in sella al quale si trovavano i tre, trovato poco lontano dal luogo della sparatoria, è risultato rubato. Intanto, sono in corso le ricerche dei tre coinvolti nella sparatoria.

Uno dei due poliziotti è stato raggiunto al torace da un colpo di pistola e, una volta al nosocomio, è stato sottoposto a intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile dal costato. La prognosi resta riservata ma il poliziotto è cosciente e ha ricevuto la visita del questore del capoluogo partenopeo Guido Maria Marino. L’assistente capo è attualmente ricoverato nel reparto di chirurgia, ma secondo i medici che lo hanno in cura, non sembra essere in pericolo di vita.

Intanto il capo della Polizia, Alessandro Pansa, si è recato a Napoli per un incontro già programmato in Questura e ha visitato l’agente ferito. “L’ho trovato in ottime condizioni - ha detto Pansa - fortunatamente le sue ferite non sono gravi e credo che in breve tempo uscirà dall'ospedale». Il Capo della Polizia è stato accompagnato nella visita dal questore Marino.


Vorrei capire perchè gli abitanti del quartiere Gianturco non abbiano organizzato una manifestazione per i poliziotti.
E' questo il problema di questa città, non serve l'esercito, non servono Amministratori o "cure" per la Camorra, non servono altri martiri, serve sradicare l'idea malsana che vede nelle Istituzioni il "nemico" numero 1. Non si può morire a 16 anni per questo, sono d'accordo, il carabiniere ha sbagliato e pagherà ne sono certa, la giustizia farà il suo corso. Ma non posso sopportare che vengano devastate 6 auto dei Carabinieri, mentre quando c'è una vittima innocente della Camorra tutti si chiudono in casa. La mafia è arrivata a Roma, nelle Istituzioni sono d'accordo, ma siamo un popolo che è riuscito a cacciare i tedeschi in 4 giorni, noi in un mese potremmo liberarci della Camorra almeno di buona parte, basterebbe la buona volontà di tutti. Invece no, è più facile deridere o insultare il "carramba". Ogni sera quando torno dallo studio ed è già buio, per tornare a casa dalla metro devo attraversare un viale lunghissimo, poco illuminato, nel cuore di Scampia, sono 20 minuti lunghissimi.... Le volte che non ho il cuore in gola è quando vedo l'auto dei Carabinieri o della Polizia di pattuglia. Ricordo che avevo io 16 anni e il mio ex fidanzato 20, eravamo a Scampia, probabilmente cercavano qualcuno con la stessa macchina ci fermarono e il carabiniere si avvicinò allo sportello con la mano sulla fondina. Non insultai il carabiniere, non pensai dopo che era stato uno stronzo perché mi aveva spaventato, non stava facendo altro che proteggere le persone perbene come me. Queste giornate dovrebbero essere solo di silenzio e lacrime, ma vedo solo odio e rabbia che può portare solo ad altro male.
idina
00sabato 6 settembre 2014 20:59
Re:
Suprema.Moltheni, 06/09/2014 20:00:


07 Gennaio 2014


I poliziotti avevano fermato per un controllo tre ragazzi che viaggiavano in sella a uno scooter nel quartiere Gianturco
È ormai una caccia all’uomo quella iniziata la scorsa notte dopo che, nel corso di un conflitto a fuoco, sono stati feriti due agenti. I poliziotti avevano fermato per un controllo tre persone che viaggiavano in sella a uno scooter. Una delle vittime è ricoverata nell’ospedale Loreto Mare, l’altra è rimasta ferita di striscio a un braccio. L’episodio è avvenuto in via Gianturco, all’angolo del rione Luzzatti.

Il conflitto a fuoco sarebbe avvenuto al termine di un lungo inseguimento, cominciato quando la pattuglia della polizia di Stato del commissariato di Poggioreale ha intimato l’alt alle tre persone che viaggiavano a bordo di una Yamaha. A un certo punto è sembrato che i tre si fermassero per farsi controllare e invece è cominciato il conflitto a fuoco. Alcuni colpi hanno raggiunto anche la carrozzeria dell’autovettura della polizia. Sul posto sono stati rinvenuti quattro bossoli; il proiettile che ha ferito i due poliziotti è lo stesso che ha colpito di striscio al braccio uno dei due per poi conficcarsi nel fianco del collega che era alla guida. I proiettili sparati hanno provocato fori sullo sportello della volante (dal lato del passeggero) e sullo specchietto retrovisore. Lo scooter in sella al quale si trovavano i tre, trovato poco lontano dal luogo della sparatoria, è risultato rubato. Intanto, sono in corso le ricerche dei tre coinvolti nella sparatoria.

Uno dei due poliziotti è stato raggiunto al torace da un colpo di pistola e, una volta al nosocomio, è stato sottoposto a intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile dal costato. La prognosi resta riservata ma il poliziotto è cosciente e ha ricevuto la visita del questore del capoluogo partenopeo Guido Maria Marino. L’assistente capo è attualmente ricoverato nel reparto di chirurgia, ma secondo i medici che lo hanno in cura, non sembra essere in pericolo di vita.

Intanto il capo della Polizia, Alessandro Pansa, si è recato a Napoli per un incontro già programmato in Questura e ha visitato l’agente ferito. “L’ho trovato in ottime condizioni - ha detto Pansa - fortunatamente le sue ferite non sono gravi e credo che in breve tempo uscirà dall'ospedale». Il Capo della Polizia è stato accompagnato nella visita dal questore Marino.


Vorrei capire perchè gli abitanti del quartiere Gianturco non abbiano organizzato una manifestazione per i poliziotti.
E' questo il problema di questa città, non serve l'esercito, non servono Amministratori o "cure" per la Camorra, non servono altri martiri, serve sradicare l'idea malsana che vede nelle Istituzioni il "nemico" numero 1. Non si può morire a 16 anni per questo, sono d'accordo, il carabiniere ha sbagliato e pagherà ne sono certa, la giustizia farà il suo corso. Ma non posso sopportare che vengano devastate 6 auto dei Carabinieri, mentre quando c'è una vittima innocente della Camorra tutti si chiudono in casa. La mafia è arrivata a Roma, nelle Istituzioni sono d'accordo, ma siamo un popolo che è riuscito a cacciare i tedeschi in 4 giorni, noi in un mese potremmo liberarci della Camorra almeno di buona parte, basterebbe la buona volontà di tutti. Invece no, è più facile deridere o insultare il "carramba". Ogni sera quando torno dallo studio ed è già buio, per tornare a casa dalla metro devo attraversare un viale lunghissimo, poco illuminato, nel cuore di Scampia, sono 20 minuti lunghissimi.... Le volte che non ho il cuore in gola è quando vedo l'auto dei Carabinieri o della Polizia di pattuglia. Ricordo che avevo io 16 anni e il mio ex fidanzato 20, eravamo a Scampia, probabilmente cercavano qualcuno con la stessa macchina ci fermarono e il carabiniere si avvicinò allo sportello con la mano sulla fondina. Non insultai il carabiniere, non pensai dopo che era stato uno stronzo perché mi aveva spaventato, non stava facendo altro che proteggere le persone perbene come me. Queste giornate dovrebbero essere solo di silenzio e lacrime, ma vedo solo odio e rabbia che può portare solo ad altro male.



Io posso essere anche d'accordo con tutte queste parole, fatto sta che spesso, i poliziotti o comunque gli appartenenti all'arma, giocano a "fare gli sceriffi", credendo che avendo una divisa, tutto gli sia concesso. Non è concepibile per nessuna ragione la morte di un ragazzo per mano di un rappresentante dello stato. Si possono scrivere fiumi d'inchiostro, ma non è concepibile questo.
Quanto alle manifestazioni ed i disordini che ci sono stati oggi in quel rione, credo che, spesso e purtroppo, per attirare l'attenzione, l'unico modo sia quello di fare, appunto"casino", Creare scompiglio. E' questa la realtà in cui viviamo.
Quando nel mio quartiere venne aperta una discarica, l'unico modo per attirare l'attenzione, (ripeto) purtroppo fu quello di farci caricare da quei poliziotti che avevano poco più della mia età, ancora, fu quello di mettere a ferro e fuoco il quartiere. Purtroppo. E noi, eravamo tutte persone che odiano la camorra, oneste.
Io non sono una comunistella che odia le istituzioni, ma spesso queste istituzioni non sono migliori della "gentaglia" che per difendere i propri diritti viene massacrata da quei poliziotti che lavorano magari senza mezzi e risorse che lo stesso stato che rappresentano dovrebbe fornire loro, ma che, però, avendo un ruolo istituzionale, devono lavorare in maniera corretta e non assolutamente uccidere una persona. E' il loro ruolo, se non sanno farlo, facessero altro.


Perché poi, alla fini fine, nei disordini vedi un pò, sono sempre i poliziotti a restare feriti, anche se spesso hanno casco, scudo e giubbotto antiproiettile. Ma che cosa strana. Ripeto, non sono contro le istituzioni, ma queste, dovrebbero rappresentare meglio i loro cittadini.


Suprema.Moltheni
00sabato 6 settembre 2014 21:34
Re: Re:
idina, 06/09/2014 20:59:



Io posso essere anche d'accordo con tutte queste parole, fatto sta che spesso, i poliziotti o comunque gli appartenenti all'arma, giocano a "fare gli sceriffi", credendo che avendo una divisa, tutto gli sia concesso. Non è concepibile per nessuna ragione la morte di un ragazzo per mano di un rappresentante dello stato. Si possono scrivere fiumi d'inchiostro, ma non è concepibile questo.
Quanto alle manifestazioni ed i disordini che ci sono stati oggi in quel rione, credo che, spesso e purtroppo, per attirare l'attenzione, l'unico modo sia quello di fare, appunto"casino", Creare scompiglio. E' questa la realtà in cui viviamo.
Quando nel mio quartiere venne aperta una discarica, l'unico modo per attirare l'attenzione, (ripeto) purtroppo fu quello di farci caricare da quei poliziotti che avevano poco più della mia età, ancora, fu quello di mettere a ferro e fuoco il quartiere. Purtroppo. E noi, eravamo tutte persone che odiano la camorra, oneste.
Io non sono una comunistella che odia le istituzioni, ma spesso queste istituzioni non sono migliori della "gentaglia" che per difendere i propri diritti viene massacrata da quei poliziotti che lavorano magari senza mezzi e risorse che lo stesso stato che rappresentano dovrebbe fornire loro, ma che, però, avendo un ruolo istituzionale, devono lavorare in maniera corretta e non assolutamente uccidere una persona. E' il loro ruolo, se non sanno farlo, facessero altro.


Perché poi, alla fini fine, nei disordini vedi un pò, sono sempre i poliziotti a restare feriti, anche se spesso hanno casco, scudo e giubbotto antiproiettile. Ma che cosa strana. Ripeto, non sono contro le istituzioni, ma queste, dovrebbero rappresentare meglio i loro cittadini.





Non è concepibile questo l'ho sottolineato più volte, ma vediamo sempre e solo i casi in cui sbagliano, mai la stragrande maggioranza delle volte che carabinieri, polizia e guardia di finanza fanno il loro dovere egregiamente. Ottimo spunto quelle delle manifestazioni, ma sinceramente essere di sinistra non significa vedere il demonio nelle forze dell'ordine alle manifestazioni. Io manifesto una mia idea, faccio un corteo, vengono chiamati i poliziotti a tutela dell'ordine pubblico. Ora, tra tanti c'è gente di merda, gente che carica i ragazzi per nulla, è uno schifo e non meritano la divisa che indossano. Ma tra i tanti manifestanti quanti esaltati con il volto coperto, rovinano manifestazioni giuste mettendo a ferro e a fuoco un quartiere, devastando vetrine di negozi di poveri cristi?
Però le forze dell'Ordine ci fanno comodo, cerchiamo il loro aiuto quando ci succede qualcosa, quando ci rubano l'auto, quando ci scippano, quando ci svuotano casa, quando qualcuno ci aggredisce, corriamo da loro... e certo loro fanno "solo il loro dovere"; al rione Luzzati mi è stata puntata una pistola in faccia, e ti posso assicurare che non era un giocattolo, si sono presi la moto di un mio amico, quando è passata la volante dei poliziotti pochi minuti dopo ,li abbiamo visti come "salvatori", Lo hanno preso e identificato subito...però fanno "solo il loro dovere". Non sto affatto sminuendo ciò che è successo, è sbagliato, è un orrore, vorrei però la stessa reazione da parte dei miei concittadini quando i camorristi ammazzano un povero innocente. Tutto qui.
iudicium
00sabato 6 settembre 2014 21:40
Re: Re:
idina, 06/09/2014 20:59:



Io posso essere anche d'accordo con tutte queste parole, fatto sta che spesso, i poliziotti o comunque gli appartenenti all'arma, giocano a "fare gli sceriffi", credendo che avendo una divisa, tutto gli sia concesso. Non è concepibile per nessuna ragione la morte di un ragazzo per mano di un rappresentante dello stato. Si possono scrivere fiumi d'inchiostro, ma non è concepibile questo.
Quanto alle manifestazioni ed i disordini che ci sono stati oggi in quel rione, credo che, spesso e purtroppo, per attirare l'attenzione, l'unico modo sia quello di fare, appunto"casino", Creare scompiglio. E' questa la realtà in cui viviamo.
Quando nel mio quartiere venne aperta una discarica, l'unico modo per attirare l'attenzione, (ripeto) purtroppo fu quello di farci caricare da quei poliziotti che avevano poco più della mia età, ancora, fu quello di mettere a ferro e fuoco il quartiere. Purtroppo. E noi, eravamo tutte persone che odiano la camorra, oneste.
Io non sono una comunistella che odia le istituzioni, ma spesso queste istituzioni non sono migliori della "gentaglia" che per difendere i propri diritti viene massacrata da quei poliziotti che lavorano magari senza mezzi e risorse che lo stesso stato che rappresentano dovrebbe fornire loro, ma che, però, avendo un ruolo istituzionale, devono lavorare in maniera corretta e non assolutamente uccidere una persona. E' il loro ruolo, se non sanno farlo, facessero altro.


Perché poi, alla fini fine, nei disordini vedi un pò, sono sempre i poliziotti a restare feriti, anche se spesso hanno casco, scudo e giubbotto antiproiettile. Ma che cosa strana. Ripeto, non sono contro le istituzioni, ma queste, dovrebbero rappresentare meglio i loro cittadini.





Siamo in uno Stato di Polizia? Niente affatto! Gli uomini in divisa fanno il loro lavoro, lavorano 24/24 per proteggerci, e rischiano la vita per un misero stipendio, non dimentichiamolo.
Chiediamoci piuttosto come mai alle tre di notte tre persone sul motorino, in una zona altamente a rischio, non si sono fermati all'alt? Non fermandosi hanno messo in conto il rischio di tutte le conseguenze che potevano derivare (inseguimento, colluttazione, colpo di pistola accidentale). Sarà la magistratura a stabilire la dinamica dei fatti ed a processare. Siamo tutti bravi a colpevolizzare ed a sentenziare. Siamo addolorati per la morte del ragazzo ma questo non può giustificare gli insulti e gli scontri contro chi per mestiere ci protegge.
idina
00sabato 6 settembre 2014 21:53
Re: Re: Re:
Suprema.Moltheni, 06/09/2014 21:34:



Non è concepibile questo l'ho sottolineato più volte, ma vediamo sempre e solo i casi in cui sbagliano, mai la stragrande maggioranza delle volte che carabinieri, polizia e guardia di finanza fanno il loro dovere egregiamente. Ottimo spunto quelle delle manifestazioni, ma sinceramente essere di sinistra non significa vedere il demonio nelle forze dell'ordine alle manifestazioni. Io manifesto una mia idea, faccio un corteo, vengono chiamati i poliziotti a tutela dell'ordine pubblico. Ora, tra tanti c'è gente di merda, gente che carica i ragazzi per nulla, è uno schifo e non meritano la divisa che indossano. Ma tra i tanti manifestanti quanti esaltati con il volto coperto, rovinano manifestazioni giuste mettendo a ferro e a fuoco un quartiere, devastando vetrine di negozi di poveri cristi?
Però le forze dell'Ordine ci fanno comodo, cerchiamo il loro aiuto quando ci succede qualcosa, quando ci rubano l'auto, quando ci scippano, quando ci svuotano casa, quando qualcuno ci aggredisce, corriamo da loro... e certo loro fanno "solo il loro dovere"; al rione Luzzati mi è stata puntata una pistola in faccia, e ti posso assicurare che non era un giocattolo, si sono presi la moto di un mio amico, quando è passata la volante dei poliziotti pochi minuti dopo ,li abbiamo visti come "salvatori", Lo hanno preso e identificato subito...però fanno "solo il loro dovere". Non sto affatto sminuendo ciò che è successo, è sbagliato, è un orrore, vorrei però la stessa reazione da parte dei miei concittadini quando i camorristi ammazzano un povero innocente. Tutto qui.



I tuoi concittadini non avranno mai la reazione che cerchi perché spesso la camorra dà loro da vivere, o semplicemente perché hanno paura di reagire. Se la camorra dà loro da vivere, probabilmente è perché questo stato non è in grado di tutelare le loro esigenze, è assente . Si ritorna dunque al discorso di prima.
A me dispiace che ti sia stata puntata una pistola contro, ma tutto dipende dalla assenza di uno stato sociale che dovrebbe tutelare e fornire aiuto magari alla stessa persona che va facendo rapine. Io non giustifico il rapinatore, ma se ci pensi, probabilmente la delinquenza è il derivato di uno stato assente, mediocre.
Il poliziotto, fa il suo dovere e spesso si trova nelle manifestazioni a dover fronteggiare per pochi euro al mese un ragazzo che rompe le vetrine, quello di cui parlavi tu. Ma, per quanto mi riguarda, essendo poliziotto non può sparare a quel ragazzo, a meno che, non sia per legittima difesa. Ma deve essere legittima difesa.

Uno stato di diritto deve avere le forze dell'ordine, esse, non "ci fanno comodo" , come dici tu, esse sono parte integrante di questo stato. Ma se sbagliano, devono pagare ancor di più rispetto ad un comune cittadino, perché esse, rappresentano lo stato; ne deriva, che non mi meraviglio se c'è tanto rumore laddove "lo stato" spari un ragazzo di 17 anni, rispetto a quando un poliziotto, purtroppo viene ferito. Lui, il poliziotto è un povero cristo che vive con poco al mese, e che in ogni manifestazione "va a fare la guerra" contro i no global e compagniabella, ma lui rappresenta lo stato, ed è un rischio che corre. Perché, se non si facesse tanto rumore, quando un poliziotto spara ad un ragazzo inerme, vorrebbe dire passare da uno stato di diritto ad uno stato di polizia, dove all'Agente che rappresenta il potere "sovrano" tutto è concesso.
idina
00sabato 6 settembre 2014 21:59
Re: Re: Re:
iudicium, 06/09/2014 21:40:



Siamo in uno Stato di Polizia? Niente affatto! Gli uomini in divisa fanno il loro lavoro, lavorano 24/24 per proteggerci, e rischiano la vita per un misero stipendio, non dimentichiamolo.
Chiediamoci piuttosto come mai alle tre di notte tre persone sul motorino, in una zona altamente a rischio, non si sono fermati all'alt? Non fermandosi hanno messo in conto il rischio di tutte le conseguenze che potevano derivare (inseguimento, colluttazione, colpo di pistola accidentale). Sarà la magistratura a stabilire la dinamica dei fatti ed a processare. Siamo tutti bravi a colpevolizzare ed a sentenziare. Siamo addolorati per la morte del ragazzo ma questo non può giustificare gli insulti e gli scontri contro chi per mestiere ci protegge.




Iudicium, non avevo letto quello che hai scritto, comunque la mia risposta l'ho data adesso rispondendo a Suprema M.
Suprema.Moltheni
00sabato 6 settembre 2014 22:22
Re: Re: Re: Re:
idina, 06/09/2014 21:53:



I tuoi concittadini non avranno mai la reazione che cerchi perché spesso la camorra dà loro da vivere, o semplicemente perché hanno paura di reagire. Se la camorra dà loro da vivere, probabilmente è perché questo stato non è in grado di tutelare le loro esigenze, è assente . Si ritorna dunque al discorso di prima.
A me dispiace che ti sia stata puntata una pistola contro, ma tutto dipende dalla assenza di uno stato sociale che dovrebbe tutelare e fornire aiuto magari alla stessa persona che va facendo rapine. Io non giustifico il rapinatore, ma se ci pensi, probabilmente la delinquenza è il derivato di uno stato assente, mediocre.





Sulla seconda parte, non comprendi che sono d'accordo con te, non si spara per questo, ma la prima parte del tuo discorso è retorica che andava bene negli anni 80. La mediocrità di uno Stato non giustifica la delinquenza, qua non stiamo parlando di un pensionato che ruba al supermercato, o una mamma che ruba un po' di latte per i figli, allora certo, lì il reato si scontra con la dura realtà. Ma non si diventa rapinatori o camorristi perché lo Stato è assente, lo si diventa perché si preferisce il guadagno facile, dove invece di andare a lavare i piatti si preferisce puntare una pistola e sparare a qualcuno, si preferisce rischiare di passare la vita in galera o da latitante ( sempre che non ti uccida qualcuno del tuo clan o del clan avversario). Io conosco ragazzi di Scampia, Ponticelli, Barra, San Giovanni che non ci mangiano con la Camorra, perché se sei una persona perbene non diventi deliquente. Vallo a dire alla sorella di Gianluca Cimminiello, alla fidanzata o alla madre di Pasquale Romano, ai figli di Mariano Bottari, ad Alessandra Clemente assessore del Comune di Napoli figlia di Silvia Ruotolo, che hanno perso i propri familiari perché è solo colpa dell'assenza dello Stato, lo Stato è mediocre, quei delinquenti hanno l'alibi sociale e Napoli e il Sud su questo alibi ci possono campare altri secoli.

Luciano De Crescenzo già evidenziò a suo tempo questo fantomatico "alibi sociale":

idina
00sabato 6 settembre 2014 22:37
Re: Re: Re: Re: Re:
Suprema.Moltheni, 06/09/2014 22:22:




Sulla seconda parte, non comprendi che sono d'accordo con te, non si spara per questo, ma la prima parte del tuo discorso è retorica che andava bene negli anni 80. La mediocrità di uno Stato non giustifica la delinquenza, qua non stiamo parlando di un pensionato che ruba al supermercato, o una mamma che ruba un po' di latte per i figli, allora certo, lì il reato si scontra con la dura realtà. Ma non si diventa rapinatori o camorristi perché lo Stato è assente, lo si diventa perché si preferisce il guadagno facile, dove invece di andare a lavare i piatti si preferisce puntare una pistola e sparare a qualcuno, si preferisce rischiare di passare la vita in galera o da latitante ( sempre che non ti uccida qualcuno del tuo clan o del clan avversario). Io conosco ragazzi di Scampia, Ponticelli, Barra, San Giovanni che non ci mangiano con la Camorra, perché se sei una persona perbene non diventi deliquente. Vallo a dire alla sorella di Gianluca Cimminiello, alla fidanzata o alla madre di Pasquale Romano, ai figli di Mariano Bottari, ad Alessandra Clemente assessore del Comune di Napoli figlia di Silvia Ruotolo, che hanno perso i propri familiari perché è solo colpa dell'assenza dello Stato, lo Stato è mediocre, quei delinquenti hanno l'alibi sociale e Napoli e il Sud su questo alibi ci possono campare altri secoli.

Luciano De Crescenzo già evidenziò a suo tempo questo fantomatico "alibi sociale":




Il mio discorso non mira a giustificare i delinquenti. Io sono la prima a condannare chi preferisce il guadagno facile e compagniabella. Vedi bene che quello che dico, non è retorica, perché credo che quando in una periferia svantaggiata e abbandonata da tutto e tutti un bambino nasce con padre disoccupato che magari è stato in una galera che non lo ha risocializzato ma lo ha "arraggiato" ancora di più, è molto probabile che quel bambino delinquerà come il padre. Perché nessuno lo ha aiutato.
Ripeto che non giustifico il camorrista, ma spesso chi delinque lo fa perché non arriva alla fine del mese. Perché anche se cerca lavoro, è impossibile anche lavare i piatti nel retro bottega del ristorane dove lo stipendiano con quattro soldi, perché ci sarà qualcuno che ha già preso il suo posto, spesso, cara mia, vi è una guerra tra poveri.
Questi poveri molto probabilmente finiranno per delinquere, per l'assenza di possibilità che il paese non fornisce loro.
Come mi spieghi l'assenza di tanta delinquenza in paesi come la Svezia, Finlandia? probabilmente perché lì, lo stato fa il suo dovere.
Io ripeto per la terza volta, non giustifico i camorristi e la mentalità mafiosa, ma garda bene che questa "piovra" con i suoi tentacoli spesso è l'unico rifugio per gli affamati. Che diventeranno camorristi e gente schifosa, ma probabilmente perché sono nati emarginati sociali. E resteranno tali. Saranno prepotenti e moriranno tali, ma loro sono il risultato di una società mediocre, dove alcuni poveri si accontentano di morire di fame, altri, (e parlo dei camorristi), si accontentano di morire ammazzati.

Così parlo bellavista l'ho visto cento volte, posso recitartelo a memoria, ma non è questo il punto.

iudicium
00domenica 7 settembre 2014 13:53
Re: Re: Re: Re: Re:
Suprema.Moltheni, 06/09/2014 22:22:




Sulla seconda parte, non comprendi che sono d'accordo con te, non si spara per questo, ma la prima parte del tuo discorso è retorica che andava bene negli anni 80. La mediocrità di uno Stato non giustifica la delinquenza, qua non stiamo parlando di un pensionato che ruba al supermercato, o una mamma che ruba un po' di latte per i figli, allora certo, lì il reato si scontra con la dura realtà. Ma non si diventa rapinatori o camorristi perché lo Stato è assente, lo si diventa perché si preferisce il guadagno facile, dove invece di andare a lavare i piatti si preferisce puntare una pistola e sparare a qualcuno, si preferisce rischiare di passare la vita in galera o da latitante ( sempre che non ti uccida qualcuno del tuo clan o del clan avversario). Io conosco ragazzi di Scampia, Ponticelli, Barra, San Giovanni che non ci mangiano con la Camorra, perché se sei una persona perbene non diventi deliquente. Vallo a dire alla sorella di Gianluca Cimminiello, alla fidanzata o alla madre di Pasquale Romano, ai figli di Mariano Bottari, ad Alessandra Clemente assessore del Comune di Napoli figlia di Silvia Ruotolo, che hanno perso i propri familiari perché è solo colpa dell'assenza dello Stato, lo Stato è mediocre, quei delinquenti hanno l'alibi sociale e Napoli e il Sud su questo alibi ci possono campare altri secoli.

Luciano De Crescenzo già evidenziò a suo tempo questo fantomatico "alibi sociale":




La criminalità non può mai essere giustificata, respingo "l'alibi sociale", altrimenti in questo particolare momento storico di crisi economica avremo tutti "l'alibi sociale" e saremo tutti potenziali criminali. La violenza comunque non ha nessun alibi, è violenza e basta. Se la tragedia che stiamo commentando è stata causata accidentalmente, resta un dramma umano, e le forze dell'ordine hanno agito nel compimento di un loro dovere. Se diversamente, nel compimento del loro dovere, hanno abusato del loro potere (ed è solo la magistratura che può stabilirlo), è chi ha abusato del suo potere a rispondere e non l'intera Istituzione.

iudicium
00domenica 7 settembre 2014 14:04
Re: Re: Re: Re:
idina, 06/09/2014 21:59:




Iudicium, non avevo letto quello che hai scritto, comunque la mia risposta l'ho data adesso rispondendo a Suprema M.




Non preoccuparti, non ti citerò per copyright. Ciao.
Paperino!
00domenica 7 settembre 2014 16:13
Che lo Stato in molte zone, in molti quartieri, sia assente ed abbia abdicato totalmente al suo ruolo, è vero.
Che lo Stato sia corrotto a livello Nazionale, e che quindi crei attraverso la sua corruzione una disparità sociale (tra chi è amico degli amici e chi è fuori della cerchia, tra chi accede a innumerevoli benefici ed opportunità di guadagno e chi invece è strozzato da un sistema fiscale necessario a mantenere intatte le stesse abitudini corruttive, estorsive, clientelari che sono alla base della politica) a livello nazionale, anche questo è vero.

C'è uno Stato che aiuta poco, e lo fa male.
Alcuni trovano autostrade spianate davanti, appalti, impunità giuridica etc etc...
Altri non riescono nemmeno ad arrangiarsi con una bancarella perché vengono fermati attraverso mille intoppi burocratici pure per una licenza. Poi arriva la persona giusta, e dove tu non hai potuto mettere nemmeno una bancarella, si piazza con gazebo, tavolini, strutture fisse, e trova una strada spianata di autorizzazioni e agevolazioni.

Questo Stato, che gestisce male l'Italia, e abbandona totalmente alcune zone specifiche al loro destino, lasciando che marciscano nel loro degrado sociale, è sicuramente responsabile della criminalità che vi pullula.

Detto questo, che è vero, poi bisogna pur affrontare il problema. Nulla giustifica il criminale.
Una volta che la criminalità si è manifestata, essa può essere solo combattuta per quello che è: un cancro.
Dinanzi alla criminalità, non è più il tempo di fare discorsi retorici sulle mancanze dello Stato. Essi valgono per il criminale, per l'imprenditore in difficoltà, così come per tutti gli altri che vivono le difficoltà e gli stenti, le famiglie disagiate e i parenti in galera. Valgono per tutti. Eppure non tutti prendono pistole ed ammazzano la gente: vorrà dire che una possibilità di scelta pur resta. Vorrà dire che un criminale va combattuto in sé, rimandando i discorsi sulle mancanze dello Stato ad altre situazioni (fallimenti, gente che ha raptus di follia, suicidi, fenomeni di evasione fiscale delle piccole e medie imprese per "sopravvivenza economica" etc etc).

L'alibi sociale di chi prende una pistola e ammazza altra povera gente non esisterà mai.
Paperino!
00domenica 7 settembre 2014 16:23
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
iudicium, 07/09/2014 13:53:



La criminalità non può mai essere giustificata, respingo "l'alibi sociale", altrimenti in questo particolare momento storico di crisi economica avremo tutti "l'alibi sociale" e saremo tutti potenziali criminali. La violenza comunque non ha nessun alibi, è violenza e basta. Se la tragedia che stiamo commentando è stata causata accidentalmente, resta un dramma umano, e le forze dell'ordine hanno agito nel compimento di un loro dovere. Se diversamente, nel compimento del loro dovere, hanno abusato del loro potere (ed è solo la magistratura che può stabilirlo), è chi ha abusato del suo potere a rispondere e non l'intera Istituzione.





[SM=g2725274]

C'è stata un'invasione su facebook di orde appartenenti a due partiti: 1) Io sono con le forze dell'ordine a prescindere, hanno fatto bene ad ammazzare un cirminale;
2) Hanno ammazzato un ragazzino che poteva essere uno di noi, uno dei tanti del quartiere, il problema è la presenza delle forze dell'ordine, ce ne vorrebbe mooolta di meno!!!

Entrambi i partiti hanno la loro verità a prescindere. Nessuno che si preoccupi di attendere le indagini per capire i fatti. Comunque sia andata, per i primi è fatto tutto bene.
Per i secondi il "ragazzino" è uno di noi e contro la polizia bisogna manifestare, meglio ancora se sparisse.

Speriamo solo che ricominci presto il campionato, così almeno gli mettiamo una bandierina in mano e li mandiamo a fare gli imbecilli allo stadio, gli uni e gli altri...


idina
00domenica 7 settembre 2014 16:38
Qui nessuno giustifica il criminale e nessuno si vuole aggrappare ad un alibi sociale. Semplicemente ritengo che per molti premere un grilletto perché non arrivano alla fine del mese, nella loro mente è l'unica strada percorribile. E, quella che qui viene chiamata retorica, in questo discorso mira a spiegare
la fonte di tanto male e degrado. Spiegazione che non sto qui a ripetere.

Quanto a coloro che, senza guardare i fatti a 360 gradi non fanno altro che dividersi nelle due fazioni sopra dette, si tratta semplicemente di ristrettezza mentale o meglio, di estremismi inaccettabili.
Di certo le mie parole non stavano a favore né dell'una fazione né dell'altra.
latte++
00domenica 7 settembre 2014 18:39
«L'identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell'altra notte».

Usa parole durissime nei confronti di Davide Bifolco. È Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a Napoli, poi senatore e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli), oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). Giudizi che posta su facebook e che rivendica pienamente. A suo giudizio il carabiniere che ha sparato «è la sola è unica vittima di quanto è accaduto». Una «vittima del suo senso del dovere - prosegue Bobbio - e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità». Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di «conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l'arroganza del suo potere».

A suo giudizio «giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita». Per il giudice «quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all'alt facendosi inseguire a folle velocità». Bobbio sostiene che «il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto».

E ancor di più «i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza». Secondo Bobbio «il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. È quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l'origine di episodi come quello in questione».


Il mattino
Suprema.Moltheni
00domenica 7 settembre 2014 19:04
Re:
latte++, 07/09/2014 18:39:

«L'identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell'altra notte».

Usa parole durissime nei confronti di Davide Bifolco. È Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a Napoli, poi senatore e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli), oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). Giudizi che posta su facebook e che rivendica pienamente. A suo giudizio il carabiniere che ha sparato «è la sola è unica vittima di quanto è accaduto». Una «vittima del suo senso del dovere - prosegue Bobbio - e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità». Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di «conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l'arroganza del suo potere».

A suo giudizio «giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita». Per il giudice «quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all'alt facendosi inseguire a folle velocità». Bobbio sostiene che «il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto».

E ancor di più «i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza». Secondo Bobbio «il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. È quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l'origine di episodi come quello in questione».


Il mattino




Ecco cosa intendeva Paperino per "fazioni", comunque per quanto sia sbagliato tutto, circolare su una moto senza casco e non fermarsi all'Alt ciò non toglie che non era uno spacciatore e seppure lo fosse stato, è l'arresto la risposta ad un reato non la morte così. Teppisti, persone che devono essere altrettanto puniti, gente che usa la morte di un adolescente come spunto per sputare sulle forze dell'Ordine, quelli sono il cancro della città.

comunque posto un bel articolo di Arnaldo Capezzuto:

C’è una rabbia comprensibile e umana al rione Traiano ma l’assurda tragedia di Davide Bifolco, il 17enne ucciso “accidentalmente” da un carabiniere non deve assolutamente trasformarsi in una occasione per consentire a un pezzo degradato e abbandonato di Napoli di sottrarsi alle leggi dello Stato e consumare in ordine sparso vendette postume contro le forze dell’ordine.

Davide era disarmato e incensurato, quel militare dell’Arma poco più grande della vittima aveva la mano sul grilletto e il colpo in canna. Era agitato. Doveva badare nel cuore della notte a due giovani scappati a un posto di blocco mentre un suo collega rincorreva un terzo. Ha fatto fuoco. Quel proiettile oltre a spezzare la vita di Davide ha anche distrutto un’altra vita. La giustizia – non dimentichiamolo mai – farà il suo corso. Quel carabiniere sarà probabilmente condannato. Occorre però non dimenticare che la divisa indossata da quel militare è la stessa che indossava un giovanissimo napoletano: Salvo D’Acquisto che sacrificò la propria vita per salvare dei civili dalla furia nazista.

Non bisogna mai perdere il rispetto per quella divisa che rappresenta il nostro Stato e il sacrificio di tante donne e uomini. Ripeto la giustizia farà il suo corso come giusto che sia. Nessuno, però, nell’ammuina può permettersi di usare strumentalmente questa tragedia per non obbedire alle leggi oppure per versare lacrime di coccodrillo.

Mi riferisco anche ai rappresentanti istituzionali troppo assenti e distratti. “Carabinieri infami assassini”, “Carabinieri Acab”, “+ Raciti – Spaccarotella”, “Digos merde” sono le scritte offensive comparse sui muri delle strade del rione Traiano contro le forze dell’ordine. Proprio – in queste ore – si registrano frequenti danneggiamenti delle auto di servizio di polizia e carabinieri. Sono iniziative eversive che destano allarme. Ma non solo.

Ieri nel corso di un presidio non sono mancati momenti di tensione contro le divise: i nemici di sempre. Ciò che fa davvero incazzare è il coro dei manifestanti: “La camorra ti protegge, lo Stato ti uccide” come hanno riportato le cronache.
E’ un’aberrazione. Una bestemmia. Un tunnel sempre più buio.
Fa male ma è una constatazione. Se a sparare è un carabiniere la lingua si scioglie. L’omertà? Spazzata via. Ci sono i testimoni, c’è chi denuncia, chi collabora, chi si fa intervistare e fornisce addirittura il proprio nome e cognome mettendoci la faccia. Se, invece, nelle stesse strade i killer lasciano sul selciato un cadavere crivellato di colpi stranamente nessuno vede niente, nessuno conosce nessuno, tutti abitanti di Marte. Anzi provate a chiedere a chi vive al rione Traiano chi sono le famiglie Puccinelli e Perrella. Restano tutti muti, in silenzio. Non è un grande scoop. Sono i clan storici che insieme a vari satelliti gestiscono, da sempre, una della più grande centrale di spaccio di droga di Napoli e forse d’Europa, altro che Scampia e Caivano.

Il rione Traiano non c’entra nulla con Ferguson. Qui non si tratta di razzismo. Il rione Traiano purtroppo è simile a tanti altri quartieri dimenticati di Napoli dove lo Stato non conta niente perché è da sempre un assente ingiustificato. La morte di Davide era una morte annunciata. Da un rione così cosa si poteva aspettare? Ci sono pezzi di città dove la disperazione, l’insofferenza, il superare il confine, il mischiarsi e il confondersi è “normalità”. La città – insomma – al di là delle latitudini e longitudini ha come interiorizzato per sopravvivenza e furbizia i codici della malavita. Un marchio a fuoco nella coscienza collettiva. Si vive la propria vita ma in parallelo se ne vivono tante altre. Rubano l’auto o la moto? Da un lato presento la denuncia allo Stato dall’altra intavolo subito una trattativa con l’Antistato. Non c’è lavoro? Allora qualche dose la posso vendere oppure mi butto nel contrabbando o fiancheggio. Da queste parti si gioca su due, tre tavoli e alla fine le carte sono sempre truccate.

Dal male nasce solo il male. Lo ribadisco: il “governo delle meraviglie” deve inserire in agenda l’emergenza Mezzogiorno. E’ un’urgenza, una priorità vera, una questione nazionale. Bene stamane ha detto il parroco don Lorenzo rivolto alla folla dei fedeli : “Non dev’essere né l’odio, né la vendetta a guidarvi ma il perdono”. E dopo una fiammata di odio della famiglia di Davide contro il carabiniere gli stessi genitori del 17enne hanno lanciato l’appello: “Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Noi chiediamo soltanto giustizia”.


idina
00domenica 7 settembre 2014 21:42
Re: Re:
Suprema.Moltheni, 07/09/2014 19:04:




Ecco cosa intendeva Paperino per "fazioni", comunque per quanto sia sbagliato tutto, circolare su una moto senza casco e non fermarsi all'Alt ciò non toglie che non era uno spacciatore e seppure lo fosse stato, è l'arresto la risposta ad un reato non la morte così. Teppisti, persone che devono essere altrettanto puniti, gente che usa la morte di un adolescente come spunto per sputare sulle forze dell'Ordine, quelli sono il cancro della città.

comunque posto un bel articolo di Arnaldo Capezzuto:

C’è una rabbia comprensibile e umana al rione Traiano ma l’assurda tragedia di Davide Bifolco, il 17enne ucciso “accidentalmente” da un carabiniere non deve assolutamente trasformarsi in una occasione per consentire a un pezzo degradato e abbandonato di Napoli di sottrarsi alle leggi dello Stato e consumare in ordine sparso vendette postume contro le forze dell’ordine.

T

Davide era disarmato e incensurato, quel militare dell’Arma poco più grande della vittima aveva la mano sul grilletto e il colpo in canna. Era agitato. Doveva badare nel cuore della notte a due giovani scappati a un posto di blocco mentre un suo collega rincorreva un terzo. Ha fatto fuoco. Quel proiettile oltre a spezzare la vita di Davide ha anche distrutto un’altra vita. La giustizia – non dimentichiamolo mai – farà il suo corso. Quel carabiniere sarà probabilmente condannato. Occorre però non dimenticare che la divisa indossata da quel militare è la stessa che indossava un giovanissimo napoletano: Salvo D’Acquisto che sacrificò la propria vita per salvare dei civili dalla furia nazista.

Non bisogna mai perdere il rispetto per quella divisa che rappresenta il nostro Stato e il sacrificio di tante donne e uomini. Ripeto la giustizia farà il suo corso come giusto che sia. Nessuno, però, nell’ammuina può permettersi di usare strumentalmente questa tragedia per non obbedire alle leggi oppure per versare lacrime di coccodrillo.

Mi riferisco anche ai rappresentanti istituzionali troppo assenti e distratti. “Carabinieri infami assassini”, “Carabinieri Acab”, “+ Raciti – Spaccarotella”, “Digos merde” sono le scritte offensive comparse sui muri delle strade del rione Traiano contro le forze dell’ordine. Proprio – in queste ore – si registrano frequenti danneggiamenti delle auto di servizio di polizia e carabinieri. Sono iniziative eversive che destano allarme. Ma non solo.

Ieri nel corso di un presidio non sono mancati momenti di tensione contro le divise: i nemici di sempre. Ciò che fa davvero incazzare è il coro dei manifestanti: “La camorra ti protegge, lo Stato ti uccide” come hanno riportato le cronache.
E’ un’aberrazione. Una bestemmia. Un tunnel sempre più buio.
Fa male ma è una constatazione. Se a sparare è un carabiniere la lingua si scioglie. L’omertà? Spazzata via. Ci sono i testimoni, c’è chi denuncia, chi collabora, chi si fa intervistare e fornisce addirittura il proprio nome e cognome mettendoci la faccia. Se, invece, nelle stesse strade i killer lasciano sul selciato un cadavere crivellato di colpi stranamente nessuno vede niente, nessuno conosce nessuno, tutti abitanti di Marte. Anzi provate a chiedere a chi vive al rione Traiano chi sono le famiglie Puccinelli e Perrella. Restano tutti muti, in silenzio. Non è un grande scoop. Sono i clan storici che insieme a vari satelliti gestiscono, da sempre, una della più grande centrale di spaccio di droga di Napoli e forse d’Europa, altro che Scampia e Caivano.

Il rione Traiano non c’entra nulla con Ferguson. Qui non si tratta di razzismo. Il rione Traiano purtroppo è simile a tanti altri quartieri dimenticati di Napoli dove lo Stato non conta niente perché è da sempre un assente ingiustificato. La morte di Davide era una morte annunciata. Da un rione così cosa si poteva aspettare? Ci sono pezzi di città dove la disperazione, l’insofferenza, il superare il confine, il mischiarsi e il confondersi è “normalità”. La città – insomma – al di là delle latitudini e longitudini ha come interiorizzato per sopravvivenza e furbizia i codici della malavita. Un marchio a fuoco nella coscienza collettiva. Si vive la propria vita ma in parallelo se ne vivono tante altre. Rubano l’auto o la moto? Da un lato presento la denuncia allo Stato dall’altra intavolo subito una trattativa con l’Antistato. Non c’è lavoro? Allora qualche dose la posso vendere oppure mi butto nel contrabbando o fiancheggio. Da queste parti si gioca su due, tre tavoli e alla fine le carte sono sempre truccate.

Dal male nasce solo il male. Lo ribadisco: il “governo delle meraviglie” deve inserire in agenda l’emergenza Mezzogiorno. E’ un’urgenza, una priorità vera, una questione nazionale. Bene stamane ha detto il parroco don Lorenzo rivolto alla folla dei fedeli : “Non dev’essere né l’odio, né la vendetta a guidarvi ma il perdono”. E dopo una fiammata di odio della famiglia di Davide contro il carabiniere gli stessi genitori del 17enne hanno lanciato l’appello: “Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Noi chiediamo soltanto giustizia”.




Si era capito benissimo cosa intendeva per "fazioni" .

Paperino!
00lunedì 8 settembre 2014 01:33
Condivido al 100% l'analisi di Capezzuto...c'è poco da aggiungere [SM=g2725291]
federiciano
00lunedì 8 settembre 2014 21:45
Re: Re: Re:
idina, 07/09/2014 21:42:


Si era capito benissimo cosa intendeva per "fazioni" .


[/POSTQUOTE

La questione non è da che parte stare! Perché se fosse questa la questione, la risposta non può che essere univoca, dalla parte della giustizia e della legge. E' inutile strumentalizzare una tragedia. Se nell'inseguimento e nella colluttazione il colpo accidentale avesse colpito un terzo passante? A chi avremo dato la colpa? Le regole si rispettano e quando si infrangono si accettano tutte le conseguenze, dall'una e dall'altra parte. I processi si fanno nei tribunali, lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. Le polemiche non servono a nulla, rispettiamo il dolore delle due famiglie.
idina
00lunedì 8 settembre 2014 22:41
Re: Re: Re: Re:
federiciano, 08/09/2014 21:45:

idina, 07/09/2014 21:42:


Si era capito benissimo cosa intendeva per "fazioni" .


[/POSTQUOTE

La questione non è da che parte stare! Perché se fosse questa la questione, la risposta non può che essere univoca, dalla parte della giustizia e della legge. E' inutile strumentalizzare una tragedia. Se nell'inseguimento e nella colluttazione il colpo accidentale avesse colpito un terzo passante? A chi avremo dato la colpa? Le regole si rispettano e quando si infrangono si accettano tutte le conseguenze, dall'una e dall'altra parte. I processi si fanno nei tribunali, lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. Le polemiche non servono a nulla, rispettiamo il dolore delle due famiglie.


Hai ragione. Nessuno qui comunque sta facendo polemica, ognuno esorime però il suo pensiero e non mi sembra che in questo ci sia qualcosa di sbagliato.

federiciano
00lunedì 8 settembre 2014 23:52
Re: Re: Re: Re: Re:
idina, 08/09/2014 22:41:


Hai ragione. Nessuno qui comunque sta facendo polemica, ognuno esorime però il suo pensiero e non mi sembra che in questo ci sia qualcosa di sbagliato.



Polemica S.F - Controversia, piuttosto vivace, sostenuta tra persone che hanno diversità di vedute. Tutto qui. Ognuno è libero di esprime il suo pensiero, nulla di sbagliato, ci mancherebbe. Non dimentichiamo però che stiamo esprimendo il nostro pensiero su una tragedia, quindi una situazione molto delicata che richiede altrettanta delicatezza nell'esprimere i propri pensieri.
latte++
00giovedì 11 settembre 2014 20:09
L'amaca di Michele Serra
La tragedia napoletana che ha visto morire un ragazzo per mano di un carabiniere è una specie di memento della catastrofe sociale italiana. Si vedono e si sentono i coetanei di Davide piangere e inveire, scandire slogan con il braccio teso nel modo degli ultras (la cultura “politica” largamente egemone tra i giovani dei ceti popolari di tutta Italia, anche fuori dagli stadi), e ieri chiedere e ottenere che il capo degli “sbirri” — un maresciallo civile, gentile — si levi il cappello davanti al lutto popolare. Ne sono morti dieci, cento volte di più per mano di camorra, di ragazzi come Davide, qualcuno anche innocente come lui, ma non risultano boss con il cappello in mano, a chiedere scusa.

L’illegalità implacabile che regola la vita di quei quartieri è l’evidente causa di questa e altre morti, fermarsi a un posto di blocco o mettere il casco o avere documenti in regola non fa parte delle premure messe a tutela degli altri e di se stessi. Nel clima di guerra l’assenza di pietà, i nervi tesi, lo sfoggio continuo di prestanza fisica e di impudenza sono le “qualità” richieste ai maschi giovani, e ne è rimasto vittima anche il carabiniere che ha sparato, lui, almeno, riconoscibile da una divisa e da quella divisa inchiodato alle sue responsabilità. Ma le responsabilità degli altri? Di tutti gli altri? Quanto se ne è parlato, in questi giorni? Quanto ha dominato il coro, invece, il lamento contro lo Stato sbirro e traditore, eterno alibi per non vedere il quotidiano tradimento contro se stessi di così tante persone?
iudicium
00giovedì 11 settembre 2014 21:01
Re: L'amaca di Michele Serra
latte++, 11/09/2014 20:09:

La tragedia napoletana che ha visto morire un ragazzo per mano di un carabiniere è una specie di memento della catastrofe sociale italiana. Si vedono e si sentono i coetanei di Davide piangere e inveire, scandire slogan con il braccio teso nel modo degli ultras (la cultura “politica” largamente egemone tra i giovani dei ceti popolari di tutta Italia, anche fuori dagli stadi), e ieri chiedere e ottenere che il capo degli “sbirri” — un maresciallo civile, gentile — si levi il cappello davanti al lutto popolare. Ne sono morti dieci, cento volte di più per mano di camorra, di ragazzi come Davide, qualcuno anche innocente come lui, ma non risultano boss con il cappello in mano, a chiedere scusa.

L’illegalità implacabile che regola la vita di quei quartieri è l’evidente causa di questa e altre morti, fermarsi a un posto di blocco o mettere il casco o avere documenti in regola non fa parte delle premure messe a tutela degli altri e di se stessi. Nel clima di guerra l’assenza di pietà, i nervi tesi, lo sfoggio continuo di prestanza fisica e di impudenza sono le “qualità” richieste ai maschi giovani, e ne è rimasto vittima anche il carabiniere che ha sparato, lui, almeno, riconoscibile da una divisa e da quella divisa inchiodato alle sue responsabilità. Ma le responsabilità degli altri? Di tutti gli altri? Quanto se ne è parlato, in questi giorni? Quanto ha dominato il coro, invece, il lamento contro lo Stato sbirro e traditore, eterno alibi per non vedere il quotidiano tradimento contro se stessi di così tante persone?




E' la strumentalizzazione della tragedia da parte di chi fa dell'illegalità uno status. IL loro grido e la loro protesta non fanno altro che fortificare il loro status con l'intendo di delegittimare le Istituzioni. Il rappresentante delle Istituzioni, se avesse ritenuto opportuno togliersi il cappello, l'avrebbe dovuto fare spontaneamente e non su invito (che sembra + una minaccia).
Del resto, se non mi sbaglio, nemmeno ai funerali dei caduti in servizio ho visto togliere il cappello, non per mancanza di rispetto (sembra che è previsto dal regolamento dell'arma non togliersi il cappello).
Suprema.Moltheni
00sabato 13 settembre 2014 11:26
Re: Re: L'amaca di Michele Serra
iudicium, 11/09/2014 21:01:




E' la strumentalizzazione della tragedia da parte di chi fa dell'illegalità uno status. IL loro grido e la loro protesta non fanno altro che fortificare il loro status con l'intendo di delegittimare le Istituzioni. Il rappresentante delle Istituzioni, se avesse ritenuto opportuno togliersi il cappello, l'avrebbe dovuto fare spontaneamente e non su invito (che sembra + una minaccia).
Del resto, se non mi sbaglio, nemmeno ai funerali dei caduti in servizio ho visto togliere il cappello, non per mancanza di rispetto (sembra che è previsto dal regolamento dell'arma non togliersi il cappello).




Infatti è una forma di ignoranza. Il rispetto lo si dà con il saluto militare non togliendosi il cappello, ad ogni modo il comandante provinciale è un signore, ieri ho visto una parte di Quarto Grado... è stato davvero difficile interagire con certe persone che da un lato gridavano "noi vogliamo giustizia" però quelle stesse persone, al comandante, hanno detto "sì però il carabiniere almeno un'ora da solo con noi datecelo!"
iudicium
00sabato 13 settembre 2014 22:05
Re: Re: Re: L'amaca di Michele Serra
Suprema.Moltheni, 13/09/2014 11:26:




Infatti è una forma di ignoranza. Il rispetto lo si dà con il saluto militare non togliendosi il cappello, ad ogni modo il comandante provinciale è un signore, ieri ho visto una parte di Quarto Grado... è stato davvero difficile interagire con certe persone che da un lato gridavano "noi vogliamo giustizia" però quelle stesse persone, al comandante, hanno detto "sì però il carabiniere almeno un'ora da solo con noi datecelo!"



E' la dimostrazione che hanno una visione distolta di giustizia (abituati a farsela da soli).
iudicium
00sabato 13 settembre 2014 22:07
Re: Re: L'amaca di Michele Serra
iudicium, 11/09/2014 21:01:




E' la strumentalizzazione della tragedia da parte di chi fa dell'illegalità uno status. IL loro grido e la loro protesta non fanno altro che fortificare il loro status con l'intento di delegittimare le Istituzioni. Il rappresentante delle Istituzioni, se avesse ritenuto opportuno togliersi il cappello, l'avrebbe dovuto fare spontaneamente e non su invito (che sembra + una minaccia).
Del resto, se non mi sbaglio, nemmeno ai funerali dei caduti in servizio ho visto togliere il cappello, non per mancanza di rispetto (sembra che è previsto dal regolamento dell'arma non togliersi il cappello).




Alessandro.1987
00mercoledì 17 settembre 2014 17:17
mai vista tanta gente né tante manifestazioni di protesta o richieste di giustizia quando ci sono state vittime innocenti del male che attanaglia Napoli. Per certi versi siamo in'altra Repubblica.
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