Pensieri profondi, grazie a Donna Prassede e a Paperino... Credo che il giorno dei morti sia come la festa della donna o del papà:
tendiamo, sbagliando, a riflettere su certi problemi solo in queste occasioni. E invece ad esempio, come dice Seneca,
Cotidie morimur (non credo che sia necessario tradurre). Ognuno di noi ha qualche giro ozioso da fare, vedendo da lontano persone che sarebbe imbarazzante incontrare, non tutti hanno accompagnato al cimitero persone con le quali avrebbero potuto forse avere una storia, che è un'esperienza molto forte. "Si sta come d'autunno/sugli alberi le foglie", ha scritto qui Moggii, citando senza dirlo Ungaretti, a proposito del professore Di Prisco, morto di infarto in pochi secondi... Se fosse possibile seppellire ogni giorno in noi stessi i rancori, gli equivoci con gli altri, non farli sedimentare (i muri si costruiscono a partire dai sassolini, c'è sempre un momento prima del quale potremmo attraversarli e uno a partire dal quale questo sembra impossibile), se fosse possibile questo, sarebbe perfetto. Ma forse non saremmo uomini e donne, capaci di tutto e quindi anche piccoli e mediocri, fatti di legno storto...