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Il 2 novembre, riflessione tra vivi

Ultimo Aggiornamento: 04/11/2011 10:41
Email Scheda Utente
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01/11/2011 16:56
 
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Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

Mi chiedo chi fosse zi’ Vicenza, una donna esistita davvero, la zia amata che ha rappresentato tutto nella vita di chi scrive, o semplicemente colei che permette al più celebre Partenopeo di tutti i tempi di compiere il gesto di recarsi al cimitero il 2 novembre?

Quasi tutti noi tra oggi e domani ci recheremo al cimitero a “portar rispetto” ai nostri cari defunti.
E quando erano in vita che rapporto avevamo con loro?
Li rispettavamo, il nostro animo era sinceramente amico (nel senso più ampio che ci sia del termine) o sotto sotto nutrivamo nei riguardi di quel qualcuno sentimenti cattivi?
E cos’è che ci spinge a piangere disperatamente quando veniamo a conoscenza della morte di qualcuno, se quel qualcuno è la stessa persona alla quale una settimana prima non abbiamo dato un passaggio, non abbiamo risposto al telefono, non abbiamo regalato un sorriso perche troppo presi da noi stessi?

A volte mi chiedo: se adesso morissi, chi verrebbe a piangere sulla mia bara?
Mi passano davanti agli occhi volti di gente che oggi non vorrei vedere per nessuna ragione al mondo, ma allo stesso tempo mi dico che se quelle persone morissero io andrei al loro funerale, ma allora che senso ha tutto ciò? Viviamo già una vita in buona percentuale falsa e continuiamo a seminare falsità anche dopo la morte?

La mente umana mi dà lo spunto per scrivere tutto ciò che è un’assurdità, eppure avviene.

Se domani mattina, andando al cimitero, da lontano mi renderò conto che vicino alla tomba di mia nonna c’è mio zio, inizierò a girare a zonzo nel campo santo, aspetterò che lui si allontani e poi mi avvicinerò, questo per evitare che lui approfitti dell’occasione per farmi domande, per evitare anche solo la necessità di dovermi stampare un falso sorriso in faccia e dire un freddo “ciao” che evito ormai da mesi. Però mi chiedo: e se tra un paio di giorni io o lui morissimo, piangerei per lui o lui piangerebbe per me? E quanta gente che mi si finge amica nella mia quotidianità e sparla di me alle spalle e non fa altro che aspettare un mio insuccesso, verrebbe a bagnare di lacrime la mia salma? E tutte quelle persone che sì, è vero, mi sono state davvero molto vicine nella vita, sono state un po’ il mio alter ego, ma che ora per incomprensioni, capricci, litigi o imposizioni non sento più da tempo quasi immemorabile, quelle persone anche verrebbero a darmi l’estremo saluto? E quelli con i quali invece ho ancora tanto da dire, ma con i quali mi ostino a non parlare e che si ostinano a non parlare con me, a non chiarire, a non dare il giusto peso alle cose, ad aspettare, tanto non c’è fretta e il tempo sistemerà ogni cosa… Se quel tempo, all’improvviso, ci fosse tolto da una forza che noi non conosciamo e non possiamo gestire? Basterebbero sincere e disperate lacrime di dolore per la morte di un amico che avevi allontanato a compensare i silenzi, gli orgogli e le distanze della vita che difendevi senza sapere che nemmeno t’apparteneva?

Credo, in definitiva, che sia molto più facile un gesto del genere, credo che sia più semplice ricompattare le famiglie in occasione di un funerale, piuttosto che in occasione di un matrimonio… Ma chesquallori siamo capaci di creare!!! Noi che siamo uomini, noi che abbiamo un’anima, noi ai quali il Buon Dio ha voluto dare l’intelletto e il piacere del sentimento, siamo sempre pronti a piangere per le disgrazie altrui, ma non ad essere altrettanto felici per una gioia che appartiene a qualcun altro.

Nicola Di Prisco e Marco Simoncelli ci hanno lasciato all’improvviso, senza avvisarci…

…solitamente i morti decidono loro quando e a chi dare un terno vincente, manteniamoci VIVI finchè è possibile!





. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Di fronte a questo brulichio di artisti e di bambini, di gente in vario modo allegra, chiedo che festa si stia celebrando. “Nessuna, qui da noi ogni giorno si festeggia la vita.”

Silvano Agosti – Lettere dalla Kirghisia
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