border="0"

È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
       
CHI SIAMO
            
PROBLEMI D'ACCESSO?
            
SALVASTUDENTI
            
MATRICOLE
     
GALLERIA
      
INFO UTILI UNIVERSITà
        
FACEBOOK
 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Questa potrebbe essere la prima notizia della crisi italiana in stile Grecia

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2011 19:41
Email Scheda Utente
Post: 4.464
Post: 4.453
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
08/07/2011 12:37
 
Quota

Btp-Bund , si allarga la forbice
Piazza Affari sotto pressione
Nuovo record storico a 245 punti base per il divario tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Borsa in calo



Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Ansa) MILANO - Piazza Affari sotto pressione con l'indice Ftse Mib che scivola, unico in Europa, del 2,1% (dopo aver toccato -2,5%), mentre sui mercati dei titoli di stato gli spread tra Btp e Bund hanno ritoccato i massimi. Nelle sale operative si parla di attacco speculativo all'Italia mentre viene percepita come indebolita la posizione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, considerato garante del rigore nei conti pubblici, anche in relazione alla vicenda Milanese e all'inchiesta P4

IL DIVARIO - Continua ad allargarsi il divario tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Ancora un record per lo spread tra Btp e Bund decennali: il differenziale di rendimento si è prima allargato di 7 punti base a 228 punti, poi ha superato anche la soglia dei 230 punti a 231,4. Infine ha toccato i 245 punti base. Materialmente significava che in quel momento, per trovare acquirenti disposti ad assumersene il rischio, i Btp decennali già scambiati sul mercato dovevano offrire un rendimento di 2,45 punti percentuali superiore agli equivalenti tedeschi. Il tasso di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dell'Italia è salito al 5,25%.
CLIMA DI TENSIONE - A pesare sulla carta italiana ancora il clima di tensione sui debiti periferici innescato dal downgrade del Portogallo da parte di Moody's, che stanno spingendo gli investitori alle vendite di titoli italiani. «Si è innescato un meccanismo di stop loss, i titoli più penalizzati sono il 5 e il 10 anni» dice un trader, sottolineando come in questo momento «L'Italia sia maggiormente sotto pressione rispetto alla Spagna».


FORBICE - Negli ultimi giorni si è progressivamente allargata la forbice tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, segno che nonostante il varo della manovra, la nostra economia resta sempre al centro dell'attenzione della comunità finanziaria. Il differenziale tra i titoli di stato italiani a lungo termine e gli equivalenti tedeschi resta infatti il miglior indicatore del grado di rischio del nostro Paese all'interno dell'Eurozona. In teoria avendo tutti i 17 Paesi dell'area euro la stessa moneta non dovrebbero esistere differenze di rendimento dei titoli di Stato di un Paese rispetto all'altro. Come invece accadeva prima dell'introduzione dell'euro i mercati rilevano comunque differenze significative sull'andamento delle economie dei singoli Paesi europei che si traducono nella necessità per i Paesi considerati più a rischio crisi di aumentare il rendimento dei propri titoli per mantenerne l'appetibilità.
Email Scheda Utente
Post: 453
Post: 453
Utente Senior
OFFLINE
10/07/2011 00:47
 
Quota

Mah, probabilmente in larga parte ha inciso superbollo sul deposito titoli, che ha reso poco conveniente investire i proprio risparmi in buoni del tesoro per il piccolo-medio risparmiatore che si vede sottrarre dallo stato quel minimo di interesse che gli viene remunerato...cosa si doveva aspettare Tremonti?

Ovviamente i risparmiatori stanno vendendo in massa per liquidare le loro posizioni, che di pagare questa sorta di pizzo non hanno alcuna voglia.

Quando i risparmiatori comprano sono investitori, quando vendono sono speculatori...
A ciò va aggiunta la decisione della BCE di alzare i tassi di interesse (per via della fottuta paura che hanno ora i tedeschi dell'inflazione, cosa che non fa altro che ulteriormente comprimere la liquidità del sistema Italia e rendere ancora meno sicuri i titoli di stato del bel paese. Secondo me questo aumento dello spread deriva dalla combinazione di questi due fattori.
Email Scheda Utente
Post: 4.464
Post: 4.453
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
10/07/2011 13:45
 
Quota

Re:
federico.2, 10/07/2011 00.47:

Mah, probabilmente in larga parte ha inciso superbollo sul deposito titoli, che ha reso poco conveniente investire i proprio risparmi in buoni del tesoro per il piccolo-medio risparmiatore che si vede sottrarre dallo stato quel minimo di interesse che gli viene remunerato...cosa si doveva aspettare Tremonti?

Ovviamente i risparmiatori stanno vendendo in massa per liquidare le loro posizioni, che di pagare questa sorta di pizzo non hanno alcuna voglia.

Quando i risparmiatori comprano sono investitori, quando vendono sono speculatori...
A ciò va aggiunta la decisione della BCE di alzare i tassi di interesse (per via della fottuta paura che hanno ora i tedeschi dell'inflazione, cosa che non fa altro che ulteriormente comprimere la liquidità del sistema Italia e rendere ancora meno sicuri i titoli di stato del bel paese. Secondo me questo aumento dello spread deriva dalla combinazione di questi due fattori.



Premetto che è un piacere leggere un intervento di una persona evidentemente ben informata. Spero che la tua partecipazione futura in questa cartella sia attiva.

Questo è un pdf dove si sostengono le cose che dici. Si tratta di un documento Bersani - Visco:
www.nens.it/_public-file/IMPOSTA%20CAPITARIA.%208.7.11.pdf

Come non concordare sul discorso investitore\speculatore... Ora non sono pienamente convinto che l'attacco speculativo sia dovuto all'imposta di bollo (o meglio, forse non solo), perché credo che la risposta sia stata più immediata di quanto si potesse immaginare. Mi sembra più un giudizio negativo sulla manovra e sulla posizione di Tremonti.
Un elemento determinante in questo discorso che fai è cmq rappresentato da quella cattiva idea che il risparmio sia un patrimonio da aggredire in caso di emergenza. Inutile dire che la sinistra dovrebbe appoggiare scelte di questo tipo visto che amano tassare i patrimoni.
Email Scheda Utente
Post: 455
Post: 455
Utente Senior
OFFLINE
10/07/2011 14:54
 
Quota

Giusperito, è molto interessante il documento che hai linkato. E' palese come in questo momento di crisi e di necessità di raggiungere il pareggio di bilancio (per far almeno sperare al mercato che dal 2014 in poi riusciremo per lo meno a non aumentare il rapporto debito pubblico/pil) il governo scelga sempre di attuare politiche di fiscalità "regressive". In Italia si è riconfermata la cultura politica di criminalizzare e colpire il piccolo risparmio ed il lavoro dipendete, e mi chiedo quanto queste politiche, nonostante ci diano una boccata di ossigeno sul piano dei conti pubblici (vista la facilità e l'immediatezza con cui è possibile realizzare il prelievo) giovino per quanto concerne la crescita considerando che vanno a comprimere inevitabilmente i consumi aggregati (meno crescita=meno imposte=aumento tasse+tagli servizi)...inoltre la manovra è poco chiara, se ora si sta assistendo ad un aumento generalizzato delle gabelle, non oso immaginare come sarà la pressione fiscale nel periodo 2013-2014 ed i tagli ai servizi...i mercati non possono non considerarlo in previsione dell'affidabilità del sistema Italia, in previsione anche degli effetti destabilizzanti che i tagli ai servizi essenziali possono avere a livello politico, e paradossalmente la cura può aggravare il problema se alimenta perplessità. In conclusione secondo me il titolo del topic che hai scelto è azzeccatissimo...
Email Scheda Utente
Post: 19.902
Post: 18.681
Utente Gold
moderatore
OFFLINE
10/07/2011 15:59
 
Quota

Re:
federico.2, 10/07/2011 14.54:

Giusperito, è molto interessante il documento che hai linkato. E' palese come in questo momento di crisi e di necessità di raggiungere il pareggio di bilancio (per far almeno sperare al mercato che dal 2014 in poi riusciremo per lo meno a non aumentare il rapporto debito pubblico/pil) il governo scelga sempre di attuare politiche di fiscalità "regressive". In Italia si è riconfermata la cultura politica di criminalizzare e colpire il piccolo risparmio ed il lavoro dipendete, e mi chiedo quanto queste politiche, nonostante ci diano una boccata di ossigeno sul piano dei conti pubblici (vista la facilità e l'immediatezza con cui è possibile realizzare il prelievo) giovino per quanto concerne la crescita considerando che vanno a comprimere inevitabilmente i consumi aggregati (meno crescita=meno imposte=aumento tasse+tagli servizi)...inoltre la manovra è poco chiara, se ora si sta assistendo ad un aumento generalizzato delle gabelle, non oso immaginare come sarà la pressione fiscale nel periodo 2013-2014 ed i tagli ai servizi...i mercati non possono non considerarlo in previsione dell'affidabilità del sistema Italia, in previsione anche degli effetti destabilizzanti che i tagli ai servizi essenziali possono avere a livello politico, e paradossalmente la cura può aggravare il problema se alimenta perplessità. In conclusione secondo me il titolo del topic che hai scelto è azzeccatissimo...



assolutamente d'accordo...
E' un clamoroso autogol(di quello che ci fa perdere i mondiali, però) quello di Tremonti. E non serve neppure una laurea in economia, basta una semplicissim nozione basilare di scienza delle finanze.
Bersani, comunque, continua ad essere ridicolo (nonostante le veridicità della bolla). Attacca la manovra e "SI VANTA" della sua proposta(inattuata, peraltro).

"Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", dovrebbe capirlo Bersani. Ma forse da giovane preferiva qualche altro cantante a De Andrè. Un' opposizione non propositiva e meramente contestatoria diventa inutile di fronte ad uno scenario così grave.


Email Scheda Utente
Post: 1.340
Post: 1.340
Utente Veteran
OFFLINE
10/07/2011 20:30
 
Quota

Il balzello odioso e stupido di tremonti non c'entra molto, almeno non tra le cause. La pressione sull'Italia è cominciata da più di un mese e in questi giorni sta entrando nell'occhio del ciclone.
I sintomi erano chiari. La bpm, che è una piccola banca, ma è importante nel sistema italia è alla canna del gas e se non fosse in Italia sarebbe già fallita. Altre banche medie stanno soffrendo.
Paghiamo la specificità dell'Italia di cui ci siamo vantati nel post lehman, quella delle banche che si tengono(a loro dire) lontane dalla speculazione, anche grazie ad un forte sistema regolatorio. Quello che i regolatori non ci hanno spiegato bene è quali vantaggi arrivano da avere banche che in nome della no speculazione sono sistematicamente sottocapitalizzate, quindi incapaci di tenere la barra in momenti difficili. In questo momento nemmeno Montepaschi ha un euro di liquidità.
Le grandi non se la passano troppo meglio. Unicredit vale meno della metà di quanto valeva in questi stessi giorni tre anni fa. Una settimana fa è corsa ai ripari facendo una cartolarizzazione di 14 miliardi di titoli abs, alla faccia di quelli che per fare le cartolarizzazioni ci vuole la bolla immobiliare.
Con un sistema bancario che traballa in questa maniera paura gli investitori istituzionali fanno richiami di margine e liquidano posizioni, mentre i fondi hedge si concentrano sulle nacked shot selling. Ora forse la consob limiterà le short selling o le vieterà del tutto se il panico dovesse degenerare, ma sarà come tentare di svuotare il mare con un cucchiaio.
Vietare le short selling non cancella il problema principale: gli investitori cominciano a non fidarsi più di noi. Onestamente non credo che gli si possa dare così torto.
Un paese che nemmeno in un momento di crisi riesce a fare una seria manovra di tagli alla spesa pubblica improduttiva, è un paese che si condanna da solo.
Basta farsi un giretto sul sito della ragioneria generale dello stato, vedere la composizione della nostra spesa pubblica e capire che il governo poteva fare una manovra del tutto alternativa che avrebbe reso molto più seria e credibile la nostra risposta. Solo in un paese dominato dalle lobby si può mettere un patrimoniale sul piccolo risparmio e continuare a pagare le forniture sanitarie sette volte il valore del tasso di inflazione reale.
[Modificato da trixam 10/07/2011 20:31]
Email Scheda Utente
Post: 4.466
Post: 4.455
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
11/07/2011 11:39
 
Quota

Per continuare a ragionare
I conti del Sole 24 Ore. Che annuncia il dimezzamento degli stipendi degli onorevoli


La politica e le istituzioni ci costano 23 miliardi l’anno, spesi per gli organi istituzionali così come per consulenze, auto blu e rimborsi ai partiti. Ne parla il Sole 24 Ore, che riprende una serie di stime e fa i conti in tasca alla macchina responsabile (?) del funzionamento (???) del paese: l’articolo è di Giovanni Parente e Gianni Trovati:



Quasi due miliardi al mese. E il conto presentato dalla politica e istituzioni nazionali e locali, e da ciò che le gira negli immediati paraggi (da consulenze e incarichi al personale che gestisce le varie assemblee), alla fmanza pubblica. Più del valore assoluto, la domanda chiave quando si parla di costi della politica è: si può risparmiare qualcosa, soprattutto in tempi bui quando per salvare i conti pubblici si bloccano gli stipendi dei dipendenti pubblici, si rimandano le pensioni e si super-tassano i risparmi? La manovra approvata la scorsa settimana offre una risposta chiara: sì, si possono risparmiare un centinaio di milioni. Cioè qualcosa meno del 5 per mille, purché non si abbia fretta, si mettano in campo misure che fruttano qualche titolo di giornale ora ma portano i primi risparmi fra alcuni anni, e non si travolgano davvero le anomalie più profonde del sistema italiano. Questi sono i frutti misurabili al momento dell’applicazione diretta delle misure. Dei complessivi 23 miliardi di euro, i costi della politica propriamente detta sfiorano i 20, e sono accumulati dagli 1,7 miliardi di Camera e Senato, dai 4 miliardi impiegati per le assemblee (e il personale che le gestisce) in Regioni, Province e Comuni, le auto blu e le consulenze censite dal ministero della Pubblica amministrazione, a cui si aggiungono incarichi e consigli di amministrazione in partecipate ed enti intermedi; il resto arriva dal funzionamento di organi costituzionali e Authority.I due spiegano gli effetti della (supposta) riforma di Tremonti:

Molti di questi costi, com’è ovvio, sono indispensabili, perché un conto è chiedere più sobrietà alla politica e altro conto è mettere in dubbio le necessità della democrazia espressa dal Senato al consiglio comunale. Di fronte a questa mole di risorse, però, l’unico intervento potenzialmente significativo, fra quelli scritti negli articoli “nobili” della manovra, è quello sulle indennità dei parlamentari. Una commissione di «esperti» sarà chiamata a ridurli alla media dell’area Euro, ovviamente dalla prossima legislatura. In realtà per capire la posta in gioco non occorre una commissione di studio, ma basta un semplice viaggio telematico fra i siti istituzionali dei diversi parlamenti. Da lì si scopre che i quasi 11mila euro mensili di «trattamento economico» mensile lordo (il resto sono rimborsi per le segreterie e contributi vari, che portano il totale a circa 23mila euro) rappresentano un po’ più del doppio rispetto ai 5.339 euro europei: Camera e Senato spendono 144 milioni all’anno in indennità, che diventerebbero 62 milioni una volta raggiunte le indennità europee. Il seggio, se la regola sarà applicata in modo letterale, varrà quindi il 53,5% meno di oggi. Dal i gennaio scorso, invece, sono entrate in vigore le assai più tenui limature a retribuzioni e rimborsi, i cui effetti si vedranno solo nei prossimi bilanci. Rimborsi elettorali L’austerity targata 2011 non tocca i vitalizi (su cui si veda la pagina a fianco) e sfiora i rimborsi elettorali, limandoli del 10 per cento. Con il nuovo intervento, proclama direttamente il testo della manovra, il taglio rispetto al 2007 arriva al 3o per cento. Vero, ma nulla di impressionante: in Germania, per esempio, i voti valgono 85 centesimi l’uno (e 38 centesimi quelli superiori al quarto milione, quindi la maggioranza per un partito come la Cdu che all’ultimo turno elettorale ne ha presi i6 milioni ), da noi continueranno a valere 3,5 euro l’uno. E continueranno a essere indirizzati anche a chi in Parlamento non entra, perché le soglie di sbarramento da superare per ottenere i fondi sono più generose di quelle che regolano la distribuzione dei seggi (alla Camera basta l’i% su base nazionale, anziché il 4%, e al Senato è sufficiente il 5% in una Regione, e non l’8%).

E comunque la politica locale pare essere al sicuro:



Per esistere, le due Camere spendono ogni anno 1,7 miliardi di euro. La manovra, come si è già sperimentato lo scorso anno, non può mettere direttamente le mani nelle tasche di Camera e Senato, ma al massimo può limitarsi a una moral sua-sion. È quello che accade anche quest’anno, con l’articolo 5 in cui si spiega che Camera e Senato possono «autonomamente deliberare» riduzioni di spesa, «anche con riferimento a spese di natura amministrativa e di personale». Se lo faranno, i risparmi andranno al bilancio dello Stato, che li dovrà destinare a interventi straordinari su «fame nel mondo», «assistenza ai rifugiati» o «beni culturali». Regioni ed enti locali Anche Regioni ed enti locali, secondo l’adatta-indennità previsto dalla manovra, dovranno trovare livelli europei per le buste paga dei loro politici. Sul versante locale, in realtà, gli effetti concreti della misura sono difficili da indovinare, e non solo per la maggiore eterogeneità dei dati di riferimento. In passato i tentativi di limare la paga dei politici regionali si sono infranti contro l’autonomia costituzionale delle Regioni, prontamente rivendicata dai Governatori. Il risultato, però, dovrebbe essere garantito in via indiretta, perché le indennità nelle Giunte e nei consigli regionali sono parametrate a quelle dei deputati. In prima battuta, quindi, anche loro dovrebbero vedersi ridurre del 50% gli “stipendi”, al netto di eventuali ritocchi al parametro che li collega alle indennità «onorevoli». Per i politici di Comuni e Province, invece, i tagli erano previsti dalla manovra 2010; ma il decreto attuativo si è perso per strada.

articolo Sole 24 ore tratto da giornalettismo.it
Email Scheda Utente
Post: 4.467
Post: 4.456
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
11/07/2011 11:44
 
Quota

Il noto economista esprime forti perplessità sulla manovra di bilancio del governo Berlusconi

Tito Boeri è uno dei più apprezzati economisti italiani. Professore all’Università Bocconi di Milano, editorialista de la Repubblica, direttore della Fondazione Rodolfo De Benedetti e fondatore del sito di analisi economica Lavoce.info, il professor Boeri non nasconde un forte scetticismo sulla manovra di bilancio presentata dal governo Berlusconi. L’Italia si trova in una situazione economica assai difficile, inserita in un contesto europeo molto debole. Secondo Boeri la Finanziaria presentata dal governo non aiuta a risolvere i problemi del nostro Paese.

Qual è il suo giudizio sulla manovra finanziaria del governo?



Il giudizio non può che essere negativo, in questo momento. Alla Finanziaria che è stata annunciata mancano ben 15 miliardi per arrivare al pareggio di bilancio nei tempi previsti dal governo, come abbiamo evidenziato sul sito LaVoce.Info. La manovra presentata da Tremonti, così come è ora, non serve per gli obiettivi del governo, e non è quello che serve ora al nostro Paese. Al solito sono stati elusi temi fondamentali come la previdenza, per il quale una riforma è essenziale se vogliamo ridurre il debito e stimolare la crescita. Ci sono in sostanza più tasse, pochi risparmi, nessuna misura per la crescita. Così come è ora la manovra finanziaria non va bene.

L’assenza di misure per stimolare la crescita non rende poco efficaci i risparmi previsti?

E’ vero, come dicevo prima senza riforme che stimolino la crescita, la riduzione di spesa diventa poco efficace, perché dobbiamo diminuire quanto spende lo Stato, ma allo stesso tempo far crescere la ricchezza nazionale. Inoltre, anche se non sarebbe servito per far ripartire l’economia, i mancati tagli ai costi della politica mi sembrano un grosso errore. Avrebbero creato un consenso importante all’interno della popolazione, che deve subire pesanti tagli, e risparmi significativi sul quel fronte avrebbero reso più accettabile il rigore, ormai necessario vista la situazione dei nostri conti pubblici e i timori dei mercati finanziari.

Sarebbe possibile una manovra finanziaria con un rientro dal debito minore rispetto a quello previsto dalla manovra di Tremonti, o anche alla luce dell’aumento degli spread tra Btp e Bund decennali questi numeri sono obbligati?



No, in questo momento le cifre presentate dal governo non sono più negoziabili. E’ vero che l’esecutivo ha preso quest’impegno con la Commissione europea per la riduzione del deficit, ma siamo entrati in una fase nella quale diventa impossibile fare diversamente. La manovra poteva anche essere molto diversa, ma i saldi finali di bilancio non possono variare. Quello che sta succedendo sui mercati finanziari non è che l’ultima dimostrazione di questa realtà. La debolezza dell’euro, la preoccupazione per i debiti sovrani dei PIIGS, l’allargamento costante degli spread tra Bund tedeschi e Btp decennali evidenziano come l’unica possibilità per il nostro Paese sia un rientro dal debito nella grandezza finanziaria prevista dal governo.

Gli enti locali contestano i continui tagli subiti. A livello centrale è possibile comprimere la spesa pubblica, perché non viene fatto secondo lei?

Non sono d’accordo con questa valutazione. Il governo ha ridotto di circa sei miliardi la spesa a livello centrale, quindi sotto questa punto di vista la critica che proviene dalle amministrazioni locali mi sembra sbagliata, non veritiera. E’ senz’altro vero che la riduzione dei trasferimenti verso gli enti locali è pesante, però uno sforzo di compressione a livello centrale è presente.

La norma più contestata, codicillo salva Mediaset a parte, è il netto aumento del bollo sui risparmi. Condivide anche lei l’accusa di patrimonialina sui piccoli risparmiatori?



Sì, è assolutamente definibile come una piccola patrimoniale. E’ una norma che davvero non capisco, che nel lungo periodo rischia di essere veramente folle, perché colpisce in modo pesantissimo la rendita dei piccoli risparmiatori, praticamente annullando quello che si può guadagnare con somme inferiori ai 30 mila euro. E’ una misura chiave per il saldo finanziario complessivo della manovra, vale alcuni miliardi di euro,e questo carattere di norma architrave della finanziaria rende ancora più sbagliata la scelta di Tremonti. Invece di colpire la rendita dei grandi, si colpiscono i risparmi dei piccoli, in un momento di generale difficoltà economica per il ceto medio. Davvero inspiegabile, e molto pericoloso per il futuro, perché il nostro Paese ha bisogno di mercati finanziari che funzionano. Colpendo il piccolo risparmio si peggiorerà la raccolta finanziaria che al momento non è positiva.

Il rigorismo “immobilista” di Tremonti è l’unica via possibile per un Paese col 120% di debito pubblico in un momento di grande panico per i debiti sovrani?

Assolutamente sì. Un’altra manovra finanziaria, una diversa politica economica era tanto possibile quanto necessaria. Penso a grandi riforme a coste zero, come le liberalizzazioni o interventi migliorativi sul mercato del lavoro, che avrebbero permesso un maggior tasso di crescita senza il quale i nostri bilanci pubblici saranno sempre in sofferenza. Penso ad una riforma previdenziale capace di contenere strutturalmente i costi del nostro sistema di welfare, un argomento ancora una volta ignorato. Un simile intervento ci avrebbe permesso risparmi superiori a praticamente tutte le misure contenute nella manovra finanziaria di Tremonti. E ritengo che un segnale fortissimo sui costi della politica, e della macchina amministrativa, sarebbe fondamentale. Se avessimo ridotto accorpandoli i numeri dei Comuni, se cancelliamo la maggioranza delle Province piccole e poco utili, se dimezziamo i nostri parlamentari, magari scegliendoli meglio con una nuova legge elettorale, ecco che si sarebbero ottenuti risparmi importanti. Un’altra riforma che viene ignorata è lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alla rendita, così da poter permettere una crescita dell’occupazione. Allo stesso tempo sarebbe possibile incentivare la partecipazione al lavoro riformando il sistema fiscale. Una simile manovra finanziaria sarebbe stata molto più efficace, sia dal lato della crescita, che sul fronte dei risparmi.

Il dibattito sulla previdenza ancora una volta ignora i problemi delle giovani generazioni. Sarà possibile garantire un futuro pensionistico a chi ora lavora con contratti precari?



E’ vero, i giovani sono continuamente ignorati, perché vincono le lobby che sono contro la crescita. Da anni ritengo essenziale unificare i contratti di lavoro. Ci vuole un unico contratto a tempo indeterminato, a garanzie crescenti con la permanenza sul posto di lavoro. Solo così, riducendo la moltitudine di ragazzi soggetti a trattamenti previdenziali separati, si creeranno le condizioni perché in futuro i giovani abbiano una pensione dignitosa. Anche questa è una riforma fondamentale che viene ignorata da troppo tempo.

L’euro continua a mostrare grandi difficoltà, anche a causa della difficoltà che perdurano nei cosiddetti PIIGS. Cosa dovrebbe fare l’Unione europea per contenere questa crisi che minaccia la sua esistenza?

L’Europa deve attuare un profondo cambiamento nella propria architettura istituzionale per essere in grado di affrontare una sfida così delicata. Finora l’unione monetaria è stata un successo, che non viene mutato dalle ultime difficoltà dell’euro. Ora è però indispensabile introdurre un coordinamento della politica economica di tutti i Paesi dell’unione monetaria. Solo misure fiscali comuni potranno risolvere le difficoltà del Vecchio Continente. Tornare indietro non sarà comunque possibile, perché un’uscita dalla euro avrebbe molti più svantaggi che vantaggi, anche per i Paesi come la Germania che adesso godono di un positivo ciclo economico.

Che cosa si aspetta da Mario Draghi? Continuità con Trichet o un cambiamento di politica monetaria?



Ci tengo a sottolineare che la nomina di Mario Draghi è tanto un successo per il nostro Paese quanto per l’Europa. Il futuro governatore della Banca Centrale Europea ha il profilo personale e le idee giuste per governare un organismo così importante. Mi aspetto da parte sua le risposte efficaci che ha già introdotto nelle sue precedenti attività, anche migliorando quanto fatto da Trichet in passato. Mario Draghi è l’uomo giusto al posto giusto, ho grande fiducia in lui.
Email Scheda Utente
Post: 4.468
Post: 4.457
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
11/07/2011 11:51
 
Quota

linkiesta.it
L'Italia è nel mirino dei mercati finanziari. Per Roma inizia la settimana più lunga, dato che è prevista per la mattina di lunedì una riunione straordinaria del Consiglio europeo, convocata dal presidente Herman Van Rompuy. Dopo il primo lancio, grazie a Reuters, il portavoce di Van Rompuy, Dirk de Backer, ha smentito che il focus fosse sul contagio italiano, ma i dubbi restano. Dopo la pressione sui titoli di Stato italiani, arrivati a uno spread di quasi 250 punti base coi Bund tedeschi, il summit informalmente verterà anche sul nostro Paese. Nel mentre, i Credit default swap, i derivati che assicurano contro il crac, toccano un nuovo record a 249 punti base (dati Markit). E un alto dirigente della Banca centrale europea, senza nascondersi dietro metafore, dice a Linkiesta: «Bisogna stare attenti, l’Italia non è troppo grande per fallire, è troppo grande per essere salvata».

La crisi di Atene, dopo il bailout da 110 miliardi di euro varato nel maggio 2010, continua e di riflesso mette l’Europa in una posizione sempre più complicata. Le nuove vampate di sofferenza, fugate solo parzialmente dal nuovo piano di austerity approvato dal Governo di George Papandreou poche settimane fa, hanno solo procrastinato quanto i mercati finanziari sanno già da tempo. Atene dovrà ristrutturare il proprio debito. La portata di questa notizia ha avuto un impatto devastante fra gli operatori, amplificando il contagio della crisi europea dei debiti sovrani, che ora sta lambendo Roma, dopo aver fatto capitolare anche Dublino e Lisbona.

Nella riunione di oggi, Van Rompuy chiederà ragguagli sull’attuale situazione economico-finanziaria europea. A rispondere saranno Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker e, secondo voci non confermate che arrivano da Francoforte, anche il nostro ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Proprio quest’ultimo dovrà spiegare in che modo il piano di consolidamento fiscale potrà permettere all’Italia di migliorare i propri conti pubblici nei prossimi cinque anni. La base di partenza è quella che ha contraddistinto l’ultimo ventennio di storia italiana: debito pubblico oltre quota 1.890 miliardi di euro, crescita anemica, riforme strutturali assenti o quasi, immobilismo politico, sistema bancario antiquato e troppo poco incline al rinnovamento. Solo di una cosa possiamo andare fieri: l’agenzia per la gestione del debito pubblico, coordinata da Maria Cannata. Ma questo non basta per metterci al riparo da eventuali posizioni ribassiste degli investitori, impauriti dall’attuale clima italiano, politico e non.

Nel frattempo, in Italia si reagisce come si può. La Consob, come anticipato da voci fra gli operatori finanziari, ha deciso di adottare una misura «anti speculazione». Da domani scatta l’obbligo di comunicazione delle operazioni di short selling (vendita allo scoperto, cioè senza la detenzione dei titoli in questione), per tutte le operazioni che superano una certa soglia. In particolare, spiega la nota della Consob, «dovranno essere rese note le posizioni nette corte relative ai titoli azionari delle società quotate in Italia, quando superino determinate soglie quantitative. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0.2% del capitale dell’emittente». Il secondo vincolo informativo, invece, scatta «per ogni variazione pari o superiore allo 0.1% del capitale». L’obiettivo dell’authority di vigilanza sulla Borsa diretta da Giuseppe Vegas è quello di evitare uno scenario come quello di venerdì scorso, in cui il titolo UniCredit è entrato più volte in asta di volatilità a Borsa italiana dopo una grossa ondata di vendite.

In ogni caso, c’è qualcosa che intimorisce di più i mercati. L’affaire Marco Milanese rimane il più scottante veicolo di diffusione del contagio in Italia. L’ex braccio destro del ministro Tremonti, anche in ambito europeo, ha creato scompiglio per la rete di favori e connivenze che tesseva da anni. Sebbene la reputazione di Tremonti fosse fino a ieri limpida, oggi sono in molti, fra i corridoi di Bce e Parlamento europeo, a guardare con ostilità al professore di Sondrio. Troppi i lati oscuri, troppe le incongruenze fra i racconti dell’ex capitano della Guardia di Finanza e quelli del titolare dell’Economia, troppo elevata la volatilità della manovra correttiva ora che il potere negoziale di Tremonti si sta riducendo di giorno in giorno.

La settimana che si avvia sarà forse quella più difficile per Roma. Come hanno ricordato Financial Times e Wall Street Journal, molti grandi fondi hedge hanno deciso di aggiustare il proprio portafoglio riducendo l’esposizione sui titoli italiani. È quindi presumibile che per Piazza affari possa essere l’ennesima giornata di difficoltà, spinta al ribasso dalle vendite su assicurativi e bancari, con Generali, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare su tutti. Nonostante le raccomandazioni alla calma, giunte perfino dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è l’incertezza che continua a regnare a Borsa italiana. Del resto, è lo stesso clima che vige a Montecitorio e molto simile a quello che, pochi mesi fa, era presente a Lisbona, prima del bailout.



Leggi il resto: www.linkiesta.it/italia-e-mercati-arriva-il-lunedi-della-verita#ixzz1...
[Modificato da giusperito 11/07/2011 11:55]
Email Scheda Utente
Post: 457
Post: 457
Utente Senior
OFFLINE
11/07/2011 22:00
 
Quota

La soluzione è una come ha detto Trixam "eliminare la spesa pubblica improduttiva", proprio come lo stesso Draghi sta contunuamente invitando a fare in questo periodo... il debito pubblico è arrivato a 1.905 miliardi di euro e continua a crescere, e questo aumento dei tassi di interesse sul debito di questi ultimissimi giorni sta rendendo addirittura troppo blanda la manovra di Tremonti...Il decennale e' arrivato a pagare 5,391% dopo aver toccato punte di 5,4%, e se si arrivera' oltre il 5,5%-5,7% l'Italia potrebbe fare fatica a rifinanziarsi...in quel caso sarebbero guai serissimi. Mi ha fatto una certa impressione oggi veder intervenire addirittura la Merkel per rassicurare i mercati sul debito italiano...
Email Scheda Utente
Post: 4.506
Post: 4.495
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
15/07/2011 17:49
 
Quota

Boldrin
Dal poco che ci è dato comprendere, il provvedimento confuso approvato giovedì 14 Luglio dal Senato sembra essere sia l’opposto di ciò di cui il paese ha bisogno sia la prova provata che Giulio Tremonti è incapace di mettere in pratica ciò che predica. Che tale incapacità sia dovuta a incompenteza propria o a restrizioni politiche o a una combinazione delle due cose, non fa differenza a fronte della gravità del risultato.

La chiave interpretativa di quanto approvato è semplice: tasse, tasse, tasse e poi ancora tasse su chi lavora e produce. Di tagli della spesa quasi non se ne parla; di eliminazione degli sprechi pubblici e dei privilegi, nemmeno; di razionalizzazioni e riforme per rilanciare la crescita, meno ancora. Questa cosa, se approvata ed applicata, farà male all’economia italiana per molti anni a venire. Sono disposto anche a scommettere che non risolverà in nulla e per nulla i drammatici problemi di deficit e debito con cui combattiamo da oramai due decenni. La ragione per tale predizione è banale: la macchina politico-amministrativa e l’impalcatura economica “peronista” che generano deficit e debito escono intatti, anzi forse rafforzati, da questo provvedimento. Sottolineiamo anzitutto la natura raffazzonata del medesimo, che è venuto mutando forma e natura nell’arco di una settimana in un’atmosfera di emergenza della quale – al di là dei suoi aspetti reali – è opportuno evidenziare anche l’artificialità e l’utilizzo strumentale che ne è stato fatto.

Tutto ciò è rilevante perché, meglio di mille analisi tecniche, prova l’impreparazione con cui il ministro dell’Economia si è presentato all’appuntamento con quello che egli, nel suo aulico affabulare, ha ieri chiamato “destino”. Dopo undici anni di reiterate promesse ed innumerevoli (e costosi) studi, dopo tre anni di assicurazioni che i conti pubblici ed i risparmi degli italiani erano stati messi – con mosse così astute da risultare invisibili oltre che inefficaci – “in sicurezza”, sembrava ragionevole aspettarsi che Giulio Tremonti sapesse almeno cosa fare. In particolare, sembrava legittimo aspettarsi che lui e i suoi profumatamente (anche post-manovra) stipendiati tecnici avessero in tasca una rivoluzionaria riforma della fiscalità e della spesa pubblica che togliesse di mezzo i due massicci che bloccano la crescita economica del paese: spreco della spesa pubblica ed un fisco rapace solo con chi lavora e produce.

Abbiamo avuto solo un gigantesco aumento delle imposte, variamente mimetizzato, su chi lavora, investe e produce. Vi è, anzitutto, la generica delega al governo d’eliminare (sino ad un 20%, nel 2014) detrazioni e deduzioni fiscali a seconda della bisogna. Vale la pena notare che, nel 2009, le deduzioni e detrazioni in questione ammontavano a circa 74 miliardi di euro, il 20% del quale fa almeno 15 miliardi di tasse in più. Vi è poi la tassa patrimoniale, mascherata da imposta di bollo sul deposito titoli, il cui gettito è impossibile stimare perché la misura iniziale è stata ora modificata e soprattutto perché i risparmiatori reagiranno fuggendo da quella particolare forma di risparmio (Amato, nel 1992, fu più astuto: prese di notte dai conti correnti in essere).

Il blocco dell’adeguamento delle pensioni all’indice dei prezzi altro non è se non un’imposta a venire il cui ammontare è uguale al tasso d’inflazione il quale viene deciso in parte dalla Bce e in grossa parte dall’esecutivo che determina prezzi amministrati, Iva ed accise. Le quali, ovviamente, vengono aumentate in modo permanente, ma queste son quisquiglie. Come, forse, può apparire una quisquilia la riduzione della quota di ammortamento finanziario deducibile: chiedetelo a chi gli investimenti li deve fare e per il quale tale norma altro non implica che un aumento delle imposte sugli utili. Consisteva in un aumento, in parte effettivo ed in parte potenziale, d’imposte anche la panzana d’alcuni mesi fa, il cosidetto “federalismo”. Ma la sua potenzialità impositiva si realizza pienamente solo con questa manovra: come penserete faranno fronte gli enti locali al drastico taglio dei finanziamenti statali? Aumentando le imposte locali sino al massimo possibile, ovviamente, ed imponendo tariffe aggiuntive per questo e quell’altro servizio, obbligatorio perchè monopolizzato. La qual cosa ci permette di porci l’interessante domanda teorica: dato che la sanità pubblica viene finanziata a mezzo di imposte sul reddito, l’aumento dei vari “ticket” sulle prestazioni sanitarie consiste in una variazione di prezzo o in una tassa? Fermiamoci qui, anche se le pieghe dell’editto infame ne contengono anche altre di gabelle.

Rimangono intatti tutti i privilegi della casta – apprendiamo con sollievo che Irene Pivetti potrà continuare a godere dei due addetti stampa che le spettano vita natural durante – e tutti i costi dell’apparato centrale dello stato (quella Pubblica amministrazione i cui salari reali sono cresciuti, come ci ha informato l’ultima relazione del Governatore, di circa il 27% in otto anni, mentre quelli di insegnanti ed addetti al settore sanitario pubblico crescevano del 2%).

Le eterne privatizzazioni vengono annunciate ma rimandate al dopo elezioni (per evitare che il sostituto di Milanese non possa più distribuire poltrone nei consigli d’amministrazione che controllano circa 1/5 dell’economia italiana e una percentuale ben maggiore della borsa valori). I circa 40 miliardi di sussidi o contributi alle imprese pure rimangono intoccati ma, per compensare, tale rimane l’Irap, l’imposta più dannosa allo sviluppo economico. Perché mai, in un paese che non cresce da più di un decennio, dovremmo smettere di tassare le imprese produttive e di sussidiare quelle inefficienti? Questo potrebbe provocare crescita economica ed in Italia, ci hanno spiegato, stiamo già meglio degli altri così.

A fronte di questa, per una volta vera, macelleria sociale, appaiono sorprendenti le reazioni di quei commentatori che, come nel lontano 1992, si rallegrano d’aver evitato il peggio, mentre il peggio è stato ancora una volta sanzionato. L’idea che un paese come l’Italia possa fare default sul proprio debito è ridicola e la creazione di situazioni di “panico” come quella dei giorni scorsi è solo frutto di una politica razionalmente dissennata che gioca ad ignorare i problemi in modo tale da poter avere, quando questi appaiano drammatici, mano libera per operare senza il controllo dell’opinione pubblica.

La questione è sempre stata, dall’adozione nell’euro in poi, non “se” avremmo fatto default o meno ma di “come” avremmo affrontato la questione deficit e debito. Perché è quel “come” che determina sia la crescita futura, sia la distribuzione del reddito, sia la qualità della vita di noi tutti, sia, infine, la giustizia o l’ingiustizia del sistema in cui viviamo. Il “come” approvato ieri dal Senato con il consenso, implicito o esplicito fa poca differenza, dell’intera casta e la benedizione di Giorgio Napolitano, è uno dei peggiori possibili. Fa amarezza dover ammettere che la miglior sintesi di quanto sta accadendo stia in un titolo del quotidiano spagnolo El Pais: «El senado italiano aprueba el ajuste que golpea a las familias y sube los impuestos - Il senato approva la manovra che colpisce le famiglie e alza le imposte».

*Department of Economics - Washington University in Saint Louis



Leggi il resto: www.linkiesta.it/la-manovra-di-tremonti-benedice-il-fallimento-dell-italia#ixzz1...
Email Scheda Utente
Post: 1.349
Post: 1.349
Utente Veteran
OFFLINE
15/07/2011 21:41
 
Quota

Questa volta condivido ogni virgola di quanto scritto da boldrini.
Questa manovra è un saggio perfetto di che cosa sia la democrazia totalitaria. In 4 giorni la manovra è passata da 47 a 70 miliardi, senza che il parlamento potesse discuterne in alcun modo, anzi con il solito colpo di fiducia, benedetto dal presidente napolitano il cui comportamento in questa occasione non mi è sembrato ineccepibile.
Si dirà che c'era la speculazione, ma ieri abbiamo scoperto che gran parte del panico sui titoli bancari lo hanno creato le stesse fondazioni bancarie azioniste.
Aspettiamo indagini della consob e della procura di milano.
Email Scheda Utente
Post: 4.511
Post: 4.500
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
16/07/2011 01:21
 
Quota

Ancora una volta la classe politica rinvia il problema a tra qualche anno... hanno dato un colpo incredibile e non hanno ridotto di un centesimo gli sprechi e le loro "rendite"... anche questa è alta classe politica!
18/07/2011 19:41
 
Quota

un invito a leggere...quando la letteratura e' piu avanti della politica,dell'economia

Nati così
in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora morte che se la ride
mentre gli ascensori si rompono
mentre gli orizzonti politici si dissolvono
mentre il ragazzo della spesa del supermercato ha una laurea
mentre i pesci sporchi di petrolio sputano la loro preda oleosa
e il sole è mascherato
siamo nati così
in mezzo a tutto questo
tra queste guerre attentamente matte
tra la vista di finestre di fabbrica rotte di vuoto
in mezzo a bar dove le persone non non si parlano più
nelle risse che finiscono tra sparatorie e coltellate
siamo nati così
in mezzo a tutto questo
tra ospedali così costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che è meglio dichiararsi colpevoli
in un Paese dove le galere sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo
nati in mezzo a tutto questo
ci muoviamo e viviamo in tutto ciò
a causa di tutto questo moriamo
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
ingannati da questo
usati da questo
pisciati addosso da questo
resi pazzi e malati da questo
resi violenti
resi inumani
da questo
il cuore è annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un dio insensibile
le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare

siamo nati in questo essere letale triste
siamo nati in un governo in debito di 60 anni
che presto non potrà nemmeno pagare gli interessi su quel debito
e le banche bruceranno
il denaro sarà inutile
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sarà più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sarà inutile
il cibo diventerà un rendimento decrescente
l’energia nucleare finirà in mano alle masse
il pianeta sarà scosso da un’esplosione dopo l’altra
uomini robot radioatitvi si inseguiranno l’un l’altro
il ricco e lo scelto staranno a guardare da piattaforme spaziali
l’inferno di Dante sarà fatto per somigliare a un parco giochi per bambini
il sole sarà invisibile e sarà la notte eterna
gli alberi moriranno
e tutta la vegetazione morirà
uomini radioattivi si nutriranno della carne di uomini radioattivi
il mare sarà avvelenato
laghi e fiumi spariranno
la pioggia sarà il nuovo oro
la puzza delle carcasse di uomini e animali si propagherà nel vento oscuro
gli ultimi pochi superstiti saranno oppressi da malattie nuove ed orrende
e le piattaforme spaziali saranno distrutte dalla collisione
il progressivo esaurimento di provviste
l’effetto naturale della decadenza generale
e il più bel silenzio mai ascoltato
nascerà da tutto questo
il sole nascosto
attenderà il capitolo successivo

Henry Charles Bukowski Jr.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com