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L'acqua pubblica di Parigi

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2011 18:08
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28/06/2011 17:02
 
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In Francia l’acqua fu definita “patrimonio comune della nazione” nel 19921 e i comuni sono i veri responsabili della gestione del servizio idrico fin dalla Rivoluzione Francese. Essi possono scegliere, attraverso una gara disciplinata dalla legge Sapin (legge n. 122 del 29 gennaio 1993) tra la gestione diretta o en regie, la gestione delegata e quella mista. Nel primo caso il comune stesso (o il gruppo di comuni riunito all’interno di un sindacato intracomunale) garantisce il servizio di acqua potabile e/o di depurazione. A parte alcune eccezioni, solo i piccoli comuni optano per questa scelta. Nel secondo modello, quello più adottato, il servizio idrico viene affidato, interamente o in parte, ad una società privata, attraverso la stipulazione di un contratto di lunga durata. Quest’ultimo può essere di due tipi: il leasing (affermage), con il quale il Comune realizza e finanzia gli investimenti sulla rete idrica, mentre la compagnia privata assicura il funzionamento del servizio di acqua potabile, versando parte dei proventi al comune in modo che possa ammortizzare le spese sostenute. Il secondo è la concessione (o gestione), attraverso la quale l’impresa privata gestisce direttamente, facendosene carico, anche gli investimenti sulla rete che resta di proprietà statale. Infine, la gestione mista è caratterizzata varie situazioni intermedie tra le prime due.

La legge prevede il principio del “chi consuma/inquina paga” (“l’eau paie l’eau”), in modo che il servizio sia gestito e finanziato indipendentemente dalle disponibilità finanziarie dei comuni. Tale sistema ha causato alti costi, che hanno portato la città di Parigi e altri comuni a rimunicipalizzare, nel 2008, la gestione che era stata precedentemente affidata a soggetti privati. La scelta di ritornare a una gestione completamente pubblica è considerata da molti un esempio di come la privatizzazione sia fallimentare. In realtà, emergono almeno tre aspetti che dovrebbero indurre alla cautela: innanzitutto, si consideri che in Francia esiste un serio problema di scarsa accessibilità degli utenti a informazioni relative sia alle caratteristiche contrattuali che ai livelli del servizio. Per risolvere tale problema nel 1997 la Corte dei Conti e il rapporto Baert proposero di istituire un’autorità di regolazione nazionale: ma sono stati proprio i sindaci e le municipalità, timorosi di veder ridotti i loro poteri, a ostacolarne la creazione. Infatti prima i veri responsabili del servizio erano i comuni, che si occupavano della qualità, del costo, della definizione della tariffa e del funzionamento del settore. La seconda questione riguarda la regolazione, che è soprattutto di tipo contrattuale. Nei casi di incompletezza contrattuale, le lacune sono risolte basandosi sull’autodisciplina e sulla reputazione delle imprese in un contesto poco trasparente, mentre per aprire il settore alla concorrenza è necessaria un’autorità di regolazione indipendente e credibile, che induca trasparenza nel settore. Infine va riconosciuto che, a fronte degli elevati costi, sono aumentati gli investimenti, grazie ai quali è stata garantita una maggiore qualità e innovazione tecnica dei servizi (l’incremento delle tariffe negli ultimi anni ha permesso di stabilizzare i prelievi idrici totali, in costante aumento fino agli anni ’80). È quindi difficile giungere a una conclusione definitiva e, soprattutto, tale giudizio non può basarsi unicamente sull’incremento dei costi e delle tariffe, se da una parte i privati hanno aumentato i prezzi, dall’altra hanno certamente garantito anche un miglior servizio. Infatti, quando sono necessari investimenti, i costi devono aumentare comunque, sia la gestione pubblica oppure privata. Se non aumenteranno le tariffe, cresceranno le tasse o il debito pubblico o, come accade spesso, non si finanzieranno gli investimenti.

Il caso francese, quindi, dovrebbe far riflettere su almeno tre questioni: innanzitutto, non si può dare per scontato che i comuni siano effettivamente interessati a perseguire l’interesse generale. Se non sono disposti a cedere parte dei loro poteri, è difficile credere che accetteranno di perdere consenso politico aumentando le tariffe per far fronte agli investimenti. In secondo luogo, non è vero che i privati non investono per migliorare la qualità del servizio. Infine si sottolinea come l’effettivo elemento competitivo del sistema francese non sia tanto la concorrenza tra imprese, quanto quella tra modelli gestione, a dimostrazione che, nel caso in cui davvero i privati dovessero fallire è comunque possibile tornare al pubblico – e viceversa. Nel caso appena esaminato, però, si tornerebbe a una gestione pubblica che può permettersi di ridurre le tariffe perché non ha sostenuto direttamente i costi per finanziare gli investimenti necessari a migliorare il servizio.
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28/06/2011 18:08
 
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La rivoluzione parte da Parigi L’acqua torna a essere pubblica


FRANCIA. Bernard Delanoe, sindaco della città della Senna, ha mantenuto la sua parola. Il servizio sarà nuovamente municipalizzato. Colpo basso per le multinazionali dell'oro azzurro Veolia e Suez. Sconti per le famiglie a basso reddito.

Lo aveva promesso in campagna elettorale e alla fine si è dimostrato un uomo di parola. Bertrand Delanoe, sindaco socialista di Parigi ha portato a termine la sua missione per municipalizzare di nuovo l’acqua nella sua città. Davanti ad una agguerrita resistenza del partito di destra all’opposizione in sede di consiglio comunale, martedì scorso ha esposto gli ultimi particolari tecnici della rivoluzione idrica nella città della Senna. Il capogruppo dell’Ump, partito di destra, Jean-François Lamour, ha parlato di ritorno al passato e di interruzione di un servizio efficiente basato su una «sana concorrenza tra le due concessionarie» mentre ora la distribuzione dell’acqua verrà trasformato in una sorta di «macchina da guerra»; in altre parole il consigliere teme l’istituzione dell’ennesimo enorme apparato burocratico. La terza e ultima delibera nell’Hotel de Ville è servita, infatti, a definire i termini del trasferimento del personale nella transizione dal privato al pubblico. Nessuno perderà il lavoro e i 900 dipendenti delle concessionarie verranno tutti assunti nell'ente municipale Eau de Paris (Acqua di Parigi), nato il primo maggio scorso. I contratti delle due multinazionali Veolia e Suez che gestiscono il servizio idrico nella capitale francese, inerenti alla distribuzione, scadranno il prossimo 31 dicembre, mentre il 2011 sarà la deadline per ciò che attiene la produzione. Il ritorno alla gestione municipalizzata farà risparmiare al Comune circa 30 milioni di euro l’anno, che porteranno il prezzo dell’acqua per metro cubo a 2,77 euro fino al 2014. I risparmi saranno reinvestiti in opere di risanamento delle infrastrutture idriche. Durante l’operazione, che va tutta a loro svantaggio, le perdite economiche di Veolia e Suez sono stimate intorno ai 200 milioni di euro. In realtà le intenzioni del sindaco non sono state ispirate da posizioni puramente ideologiche, anche se è stato ribadito più volte che l’acqua è un diritto e non solo un servizio, bensì dalla constatazione di numerosi disservizi che vanno dalla scarsa manutenzione delle tubature all’aumento costante dei prezzi. Con il passaggio al servizio pubblico, invece, questi ultimi rimarranno bloccati per 5 anni, mentre aumenteranno le campagne di informazione al cittadino, che potrà controllare la composizione chimica dell’acqua che esce dal proprio rubinetto. E se da un lato è vero che non vi saranno variazioni sensibili nella bolletta dei cittadini, lo è anche che d’ora in poi le famiglie a basso reddito avranno uno sconto del 50 per cento. A precisarlo è Anne Le Strat, assessore all’Acqua che segue passo dopo passo la difficile riforma da lei stessa definita una «rivoluzione storica». Mettere fine agli interessi dei leader mondiali del business dell’oro azzurro, Veolia e Suez, non è stata cosa semplice. Fu l’allora sindaco di Parigi Jaqcues Chirac nel 1984 a consegnare l’acqua della capitale nelle loro mani. Evidentemente in questi 25 anni non sono stati in grado di farne un uso corretto.


fonte: www.terranews.it/news/2009/11/la-rivoluzione-parte-da-parigi-l%E2%80%99acqua-torna-essere-...




Martin Niemoller :
Quando i nazisti vennero per i comunisti, | Io restai in silenzio; | Non ero comunista. || Quando rinchiusero i socialdemocratici, | Rimasi in silenzio; | Non ero un socialdemocratico. || Quando vennero per i sindacalisti, | Io non feci sentire la mia voce; | Non ero un sindacalista. || Quando vennero per gli ebrei, | Rimasi in silenzio; | Non ero un ebreo. || Quando vennero per me,
Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.



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