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Proposta di riforma elezioni locali

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2011 16:22
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08/05/2011 19:27
 
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da noisefromamerika.org - Sandro Brusco
Introduzione

In un paio di settimane gli italiani saranno chiamati alle urne in un buon numero di comuni e province, tra cui realtà importanti come Milano e Napoli. Non credo di essere l'unico che prova assai poco entusiasmo per la qualità dei principali candidati e credo che la diffidenza verso le forze politiche tradizionali, che negli ultimi anni ha condotto a un aumento dell'astensionismo sia nelle elezioni politiche sia in quelle regionali, si manifesterà nuovamente. E, come nel passato, l'aumentato astensionismo non servirà a nulla, in termini di miglioramento della offerta politica. In effetti esiste la concreta possibilità che l'astensionismo favorisca le forze più clientelari dato che, al diminure del numero complessivo di voti, i voti ''acquistati'' finiscono per contare di più in termini percentuali.

In questo post vorrei offrire un paio di proposte per rendere più concreto il controllo degli elettori sugli eletti negli enti locali. Si tratta di un paio di modifiche che possono essere introdotte senza alcun addizionale cambiamento delle regole elettorali.

L'opzione ''nessuno di questi''

Per dare maggiore potere ai cittadini è opportuno introdurre automaticamente sulle schede l'opzione ''nessuno di questi''. Il voto a tale opzione funziona come il voto a qualunque altra lista, eccetto che in caso di vittoria viene automaticamente nominato un commissario, con i poteri che già ora sono regolati dalla legge.

Consideriamo per esempio un comune con più di 15.000 abitanti, nel quale quindi il sindaco viene scelto con il metodo del doppio turno. Se due candidati ottengono più voti del simbolo ''nessuno di questi'' allora tale opzione diventa irrilevante. Se il simbolo ''nessuno di questi'' arriva secondo allora resta irrilevante se il candidato che arriva primo (chiamiamolo candidato A) ottiene la maggioranza assoluta dei voti, altrimenti si va al ballottaggio. Al ballottaggio gli elettori possono scegliere tra il ''candidato A'' e ''nessuno di questi''. Se vince il candidato A questi diventa sindaco, esattamente come avviene ora. Anche la selezione dei consiglieri resta identica a quella attuale, con possibilità di apparentamento tra le liste che sostengono al ballottaggio il candidato A etc. etc. Se invece vince ''nessuno di questi'' il comune viene commissariato per tre anni, dopodichè si torna a votare. Infine, se ''nessuno di questi'' arriva primo con la maggioranza assoluta dei voti allora il comune viene immediatamente commissariato, altrimenti si va al ballottaggio e vale quanto appena detto.

Il meccanismo si può adattare anche ad altri enti locali (per esempio regioni e comuni con meno di 15.000 abitanti) che usano sistemi elettorali differenti. Per esempio, se in una elezione regionale l'opzione ''nessuno di questi'' risulta la più votata allora la regione viene commissariata, altrimenti l'ozione diventa irrilevante.

Tale opzione darebbe quindi uno sfogo più concreto, e potenzialmente assai più efficace, alla protesta da parte dei cittadini in quegli enti locali nei quali nessuna delle liste che appaiono sulla scheda appare soddisfacente. A sua volta tale accresciuto potere ''di minaccia'' verso le forze politiche tradizionali potrebbe stimolare la selezione di un miglior personale politico.
Inoltre, la presenza di queste opzioni avrebbe il beneficio di rendere contendibili anche enti locali che al momento vedono una minoranza così debole (ad esempio le regioni Veneto e Toscana) da rendere la maggioranza regionale praticamente immune da sfide politiche.

La revoca dell'elezione

Se una giunta eletta si rivela inefficace e incompetente, con la legislazione attuale i cittadini si vedono costretti ad attendere fino alle elezioni successive per porre rimedio al proprio ''errore''. Un modo per ovviare a questo problema è quello di introdurre il meccanismo della revoca dell'elezione (ciò che negli USA viene chiamata recall election).

La nostra proposta è che quando una certa frazione degli elettori dell'ente locale (per esempio, l'otto per cento) lo richiede, venga convocato un referendum sulla giunta esistente. Al referendum si decide se continuare o meno con la stessa giunta o se avviare la procedura di commissariamento. Una vittoria dei SI porta allo scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario che resta in carica tre anni. La vittoria del NO porta al mantenimento della giunta in carica.

Le modalità del referendum verrebbero stabilite dalla legge. Sarebbe a nostro avviso opportuno mantenere una soglia alta per il numero di firme, ma evitare di condizionare la validità del risultato al raggiungimento di un quorum (per la verità queste modifiche sarebbero opportune anche per i referendum nazionali, ma ciò richiede una modifica costituzionale). Data l'intensa partigianeria che caratterizza la politica italiana è opportuno stabilire che occorre attendere almeno due anni dall'elezione del consiglio per permettere la celebrazione del referendum e che un singolo referendum può essere tenuto in ciascuna legislatura. Questo per evitare il costante tentativo da parte della parte sconfitta all'elezione di ''rifarsi'' immediatamente, sperando magari che la bassa partecipazione al referendum di revoca porti a risultati sorpresa.


Nei commenti all'articolo ci sono molti spunti interessanti:
www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Una_modesta_proposta_per_riformare_le_elezioni_loc...
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08/05/2011 21:03
 
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Due proposte un po' tecnocratiche, soprattutto la prima.
Non ho capito come l'opzione nessuno di questi possa migliorare la selezione del personale politico.
Questa opzione dovrebbe dare sfogo al senso comune dell'elettorato riguardo alla caratteristiche dei candidati, che è una cosa che per sua natura fa aumentare la frammentazione. I singoli candidati sono per definizione scelte di parte, perché arrivano lì al termine di una lotta che si consuma nel partito o nella coalizione con lotte di potere o altri strumenti tipo le primarie.
Come l'esperienza ci dimostra nessun candidato alla fine riscontra un consenso sulla sua persona. Questa proposta vuole trasformare le elezioni in un concorso di simpatia, che non mi sembra sia un buon modo di migliorare la politica. Non capisco poi quale vantaggio si avrebbe dall'elezione di un commissario, che è per definizione la negazione della politica, che paralizzerebbe l'attività amministrativa per 3 o 4 anni.
Insomma siamo sempre alla solita idea secondo cui siccome in Italia non è possibile migliorare la politica con gli strumenti tradizionali che si usano nelle democrazie, bisogna cambiarla con regole dall'alto un po' cervellotiche. Mi sembra che dobbiamo guardare alla saggezza dell'elettorato inglese che pochi giorni fa si è trovato di fronte ad un referendum per cambiare la legge elettorale, ispirato dalla logica che i risultati delle elezioni erano anomali, e ha detto un secco No.

La seconda invece è assolutamente condivisile, anche se negli states la applicano in maniera un po' diversa.
Prima perché bisogna richiedere moltissime firme, in california ce ne vogliono un milione, poi perché il referendum si svolge in molti stati contestualmente alla elezione dei nuovi amministratori.
L'elettore si trova con due schede, una in cui dice se vuole revocare l'amministratore in carica e l'altra in cui esprime la sua preferenza sul nuovo amministratore.
E i quorum ci sono eccome, sempre in california dove ci sono stati i referendum più recenti compreso quello clamoroso del 2003 che revocò il governatore, è necessario il quorum del 50+1.
Questo livore contro i quorum ai referendum non lo capisco bene.
Il quorum è stato pensato sempre come garanzia democratica, soprattutto dai teorici della democrazia partecipata.
Se per approvare una legge è necessaria la maggioranza parlamentare che dovrebbe riflettere la volonatà della maggioranza dell'elettorato, sembra ovvio che abrogare quella legge o, come nel caso della recall election, per cambiare una amministrazione, sia necessaria la maggioranza dell'elettorato stesso.
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09/05/2011 10:32
 
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A me l'opzione piace. Ti spiego.
In primo luogo permette a molte persone di rientrare nella democrazia, riappropriandosi del diritto di voto. Gli astenuti per protesta e gli elettori di movimenti dell'antipolitica potrebbero ritornare a votare facendo una scelta. In fondo la scelta di nessuno è sempre una scelta ed è sempre democrazia, anzi forse così diventa più democratico l'intero sistema.
La classe politica sarebbe incentivata a fare delle proposte credibili per competere anche con la possibilità di non vedere nessuno dei propri eletto. Penso ai prossimi candidati a Napoli e alla difficoltà di fare delle scelte per l'elettore. Immagino che sia un incentivo importante a fare delle proposte valide.
A Locri la popolazione accolse quasi in lutto la fine del mandato della dott.ssa Basilone. Lì avrebbero preferito un commissario di governo onesto piuttosto che un sindaco espressione cmq delle peggiori logiche affaristiche territoriali.
Sull'immobilismo del commissario nemmeno mi trovi d'accordo. A parte la battuta di Russell sui governanti, penso a molti sindaci le cui uniche scelte sono deleterie (penso al comune di Quarto dove sinistra e destra si alternano con il solo fine di evitare l'ennesimo commissariamento).
L'ordinaria amministrazione è a volte più necessaria dei voli pindarici dei nostri amministratori (De Luca e Salerno non ne sono un esempio?).


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09/05/2011 12:52
 
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sul 'nessuno di questi' avrei da obiettare, sulla revoca dico che ci vorrebbe in tutte le elezioni,anche e soprattutto quelle parlamentari,così almeno la finirebbero di dire'mi hanno eletto,i cittadini hanno scelto me quindi rimango per sempre'.
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09/05/2011 16:22
 
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Re:
giusperito, 09/05/2011 10.32:

A me l'opzione piace. Ti spiego.
In primo luogo permette a molte persone di rientrare nella democrazia, riappropriandosi del diritto di voto. Gli astenuti per protesta e gli elettori di movimenti dell'antipolitica potrebbero ritornare a votare facendo una scelta. In fondo la scelta di nessuno è sempre una scelta ed è sempre democrazia, anzi forse così diventa più democratico l'intero sistema.
La classe politica sarebbe incentivata a fare delle proposte credibili per competere anche con la possibilità di non vedere nessuno dei propri eletto. Penso ai prossimi candidati a Napoli e alla difficoltà di fare delle scelte per l'elettore. Immagino che sia un incentivo importante a fare delle proposte valide.
A Locri la popolazione accolse quasi in lutto la fine del mandato della dott.ssa Basilone. Lì avrebbero preferito un commissario di governo onesto piuttosto che un sindaco espressione cmq delle peggiori logiche affaristiche territoriali.
Sull'immobilismo del commissario nemmeno mi trovi d'accordo. A parte la battuta di Russell sui governanti, penso a molti sindaci le cui uniche scelte sono deleterie (penso al comune di Quarto dove sinistra e destra si alternano con il solo fine di evitare l'ennesimo commissariamento).
L'ordinaria amministrazione è a volte più necessaria dei voli pindarici dei nostri amministratori (De Luca e Salerno non ne sono un esempio?).





Il problema è quello degli obiettivi. Se l'obiettivo dichiarato nell'articolo è quello di migliorare il personale politico, questa proposta non serve a nulla.
Qui mi sembra che si voglia fare una specie di preliminare infinito per depurare le elezioni del loro senso. La validità dei candidati si misura il giorno delle elezioni, è triste ma è così.

Se invece l'obiettivo è di riportare a votare gli astenuti o quelli che si rifugiano nell'antipolitica, è un altro discorso e la proposta può avere senso. Ma a parte i tantissimi problemi che si aprirebbero, il fatto che si eleggerebbe un funzionario, chi lo sceglie poi fisicamente questo funzionario ecc e con l'eccezione dei casi citati non conosco ma non dubito che sia così; non capisco a cosa servirebbero le elezioni.
La politica diventerebbe una sorta di alaternativa al funzionario pubblico, una caso unico al mondo. A questo punto non faremmo prima ad eliminare i comuni, le province e le regioni e tornare al vecchio centralismo napoleonico duro e puro? Ci risparmieremmo un sacco di fatiche.

Non mi sognerei mai di difendere De luca, ma mi sembra proprio l'esempio sbagliato.
Prendi la salerno del 1993 e quella di oggi e vedi due città radicalmente diverse.
Che poi le scelte strategiche del sindaco non siano state le migliori io l'ho sempre detto, ma se tutti i sindaci ci mettessero l'impegno di de luca nel fare il loro lavoro non ci sarebbe bisogno di discutere così tanto sulle regole delle elezioni. Anche se a me non piace 2 salernitani su 3 ritengono che de luca sia un buon sindaco e tra pochi giorni lo rieleggeranno in maniera plebiscitaria. Contro di lui il commissario prefettizio perderebbe alla grande, anche se i grillini lo giudicano indegno.
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