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Rapporto Monti

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2011 18:12
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31/01/2011 18:12
 
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Sì al mercato unico, ma attenzione all’armonizzazione fiscaleL'Istituto Bruno Leoni ha organizzato a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, un seminario di discussione sui contenuti del “Rapporto Monti”, curato dall'ex commissario alla concorrenza, Mario Monti, su richiesta del presidente della Commissione, José Manuel Barroso, per rilanciare l'integrazione europea. Al seminario, organizzato in collaborazione con lo European Policy Forum, ha partecipato lo stesso Mario Monti. Nell'occasione sono stati presentati due nuovi documenti dell'IBL: un'analisi critica sul rapporto Monti (PDF in italiano e PDF in inglese), e uno studio sulle possibili conseguenze dell'armonizzazione fiscale (PDF, solo in inglese).

Per l'Istituto Bruno Leoni, è vitale rilanciare il mercato unico per sostenere la crescita nei Paesi membri, nel tentativo di uscire dalla crisi attuale

“Il rapporto Monti - si legge nello studio IBL, elaborato da un gruppo di lavoro internazionale - contiene una serie di indicazioni tese, di volta in volta, a rafforzare il mercato interno, costruire il mercato interno o creare consenso per il mercato interno. In larga parte, si tratta della riproposizione di tesi già adottate dalla Commissione, che non è stato possibile perseguire fino in fondo per ragioni tecniche, o per l'opposizione di governi nazionali e interessi organizzati. Paradossalmente, però, non tutte queste proposte sono coerenti con una prospettiva autenticamente di mercato».

Secondo il Rapporto, ad un rafforzamento del mercato interno dovrebbe accompagnarsi un forte rafforzamento degli Stati sociali. Per questo, occorrerebbe perseguire un grande disegno di armonizzazione fiscale, volto a colpire sia la “concorrenza fiscale” all'interno dell'Ue, sia all'esterno.

Se è condivisibile la tensione verso l'integrazione dei mercati, il rapporto IBL evidenzia che essa non può avvenire attraverso di un tessuto regolatorio dalle maglie fitte e pesanti. Inoltre, la strada verso l'armonizzazione rischia di minare la stessa ragione profonda del successo europeo, nel momento in cui investe anche l'equiparazione delle aliquote fiscali.

A questo tema IBL dedica un ampio studio di Dalibor Rohac (economista dell'Università di Oxford e del Legatum Institute), che dimostra come i costi dell'armonizzazione fiscale rischino di essere superiori ai benefici. Infatti, «la concorrenza fiscale non può essere presa in considerazione a prescindere dal processo competitivo di apprendimento in virtù del quale i soggetti presenti nelle diverse giurisdizioni possono cercare di migliorare le istituzioni del proprio paese osservando e copiando quelle dei paesi vicini. L'imposizione dell'armonizzazione eliminerebbe questo meccanismo evolutivo di apprendimento e di mutamento istituzionale.»

I punti salienti:

Istituto Bruno Leoni
Il “Rapporto Monti”: una lettura critica


Il Rapporto Monti propone una serie di misure per “rafforzare il mercato interno”, “costruire il mercato interno”, o “creare il consenso per il mercato interno”;
Molte di queste proposte vanno effettivamente nella direzione di integrare e liberalizzare i mercati europei;
Tavolta, però, esse contrastano con una logica di mercato; ciò è particolarmente vero nel caso:
Delle proposte che prevedono l’introduzione di regolamentazioni più restrittive e “pesanti”;
Delle proposte relative all’armonizzazione fiscale, intesa come condizione a sostenere il welfare state negli Stati membri e attraverso esso costruire le condizioni per l’accettabilità del mercato interno;
Su energia, telecomunicazioni, infrastrutture e servizi il rapporto propone di rafforzare le misure già prese a livello comunitario, pur riconoscendo la debolezza di alcune di esse: in generale la spinta comunitaria verso la liberalizzazione dei mercati sembra essersi depotenziata, riducendosi più alla difesa delle conquiste raggiunte che all’ambizione di fare passi avanti;
Sull’ambiente, Monti non sembra cogliere il rischio che la pesante regolamentazione ambientale – in particolare per quel che riguarda le emissioni di gas serra – può compromettere il disegno di mercato tracciato dalle liberalizzazioni;
Sui servizi finanziari, è preoccupante il sostegno che il rapporto offre all’emissione di “Union Bonds”, che oltre a non essere probabilmente in grado di raccogliere il consenso necessario a essere credibili, rischierebbero di creare azzardo morale e incentivare ulteriore indisciplina fiscale.

Dalibor Rohac
Tax competition: A curse or a blessing?


L’armonizzazione fiscale viene spesso proposta come una soluzione alla “concorrenza fiscale sleale”; in realtà i costi dell’armonizzazione sono probabilmente molto superiori ai benefici;
Infatti, l’evidenza mostra che, poiché ciascuno Stato fissa le proprie aliquote guardando anche alle scelte compiute altrove, più concorrenza fiscale tende a tradursi in aliquote più basse;
Questo risultato è confermato da un modello di teoria dei giochi sviluppato in questo paper;
Il paper discute anche i principali argomenti contro la competizione fiscale:
La più comune delle tesi contrarie alla concorrenza fiscale asserisce che la concorrenza distorce l’allocazione dei fattori mobili di produzione tra paesi diversi. Ciò presuppone che l’allocazione iniziale del capitale tra i due paesi fosse ottimale e che la concorrenza fiscale allontani da situazine dall’optimum;
Nella letteratura in materia, inoltre, si sostiene spesso che la concorrenza fiscale può ridurre il gettito delle imposte e mettere a repentaglio la stabilità delle finanze pubbliche. Questo presuppone implicitamente che l’ammontare raccolto originariamente per il tramite della tassazione corrispondesse ad un optimum sociale ben definito e che, pertanto, la concorrenza fiscale porti il gettito al di sotto di questo livello;
La concorrenza fiscale non può essere presa in considerazione a prescindere dal processo competitivo di apprendimento in virtù del quale I soggetti presenti nelle diverse giurisdizioni possono cercare di migliorare le istituzioni del proprio paese osservando e copiando quelle dei paesi vicini. L’imposizione dell’armonizzazione eliminerebbe questo meccanismo evolutivo di apprendimento e di mutamento istituzionale.
Nella stessa logica vanno letti i tentativi di combattere il segreto bancario: sebbene in questo caso l‘evidenza sui costi e i benefici sia ambigua, è lecito avere una presunzione a favore del mantenimento del segreto in quanto il suo superamento è il logico presupposto di sforzi verso una maggiore armonizzazione.

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