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Quando la giustizia sbaglia senza pagare

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2011 09:14
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22/01/2011 01:19
 
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ma così tanto per.. senza scandalo.. insomma ci può stare..
“Ho fiducia nella giustizia”, dice il protagonista del clamoroso errore cui la fiction s’ispira

Daniele Barillà (foto a fianco) è un uomo mite, lo sguardo sereno, il sorriso aperto quasi fanciullesco, disarmante.
“Ho fiducia nella giustizia” dice, e la cosa sorprendente è che si è costretti a credergli.
Nonostante tutto, nonostante quest’uomo oggi quarantaduenne sia stato il protagonista di un clamoroso caso di errore giudiziario per il quale ha scontato sette anni di carcere e affrontato tre gradi di giudizio prima che venisse riconosciuta la sua innocenza.

Nel 1993 una Fiat Tipo color amaranto viaggia per le strade del milanese, alla guida il giovane imprenditore Daniele Barillà. D’improvviso l’auto è circondata dai carabinieri del Ros: Barillà è trascinato fuori dalla sua macchina e arrestato con l’accusa di traffico di droga.
Comincia così l’odissea giudiziaria che il regista Stefano Reali ha raccontato in L’Uomo Sbagliato (vedi locandina) fiction di Raiuno in onda questa sera e domani in prima serata.
Nei panni dell’imprenditore (con il nome di Daniele Baroni) è Beppe Fiorello nuovamente alle prese con un personaggio scomodo, al centro di una vicenda che suscita rabbia e indignazione.

Tanto più visto che in questo caso i ‘cattivi’ sono proprio quelle forze dell’ordine e quella giustizia che per sua stessa definizione dovrebbe difendere gli innocenti e punire i colpevoli.

“Ma non abbiamo voluto fare un documentario – precisa il regista – solo una fiction, anche se basata su fatti reali.
Ci siamo presi anche molte libertà, soprattutto nella vita privata del protagonista e riscrivendo il ruolo di alcune figure simbolo, più funzionali alla storia”.
Figure come quella del Maggiore Quinto (Alberto Molinari) che impersona tutti quelli che per errore, imperizia, leggerezza o per nascondere irregolarità procedurali, testimoniarono nei vari processi sulla colpevolezza di Barillà.
Di fantasia anche il PM Erika Schneider (Antonia Liskova) che prima sostiene l’accusa contro Baroni e poi si batte per la revisione del processo.
In realtà ad interessarsi del caso dell’imprenditore milanese fu un giornalista, Stefano Zullo che nel 1995 rilesse il caso Barillà, “ne parlai con il procuratore Borrelli – dice – e anche lui si disse convinto dell’innocenza di quest’uomo. Con una lettera alla procura di Livorno manifestò i suoi dubbi ma non venne ascoltato”.

La situazione si sblocca nel ’97 quando il capo dell’operazione che aveva portato all’arresto di Barillà, il colonnello Michele Riccio, venne arrestato per gravi irregolarità commesse durante varie indagini.
Furono così riaperti molti casi e anche quello di Barillà venne revisionato da Francesca Nanni una giovane PM della Procura di Genova.
“Posso dire che molti di quella ‘mitica squadra’ (di cui faceva parte anche il capitano Ultimo n.d.r.) che mi accusarono ingiustamente oggi sono in prigione – dice Barillà – mentre io sono qui, libero finalmente.
Per questo credo ancora nella giustizia e nella sua capacità di correggere anche i propri errori”.
Ma non è tutta rose e fiori la vita di Barillà:
“Anche oggi ogni volta che una pattuglia mi ferma vengo perquisito e mi smontano la macchina, per loro sono ancora qualcuno che è stato dentro per droga”.
Per non parlare degli enormi problemi economici che anni di carcere e il lunghissimo iter giudiziario hanno causato.

La Corte d’Appello di Genova ha infatti condannato lo Stato ad un mega risarcimento (4 milioni di euro) per gli anni che Barillà ha ingiustamente passato in prigione, ma i soldi tardano ad arrivare.

Barillà, nei lunghi anni passati in prigione è venuto a conoscenza di altri casi simili al suo?
“Tanti, e potrei fare anche i nomi ma sarebbe una mancanza di rispetto. Il vero male è questo maledetto patteggiamento. Molti, anche se innocenti, accettano pur di tornare alle loro case e poter riabbracciare i propri cari. Io potevo uscire dopo 6 mesi ma non ho patteggiato perché ero sicuro di poter dimostrare la mia innocenza. Spero con questo film di poter aiutare quelli che hanno subito la mia stessa ingiustizia”.

La ‘mitica squadra’…..
"Già! Di loro faceva parte anche il capitano Ultimo. Seguì la macchina sbagliata, al processo fu uno dei miei accusatori e la sua testimonianza risultò determinante. Quando ho incontrato Stefano Reali gli ho detto che il suo film su Ultimo ha probabilmente allungato la mia detenzione: chi poteva credere che un tale eroe avesse commesso un così grave errore?”

Sette anni di carcere, 24 prigioni diverse. Come si può sopravvivere a tanto sapendosi innocente?
“Fiducia nella giustizia e nella forza della verità. Come ha detto Zullo, l’innocenza lascia tracce proprio come la colpevolezza! Ma è stata una prova dura, un carcere ha le sue regole che bisogna imparare. Gli stupratori e chi violenta o uccide i bambini, beh quelli non hanno vita facile. Io ho trovato solidarietà e sostegno morale anche se ero un rompiscatole”.

Cioè?
“Giravo con in mano i verbali dei miei processi e dicevo a tutti che ero innocente. Qui siamo tutti innocenti – mi rispondevano – mica solo tu. Ho capito che ognuno ha i suoi guai. Lì dentro non contano le istituzioni ma l’umanità, e i detenuti sono uomini. Quando mi hanno scarcerato, dopo venti giorni avrei voluto tornare dentro, ormai era quella la mia casa”.

Si sa di tante violenze all’interno dei carceri...
“Ho visto dei pestaggi, quanto all’omosessualità non posso dire di essermene accorto. Fortunatamente io non ho subito queste violenze”.


da www.cinespettacolo.it
Roma, 2 maggio 2005
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22/01/2011 01:23
 
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loccidentale.it
Che cosa ci fa Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, in una cella di Regina Coeli? Si è consegnato spontaneamente, poco dopo la mezzanotte del 26 febbraio, alla Guardia di finanza all’interno dell’aeroporto di Ciampino, provenienza Antille. Era venerdi notte, qualcuno avrebbe dovuto dirglielo che nelle carceri, come spesso negli ospedali, nel fine settimana la vita si ferma. Meglio consegnarsi di lunedi, se proprio si deve. Infatti il dottor Scaglia è stato interrogato solo a weekend concluso, ha spiegato la sua posizione e riteneva, da uomo ligio alla legge e fiducioso nella giustizia quale è, di poter tornare alle sue attività.
Perché era così fiducioso? Prima di tutto perché ben tre anni fa era stato già interrogato da un Pubblico Ministero nella stessa inchiesta e riteneva di aver già chiarito tutto, soprattutto perché le imputazioni riguardavano fatti accaduti, secondo l’accusa, tra il 2003 e il 2007. In quegli anni Silvio Scaglia era stato amministratore delegato e presidente di Fastweb, oggi è di fatto fuori e i chiarimenti di quel primo interrogatorio d’allora gli si sono rivoltati contro, quasi una vendetta postuma.
Le accuse, che coinvolgono anche Sparkle, società controllata di Telecom Italia, riguardano il sospetto di una colossale truffa internazionale sull’Iva per un importo di due miliardi di euro e un danno al nostro erario di 365 milioni. Come prima cosa occorre dire che il dottor Scaglia è indiziato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, oltre che, conseguentemente, di evasione fiscale. E già qui pare legittimo domandarsi se, visto che è stato emesso un mandato di cattura, ci sia, oltre al reato associativo e alla finalità che ne consegue ( il riciclaggio ) un fatto concreto imputabile al fondatore di Fastweb.
Negli anni in cui ancora non si era tacciati di golpismo quando si chiedevano le riforme radicali dei codici penale e procedurale, sia le camere penali che una parte del parlamento tentarono l’abolizione dei reati associativi, proprio perché consentono ai Pubblici Ministeri di tenere in carcere le persone senza dover contestare un fatto concreto. E’ sufficiente dire che l’associazione è “finalizzata” alla commissione di un reato. La dilatazione massima ( e abnorme ) è stata raggiunta con l’invenzione di un reato associativo che non è scritto nel codice penale: il concorso esterno in associazione mafiosa. Che ha consentito l’ assassinio politico di Calogero Mannino, assolto in via definitiva dopo 18 anni, e che consente di tenere sulla graticola da anni Marcello Dell’Utri. Il reato associativo è un contenitore vuoto, una cornice cieca. Ma è lo strumento d’accusa principe per prendere tempo e aspettare la “confessione”.
I legali di Silvio Scaglia hanno presentato ricorso al tribunale del riesame perché revochi la custodia cautelare del loro assistito per “mancanza di indizi”. E’ loro diritto. Ma prima ancora di esaminare gli indizi, il giudice dovrà spiegare, anche a noi cittadini, se il mantenimento della custodia in carcere di Silvio Scaglia trovi fondamento nei casi previsti dal codice di procedura penale. Sicuramente non esiste pericolo di fuga di una persona che si è fatta arrestare spontaneamente. Impossibile per il dottor Scaglia ripetere il reato, visto che non è più né presidente né amministratore delegato di Fastweb.
Inquinamento delle prove, dopo anni dai fatti e dopo che l’indagato è stato interrogato due volte? Improbabile. E allora lo si scarceri, ci dice l’art.274 del codice di procedura penale.
Invece no, perché Silvio Scaglia non si è “ravveduto”. Ora questa parola che fa venire i brividi in quanto evoca i processi alle streghe, arriva dritta dritta dalla scuola dell’ex Pm Antonino Di Pietro, quando negli uffici della Procura della repubblica di Milano si teorizzava la possibilità di scarcerazione solo quando si era vuotato il sacco. Il che comportava non solo una presunzione di colpevolezza gravemente in violazione del dettato costituzionale, ma anche l’aspettativa, da parte dei magistrati, di chiamate in correità. In modo da andare a scoprire quei reati ( o presunti tali ) che potessero riempire i contenitori vuoti del reato associativo.
Ecco, se fossimo ancora nel secolo in cui, nonostante Di Pietro, si poteva parlare di garanzie e di procedure senza essere sospettati di complicità con affaristi e mafiosi, in tanti potremmo chiedere a voce alta, senza rubare il lavoro agli avvocati, che a Silvio Scaglia, innocente o colpevole che sia, venga revocata la misura di custodia cautelare. Vada mandato a casa, insomma. Non ci sono i presupposti di legge per tenerlo in carcere. Ma siamo in un altro secolo, è il circo mediatico-giudiziario che comanda. E che impone ancora qualche vagonata di intercettazioni, possibilmente a sfondo sessuale, prima che si possa cominciare a ragionare.
Non ci resta a questo punto, che il paradosso. Cari signori giudici che un giorno ( forse ) processerete Silvio Scaglia, per favore condannatelo! Siate coerenti, non fateci aspettare diciotto anni per comunicarci che vi eravate sbagliati. Vi prego, condannatelo. Così almeno non penseremo che una volta di più avete abusato del vostro potere e che avete commesso l’ennesima ingiustizia.
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22/01/2011 11:30
 
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E quindi?
Giusperito, cosa proponi?
Di andare verso un maggior garantismo? Oppure di studiare come e dove introdurre delle "punizioni" per i "Giudici/compagni che sbagliano" o, peggio, abusano del loro potere?

Scusa, ma quando molti anni fa era Leone a metterci in guardia su queste ed altre falle del nostro sistema giudiziario, perchè nessuno dava il giusto peso al suo allarme? [SM=x43817]

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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22/01/2011 11:34
 
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Re:
Etrusco, 22/01/2011 11.30:

E quindi?
Giusperito, cosa proponi?
Di andare verso un maggior garantismo? Oppure di studiare come e dove introdurre delle "punizioni" per i "Giudici/compagni che sbagliano" o, peggio, abusano del loro potere?

Scusa, ma quando molti anni fa era Leone a metterci in guardia su queste ed altre falle del nostro sistema giudiziario, perchè nessuno dava il giusto peso al suo allarme? [SM=x43817]




Infatti!!!!Andava valutato allora con + attenzione.
Non credo alle macchinazioni,ai complotti,alle persecuzioni...credo solamente che alcuni pm,alcuni giudici si macchino troppo di protagonismo,che abusino troppo spesso della loro posizione.
E senza alcun riferimento al fatto concreto!
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22/01/2011 11:53
 
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Re:
Etrusco, 22/01/2011 11.30:

E quindi?
Giusperito, cosa proponi?
Di andare verso un maggior garantismo? Oppure di studiare come e dove introdurre delle "punizioni" per i "Giudici/compagni che sbagliano" o, peggio, abusano del loro potere?

Scusa, ma quando molti anni fa era Leone a metterci in guardia su queste ed altre falle del nostro sistema giudiziario, perchè nessuno dava il giusto peso al suo allarme? [SM=x43817]




Per me la cosa più vergognosa dei liberal-berluschini è accostare il caso Tortora alle vicende giudiziarie di B.
Neanche Minzolini è arrivato a tanto....



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22/01/2011 15:51
 
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Non sto parlando di B., ma della giustizia che funziona male.
Il parallelo con T. è il frutto di una ricostruzione logica nella quale un magistrato si convince di X e, quindi, T. diventa colpevole a prescindere dalla prova contraria.
SU B. il discorso può essere diverso, ma chi sa già che lui è colpevole delle stragi di mafia, della concussione e co.?
Allora non dovreste chiedere il processo, ma l'arresto diretto perché se si tratta di B. allora sicuramente è colpevole.
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24/01/2011 09:14
 
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che c'entrava il topic con Belusconi?

Eppure...
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