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Padre Alberto Maggi: Regalo di natale x tutti da Rebus

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2012 10:40
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16/04/2012 15:02
 
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Nei libri apocrifi, ad es. nel vangelo di Filippo, si legge “se non si risuscita mentre
si è ancora in vita, morendo non si risuscita più”
Nel vangelo di Tommaso si legge “i morti non sono vivi e i vivi non morranno”.
Questa è la fede della prima comunità cristiana ed è di questa fede che noi ci
dobbiamo riappropriare per avere con la morte un rapporto diverso, un rapporto
evangelico.
La vita eterna si chiama così non per la sua durata infinita ma per la qualità che
provenendo da Dio è indistruttibile. Gesù parlando della morte cambia il concetto
esistente nel mondo ebraico che credeva che ci fosse la vita poi la morte e poi,
come premio per il buon comportamento dei giusti, ci sarebbe stata la vita eterna.


Per Gesù la vita eterna non è un premio nel futuro ma una condizione nel
presente. Già in questa vita ci può essere una condizione tale che può essere
considerata eterna. Quando parla di vita eterna Gesù non adopera mai i verbi al
futuro.
Non un premio futuro per chi si è comportato bene ma la condizione presente per
chi accoglie il messaggio di Gesù e con lui e come lui collabora al bene
dell'umanità. Possiamo così comprendere altre espressioni di Gesù: “chi mangia
la mia carne ha la vita eterna” cioè chi si assimila a Gesù e vive di Lui ha già la
vita eterna. Oppure dice ancora: “chi osserva la mia parola non morirà mai”. Chi,
come Gesù, si fa pane, alimento per la vita degli altri, ha come Cristo una vita
capace di superare la morte.
Vediamo ora nel concreto dove Gesù si appropria del concetto ebraico di
Risurrezione e ne cambia il significato. C'è, nel Vangelo, un episodio drammatico
molto conosciuto la morte di un amico di Gesù: la morte di Lazzaro. Lazzaro è
già morto da quattro giorni (quindi morte definitiva) e, quando arriva, Gesù viene
investito dai rimproveri della sorella di Lazzaro, Marta: “Signore se tu fossi stato
qui mio fratello non sarebbe morto”.(Gesù sembra essere assente nei momenti
Marta si sfoga con Gesù che le risponde che suo fratello risusciterà. Marta si
dimostra seccata: “Lo so che risusciterà nell'ultimo giorno”.. Quando si è nel
lutto, non è certo una consolazione sapere che il defunto risusciterà alla fine dei
tempi.. Questo non solo non consola, ma getta nella disperazione. E' infatti
“adesso” che manca la persona cara, è “adesso” che la si vorrebbe vedere,
abbracciare e toccare. Marta avrebbe voluto un intervento per prolungare un poco
la vita del fratello. Gesù afferma: “Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in
me anche se muore vivrà”. Egli rivendica qui la pienezza della condizione divina.


Io sono. E' il nome di Dio nell'Antico Testamento Non “io sarò”. Gesù assicura
Marta che chi crede anche se muore vivrà. Alla comunità che piange uno dei suoi
componenti defunto dice che chi dà adesione al comportamento di Gesù - e dare


adesione non significa accettare delle dottrine - cioè se ha orientato la vita al
servizio del bene degli altri, anche se muore continua a vivere. Quindi la prima
importante affermazione è che se anche noi vediamo un cadavere, sappiamo che
importanti, nei momenti del bisogno). la persona che ha fatto del bene continua a
vivere.
Ai viventi Gesù dice “chiunque vive e crede in me non morirà mai”.


3
xxx Meglio essere vittima che complice.xxx
http://www.studibiblici.it/conferenze.html

Schiavo di nessuno,Servo di tutti.
http://www.studibiblici.it/videoomelieindiretta.html
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