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La risposta della gente a Saviano: "C'è chi parla e chi arresta i mafiosi"

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2010 13:53
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21/11/2010 19:08
 
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Re: tratto da un'email inviata ad un amico
giusperito, 21/11/2010 17.48:

Su Saviano il discorso è molto elaborato. Sono d'accordo sulla poca eccezionalità che caratterizza il suo modo di scrivere e parlare (anche se l'ultimo libro sul bello credo che sia un buon lavoro che potrebbe interessarti). In ogni caso il suo modo di scrivere è condizionato dal suo background professionale. Certamente non si può paragonare Saviano all'eccezionale Leonardo Sciascia che è stato il primo ad aprire gli occhi dell'Italia sul problema mafioso. Sciascia, di cui mi piace ricordare la militanza radicale, è stato un genio assoluto ed uno scrittore fantastico, ma i giornalisti non possono emulare un maestro come lui e devono avere molta linearità piuttosto che estro, ovviamente con la buona pace di qualcuno tra cui Travaglio. Saviano riesce a raggiungere il suo obiettivo di spiegare alle persone nel modo più semplice ciò che, come dicevi tu, noi già sappiamo. Il problema fondamentale è che il libro di Saviano non è rivolto solo a noi meridionali a cui i suoi racconti non aggiungono quasi nulla di nuovo, benché a volte è riuscito a mostrare cose a cui noi siamo poco attenti forse per una questione di abitudine. L'Italia manca ancora di una chiara coscienza di cosa sia e quale sia la forza economica della criminalità organizzata, motivo per cui al Nord i soldi sporchi vengono trattati con simpatia e noncuranza quasi che le conseguenze della criminalità siano un problema strettamente meridionale.
Non so quanto Saviano si aspettasse di pagare come conseguenze dalla scrittura del suo libro. Credo che il successo ricevuto sia il vero motivo per cui oggi è un obiettivo sensibile. Tuttavia mi piace ricordare che anche dei semplici giornalisti di paese, come era Saviano, pagano e rischiano di pagare conseguenze importanti per la loro opera di denuncia. A livello locale si è molto individuabili e rompere le scatole è un rischio altissimo. Il lavoro di Saviano nel passato è degno della maggiore stima possibile, perché è dall'opera di queste persone e dal loro coraggio che possiamo sperare di controllare la classe politica. I politici godono del silenzio sulle loro magagne e sui loro rapporti con la criminalità. Senza l'opera di gente come Saviano le nostre tasse (cioè i soldi che tu oggi non puoi spendere per te e la tua famiglia) andrebbero a finire direttamente nelle tasche della criminalità e dei politici collusi.
Il Saviano di oggi mi piace meno, forse perché cerca costantemente di convincerci che il suo coraggio, di cui si vanta implicitamente, sia dote comune a tutti; il che produrrebbe come diretta conseguenza la fine di qualsiasi vanto. Il punto che sfugge a Saviano è che non fare il male è possibile solo in alcune condizioni e, soprattutto, che il suo coraggio è un affare strettamente personale legato appunto alle doti umane e all'assenza di responsabilità nei confronti di una famiglia. Il Saviano di oggi non ha la capacità di allontanarsi dalle categorie della sinistra e capire che solo il libero mercato ci libererà dalla criminalità organizzata, solo la concorrenza e le liberalizzazioni daranno un colpo mortale a questo sistema. Ciò non toglie che Saviano è un patrimonio italiano da tutelare e che l'opera di discredito a cui è costantemente sottoposto è inquietante ed oltremodo ingiusta tipica di un Paese in cui c'è qualcosa che non va e purtroppo questo qualcosa tende sempre di più ad albergare nelle coscienze passive, le stesse che hanno permesso l'avvento del fascismo. Mi piace ricordare Indro Montanelli che spiegava come in Italia ci fossero due forme di fascismo: quello propriamente detto e l'antifascismo militante. Oggi si potrebbe dire che esistono due forme di criminalità organizzata: quella propriamente detta e l'antimafia militante (il professionismo dell'antimafia a cui si riferiva Sciascia il cui unico errore è stato quello di associare a tale attività la figura di Borsellino). É necessario, però, specificare che Saviano non sta nell'antimafia militante (benché, dimenticando di parlare di Violante, Orlando e Magistratura democratica durante la prima puntata del suo programma, sia in costante rischio di caderci) e che la criminalità organizzata propriamente detta oggi assume anche le facce pulite dei giornalisti e degli imprenditori disposti non solo a chiudere gli occhi, ma a trarre profitto da questi rapporti nel pieno rifiuto della morale, forse perché, apprendendo bene la folle categoria moderna del relativismo e del pensiero debole di Vattimo, ritengono che la morale non esista o più probabilmente abbracciano l'assunto del sofista Gorgia per il quale la ragione sta sempre dalla parte del denaro.



Mi sembra un po' ingeneroso paragonare Saviano a Sciascia. Scusa tu diresti che Lance Armstrong è più grande di Anquetil? Il secondo era un fuoriclasse, fuori dal comune, ne nascono uno ogni cento anni se tutto va bene. Quindi eviterei il paragone.
Sul fatto che Saviano sia ancorato alle categorie della sinistra non condivido. La criminalità organizzata moderna, purtroppo, rovina il tessuto economico proprio perché annulla la concorrenza. Ora mi chiedo, e ti chiedo, come fai a sconfiggerla sul piano delle liberalizzazioni?



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