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La 'ndrangheta controlla anche l'Università

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2010 22:47
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20/11/2010 00:23
 
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Dal Corriere della Sera

Università Reggio Calabria: 'ndrangheta condizionava esami e test d'ingresso
Interrogati professori, impiegati e studenti con le accuse di falso ideologico e truffa.

REGGIO CALABRIA - La 'ndrangheta imponeva il suo volere anche all'università condizionando esami e test d'ammissione. La procura di Reggio Calabria ha emesso infatti undici avvisi di garanzia nell'ambito di un'inchiesta su presunti condizionamenti da parte della cosca Pelle sui test d'ingresso alla facoltà di architettura dell'Università Mediterranea del capoluogo calabrese. Sono in corso gli interrogatori degli indagati, tra cui figurano professori, impiegati e studenti. I carabinieri del Ros stanno anche effettuando perquisizioni nell'ateneo per trovare riscontri alle ipotesi di reato.

ESAMI E TEST - Secondo quanto è emerso dall'inchiesta, che è condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la cosca Pelle di San Luca condizionava gli esami ed i test d'ingresso nella facoltà di architettura. Le ipotesi di reato a carico degli indagati sono falso ideologico e truffa. L'indagine rappresenta uno sviluppo dell'inchiesta Reale che il 22 aprile scorso aveva portato al fermo di otto presunti affiliati alle cosche Pelle, Morabito di Africo e Ficarra-Latella di Reggio Calabria. Il capo della cosca, Giuseppe Pelle, si vantava di potere influire anche sui test d'accesso alle facoltà di medicina di Catanzaro e Messina. I Pelle avrebbero attuato un controllo sull'università per fare laureare non soltanto i loro rampolli, ma anche i figli degli «amici» che ne facevano richiesta, come emerso anche da intercettazioni ambientali.

Redazione online
19 novembre 2010







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20/11/2010 14:04
 
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La diffusione anche all'interno degli strati culturali più elevati e storicamente più restii a contaminazioni di questo tipo dimostra una volta di più che il fenomeno di repressione è inutile, perché la criminalità sta diventando sempre di più un problema culturale. Significa istituzionalizzare un certo modo di agire anche a livelli alti della società. Non è soltanto una conquista economica, ma su tutti i fronti, una trasformazione culturale e sociale dell'Italia
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20/11/2010 16:59
 
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Oggi, di nuovo sul Corriere della Sera.

Antonio Pelle, 24 anni, di San Luca era iscritto adArchitettura a Reggio Calabria
Il nipote del boss all'università
La truffa dei 22 esami facili
Fa errori di sintassi e ortografia ma supera nove prove in 45 giorni. «Come si chiama l'esame che devo dare?»


REGGIO CALABRIA - Ad aprile scorso è stato arrestato insieme allo zio Giuseppe ed altri presunti membri di una delle cosche di 'ndrangheta più famose e importanti, quella dei Pelle «Gambazza» di San Luca, e dalla cella in cui è rinchiuso invia lettere a parenti e amici, ricche di errori di sintassi e ortografia. Niente di male, se non fosse che quegli scritti fanno sorgere un sospetto: come può Antonio Pelle, 24 anni, nipote del boss Giuseppe, che difficilmente prenderebbe la sufficienza in un tema d'italiano, essere arrivato al corso di laurea specialistica in Architettura, nell'università Mediterranea di Reggio Calabria, dopo aver sostenuto con successo ventidue esami?
Un percorso degno di uno studente modello che ha avuto il suo picco nel bimestre giugno-luglio 2009, quando il giovane Pelle ha superato nove esami in meno di un mese e mezzo. E che i carabinieri del comando provinciale hanno ritenuto di spiegare con una serie di intercettazioni tra il rampollo dei «Gambazza» e professori, impiegati e ausiliari dell'università ora indagati dalla Procura antimafia di Reggio (insieme al ragazzo) per i reati di falso e truffa. Sono accusati di aver aiutato Antonio Pelle - un cognome che evoca non solo una famiglia rispettata, ma anche la sanguinosa faida di San Luca - e qualche suo parente a superare test e prove d'esame.

Il telefono del ragazzo era sotto controllo per altre indagini, e sono state registrate molte conversazioni sul sorprendente cammino universitario di Antonio. Come quella del 2 luglio 2008, quando lo studente telefona a Maurizio Spanò, dottore agronomo forestale che collabora con la facoltà e chiede: «Come si chiama l'esame?». «Albericoltura generale e coltivazione alborea», risponde Spanò. Solo quel giorno Pelle jr scopre il nome della materia che dovrebbe cominciare a studiare, e il 24 settembre richiama l'agronomo: «Ascoltami, io vado e mi siedo, se in caso...». L'esame è fissato per il 26 settembre; alle 10.12 di quel giorno Spanò telefona al ragazzo: «Vieni fuori che ti devo parlare...». Quarantacinque minuti più tardi la prova è superata e Antonio telefona alla zio Domenico che domanda: «Quanto hai preso?». «Trenta! Trenta!». «Alla faccia del cavolo! Meno male! Di che cos'era?». «Di cosa, di agro... agro... Agricoltura». Ha appena ottenuto il massimo dei voti lo studente Pelle Antonio in una prova di cui non ricorda il nome.

In «Laboratorio di progettazione urbanistica», il giovane Pelle ha preso ventisei, nel luglio del 2009; col docente di quella materia sono state intercettate diverse conversazioni piuttosto amichevoli. Per esempio quelle nei giorni di Natale del 2008, quando il ragazzo chiamava per gli auguri e il professore ringraziava annunciando che «oggi abbiamo fatto la festa a quel coso che ci hai mandato». Tre giorni dopo un altro ringraziamento del docente: «Ma non c'era bisogno ogni volta che ti devi disturbare», e lo studente: «Un pensierino quanto per gli auguri, professore...».

Stesso trattamento per un fidato collaboratore del titolare della cattedra, che chiamava il giovane Pelle «Antoniuccio mio bello». A Natale del 2008 c'è la telefonata per «lasciare un pensierino», e con l'avvicinarsi della Pasqua l'avviso: «Eh... ora voglio lasciarlo che asciughi... e domani te lo porto, l'agnellino». Due giorni più tardi, il 12 aprile, ecco la richiesta dello studente: «Il ventuno c'è l'esame, no? È scritto? A risposta multipla?». Il collaboratore del professore conferma, e il giovane Pelle dice: «Ah, va bene, allora con me ci vediamo domani, dopodomani?». «Va bene, ci vediamo qua a Reggio». Al Natale successivo è di nuovo tempo di regali: «Vuoi meglio un agnellino o un maialino?» Risposta dell'assistente. «Secondo me è meglio l'agnellino...».

In tre anni di intercettazioni i carabinieri hanno registrato 118 telefonate tra Antonio Pelle e il responsabile della segreteria studenti della facoltà di Architettura. Nelle conversazioni il giovane chiede spesso interventi e raccomandazioni su diversi professori, che stando all'indagine della Procura antimafia hanno fruttato esami e promozioni al nipote di Giuseppe Pelle. Che, sempre secondo l'accusa, s'è speso pure - con Catalano e altri dipendenti dell'università - per far superare i test di accesso ai cugini Francesco Pelle (figlio di Giuseppe), e Maria Antonietta Morabito. Una «manovra» quasi confermata dal boss Giuseppe Pelle, che in una conversazione del 17 marzo 2010, parlando del figlio Francesco, diceva: «L'abbiamo fatto entrare ad Architettura, tramite mio nipote!». Un nipote che tiene molto alla sua carriera universitaria, tanto che dal carcere di Lanciano dov'è rinchiuso, il 29 agosto scorso ha scritto al cugino: «Per quanto riguarda l'istanza dell'università che gli avevo presentato al gip se mi autorizzava a scendere a Reggio C. a fare gli esami. Ti faccio sapere che il gip mi ha risposto positivamente».

Giovanni Bianconi
20 novembre 2010








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22/11/2010 12:28
 
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che amarezza
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22/11/2010 14:46
 
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basterebbe chiudere quell'inutile ateneo.
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22/11/2010 20:12
 
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chissà quanti episodi del genere avvengono anche qui...!! che schifo!
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23/11/2010 22:47
 
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Basterebbe togliere i vincoli all'ingresso e privatizzare.. università in competizione

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