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Crisi economica e ristrutturazione del debito nell'U.E.

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2010 14:46
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18/11/2010 14:32
 
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_Noodles_, 18/11/2010 10.41:

Concordo con quanto scritto da Fangio.
Aggiungo solo un paio di osservazioni. In merito alla sconfitta di Obama, credo che sia più articolata la lettura del voto. Consideriamo, sappiamo che quando si affrontano partiti con piattaforme molto diverse tra loro, è molto probabile il fenomeno delle maggioranza cicliche: mai come questa volta, negli USA si sono fronteggiati due partiti con visioni dell'economia e degli stessi interventi pubblici molto eterogenee.


Stiamo parlando della sconfitta più dura degli ultimi 60 anni (roba che nemmeno Clinton..). Non mi convince la lettura che ne dai tu. Ti spiego:
Obama è stato sconfitto dal sogno falso che aveva generato e dall'assenza di una vera politica liberal. Ha cercato di fare di tutto, ma i suoi consiglieri economici erano gli stessi delle amministrazioni precedenti che hanno irrorato di denaro l'economia e che hanno tenuto bassissimi i tassi d'interesse sul denaro. Nessuno di loro avrebbe sconfessato quanto fatto fino a due minuti prima ed Obama è rimasto in balia degli eventi. Sul versante delle grandi riforme la gente si è resa conto che il progetto di Obama non ha nulla di rivoluzionario e che in molti punti la stessa riforma della sanità è piegata agli interessi delle assicurazioni.
Non sono d'accordo nemmeno sul discorso delle due visioni opposte. I dem e i rep sostanzialmente sono allineati intorno a posizioni di centro. Gli unici estremi erano Obama delle elezioni del 2008 e i Tea Party del 2010 (il primo vincente ma ricreduto alla prova dei fatti, i secondi minoritari benché rumorosi)



Poi, per la sconfitta di Obama non festeggerei, in quanto a prevalere sono stati i poco liberali TeaParty, che non sono proprio un baluardo rispetto ai diritti civili.


Hai ragione i Tea Party sono liberisti, ma non liberali. tuttavia è una generalizzazione non sempre valida. Non tutti i candidati sono come la Palin o la Angle (infatti sconfitta). Inoltre il partito rep è stato sconfitto ovunque abbia presentato candidati del tea party particolarmente impresentabili. credo che l'effetto tea party sia molto interno al partito rep e sia stato più mediatico che non reale. parliamo di un movimento che dal nulla è diventato relativamente interessante in termini numerici.


In merito all'intervento pubblico del Presidente per salvare la crisi di liquidità delle banche, è criticabile in un'ottica marcatamente neo-liberista, certo, ma proprio quel tipo di neo-liberismo ha concorso a generare la crisi finanziaria.


Per l'attuale crisi non c'è un modello e diventa difficile accusare il neoliberismo visto che alla base di tutto ci sono i folli tassi di interesse americani. La storiella che sia colpa dei neolib potrebbe reggere se ci fossero state vere campagne neolib, ma mi sembra che nel mondo i debiti pubblici alle stelle dimostrino giusto l'opposto.


Cito un dato che conosciamo tutti, cioè da Bretton-Woods in poi l'economia finanziaria è cresciuta di quattrocento volte circa, a fronte di una crescita dell'economia reale di otto volte.


Bretton-Woods cosa c'entra con il sistema neoliberista? Il suo fallimento non è la riprova che ogni volta che gli Stati pensano di regolare c'è da fare i conti con la forza propria dell'economia?


Non dimentichiamo, inoltre, che per sostenere questi alti tassi di crescita si è generato un debito praticamente insolvibile e basato... sul nulla.


Il debito è generato dalle politiche di spesa mica dalle politiche neolib


Fangio cita giustamente l'Irlanda, che ha attratto legioni di investitori (cit. Sole24ore) con politiche economiche completamente deregolamentate generando anch'essa un debito sostanzialmente poggiato su una economia infinitamente più "piccola".


Il problema quando si parla di Irlanda è dimenticare da dove partiva l'Irlanda e dove è adesso. Per quanto possiamo parlare di crisi irlandese, mi sembra che l'Irlanda abbia le carte in regola per salvarsi. Il discorso dei soldi che si spostano con un click è pura propaganda (mi riferisco a Juan). L'economia del terzo millennio è questa. Possiamo fingere che il manifatturiero sia il futuro? Possiamo dire ai nostri operai di lavorare come i cinesi (se pensi a più produttività succede il casino di Pomigliano)? Purtroppo non vedo come si possa negare che gli Stati non sono capaci più di guidare l'economia, perché l'economia globale è già una realtà ed è in grado di travolgere gli equilibri mondiali.


Mi auguro che questo non porterà, di fatto, a chiedere gli aiuti a BCE/FMI, perché l'Irlanda dovrà interessi altissimi e il debito contratto aumenterà, indebolendo definitivamente o quasi la sua economia.
Anche se, attualmente, alternative non mi pare ci siano. Ultima cosa: il ricorso agli interventi pubblici, negli USA come in Grecia come in Irlanda dovrebbero attestare (metto il condizionale) con sufficiente chiarezza gli effetti di una forte deregolamentazione.

Questa transitività non c'è. In primis la grecia certo non è annoverabile tra gli stati deregolamentati (là non sanno nemmeno il significato di liberalizzazione). Il ricorso agli interventi pubblici è solo l'occasione ulteriore della politica di spostare la propria colpa a qualcun'altro per riprodurre gli stessi modelli del passato. (altrimenti dovremmo dire che negli ultimi anni non ci sono stati interventi pubblici importanti e costanti). Inoltre l'intervento in Irlanda e in Grecia si spiega con l'interesse delle varie Nazioni a non far fallire le proprie banche (guarda caso l'UK si muove con 8 mld per l'Irlanda). Gli Usa non sono una prova visto che appunto di questo stiamo discutendo. Inoltre farei notare come l'intervento pubblico come soluzione non caratterizza né gli le politiche tedesche né quelle inglesi. In pratica tutto questo ricorso non lo vedo (anzi, forse è da ora che iniziano le politiche neolib)






Trix sul fatto che non hai mai letto un manuale di economia [SM=x43675] [SM=x43675]
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