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rosario livatino

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2010 21:43
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21/09/2010 20:00
 
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A 36 anni aveva scoperto una tangentopoli siciliana e l’esistenza di una organizzazione criminale che si opponeva a Cosa Nostra. Ma qualcuno, nelle Istituzioni, diceva che non gli avrebbe affidato “neanche l’amministrazione di una casa terrena”


“Ma possiamo continuare con il tabù della supposta indipendenza del pubblico ministero, che poi significa che ogni ragazzino che ha vinto il concorso richiede di dover esercitare l’azione penale a diritto e rovescio, come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno per questo? Allora basta con i tabù, non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il corso di diritto romano, sia in grado di condurre un’indagine complessa come può essere un’indagine sulla mafia e sul traffico di droga“.

RAGAZZINO – Senza queste dichiarazioni, che appartengono all’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, probabilmente, la storia del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla criminalità il 21 settembre di 20 anni fa sarebbe stata meno conosciuta. Ed è triste pensare che la memoria di un martire della lotta criminalità venga affidata a discutibili esternazioni. “Il giudice ragazzino” è stato soprannominato Livatino dopo le affermazioni rese dall’allora Capo dello Stato un anno dopo l’assassinio, il 10 maggio 1991, in un discorso fatto alla scuola della polizia a Roma. Cossiga faceva sapere che a quei “ragazzini” non avrebbe affidato “neanche l’amministrazione di una casa terrena, che sarebbe la casa a un piano, la quale ha una finestra ma usa come finestra la porta“.

SCOPRI’ LA STIDDA – La realtà sembra essere diversa. Livatino – è emerso dalle indagini sulla sua morte – “venne ucciso perchè perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che è poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, ilrafforzamento e l’espansione della mafia“. Fu ucciso mentre, da solo, senza scorta, si recava con la sua macchina da Canicattì al tribunale di Agrigento. Fu facile farlo fuori. I sicari lo aspettarono, lo sperorarono, lo inseguirono dopo una breve fuga a piedi nelle campagne. Fu l’esponente di una cosca emergente ad ideare il progetto criminale. L’ordine arrivò dalla Stidda, una organizzazione in ascesa che contendeva a Cosa Nostra il controllo delle attività illecite: appalti, traffico di droga, riciclaggio. La Stidda voleva dare una dimostrazione di forza a Cosa Nostra, eliminando quel giudice che, a 36 anni, aveva scoperto l’esistenza della nuova organizzazione e aveva portato alla luce una sorta di tangentopoli siciliana. Nell’ambito di quella inchiesta, insieme ad altri, interrogò perfino un ministro della Repubblica.

ANCORA SCUSE – La famiglia non accetterà mai le scuse di Cossiga. Con una lettera del luglio del ‘92 dell’ex Capo dello Stato faceva sapere ai genitori del giudice di non aver usato l’espressione “giudici ragazzini” rivolgendosi al loro figlio: diceva di averlo usato in senso “affettuoso e comprensivo nei confornti dei giovanissimi giudici che l’insipienza del Csm mandò allo sbando destinandoli a prestare servizio, quasi appena terminato l’uditorato, nel nuovo tribunale di Gela“. Dieci anni più tardi, nel 2002, Cossiga affidò una lettera al Giornale di Sicilia, nel quale appellava Livatino come “coraggoso, integerrimo, esemplare servitore dello Stato, martire civile, santo nel senso cristiano del termine“. “Sto molto male – replicava la madre di levantino, Rosaria - e pesno solo a curarmi. Non voglio commentare questa lettera perchè non aggiunge nulla di nuovo“.
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21/09/2010 20:03
 
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A proposito di questo, visionavo una vergognosa pagina Facebook di appoggio (dissimulato) alla mafia, dissimulato perché in questa pagina si citano le frasi di una fiction su Riina; ci sono circa 5mila iscritti.
Proprio la scena dell'assassinio di Livatino ha suscitato molto apprezzamento...
[Modificato da Massimo Volume 21/09/2010 20:06]
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21/09/2010 20:04
 
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Un altro che vale la pena ricordare.
xxx Meglio essere vittima che complice.xxx
http://www.studibiblici.it/conferenze.html

Schiavo di nessuno,Servo di tutti.
http://www.studibiblici.it/videoomelieindiretta.html
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21/09/2010 20:13
 
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molto carino il film su livatino girato da giulio scarpati..

Credo che non vada minimizzata la sua figura.. spt per le parole di Cossiga e per una considerazione importante. Il sistema di isolamento dei giudici è il vero punto di forza della mafia. Non è un caso che Borsellino e Falcone stavano cercando di attuare una strategia per la quale le informazioni fossero diffuse tra più pm..
Livatino è un eroe sfortunato, perché oggi per una cosa del genere si viene trasferiti a salerno dal csm.
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22/09/2010 16:10
 
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Re:
giusperito, 21/09/2010 20.13:

molto carino il film su livatino girato da giulio scarpati..

Credo che non vada minimizzata la sua figura.. spt per le parole di Cossiga e per una considerazione importante. Il sistema di isolamento dei giudici è il vero punto di forza della mafia. Non è un caso che Borsellino e Falcone stavano cercando di attuare una strategia per la quale le informazioni fossero diffuse tra più pm..
Livatino è un eroe sfortunato, perché oggi per una cosa del genere si viene trasferiti a salerno dal csm.




Mi sembra molto ingiusto paragonare Livatino al primo De magistris che passa per strada.
Se il pericolo è quello dell'isolamente dei magistrati, allora bisogna ricordare che Falcone e Borsellino furono isolati per primi dai loro colleghi magistrati i quali prima li ostacolarono e poi una volta morti li piansero.
Riporto queste due dichiarazione della dottoressa Boccassini del 1992:
"« Due mesi fa ero a Palermo in un'assemblea dell'Anm. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specie da Magistratura democratica, erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito un nemico politico".
E ancora: "« Tu, Gherardo Colombo, che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale? Giovanni è morto con l'amarezza di sapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subìta proprio da quelli di Milano, che gli hanno mandato una richiesta di rogatoria per la Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidano neppure del direttore degli Affari penali".

Non è mica un caso che siano morti falcone e borsellino, che avevano l'idea di una magistratura realmente indipendente dal potere politico. Non una magistratura usata per fare cagnara e da usare come scorciatoia per arrivare al parlamento europeo.

PS Il dottor Livatino è stata una grande figura morale. Ma è assolutamente una ingiustizia voler intendere che il mandante morale del suo assassinio sia stato cossiga, che pure sbagliò a parlare in quel modo. Ma la battaglia che stava portando avanti Cossiga, quella contro la militarizzazione della politica, era ed è giusta.
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22/09/2010 23:07
 
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il giudizio è sulle azioni.. so che non hai particolare stima di de magistris, ma l'indagine era simile. Non credo che la morte nobiliti a prescindere dalle azioni. Poi il discorso su Cossiga è un altro.. FC ha lottato contro la magistratura solo per imporre la supremazia della politica.. su Livatino fu una gaffe di un incontinente verbale
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22/09/2010 23:43
 
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23/09/2010 21:43
 
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Re:
giusperito, 22/09/2010 23.07:

il giudizio è sulle azioni.. so che non hai particolare stima di de magistris, ma l'indagine era simile. Non credo che la morte nobiliti a prescindere dalle azioni. Poi il discorso su Cossiga è un altro.. FC ha lottato contro la magistratura solo per imporre la supremazia della politica.. su Livatino fu una gaffe di un incontinente verbale



Si in effetti io non ho stima di de magistris, mi sta antipatico già nel modo di parlare, con quell'incedere da terrone perseguitato che a me meridionale fa venire il sangue alla testa.
Poi sai che io sono fondamentalista. Nei paesi anglosassoni la bravura di un pm si giudica dal numero di condanne che riesce ad ottenere, de magistris non è mai riuscito a far condannare nessuno.
In procura a catanzaro, ben prima che diventasse famoso, lo chiamavano Gigineddu flop, per la sua tendenza a fare inchieste megacomplesse che finivano regolarmente nel nulla.
Se uno indaga una persona e poi chiede al gup il rinvio a giudizio, e il gup non solo nega il rinvio, ma si sente in dovere di scrivere che "non ci sono elementi che giustificassero l'iscrizione nel registro degli indagati", per me questo non è un magistrato valido.
Se l'inchiesta toghe lucane è finita con 29 archiviazioni su 30 indagati, per me questo è un lavoro negligente.
Il complotto denunciato da de magistris a salerno, è finito in una richiesta di archiviazione presentata il 6 aprile che ancora pende.
Nelle carte dei magistrati di salerno ci sono cose esilaranti.
Per esempio de magistris e genchi, il mitico consulente che ha intercettato 350.000 persone(roba da far invidia alla stasi), mettevano nelle loro accuse l'intestazione fittizia di sim telefoniche, che peraltro non mi risulta sia un reato. Comunque il fatto che un indagato parlasse al telefono con una sim intestata ad un altro era visto come un elemento di colpevolezza.
Allora il pm di salerno, dottor nuzzi, scorrendo i tabulati telefonici di de magistris gli chiede chi sia un certo maurizio alessandro aleo, che lo chiama spesso.
De magistris imbarazzato risponde che si tratta del dottor spataro, integerrimo magistrato milanese. E perché lo contatta con una sim intestata fittizziamente ad un altro? Non è dato sapere la risposta.
E chi è una certa Donatella valvano che lo contatta ancora più spesso?
Risposta: il mitico John Henry Woodcock, altro integerrimo pm.
E poi ancora meglio. Chi è un certo Nicola Tammone?
Nientemeno che il gip di Potenza Iannuzzi, che si doveva pronunciare a breve sulle richieste di de magistris. E via di questo passo in un festival di sim fittizie, dove compaiono moltissimi esponenti di magistratura democratica, alla faccia del pm isolato dalla magistratura associata. Questa non è la magistratura in cui io credo.
E non era nemmeno la magistratura di Falcone e Borsellino.
Ma ce lo vedi Falcone che dopo la scandalosa nomina di Meli a capo istruttore di Palermo al posto dello stesso Falcone, si dimette dalla magistratura, scende in politica, si fa eleggere e si comporta nel modo in cui fa de magistris o il suo sodale il principe delle manette Tonino di pietro?
Falcone e Borsellino rifiutarono sempre qualsiasi candidatura, perchè volevano una magistratura autenticamente indipendente, come è nella tradizione della nostra magistratura, che la seppe difendere anche contro il fascismo. Il primo pericolo per l'indipendenza della magistratura viene dai magistrati militanti che hanno cominciato a spuntare come funghi a partire dagli anni settanta.
Quei magistrati che chiedevano le attenuanti per le br perché agivano per "particolari motivi di valore sociale". Quei magistrati che sbatterono in galera enzo tortora nel peggior scandalo giudiziario di questo paese. Quei magistrati che hanno messo sotto processo tutti i grandi protagonisti dell'antimafia, autentici eroi come De Donno, Mori, De caprio, Obinnu, per dimostrare teoremi assurdi, mentre le spie della mafia stavano nell'ufficio a fianco a quello dei pm che conducevano la crociata, leggasi l'incredibile storia del maresciallo Ciuro, che è una cosa da perderci il sonno.

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