ROMA (14 maggio) - Sul caso di Stefano Gugliotta, il 25enne romano arrestato la sera della finale di Coppa Italia e picchiato dagli agenti, chiede scusa il capo della polizia Antonio Manganelli, durante la festa per il 158/mo anniversario della fondazione del Corpo. «Ci sono uomini e donne straordinarie nelle forze di polizia che lavorano ogni giorno raggiungendo ottimi risultati e naturalmente ritengo riprovevole, ma fisiologico, ogni atto che fuoriesce dall'ordinario svolgimento dell'attività. Possono esserci eccessi, manifestazioni che noi andiamo a sanzionare, sono brutte vicende delle quali ci assumiamo le responsabilità e per le quali chiediamo scusa». Possono esserci, ha aggiunto, «fisiologici momenti di smagliatura. Per prevenirli abbiamo costituito un anno fa la scuola della formazione e tutela dell'ordine pubblico che insegna buone pratiche anche attraverso la visione degli errori fatti. Il dialogo e la mediazione è il migliore antidoto anche quando la protesta in piazza è vivace. Noi siamo in piazza per tutelare tutti, a cominciare da chi manifesta contro».
«Mi hanno pestato, poi, all'interno della camionetta, mi hanno fatto mettere in ginocchio e mi hanno camminato sopra». Lo ha raccontato Alessio Amicone, 30 anni, uno dei sette arrestati dopo Inter-Roma la settimana scorsa, alla sua compagna Michela Reali. «Di tutto ciò non c'è un video per cui nessuno ci sta a sentire», ha detto la ragazza che oggi ha partecipato, insieme ai familiari degli altri ragazzi ancora in carcere, a una conferenza stampa al Senato, organizzata dal senatore Idv Stefano Pedica per sollecitarne la scarcerazione.
La famiglia Amicone ha appeso dei manifestini in zona stadio, alla ricerca di testimoni. «Abbiamo due bambini, di quattro anni e mezzo e di 2 mesi - racconta la donna - non gli hanno neanche permesso di fare una telefonata a casa. Da otto giorni viviamo un incubo. È innocente. Sì, è tifoso della Roma, ma non ha mai partecipato in vita sua a uno scontro, non è un ultrà». Amicone tra l'altro aveva due legamenti rotti, per cui, sostiene la famiglia, «non è in grado di correre, né tantomeno di partecipare ad alcun tafferuglio». Amicone è titolare di una ditta di pronto intervento spurgo, ha spiegato il padre, e da giorni i clienti lo cercano. Lui, se non a quelli più fidati, non racconta cosa è successo. «Il bambino - afferma ancora la donna - chiede continuamente del padre. Io gli rispondo che è partito per un viaggio, che gli porterà dei regali. Lui però prova a chiamarlo al telefonino e trova spento: io gli dico che si è dimenticato il caricabatterie».
Il senatore Pedica ha lanciato un appello per la scarcerazione degli arrestati: «È una retata di incensurati - ha spiegato Pedica, che ogni giorno li va a trovare - o c'era il bisogno di fare numero o c'è certamente qualcosa che non va. I capi d'imputazione sono ingiurie, resistenza e oltraggio, ma non si parla di partecipazione agli scontri: perchè in carcere non ci sono le persone che hanno lanciato i sassi?».
Dietro le sbarre, invece, ci sono «degli innocenti - spiegano le famiglie - persone sbagliate al momento sbagliato». Emanuele Pecorone, in cella, ora ha lividi e una rotula rotta. Antonello Cori ed Emiliano Giacomobono stavano mangiando un panino vicino a un camion bar. Luca Danieli, unico non incensurato, è stato ripreso mentre viene urtato da un'auto bianca. Ha una vertebra schiacciata e 30 giorni di prognosi. Pedica intanto sta organizzando nel carcere una partita di calcetto "incensurati-agenti" (lui starà in squadra con i primi): «Sono giovani come mio figlio, come potremmo essere noi - ha spiegato - che da otto giorni si chiedono 'perchè siamo qui?' Ogni giorno che passa hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni. Pensiamo anche al loro futuro, al lavoro che potrebbero perdere, alla loro dignità. Non lasciamoli soli». Intanto Pedica ha presentato un ddl nel quale si chiede l'introduzione dell'Ufficio matricola e della cartella del detenuto con i suoi dati sanitari negli uffici di polizia giudiziaria, i quali, insieme ai penitenziari, dovranno essere videosorvegliati «a tutela dei fermati, ma anche degli uomini in divisa».
Intanto sono stati concessi gli arresti domiciliari ad Emanuele De Gregorio e Stefano Carnesale, i due studenti della Sapienza di Gessopalena (Chieti), arrestati anche loro al termine della finale di Coppa Italia. Lo ha deciso il gip Aldo Morgigni che ha già provveduto a notificare il provvedimento al carcere di Regina Coeli, dove i due 19enni erano detenuti. L'istanza di scarcerazione era stata presentata da legali dei 19enni, gli avvocati Efisio Figus Diaz e Andrea Cerrone, su cui il pm Francesco Polino aveva espresso parere favorevole. Si sono fermati a raccogliere una canna di plastica «per appendere il Tricolore quando ci saranno i Mondiali. Sono anche della Juve: amano il gioco, non il tifo - ha spiegato al Senato la sorella del primo - Due "bimbi" gracili e inesperti». «C'è grande delusione per questa decisione, ci aspettavamo di più», ha affermato l'avvocato Andrea Cerrone, difensore di Emanuele De Gregorio. Il legale era in attesa fuori dal carcere di Regina Coeli assieme ai familiari dei due ragazzi, che hanno atteso per molte ore.
L'udienza del riesame per gli altri cinque arrestati è stata fissata al 19 maggio. La prossima settimana dovrebbe essere ascoltato dal pm l'agente di polizia accusato di lesioni volontarie per il pugno che avrebbe inferto a Stefano Gugliotta prima di arrestarlo.
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